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Paolo Valera I miei dieci anni all'estero IntraText CT - Lettura del testo |
Chi sono? E chi te lo sa dire? Sono dei biracchiuoli, dei bindoloni, degli ipocriti sfacciati o dei credenti? Secondo loro hanno tutti qualche cosa di comune con Dio e specialmente con Cristo. Alla domenica, dopo una spanciata di carne rosolata con patate lesse e di plum pudding innaffiato di tè - si radunano nelle loro mission-halls o sale delle missioni, si gettano sulle ginocchia callose, colle pupille nel cavo delle mani e ascoltano, nella grandiosità del silenzio, la preghiera di uno della setta.
Egli è in piedi, cogli occhi chiusi sul soffitto, le dita trepide tra le pagine degli inni sacri, invaso dal furore divino. Egli scende. La sua parola è rotta dal singhiozzo e dall'asma. «Oh Signore! Ecco qui i tuoi peccatori. Salvali o signore! Sono degli ubriaconi. Ma tu soccorrili. Invia loro il tuo spirito».
I genuflessi, surrecitati, levano la faccia come gente ancora ingarbugliata dal sogno spirituale e gridano, dondolando la testa, e contorcendosi le mani.
Oh, Lord! Inviaci il tuo spirito. We want it now. Amen. Alleluia! Alleluia!
Poi, tutti insieme, accompagnati dalla fisarmonica o al clavicembalo, si abbandonano al delirio del canto sacro. «Oh! io sono lieto, io sono convertito - dall'armata del Signore; - oh! io sono lieto, io sono convertito dall'armata del Signore. - Regna, oh! regna, mio Salvatore, - regna oh! regna mio Signore; - invia il potere santificatore all'armata del Signore; - invia il potere santificatore all'armata del Signore.
Qualche domenica fa sbadigliavo nelle adiacenze di Maidavale, nell'ovest. Sul marciapiede della via erano delle giovani e dei gentlemen che rincorrevano i passanti offrendo loro dei fogliolini stampati. «Entrata libera. Sermone alle tre. Presentazione di una convertita. Seggiole gratuite». Grazie. Di questi foglietti - da Westbourne Park road a Maidavale - ne avevo insaccocciati almeno dodici. Ma qui c'era il solletico. Chi sarà questa stupida?
Ero in una cappella di nonconformisti. Vale a dire tra la genia che rifiuta i modi, le formule e i riti della chiesa anglicana, la quale, secondo questi ribelli, calca le pedate dei cattolici che vivono di sacramenti, di messe, di incenso e di benedizioni piuttosto che di prediche. Mentre i nonconformisti si contentano del sermone tale e quale esce dalla testa del sarto o del calzolaio o del legatore di libri.
Le pareti mi misero del ghiaccio nella schiena. Erano pulite ma nude come quelle della pitoccaglia. Le finestre uh! Mi ricordavano la casupola di legno della mia padrona di casa. Non un vetro istoriato!
Entrai colla precauzione della sposa che tocca per la prima volta il pavimento della casa allestita da un marito capitato non si sa come. Ma non mi si diede tempo di pensare alla catastrofe dell'anima. Di dietro, tre giovanotti, colla voce che ti sopprime lo sdegno, mi sussurravano: «Avanti, signore, prendete posto laggiù». Cioè dove era il quadrato della congregazione. E appena laggiù, un signore, abbottonato nello stifelius, colla galuccia blu dell'astemio all'occhiello, mi si prosternò ai piedi e colle lagrime nelle parole e le mani nelle mie mi domandò: Do you believe in God? Credete in Dio?
Restai sbalordito. Gli occhi cerulei, biondi, neri, olivastri, lattei delle misses, erano nei miei color tabacco. - Credete in Dio?
Arrossii come un contadino. Che cosa dovevo rispondere se non credevo neppur più nella collezione delle stelle numerate dagli astronomi? Tentai sottrarmi alla bigotteria con delle smorfie paesane. Ma non ci fu verso. Il mio persecutore non piegava davanti agli infedeli. Mi scosse tragicamente le braccia e in un trabocco di disperazione mi ridomandò:
Gli feci capire, balbettando, che non sapevo una parola d'inglese. - Potete leggerlo? Non risposi, C'è qualcuna di loro signorine che parli italiano?
Miss Madge! si rispose da tutte le parti.
Miss Madge era un forza. Alta, corpacciuta, fresca. Colle labbra di sangue, le pupille che balenavano nella dolcezza lattiginosa, colla mucchiata dei capelli di seta su, girandolati, dove è la superbia femminile. Sarò della tua religione o bionda Madge. Se il tuo dio è Quisango, il dio degli antropofagi africani, Quisango sarà il mio dio.
E fu mia, tutta mia. Fino alla caduta delle foglie, fino agli ultimi tramonti della fede, fino ai tremiti ultimi degli ultimi baci.
Saputomi «salvo», mi si fece largo tra le sottane, mi si sorrise più di una volta e mi si porse più di un libercoluccio d'inni.
