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Paolo Valera I miei dieci anni all'estero IntraText CT - Lettura del testo |
È un soggetto che caccio nel calamaio a malincuore. Vecchio, stravecchio. Chi non ha scritto sul bestiame della strada? Chi non ha eruttato del magdalenismo imperlato di lagrime o frecciato di maledizioni o infagottato di consigli? È la pagina che soprannota di bubboni, di cancri, di ulcere maligne. È una fogna o uno scolatoio delle sudicerie cittadine?
E gli altri, del resto, che hanno lasciato credere di avermi preceduto nelle anfrattuosità del carnimonio che cosa hanno detto? Castronerie. Ce le hanno compiante. Ebbene? Ce le hanno messe sulla pira e si sono goduti lo spettacolo del supplizio. E dopo? Ce le hanno abbandonate con delle grida bigotte: oh, mondo! E poi? Ci hanno forse migliorato i costumi? Volgetevi da quella parte che vi piace. Dei mercati di sottane. Dei tumulti femminili. Delle frotte di donne. Siamo come in un'immensa caserma di prostitute. Ce ne sono agli svolti, nei circoli, su e giù per i marciapiedi, addosso alle case, lungo le vie, in mezzo alle piazze, in mezzo ai bivi, attraverso i quadrivi. Guardate che lotta! Gli uomini sono aggrediti, perseguitati, inseguiti, provocati, pedinati, agguantati, trascinati.
Nel 1739 il magistrato di polizia Colquhoun - quando la capitale si riassumeva in un milione di cittadini - ne contava cinquantamila. - Nel 1838, i fisiologi della patatopoli - da Talbot a Ryan - ne registravano, sulla popolazione di due milioni circa, ottantamila. A mettere le cifre sulle cifre dei diversi quartieri londinesi, raccolte dal sifilografo, Acton nel 1857, e a leggere il lungo capitolo nella Londra lavoratrice e Londra povera del Mayhew, del 1862, ci si trova dinanzi a una cifra che pencola, sul totale di tre milioni di abitanti - tra le cento e centoventimila. A spaginare le recensioni della Rivista di Westminster del 1870, si sale ancora vertiginosamente. E nel 1889? È un'interrogazione che vado tacendo, dal gennaio, agli amici inglesi che s'interessano o scrivono della vita pubblica.
Il divorzio di lord Campbell - un processo pieno di adulteri e di sifilide. Una causa celebre che fece dire al prefazionista una verità che traduco per gli imbecilli che non vedono nella lady che l'angelo del focolare, la compagna fedele dell'uomo e la madre che non ha pensieri che pei suoi figli. Gli annali della corte dei divorzi racchiudono difficilmente una causa che abbia suscitato l'interesse pubblico a un grado più alto e prodotto un'impressione più profonda.
Il seguente resoconto stenografico darà materia a gravi riflessioni. In esso la società è svestita dagli splendori delle meretrici. Essa è al pubblico nuda, negli orrori della suppurazione.
L'Inghilterra, rispetto alla moralità coniugale, ha, fin qui, mantenuto il posto più alto tra le nazioni. Questa causa ha scosso, all'estero, la nostra riputazione. «Noi non siamo più quello che eravamo». E basta. Il resto nel capitolo della pornografia matrimoniale.
- Mi sapete dire il numero delle stradaiuole londinesi?
- È difficile. Non si può precisare. Due terzi delle donne sono prostitute. Si danno, si vendono, si regalano.
È più facile dirvi quelle che non sono deviate. Se per prostituta intendete colei che non si rifiuta o esige la mercede, le oneste sono in minoranza.
Il più modesto me ne diede otto mila. La maggioranza da 80 a 100 mila. A chi credere? Ai fatti. Tenete conto dei 19 anni - tra il '70 e l'89 - considerate gli abitanti del 1793 e quelli del 1889 che raggiungono, uno più, uno meno, i cinque milioni e mezzo, non dimenticate che il numero delle donne eccede quello degli uomini, e poi andate alla lavagna e scrivete duecento mila senza paura di passare per un calunniatore.
- Nelle 200.000 includete le sartine, le fioraie, le cameriere, le operaie, ecc., ecc.?
- No. Prima perché sarebbe un'ingiustizia metterle tutte nella stessa casella. Poi perché le altre non domandano interamente l'esistenza alla prostituzione. Ma ne completano la somma necessaria con qualche ora di gozzoviglia carnale.
Il dottor Ryan - l'autorità del suo tempo - ammucchiando le sgualtrine, aggiungeva della zavorra e delle considerazioni d'oro.
