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Paolo Valera Mussolini IntraText CT - Lettura del testo |
In politica non è un avvenimento nuovo. Abbiamo veduto Emilio Ollivier in Francia. Repubblicano e giornalista eminente, ha creduto di sedare le agitazioni antimperiali con un ministero così detto liberale, con il rispetto alle leggi. Gliene sono capitate di tutte le razze. Ha finito a Sedan con l'imperatore. Il caso Mussolini è diverso. Con la sua organizzazione fascista è andato al Quirinale e ha pronunciato la parola "maestà" come un borghese qualunque. Chi sia stato più coraggioso non so. Il sovrano o il giornalista? Certo in quel momento il sire era impopolare. La dinastia era in decadenza. Nella nazione esisteva solo come nome. La guerra era stata fatta quasi senza di lui. L'aveva attraversata come un automa. Gli austriaci avevano potuto penetrare nella sua residenza e impadronirsi di alcune cianfrusaglie di reggia. Così è nella storia del generale Viganò. Forse la colpa non era tutta del regnante. L'avevano tirato su come un maestro di scuola. I suoi precettori eran stati rigidi sulla disciplina e sulla grammatica. Gli era mancato il suo Bismarck che lo preparasse per il trono. Tanto è vero che all'esordio della carriera di regnante ha mandato in pubblico un manifesto all'esercito e alla marina senza la firma del ministro. In tanti anni non è riuscito che un numismatico. Egli era un rivale di Romussi del Secolo. Si contendevano le monete antiche. Non ha mai fatto nulla per uscire dagli ambienti degli avi. Li ha seguiti con la borsa nei diluvi, nelle epidemie, negli straripamenti, nelle catastrofi. Cose adatte agli ultimi uomini. Mussolini crede che il re non sia che un nome come un altro. Lamartine invece supponeva in lui due persone, l'uomo e il regnante. Quest'ultimo per il poeta era rimasto sacro. A ogni modo Vittorio come sovrano non è una gran cosa. Non ha lasciato solchi nel suo regno. Ha sposato una montenegrina, dopo le baldorie con le napoletane avariate, ha dato la figlia a un conte capitano, di nessuna importanza militare. Come Mussolini si sia sbarazzato delle vecchie concezioni è materia di studio. Per me è ancora un interrogativo. Ha buttati in mare i colleghi che la pensavano come lui.
"Io non sono qui a rivendicare «autenticità» di sorta; ma non permetto nemmeno che siano alterati i connotati di quel Fascismo che io ho fondato, fino a renderli irriconoscibili, fino a farli diventare monarchici, anzi dinastici, da tendenzialmente repubblicani che erano o dovevano essere. Quella che si svolge alla riapertura della Camera è una cerimonia squisitamente dinastica che dà luogo a inevitabili manifestazioni di lealismo dinastico. Si grida: «Viva il Re». I fasci gridano: «Viva l'Italia». Il nostro simbolo non è lo scudo dei Savoia, è il Fascio Littorio, romano e anche, se non vi dispiace, repubblicano. Nessuno deve confessare i Fasci come monarchici o dinastici." Altrove egli avverte i suoi fascisti che il gruppo parlamentare "non deve ufficialmente partecipare alla seduta reale di riapertura della Camera e deve disinteressarsi dell'avvenimento. Qualche fascista si è mostrato «curiosamente» sorpreso di queste affermazioni che io mantengo e spiego.
"O le parole hanno un senso o non ne hanno alcuno, ma se la frase «tendenzialmente repubblicano» significa qualche cosa, significa che — per lo meno — non si può decentemente aderire a manifestare idee d'ordine dinastico. Altrimenti dove va a nascondersi la nostra tendenzialità repubblicana?"
Tra le riforme, Mussolini vuole abolire un organismo feudale. "Il Senato deve essere abolito." "Chiediamo il suffragio universale per uomini e donne; lo scrutinio di lista a base regionale; la rappresentanza proporzionale. Le elezioni dovranno decidere sulla forma di governo dello Stato italiano: cioè se repubblica o monarchia. Diciamo fino da questo momento: Repubblica."
"La Monarchia ha pure compiuto la sua funzione cercando, ed in parte riuscendo, ad unificare l'Italia. Ora dovrebbe essere compito della Repubblica di unirla e decentrarla regionalmente e socialmente, di garantire la grandezza che noi vogliamo di tutto il popolo italiano."
Continuo a spigolare per convincere che Mussolini non è mai stato che un rivoltoso della dinastia: "Se il grido evocatore della Repubblica significa fedeltà ad un nome e ad un'idea tradizionale che ha sempre infiammata la nostra fede per mio conto l'accetto, anche perché io particolarmente non ho mai creduto né alle virtù né alle glorie di casa Savoia!".
Non è permesso, egli aggiunge, di predicare in un modo e praticare in un altro. "Se per avventura queste mie idee non incontrassero l'approvazione del Fascismo, non me ne importerebbe affatto. Io sono un capo che precede, non un capo che segue. Io vado — anche e soprattutto — contro corrente e non mi abbandona mai e vigilo sempre quando il vento mutevole gonfia le vele della mia fortuna."
"La Monarchia ci deve molto, perché senza la nostra battaglia antibolscevica, chissà quale corso avrebbero avuto gli eventi. Nei tempi in cui ci si batteva nelle strade, quasi tutti i savoiardi attuali si nascondevano nelle più recondite cantine e molti di loro erano già rassegnati alla «repubblica», diciamo «repubblica dei Soviety». Adesso che cosa si vuole da noi? Che si cancelli con un colpo di spugna... elettorale tutto il nostro passato? Bestialità e follia. Il Fascismo non si getta ai piedi del re, perché il re non s'identifica con l'idea di Patria."
Con queste parole la monarchia è finita. Il re si presta sovente a fare delle cerimonie, ma si vede che è stracco, che non ha più voglia di essere sballottato da gente che gli fa da padrone o gli ingiunge dei comandi con la fraseologia eufemistica. Mussolini non avrebbe che da dare l'ordine perché il signore della reggia se ne andasse. Non è più il tempo dei re. Napoleone I ha dato l'esempio di abdicare due volte. Carlo X lo ha imitato. Luigi Filippo è scappato. Gli imperatori di questa guerra sono precipitati, tre in una volta. La famiglia imperiale di Russia è scomparsa. L'imperatore di Germania è caduto esecrato. Si è salvato prendendo moglie. L'imperatore d'Austria è andato all'inferno. Il re italiano potrebbe ritirarsi a completare i suoi studi di numismatica. Avanti, si faccia in fretta. Cominciamo ad alleggerire il regno e a dare alla nazione un bilancio libero dai pesi dei coronati e degli appannaggiati.