Su, slacciamo la gioia cantata.
Oh, io sono felice; oh, io sono felice
oh, io sono felice nel Signore - perché egli disse
che i nostri peccati sono perdonati
oh, io sono felice; oh, io sono felice».
Finalmente mi si lasciò in pace colla fanciulla.
Venne in scena la «convertita» tra due signore. Poteva avere diciassette o diciott'anni. Piangeva dirottamente, malgrado le si dicesse: via! abbiate fede in Gesù Cristo. L'uomo che la presentò fu implacabile. «Eccola nel grembo del Signore! Poche settimane fa essa era ancora nella casa del demonio - leggi bordello. - Ma Dio, nella sua immensa commiserazione, le strappò gli abiti della prostituta - the gay dresses of the harlot - e le indossò quelli della pentita».
Tutti assieme: La salvazione viene - amen, amen! Col ritornello: grideremo alleluia!
«Travolta nella turgida corrente della impurità, la poveretta nuotava nell'abisso».
In coro: Il regno di Satana trionfante da tanto tempo è scosso, crolla...
Dopo l'alleluiamento ci caricammo, come i saltimbanchi, degli arnesi del mestiere, vale a dire dello sgabello, dello stendardo, della fisarmonica, del mucchio di libercolucci religiosi, ecc., e uscimmo a convertire gli inconvertibili e a guerreggiare contro il demonio e i suoi partigiani.
In Hyde Park... Ma lasciamolo intatto. Sarebbe un delitto sciuparlo con quattro righe di passaggio. Perché Hyde Park, dal tempo di Enrico VIII ad oggi, rappresenta le battaglie politiche, religiose, sociali non solo dei londinesi, ma del popolo, del Regno Unito e qualche volta del popolo imparziale. È dentro queste cancellate dove i tribuni di quasi quattro secoli tuonarono contro la tirannia, per la tirannia, contro la libertà, per la libertà, contro l'emancipazione economica, per l'emancipazione economica e via. È dentro qui che si scaldarono le insurrezioni e qui che si martellarono le cittadelle del privilegio e da cui ne uscì la volontà del popolo, è in Hyde Park che il popolo scrisse le pagine più splendide della sua storia. Hyde Park! Per oggi abbiti il mio saluto. Domani avrai i miei entusiasmi.6
Per le strade, alla domenica, è un'orgia religiosa. Si piantano sulle cantonate, nei crocevia, sulle piazze, nei parchi, nei vicoli. In Belgravia, in Bayswater, in Kensington, in Piccadilly, in Mayfair, in Portland Place - i distretti della aristocrazia e della borghesia - come in Seven Dials, in Hatton Garden, in Drury Lane, in Leather Lane, in Brick-Lane e nelle altre malebolge dell'inferno delle moltitudini.
Sono vestiti con della ricercatezza. Una cravatta di raso bianco, una tuba, dei guanti, la redingote o lo stifelius e la catena d'argento sul panciotto come i nostri lattivendoli. Le ladies non sono ravvolte nella pinzoccheria. Tutt'altro. Il taglio delle loro vesti, di faille o di stoffa, è elegante. L'acconciatura della testa è da ragazza che vuol peccare. Il seno è infiorettato dallo spray che discende, a curva, dal collo al sesto bottone, come un tripudio. Il loro cappello se non porta un pennacchio che pare un'insolenza femminile, è accarezzato da una festa di piume o affollato di fiori artificiali. Delle scarpe non ne parlo. Anzi non ne parlerò mai. Perché nelle tre isole si calza maledettamente male. Il calzolaio inglese è il ciabattino delle nostre campagne. Anche quando ti stivala per quaranta scellini, ti mette in pubblico un piede da brentatore. Le sue vetrine sono listate di grida clamorose. «Calza bene se non vuoi calli. Provati a camminare nelle scarpe anatomiche. Non più gotta, non più reumatismi. Stivali Gladstone». E le scarpe anatomiche ti coprono i piedi di vesciche e ti fanno camminare sulle bullette. Oh, i ciabattini!