Si calcola, egli scrive, che 400.000 persone vivano, direttamente o indirettamente, sulla prostituzione e che si spendano, in Londra, per questo solo vizio, ottocentomila sterline o duecento milioni di lire. Ho sottolineato vizio perché è una melonaggine del medico del 1838. O come vizio se le funzioni fisiologiche sono necessarie come l'ossigeno alla respirazione? E se questo atto è virtù nell'ammogliato, perché sarà vizio nello scapolo?
Continuando dunque il sistema del dottor Ryan, il quale metteva 400.000 persone a ganasciare intorno a 80.000 perdute, noi avremo un milione di cittadini e di cittadine che vivacchiano e arricchiscono vendendo o prestando servigi a questo lupanare di 690 o 700 miglia quadrate.
- Un milione! E perché non dite la città intera?
- A essere veri, bisognerebbe. Perché infine accettando il commercio carnale come istituzione necessaria, avete, implicitamente o tacitamente, acconsentito ad essere i suoi complici e i suoi mezzani. Di qui non si scappa. Ma pur di peccare di indulgenza, potete escludermi certe classi?
- Quali? La mia public house, per esempio, è aperta a tutti, anche a voi e al dottor Ryan. Ora è mia la colpa se tra gli avventori vi sono delle sottaniere?
- Neppur mia se vi sommo tra il milione.
- Quando è così non sono colpevoli neanche gli Allsopp, i Bass, i Burton, i Guinness - i più grossi fabbricatori di birra del Regno Unito. O da chi comperiamo la birra, noi?
- Certamente che lo sono. Tanto è vero che li accomodo nella casella degli indiretti. Ma restiamo, se non vi dispiace, tra i diretti.
Da chi incominciamo? Dai policeman. Quanti ne aveva la metropoli nel 1887? Undicimila e ottocentosessantotto o ottantanove meno dell'anno precedente. Ebbene mi negherete il diritto di casellare i constabili tra la gente che lucra direttamente sul puttanesimo, dopo il plebiscito di indignazione del 1887? Dopo che tutti i ceti, tutta la stampa, tutti i deputati confusero la collera e affermarono, solennemente affermano che i poliziotti coniugano il blackmailing (l'estorsione) in tutti i tempi e tassavano le stradaiuole che lavoravano sui loro tratti o punti fissi a sei pence o a uno scellino per notte, sotto pena di perseguitarle col «cammina!» trotta! tira via! che impedisce loro la caccia, o di arrestarle non appena ricorrono agli artifici del loro mestiere? E che cosa non fanno i policemen? Non è loro colpa se un certo pubblico si permette di sfogarsi tra le cancellate delle case, sotto le arcate, lungo i viottoli, in fondo agli angiporti o addirittura nei parchi se vi si può entrare? Supponete di essere sorpreso da questo guardiano della morale in un angolo qualunque, mentre vi sludrate con una di queste donnacce della dopomezzanotte. Credete che egli vi arresti se gli sgusciate in mano uno o due scellini? Domandatelo a tutti coloro che sanno qualche cosa del bordellaccio londinese. Il Rasori - uno scrittore di musica a cui do qui, volentieri, il mio calcio pubblico - venne condannato a tre mesi di lavori duri e perché era un porco recidivo e perché invece di un policeman si trovò faccia a faccia con un operaio onesto che preferì la sentenza del delinquente libidinoso che voleva - come aveva già fatto a New York - oltraggiargli la figlia, alle somme offertegli per turagli la bocca. Ma se lo scandalo fosse stato nelle mani di uno di questi gabellieri della morale pubblica, il Rasori infesterebbe, probabilmente, ancora le vie della capitale britannica.
E dalle landladies, le affittacamere, che vivono alloggiando la truppa delle vivandiere del proprio corpo, mi sapete dire che cosa prendono i policemen per risparmiar loro la vergogna di essere classificate tra le tenenti postribolo?
Gli alberghi, le trattorie - badate che parlo della maggioranza - che cosa sono? Non hanno sui vetri d'entrata e sulle finestre del primo e del secondo e del terzo piano tanto di «gabinetto particolare» (private rooms?). Ora, dove metterete questi signori albergatori, questi egregi trattori, questi illustrissimi proprietari che noi in lingua povera, chiamiamo ruffiani? Sono o non sono lenoni lieti di prestarvi le loro stanze, i loro letti, i loro divani, purché non letichiate con la loro tariffa da brothels? E voi onesti, camerieri, che non passate la soglia dell'alcova senza bussare all'uscio e averne udito l'entrate! e che intascate, lietamente, le mance che racchiudono la buonamano della consapevolezza, chi siete? Siete anelli di congiunzione o vittime o semplici molluschi tenacemente aggrappati alla mammella generosa della prostituzione per ragioni d'esistenza? Consultantene il dizionario.
