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Paolo Valera
I miei dieci anni all'estero

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Ordigni del giornale

 

Lo strillone inglese si completa coll'altro ordigno che scarabocchia il sommario del giornale che deve correre per le strade a entusiasmare il pubblico.

Il pennaiuolo, con una frase monca, con un titolo che gonfia la notizia, col motto che condensa lo spavento di una catastrofe, colla parola piena di materiale esplosivo, eccita, provoca, aizza, solleva la folata dei pensieri che vogliono prorompere nel mezzo della sciagura o mettersi dietro le cortine di un gran dramma domestico o sommergere nella polvere calda dei combattenti che ammucchiano un campo di morti o gettarsi attraverso un incendio che passa divorando le case o assistere allo svolgimento di un processo che sprigiona le tanfate della latrina.

«Processo Dilke - Confessioni stomachevoli di lady Crawford - Scene in Corte - Processo Campbell - Il groom guardava nella toppa - Descrizione del gruppo - Indignazione del pubblico - Scontro ferroviario - Trenta vagoni precipitaronsi nel Tamigi col ponte sfasciandosi - Urla strazianti degli infelici - Nome e cognome degli annegati - Dal campo di Sliwinitza - Fuga del principe Alessandro a Sofia - Sgomento tra l'armata bulgara - Stragi - Un altro omicidio in Whitechapell - Pederasti aristocratici.

Sugli assiti delle costruzioni, lungo le reti ferroviarie, rasente il Tamigi, dentro e fuori gli omnibus, sulle muraglie dove non è l'insolenza del proprietario che proibisce, nel cuore della città o ai confini dei sobborghi, è il pennaiuolo, lui, sempre lui, che getta sossopra il sangue colle frasi sonanti che precedono queste carriuolate di caratteri che portano in letto e a tavola o alla banca o nella gobba del cab il documento della vita. È lui che vi fa leggere dal serpino o dall'imperiale o dal vagone o dal marciapiede o dalle torri o dai cornicioni o dai tetti: Times... Ma no, il Times pubblica il sommario come tutti gli altri giornali, ma non si reclamizza per le muraglie e gli assiti coi confratelli. Tutti sanno che è nato il primo gennaio 1788 e che è il primo giornale, borghesemente parlando, del globo.

Come tutti sanno che il Morning Post è il più stupido dei quotidiani del mattino incaricato di nutrire la dabbenaggine degli squares sdentati del Regno Unito. La sua clientela è composta di pensionati, di recfors (curati) della chiesa riconosciuta (High church) e di possidenti attaccati al sistema.

Gli spares sono individui che si credono un gradino più in su dei gentlemen. Vorrebbero essere la gentry o l'alta borghesia. Mentre non sono che gli scalzacani del foro, della banca, della bottega, e della proprietà.

È lui, il pennaiuolo, che vi fa leggere: Il Daily News, la più grande tiratura di ogni altro giornale liberale del mondo. - Il Daily Chronicle - successo immenso - Vendita enorme - Lo Standard - un penny - il primo giornale conservatore - L'Evening News, conservatore - cinque edizioni al giorno - L'Echo - tiratura quotidiana: 100,000 copie - unionista - Lo Star - direttore il deputato T.P. O' Connor - rappresenta le classi lavoratrici (dal punto di vista radicale). Il Daily Telegraph - mezzo milione di lettori.

Ha poi le giornate campali. Quando il suo ingegno deve sbattere sulle ampie vetrate dei palazzi dei «quotidiani» la fraseologia che chiama gente come il tamburo del cavadenti.

Se la redazione gli manda dabbasso che il Madi è stato finalmente schiacciato o che Riel, il capo dei meticci del Canadà, è stato finalmente impiccato, il suo inchiostro deve sentire della soddisfazione. Ma di una soddisfazione velata. Quella che non lascia credere che si suona a festa quando vi sono dei cadaveri. - Se invece Osman Digna è riuscito, coi suoi entusiasmi, a spaccare l'orgoglio inglese, con una carneficina, egli deve diguazzare in un tazzone che scuota il cervello del lettore, aizzandolo, urtandolo, eccitandolo, morsicandolo fin giù in fondo ai precordi e obbligandolo a sgolare la rancida nota dell'onore nazionale.

In una parola egli deve essere l'anima del corrispondente che ha dovuto sopprimersi o soffocarsi nella poverezza del frasario telegrafico. Colui che snida dal guazzabuglio dello scrittore il concetto drammatico, tragico, piangevole, vittorioso. L'aquila che porta in alto, sul ciglione della storia, il momento contemporaneo in una dozzina di lettere cubitali. Il giustiziere che assume il cipiglio del magistrato in due gocce d'inchiostro. L'opinione pubblica che diffonde la collera cittadina rannicchiata in un colpo di penna. O il martello sociale che fa tremare i pilastri del capitale con uno strike (sciopero)!