Il corame mi faceva dimenticare la loro età. Sono quasi tutte giovani: dai sedici ai quaranta. Il numero delle ultime è esiguo. La pelle crespata, il naso tabaccoso che starnuta, la calvizie bernoccoluta, la bocca sdentata, le mani paralitiche, le gambe reumatizzate appaiono di rado. Perché nella Grande Bretagna, la vecchiaia è secca. O che ce ne facciamo dei carcassi ambulanti? Puah! Puzzano! Spazzateli via. Lo esige l'igiene. Sono noiosi come il moto perpetuo. Sputano sentenza, maledicono i tempi che li circondano e sognano, a ogni ora, il passato. Come ragione sociale poi, non si capiscono. Sono o non sono, se non altro, parassiti? Per mio conto voto pel «periodo fisso» della Britannula di Anthony Trollope. Perché il suo progetto di soppressione è assolutamente più logico di quello di prevenzione. Mill castiga la virilità. Esige il sacrificio dei piaceri fisiologici. La «grande dottrina» di Trollope, invece, monda la società. Abolisce le miserie e l'imbecillità neghittosa dei vecchi. Ma ne accorcerei, s'intende, il periodo. I britannullisti li sopporterebbero fino ai sessantasette anni e mezzo. Vale a dire che accorderebbero loro, salvo sempre le solite eccezioni, almeno dieci anni di parassitismo sociale. Una spesa e una seccatura inutili. E come ridurrei il «periodo fisso» fino al cinquantacinquesimo, così sopprimerei la tortura di lasciarli nel «collegio» di preparazione per l'happy departure (la partenza felice) fino a 68 compiuti. O perché lasciarli laddentro a tremare come il condannato a morte se con una capsula di dinamite o un po' di elettricità forte o due gocce di acido prussico nel naso si può dar loro il desiderato riposo?
Una volta dunque che gli schiamazzatori religiosi hanno trovato il loro terreno di accomodamento, tirano giù la tela incerata all'istrumento a tastiera, distribuiscono, al pubblico che si fa loro intorno, gli inni sacri e le bibbie, spiegano lo stendardo che è la ditta su cui leggi il luogo della loro cappella e il loro motto, e poi, tutti assieme, accompagnati dal «piano», innondano la via della loro gioia: Salvation! oh, the joyful sound! (Salvazione! Oh il giocondo suono!) Dopo il canto il capo - che è quasi sempre salariato dalle «missioni» o dai protettori o dalla setta o dalla società della bibbia - ti commenta qualche versetto o ti narra il suo «passato vergognoso» o ti racconta che sono riusciti a convertire o a strappare dalla «colonia dei peccatori» una madre che viveva on the wages of her daughter's dishonour o sui guadagni della figlia che si prostituiva.
Il popolo chiama questi metodisti primitivi - seguaci di quel Wesley che si diede alla predica della strada dopo che fu scacciato da Oxford - ranters o energumeni o bacchettoni che sgolano la loro veemenza religiosa.
Il loro bersaglio è l'ubriachezza. Dànno addosso al whisky, alla birra, al gin, al brandy, e appendono in piazza, il padre che beve il settimanale e affama i figli e percuote la moglie e mettono fra le fiamme della loro indignazione le donne che si cuociono alcoolicamente negli angoli dei «palazzi del gin» e nelle public houses o nelle beershops (birrerie). E ricordano loro le società della «totale astinenza», i «buoni Templari»: i Rechabites - tra i cui soci è il vescovo di Londra - la «Banda della speranza» - che è l'associazione dei fanciulli - gli astemi - la Free Drinking Association o l'associazione che vorrebbe tre fontane intorno a ogni spaccio di liquori e di birra - e il resto dei bevitori d'acqua e di tè in lega contro l'armata dei bevitori di liquori.
Gli eastenders o gli abitanti dell'estremo est di Londra e la popolazione che canta I like a drop of good beer - mi piace un sorso di buona birra - fanno delle ghignate e tirano dei torsoli e delle uova marce alla testa dei fanatici della bibbia e della fontana. Ma loro - i fanatici - restano sul campo di battaglia anche quando si sputa loro addosso. Tanto più li maledici, quanto più essi congiungono le mani e sboccano Dio nella voce grossa.
O dunque chi sono?
Un'impasto di bricconi e di ignoranti esaltati.
Ai poveri distribuiscono i precetti stampati - se ne danno via, gratis, dei milioni per settimana - e i consigli parlati e loro fanno della religione e della temperanza una continua bottega. Ieri erano sbevazzoni, delinquenti, mantenuti, orizzontali, plebaglia da selciato e da cella, e oggi, con un po' di ipocrisia - che è il peccato nazionale di queste isole - se la passano in una eterna gozzoviglia.
Mangiano coi piedi sotto la tavola e mettono alla banca i gruzzoli che produce la loro fede gaglioffa.
Che birbe!
Inutile dirvi che fanno girovagare, per le strade, i sandwichmen della religione come i droghieri, i parrucchieri, i cappellai e i medici di malattie veneree.
I sandwichmen sono poveracci che guadagnano da uno scellino a uno scellino e mezzo al giorno, scalcagnando per la Babele, tra due assi - sullo stomaco e sulla schiena - pieni di ciarlataneria commerciale.
I sandwichmen religiosi portano attorno di questi motti alti due palmi:
- Preparati a incontrare il tuo Dio.
- Sei tu salvo?
- Venite a Gesù.
- Il premio dei peccatori è la morte.
- Credi nel signore Iddio e sarai salvo.
- Non dimenticare che Cristo sparse il suo sangue per redimerti.
Adesso dovrei chiudere con un po' di carnevale della salvation army (armata di salvazione o di salva anime). - Ma ohimè?! Il proto urla e io ho fame.