- Prostituzione per prostituzione, quale scegliereste, la nostra o la vostra?
- La differenza, ora che Crispi ce le ha slibrettate - e ha fatto bene - deve essere insignificante. Tuttavia, se ne avessi la scelta, voterei per l'italiana.
- Nazionalista!
- Neanche per sogno. Ma perché la vostra dama è più ladra che prostituta.
- Non capisco.
- Mi spiego. Voi andate a una delle tante fiere notturne. Ne noleggiate una.
- Quanto, Betsy?
- Due sterline.
- Troppo. Te ne do una.
- Non fare il cattivo. Sai che devo snocciolare la pigione. Per due stanze pago 45 scellini la settimana.
Resisto e accetto. Saltiamo in un cab. A proposito, dove metterò voi o compiacenti vetturali pubblici (cabmen) che mi triplicate o quadruplicate la tariffa semplicemente perché sono nella vettura con una Talde del buonmercato?
Betsy, una volta a casa, ha sete. Beviamo due whiskies con soda che la padrona di casa mi fa pagare dieci scellini. Me ne ruba appena cinque o sei! Betsy mi ringrazia della bibita domandandomi anticipatamente il present o l'iniqua mercede. Mi spoetizza. Tuttavia sborso. La bimba la insaccoccia e poi me ne cerca un'altra o delle altre.
- Non siamo intesi una sterlina?
Breve: bisogna contentarla o farla a pugni con tutta una casa di ruffiani e ruffiane. Se invece siete uno straniero, se non vi rubano il portamonete, vi mettono in strada nudi. Addosso al bloody foreigner che leva il pane di bocca a noi inglesi! Esagero? Frequentatori dello Strand, di Piccadilly, di Regent street, di Oxford street, di Leicester square, ecc. quante volte siete usciti ammaccati e senza un soldo dalle bad-houses o dalle disorderly-houses (bordelli). Turchi, tedeschi, italiani, francesi, russi, e voi tutti, stranieri che avete avuto una lezione d'inglese dalle misses della strada, dite, è vero o non è vero che vi siete trovati o che non pochi di voi si sono trovati sul lastrico disorientati e in camicia? Chi non crede si compiaccia di leggere la cronaca poliziesca che è tutta piena delle loro avventure o piuttosto delle loro sventure.
Oppure incontrate una Giovanna che vi racconta commossa, che ha perduto o il treno o la chiave. Cosa che sentite a ogni svolto. Non le credete, ma via! Siete disposto a pagarne il prezzo e ve la tirate nella stanza. Le raccomandate di non parlare e di salire le scale con precauzione. La scala inglese, di legno, è la spia di tutti i mariuoli che si portano di sopra le femmine. Scricchiola come un accidente!
- Giovanna, bada dove metti i piedi o mi rovini!
Accendi il lume, fai saltare il tappo a un paio di bottiglie di stout o levi semplicemente il turacciolo a una ampollina di brandy ed essa, senza lasciarvi respirare, vi domanda il present.
Oh che bottegaie sono le puttane della Grande Bretagna!
Non importa. Le metti in mano la media dei prezzi correnti sui mercati della prostituzione: una sterlina.
- Che! Tu mi pigli per una di Whitechapel!
- A quelle dell'east do sei pence.
- Va colle eastenders (le donne che sgualdrinano nell'est della capitale). Se non me ne dai tre non esco.
- Preferisco buttarti dalla finestra.
Le grida, il pestamento dei piedi, il diavolo a quattro, rappresentano i suoi ferri di mestiere o i suoi ordigni di estorsione. Essa vi obbliga a pagarla e a lasciarla andare più che in fretta a commettere altre ruberie o a dormire nel suo letto sola o col suo ludro. Ma più probabilmente sola. Perché la traviata inglese, in generale, non sente il bisogno né di un Armando, né di un mantenuto. Il vuoto del cuore lo riempie con delle pinte di birra e delle caraffe di brandy o di whisky. Va a dormire traballando, si risveglia tre o quattro volte nella notte per tracannare delle sorsate di liquori e si alza domandando alla Polly dell'altra acquavite.
- Ci avete detto che abusa della condizione dell'uomo.