Lo strillone partecipa di questo racconciatore. Colla giacca in faldelle, colle ginocchia al vento, col collo in un nodo di cimossa, sotto la berrettuccia che lo lascia credere un tignoso o un cappello smascolinato dai pugni che riproduce l'ubriaco, si accende e si entusiasma degli avvenimenti. Vociando, strillando, sboccando dei fremiti, allargando la voce, mangiando le labbiali, sull'orecchio del pubblico come una ventata di terrore o una rivoluzione di suoni.

Vedetelo allo sportello o nel nicchione o sotto l'arcata del distributore.

Sbatacchia una manata di pence sul banco. Agguanta una risma o mezza risma di fogli stampati. Se li stringe sotto l'ascella. Si appende l'avviso o il sommario alle funicelle che lo salvano dal perdere i calzoni. E via colla celerità del veltro inseguito.

A zig zag sul marciapiede. A serpeggiamenti per le strade. Tramezzo ai veicoli. Rasente le spalle. Sdrucciolando dove è il capannello che chiacchiera, piegando dove è il policeman che non lascia germogliare il disordine. Protendendosi sulla folla inquieta, incurvandosi nei vani tra cab e carro. Assordando sempre, dovunque, come un tumulto di campanelli elettrici. - Dinamite! Dinamite! Esplosione alla torre di Londra. - Il Times e i parnellisti. - Le schioppettate dei moonlighters. Discorso del grand old man (Gladstone). Supplizio di Currel a Newgate - Chamberlain, l'apostata. - Attentato allo Zar. - Tibò detronizzato. Stanley massacrato dagli indigeni.

Ve ne sono dei nugoli di strilloni.

Addosso alle svoltate, piantati sugli angoli, allineati ai cancelli delle stazioni, ammucchiati davanti al Criterion, all'Horse Shoe, all'Holborn, ai pisciatoi, alle public houses. Distesi come sentinelle lungo l'andirivieni dei pedoni e delle carrozze. Aggruppati intorno agli omnibus. Attaccati alle colonne dei teatri, affollati là dove la gente passa a frotte. Dappertutto, dappertutto. Dov'è uno spazio, un portico, una vettura, una pietra pel bipede o pel quadrupede.

Sono le zanzare, sono i tafani, sono i mosconi, sono le vespe che ronzano intorno agli occhi, le orecchie, il naso. O leggere o morire!

Le sventure patrie, i macelli nazionali, i fratricidi popolari, gli scandali della popolaglia che dorme nella batista, i regicidi, i naufraghi, le colluttazioni tra popolo e polizia, la caduta dei ministeri, le esplosioni dei dinamitardi sono le loro messi. Centuplicano la loro vendita e moltiplicano il prezzo dei giornali in ragione del numero che rimane sul mercato. Alla caduta di Kartum i giornali si vendevano a ruba. A sei pence, a otto, a uno scellino, a uno scellino e mezzo. Chi pigliava pigliava.

Girate gli occhi. Sono le sette. L'ora delle ultime edizioni della sera. Ultime se non è nell'aria una notte parlamentare o se non si aspetta, trepidanti, un telegramma da qualche parte del globo dove sovraneggia la sterlina di John Bull o sventola la bandiera di Jack.

Gli strilloni sono tutti in moto. Escono dalle vie traversali di Fleet street - il cervello, dirò così, imperiale, o la via che traduce un gigantesco collo di bottiglia - a filate. Ingorgando dove pare una fiera, allargando dove si va via pigiati, calcando dove si sosta, rovesciando dove non si capisce che il tempo è denaro.

Veduti nel budellone dello Strand, tramezzo al tafferuglio dei veicoli stracarichi di carnaccia plebea, di carnaccia agitata, di carnaccia commerciale, ti si completa lo spettacolo grandioso di una via alla mercè degli insorti.

Scompaiono, sbraitando, nel fitto dei pedoni. Ricompaiono, negli spazi, agitando i fogli ancora madidi del rullone di stamperia.

Sboccando la folata dei titoli. Rituffandosi nel mare dei cappelli. Vendendo, ritornando alla superficie, schiamazzando peggio di prima. L'Echo! L'Evening Standard! Il Globe! La St. James Gazzette! L'Evening News! La Pall Mall Gazzette! Ultime edizioni! Extra special! Colle dimissioni del Cancelliere dello Scacchiere!

E fino a mezzanotte, e anche dopo, nei crocevia, non cessano di diffondere il pensiero dei loro colleghi del piano superiore.




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