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Paolo Valera Mussolini IntraText CT - Lettura del testo |
Si è sempre creduto che i deputati fossero eletti per delle virtù personali o della vigoria cerebrale. Le sedute inaugurate da Benito Mussolini come Presidente del Consiglio ci hanno disilluso. Il Presidente Mussolini ha potuto parlare come ha voluto. Ha dato fuori. Ha potuto prorompere e superare i principi delle escandescenze. O'Connell, il vituperatore del duca di Wellington, è stato superato. Francesco Crispi, il più oltraggioso oratore di Montecitorio, è caduto dal trono dell'improperio e del pugno sul tavolo ministeriale. Il duce lo ha rovesciato dai suoi trent'anni di oratoria parlamentare in una seduta. Non si supponeva che tutta quella gente che assisteva alla propria demolizione non scattasse, non si sollevasse irritata, non trovasse un impeto di collera per difendere se stessa e il partito che rappresentava. Non uno ha dato lo sprone per l'uscita da un luogo dove non c'era per loro che il vituperio. Il silenzio dei socialisti è stato obbrobrioso. Lo si doveva biasimare. È rimasto immune di censura. È stato rimunerato con una rielezione. Tutto il partito si è accontentato di due scialbe grida di Viva il Parlamento! di Modigliani. Non si poteva essere più pitocchi.
Quando si compie felicemente una rivoluzione, ha scritto Carlo Marx, è lecito impiccare i propri avversari, ma non condannarli. Si possono schiacciare come vinti, ma non giudicarli come delinquenti. Più volte, in Inghilterra, Carlo I fu vincitore, ma infine salì il patibolo. Gli hanno mozzato il capo.
Più che una rivoluzione, fu un turbamento dinastico. Il re deve essere stato molto in forse a chiamare al potere Benito Mussolini seguito, si diceva, da trecentomila camicie nere. Si è servito contro i deputati socialisti di parole troppo grosse. Pareva li avesse voluti fare accoppare. Sembravamo in pieno Terrore. Mussolini si è subito creduto in piena dittatura. La gente ne seguiva il movimento. Non metteva in dubbio che si trattasse di una rivoluzione. Supponeva la caduta del sovrano. Era ora. Mussolini era l'uomo. Lo si era già messo coi grandi tribuni. Lo si paragonava a Robespierre. Lo si aspettava nella apoteosi teatrale. Tutti i poteri erano nelle sue mani. Le sue camicie nere erano i giacobini del Terrore. Terminava la seduta, ed egli era assoluto temuto padrone di un popolo che aveva paura della dittatura.
La inaudita violenza parlamentare del presidente Mussolini
"Signori (segni di vivissima attenzione), quello che io compio oggi, in questa Aula, è un atto di formale deferenza verso di voi e per il quale non vi chiedo nessun attestato di speciale riconoscenza.
"Da molti, anzi da troppi anni, le crisi di Governo erano poste e risolte dalla Camera attraverso più o meno tortuose manovre ed agguati, tanto che una crisi veniva regolarmente qualificata come un assalto ed il Ministero rappresentato da una traballante diligenza postale.
"Ora è accaduto per la seconda volta, nel breve volgere di un decennio, che il popolo italiano — nella sua parte migliore — ha scavalcato un Ministero e si è dato un Governo al di fuori, al di sopra e contro ogni designazione del Parlamento.
"Il decennio di cui vi parlo sta fra il maggio del 1915 e l'ottobre del 1922.
"Lascio ai melanconici zelatori del supercostituzionalismo il compito di dissertare più o meno lamentosamente su ciò. Io affermo che la rivoluzione ha i suoi diritti. Aggiungo, perchè ognuno lo sappia, che io sono qui per difendere e potenziare al massimo grado la rivoluzione delle «camicie nere» inserendola intimamente come forza di sviluppo, di progresso e di equilibrio nella storia della Nazione. (Vivi applausi a destra.)
"Mi sono rifiutato di stravincere, e potevo stravincere. Mi sono imposto dei limiti. Mi sono detto che la migliore saggezza è quella che non vi abbandona dopo la vittoria. Con trecentomila giovani armati di tutto punto, decisi a tutto e quasi misticamente pronti ad un mio ordine, io potevo castigare tutti coloro che hanno diffamato e tentato di infangare il Fascismo. (Approvazione a destra.)
"Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli..." (Vivi applausi a destra. Rumori. Commenti.)
MODIGLIANI: "Viva il Parlamento! Viva il Parlamento!" (Rumori e apostrofi da destra. Applausi all'estrema sinistra.)
MUSSOLINI: "Presidente del Consiglio dei ministri, potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto.
"Gli avversari sono rimasti nei loro rifugi: ne sono tranquillamente usciti, ed hanno ottenuto la libera circolazione, del che approfittano già per risputare veleno e tendere agguati come a Carate, a Bergamo, a Udine, a Muggia.
"Ho costituito un Governo di coalizione e non già coll'intento di avere una maggioranza parlamentare, della quale posso oggi fare benissimo a meno (applausi all'estrema destra), ma per raccogliere in aiuto della Nazione boccheggiante quanti, al disopra delle sfumature dei partiti, la stessa Nazione vogliono salvare.
"Ringrazio dal profondo del cuore i miei collaboratori, ministri e sottosegretari, ringrazio i miei colleghi di Governo, che hanno voluto assumere con me le pesanti responsabilità di questa ora; e non posso non ricordare con simpatia l'atteggiamento delle masse lavoratrici italiane che hanno confortato il moto fascista colla loro attività o passiva solidarietà.
"Credo anche di interpretare il pensiero di gran parte di questa Assemblea e certamente della maggioranza del popolo italiano, tributando un caldo omaggio al Sovrano, il quale si è rifiutato ai tentativi inutilmente reazionari dell'ultima ora, ha evitato la guerra civile e permesso di immettere nelle stracche arterie dello Stato parlamentare la nuova, impetuosa corrente fascista uscita dalla guerra ed esaltata dalla vittoria. (Grida di: VIVA IL RE! I ministri e moltissimi deputati sorgono in piedi e applaudono vivamente e lungamente).
"Prima di giungere a questo posto da ogni parte ci chiedevano un programma. Non sono, ahimè, i programmi che difettano in Italia, sibbene gli uomini e la volontà di applicare i programmi. Tutti i problemi della vita italiana, tutti dico, sono già stati risolti sulla carta, ma è mancata la volontà di tradurli nei fatti. Il Governo rappresenta, oggi, questa ferma e decisa volontà".