- C'è e non c'è. La legge è il magistrato di polizia. Ora egli vi occupa con due parole. Dicendovi che un gentiluomo non va colle gaygirls (venditrici di piaceri). - Dovreste avere vergogna di...
- Riverisco.
Ne uscite rosso come il corallo, vi gettate, se vi sono rimasti gli spiccioli, nel cab e vi scaricate in un bagno per lasciarvene anche la memoria. Senza punto domandarvi se il magistrato non è anche lui uno di coloro che vanno a cavarsi la foia tra il tumulto delle sottane in vendita.
Il meglio che vi resti a fare in casi disperati come questi, è di correre dabbasso e ungere, con mezza corona, la mano, del policeman. La prostituta, non appena lo vede, si mette sulle gambe e con una sommissione incredibile, se ne va dicendo: - All right, officer.
- Felicenotte.
Da qui: capirete come la perduta rispetti la legge e i suoi rappresentanti. Se la viola e li violenta la colpa non è sua. Ma dell'ondata alcoolica. All'indomani, colle labbra ancora scurastre della gozzoviglia, sarà tutta scuse davanti al castigatore.
- Ero tipsy (ubriaca), your worship - vostra sìgnoria.
- Siccome siete recidiva vi condanno a 60 scellini o a dodici giorni di lavori duri.
Le sorelle della strada - le quali accorrono sempre quando una di loro è in trouble o in disgrazia - si quotizzano, seduta stante, e si portano alla public house la Mary come una gloria.
- Cheer up, Mary - sta su allegra! Maria.
E giù! bevono i dispiaceri.
La regina poi, per loro, è un essere di idolatria. Guai a dirne male o a pronunciare una parola meno che riverente per sua maestà!
- You dirty dog! Sconcia creatura!
È la facezia più gentile che vi possa capitare in faccia.
Alla sera, quando flannello anch'io colla pipa di radica nei music-halls, mi dimentico sempre di levarmi il cappello all'ultima sinfonia che ci dà la buona sera col Dio salvi la regina.
- Take off your hat - levatevi il cappello!
Nel gennaio dell'86, quando la regina andò in persona ad aprire il parlamento che salutava l'andata dei tories al potere, fu una puntata d'ombrellino che mi buttò via il copricapo.
Mi sono voltato indietro e non ho potuto andare in collera: era un'altra prostituta.
L'altra sera, al Convent Garden, mentre s'aspettavano i pescatori di perle, io pensavo a Edmondo Kean, il grande tragico che aveva incominciato la carriera immortale sul palcoscenico del Drury Lane - a due passi dal Convent Garden - e mi divertivo a pestarlo sulla testa di quella fama di gesso di Cesare Rossi che turlupinò il pubblico per tanti anni. Affaccendato con questo scheletro per le mani non m'accorsi che il telone era scomparso e che sul proscenio era il busto della regina circondata da un nugolo di coriste che sgolava, languidamente, il Dio salvi la regina.
Fu uno scandalo. Il pubblico della platea, dei palchi, della galleria, del loggione, era in piedi come una selva monarchica e io, distratto, me la godevo a sbriciolare Rossi!
- In piedi!
M'alzai e mi inchinai alla mia salvatrice.
Calata la tela le strinsi la mano e andammo al San Giacomo a bere del brandy.
Parola da socialista: era un'altra perduta.
Ed eccomi sul campo, in Regent street, una via eminentemente moderna, ove tutte le contraddizioni si sfiorano senza fremere, senza urtarsi, senza saltarsi alla gola.
Del medio evo: dei tiri a due col cocchiere incipriato e gallonato e il domestico, in calza bianca e scarpucce scollate, che si curva col cappellone in mano dinanzi le dame, le pari, che discendono e si perdono nei grandi magazzini di mode.
Della democrazia: degli omnibus gialli, neri, rossi, paonazzi che si rincorrono stracarichi di gente, di gentaglia, di gentuccia.
Della borghesia: il Caffè Reale dove si mangiano pranzi eccellenti e si bevono vini eccellentissimi a prezzi enormi - specialmente se vi piace il tête-à-tête...
Della fiera: dei negri falsi in costume o in frack, sotto il cappellaccio di paglia, che strimpellano dei mandolini e divertono coi lazzi e con le scimmiottaggini, danzate.
Della suburra aristocratica: delle cocottes in auge che fermano il pony al Blanchard - uno dei loro ristoratori.
Del cristianesimo: una tribù di pitocchi. Degli stracci, delle ciabatte, delle zazzere, della puzza, dei pidocchi, delle piattole.
Della gente trionfalmente onesta: dei panciotti popolati di ciondoli, delle mani inguantate, delle guance carnose, delle labbra che fumano delle sigarette, delle scarpe che sprigionano l'armonia del benessere, dei solitari folgoranti sulla batista candida.
Delle classi, delle masse, dei bassi strati. Delle donne che non si pagano, delle donne che si vendono, delle donne che non possono vendersi, delle donne che cercano l'elemosina. Degli uomini che digeriscono troppo, degli altri tormentati dal digiuno. Il contrasto, la nota stonata, la disarmonia sociale. La rivoluzione, il feudalismo. Il passato, il presente, l'avvenire, pigiati sullo stesso marciapiede, l'uno addosso all'altro, senza pestarsi la faccia o prendersi a calci.
Tuttavia la caratteristica principale di questa specie di curva pretenziosa che ha l'aria di voler essere una facciata di edifici non è la confusione dei ceti. Ma è il mercato diurno e notturno delle vacche francesi.
Da Regent Circus al Quadrant non incappate che nella feccia bagasciera delle lorettes, delle catins, delle grisettes, delle grues, delle horizontales rovesciata dalla Manica sul suolo londinese.
Vi chiamano e vi stramaledicono nel loro linguaggio e vi pedinano sussurrandovi delle polisonneries.
- Mon chéri! Mon vieux! Vieni, mon chou! Mon petit chat! Veux-tu un peu de ma langue, hein?
Sono attaccabrighe. Si ingiuriano, si schiaffeggiano e si rappattumano nella public house. Hanno dei seni triviali: grossi, grassi. Delle anche pornografiche come le cosce. Delle braccia ridondanti di ciccia floscia. Delle facce su cui è diffusa la puttaneria. Indossano vesti chiassose, tapageuses. Hanno imparato l'inglese - e come, Cristo! - ma non hanno contatti colla harlot (prostituta inglese). Abitano aggruppate, tra loro, nelle adiacenze del Soho e lavorano, tra loro, sui marciapiedi di Regent street, di Tichborne street, di Coventry street e di Leicester square, restando sempre sulla sinistra. I loro amanti sono pure d'importazione francese: maquereaux, dos verts, poissons, mantenuti insomma che fanno recere. Le scenate sono quotidiane, gli scandali all'ordine del giorno e i bottegai continuano, da due secoli, a mandare al parlamento delle petizioni collettive per far dar loro lo sfratto. Ma non vi sono riusciti neppure nell'anno del giubileo, durante l'agitazione per miss Cass, l'epoca del furore virtuoso. Vi ricordate? È un caso di patologia cittadina che rimase nella cronologia. Endacott! Ah ecco che vi ricordate! Il policeman divenuto scelleratamente celebre arrestando una sartina: miss Cass. Arrestandola in Regent street, alle otto di sera, mentre si commemorava l'incoronazione della regina. Egli la condusse, pel braccio, alla stazione di polizia e la accusò di provocazione e prostituzione, aggiungendo che l'aveva veduta parecchie volte ad adescare, per le strade, i signori. Sfortuna volle che il giudice della corte di polizia fosse Newman - il Del Corno londinese - un uomo con tanto di pelo sullo stomaco, uno di coloro che sentenziano colle formule degli altri facendo degli accusati una semplice classificazione di delitto. Gli siete dinanzi come ubriaco? Il policeman giura e voi negate. E Newman vi manda ai lavori duri per dieci settimane. O come ladruncolo? Vi struggete in lagrime dicendovi innocente e lui vi condanna a sei mesi di Milbank. Miss Cass tentò di convincere policeman e giudice che doveva essere uno scambio di gonnella; ch'essa non era in Londra che da sei settimane e che era la prima volta che passava da quella via. Inutile! Newman la volle macchiata. Le disse che una ragazza onesta non va in Regent street di sera. - Se vi ritornerete e verrete tradotta qui, un'altra volta, vi manderò in prigione. Andate!
Non ci volle altro. Il pubblico non vide più in miss Cass una semplice sartina. Ma un insulto fatto alla donna o meglio alla vergine. Ma una violazione alla libertà cittadina. Ma una calunnia al sesso.
Articoloni esasperati, meetings d'indignazione, sedute parlamentari burrascose, voti di biasimo pel ministro degli interni che negò l'inchiesta, formazione di un comitato di vigilanza per la protezione delle misses, dimostrazioni pubbliche strepitose, eccessi di morale in tutti i quartieri della capitale. La prostituzione era letteralmente scomparsa.
Le donne non guardavano più gli uomini e gli uomini si sarebbero mozzati la lingua piuttosto che gettare un complimento o un aggettivo dolce alle fanciulle. Sospeso Endacott, si volle l'inchiesta. Dateci l'inchiesta! Era il grido di tutte le piattaforme. Matthews, il ministro, per non cadere, dovette ricredersi ed accordarla. Il segretario della «società per la difesa dei diritti personali», pubblicò lo specchietto delle perdute condannate da Newman sulla semplice testimonianza di un policeman e il lord cancelliere fu obbligato a strapazzarlo ufficialmente. Il capo della polizia fu costretto a rimettere Londra sotto la legge del 1886: cioè che «il policeman non poteva arrestare donne se non invitato dal gentleman che dichiarava di essere pronto a deporre al tribunale di polizia di essere stato sollecitato e importunato». La Pall Mall Gazette aperse una sottoscrizione per offrire alla Cass un certificato di virtù in forma di una borsa di sterline e incitò i deputati a votare una legge che punisse gli uomini che bisbigliavano parole femminizzate nelle orecchie delle fanciulle che passavano.
Endacott uscì colla schiena rotta dalla inchiesta e andò, direttamente, alle assisi accusato di arresto arbitrario e falsa deposizione. Dibattimento che finì coll'assoluzione, perché il giurì considerò il delitto di Endacott un semplice granchio e anche perché il poliziotto riuscì a provare che la Cass non era poi quella virtù adamantina proclamata. L'agitazione fu come paralizzata dalla smagatura. O come la Cass, per la cui illibatezza si consumarono tanti bottiglioni di inchiostro, soleva chiudersi nel gabinetto particolare di un albergo in Stockton, nella contea di Durham, con un maritato e riceveva, in cambio dei baci, degli anelli? E non se ne parlò più. Ma quanto soffersero le povere prostitute! Fu, per loro, un periodo infame, brutale. Un periodo di caccia bestiale, di persecuzioni accanite e di fame completa. Le donne «oneste» non volevano più uscire se prima il governo non spazzava le vie di questa carne immonda e vendereccia. I filantropi disseppellivano il progetto di Cromwell e scongiuravano la Camera a votarlo in fretta e in furia. Un progetto che era di caricarle tutte, nessuna esclusa, sulle navi e sbarcarle agli antipodi, in una terra sconosciuta agli uomini, ove potessero redimersi col sudore della fronte. La colonia, l'immensa colonia degli astemi, propose un bill puro e semplice che facesse scomparire dai costumi qualunque bibita forte o alcoolizzata. «La bevitura è il colpevole, è l'eccitante alla corruzione, è il delitto nazionale». Le sette religiose invece incalzavano di ritornare alla religione.
- Ritornate alla bibbia! Nutritevi di bibbia! Nella bibbia è la salvezza del corpo e dell'anima.
E che d'altro non si propose? Fu un'orgia, un saturnale, un carnevale di tutte le buaggini umane.
- Addosso all'armata nera (cioè alle prostitute)! issate la bandiera del purismo cristiano! Abbasso il libertinismo!»
La «società per la soppressione del vizio» ripropose, per la milionesima volta, di purificare la capitale con questi precetti: 1° di impedire di profanare il giorno del Signore; 2° condannare al fuoco le pubblicazioni sacrileghe; 3° proibire i libri e le stampe oscene; 4° distruggere i postriboli; 5° sentenziare alla pena di morte le preditrici della fortuna (fortune tellers); 6° chiudere i 69 teatri siccome focolari di corruzione; 7° dare tanto di catenaccio ai 500 music-hall, anticamere di lupanari; 8° sprangare le scuole da ballo siccome non preparano o non addottrinano le vergini che alle raffinature del vizio.
Ma alla violenza bacchettona che avrebbe voluto fare della Babele un monastero, prevalse l'impotenza e l'indifferenza: laissez faire!
Guardate se non è vero che trionfò il concetto commerciale del lasciate fare. La viene giù a catinelle. È un correre da ogni dove di gonnelle smargiassone verso il porticuccio dell'ufficio d'assicurazione contro gli incendi - l'edificio che sta tra il Quadrante e il Circolo di Piccadilly - in faccia alla curva detta dagli ingegneri audace. Vi si pigiano, vi si calcano, vi si tirano l'una sotto braccio dell'altra. È un'intera colonia di carnaccia francese. Ne fiuti le resse nell'aria. Bestemmiano come turche. Leticano tra loro puntandosi la lingua con una merde! O accapigliandosi coi loro dos verts (mantenuti), gettandosi alla testa lo sterquilinio del loro letamaio, senza mai perdere di vista l'articolo uomo.
I maquereaux... Permettetemi un ruzzo. Mi producono il vomito. La loro grascia è floscia, la loro pelle è lucida come il bristol del mio sourtout affezionato, il loro naso è una ditta: ne vedi disotto la gonorrea rientrata. Le loro spalle sono del bulo che attende dietro la parete dove la ganza finge di fremere nelle braccia di chi la paga. Le loro cosce sono rimpolpate, impoltronite come di gente che mangia a ufo senza dar moto alle gambe. Nel loro sguardo losco è la vigliaccheria. Sono ributtanti, sono odiosi, sono esecrabili. E tuttavia sono amati. Chi ci sa spiegare l'anomalia sociale? Chi ci sa dire come queste immigrate non sanno vivere senza questi svergognati molossi della loro borsa alle calcagna? Il poisson (mantenuto) le percuote, il poisson le svaligia, il poisson le chiazza delle sue espettorazioni, il poisson balla loro sul ventre per spremerne gli ultimi scellini, il poisson strappa loro i capezzoli e loro, le bagasce, si genuflettono a implorare di non abbandonarle! Teste calve ci sapete spiegare l'anomalia? È la donna che sopravvive alla prostituta o è la prostituta che soffoca la donna? È la nostalgia del truogolo o è invece il bisogno di sentirsi sullo stomaco chi non può farla arrossire? Sdentati della questione sociale ce lo sapete dire? E questi uomini che sfidano la pupilla dell'uomo chi sono? Sono bubboni sociali o semplici planters, semplici sfruttatori, semplici mignatte? Cervelli molli ce lo sapete dire?
Allarghiamo di qualche passo la zona dello studio.
È notte pesta. Sono qui sul salvagente, al centro del circolo. C'è della fiera e del West-End. Il venditore di lumache e il masher in frak. In faccia ho Piccadilly che mi tira, attraverso l'incendio della luminaria, fin quasi Hyde Park Corner. E come se guardassi nel caleidoscopio. Una truppa da barricata. Delle mappe nere che si rompono per riunirsi e slargarsi. Una folla di falde. Della gente che si aggruppa, che si sgruppa. Dei mucchi umani che si urtano, che si abbracciano, che sembrano in lotta tra di loro. Dei veicoli che schiacciano l'insurrezione rovesciandomi la massa sul loro cammino.
A destra ho Regent street - il sud ovest - che mi conduce nel cuore dei clubs e permette al mio pensiero di attorcigliarsi al collo del duca di York come una funicella di carnefice. È della palta reale piantata in alto, sulla colonna piramidale, per sottrarla alla collera del popolo.
Voltandomi, prolungo lo sguardo, strascicando pel viavai delle gonnelle in cerca di calzoni, fin laggiù, in Leicester square, la capitale degli stranieri del Soho, la piazzetta che ti pare in combustione, illuminata come è dalle fiamme dell'Alambra e dell'Impero, i due music-halls di prima classe.
I music-halls o letteralmente sale di musica, stanno tra il teatro e il baraccone. C'è di tutto. C'è il ventriloquo, la donna cannone, il giocoliere, il saltimbanco, il velocipedista, il suonatore di timpani, il comico, il cantante comico, l'equilibrista, il tiratore al bersaglio, l'ombrista, il contorsionista, il marionettista, il nuotatore, l'ingollatore di spade, l'ammaestratore di cani, l'educatore di piccioni, il domatore di bestie feroci, la più bella donna del mondo, il satirista politico, il cantastorie, il pugilatore, l'uomo volante e giù giù fino al pattinista, al pagliaccio mandolinista e al contrappesista. Il loro programma dura tre mesi, sei mesi, un anno, due anni, senza mai stancare il pubblico. I loro istrioni sono tutte celebrità senza comparazione. Tula, il sansone moderno. John, l'uomo dalle mascelle di ferro. Alice, la rinomata danzatrice della Scala. Charlie, il grande caratterista. Rosa, la Patti dei nostri giorni. Il loro pubblico è una miscela. Della gente grossolana che urla, che accompagna colla voce l'arietta popolare, che strepita coi piedi davanti a quella specie di tarantella scozzese e che vuole di tutto l'encore! Della gente che fuma nella radica o nel gesso seduta nella scranna che costa uno scellino, che si beve un whisky dietro l'altro, ghignando di gusto e ubriacandosi con piacere. Delle kept-women o kept-mistresses (mantenute) che fanno la lady nel palchetto o nella sedia a bracciuoli. Dei soldati col bambù che non possono più reggersi sulle gambe neppure appoggiati alle puttane colle quali bevono il brandy. Sciami di prostitute in galleria - nel grande circle - sciami di prostitute in platea - nella promenade - sciami di prostitute intorno ai bars, (banchi dove si beve), sciami di prostitute su e giù pel teatro.
Sono sempre sul salvagente. Suonano le undici e mezzo. I teatri si vuotano e si chiudono in un batter di ciglio. I music-halls ripiombano nel silenzio e affollano i selciati e le public houses di bestiame.
Parecchi réstaurants, a pochi passi dal mio salvagente, incassano, in un'ora, dalle undici e mezzo alle dodici e mezzo, l'ora della chiusura, cento, duecento, trecento sterline! Le vetture sono tutte cariche. Il numero degli inebriati ingrossa tutti i minuti. I policemen si sgranchiano. Gli strilloni sgolano le ultime edizioni. Le fioraie diventano più audaci. L'attività è al parossismo.
- Time, gentlemen - chiusura, signori!
Le grandi lampade colorate diventano macchioni sospesi. I globi infissi nelle muraglie, pugni enormi. I salvagenti, forche di ribelli. Britannia - la figura severa sulla balaustrata degli uffici della compagnia di assicurazione - pare una Circe su, in alto, a sfidare gli uomini.
I lumi delle botteghe si spengono. Le donne invendute si riversano sui marciapiedi. Il mercato si popola. Il mercato è un tratto fisso. Una volta, o almeno fino all'anno scorso rasentava il Criterium - che è un restaurant, una birreria, una liquoreria, un albergo aristocratico, un teatro, ecc. - svoltava e si allungava per Regent street che infilza Pall Mall. Ora incomincia dall'angolo destro di Piccadilly Circus - dove si fermano gli omnibus - e fila per Piccadilly, sullo stesso lato, per dieci e più minuti.
Ci sono tutte le toielette: sguaiate, sentimentali, tragiche. Verdi, rosse, azzurre, quadrettate, a un colore solo. Tutte le forme dei copricapi: senz'ala, coll'ala, colle piume, senza piume. Alti, a coni, giù schiacciati. Carichi di fiori, di grappe d'uva, di spighe di frumento. Fasciati di gale, raggianti di fibbie, allegrati di volatili, tempestati di gemme false.
È il convegno notturno del monde interlope, dei due emisferi. Si sentono tutti gli accenti: dal magiaro all'australiano: dall'italiano al russo: dall'industano al tedesco.
I capelli grigi sono più svergognati. Sboccano libidine. Le ragazze si attaccano di preferenza alle falde degli stranieri siccome quelli che si lasciano mungere più facilmente. Il loro francese si limita al viens couchez avec moi. Le vetture continuano ad assottigliare il contingente. I policemen annoiano col su e giù e il continuate! Mi dimenticavo che le puttane straniere non bazzicano su questo tratto. In generale le colonie fanno da sé. La tedesca lavora, preferibilmente, in Oxford street. Le italiane... Fatevi la barba. In tutta Londra non ne trovate una.
Le coppie sostano, contrattano, si tirano pei capelli per dei cinque scellini e qualche volta per delle corone come tante massaie che hanno il pensiero nella famiglia. Molte ubriache: passano, urtano e restano in piedi perché non c'è posto per cadere.
Qualche scaramuccia, qualche pettegolezzo, qualche sputo di collera. Colluttazioni, rovesci di bile quasi mai. L'una trattiene l'altra e il policeman ci trattiene tutti. Talvolta c'è il vomito: lo stomaco pieno della fanciulla che si scarica e ti padella la schiena del guazzabuglio di birra e di stout e di brandy e di claret (vinello). Ma nessuno se l'ha a male. Sono casi della vita.
Alla una e mezzo non ci rimangono più che i rifiuti. I capelli gualciti, le facce stralunate dall'alcool, le labbra bruciate dalle bibite, i seni avvizziti, le balzane impolverate, i fianchi vuoti. Della miseria, che si dà per otto, per sei, per quattro scellini e anche per meno. Delle pustole, dei bubboni, dei fiori bianchi, della sifilide che lasciano Piccadilly e corrono per le arterie cittadine e non rincasano se non dopo avere infettato il sesso che perseguitano.