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Paolo Valera
Mussolini

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XXIX

 

LE LEGGI ECCEZIONALI

NON SONO PIÙ DEL NOSTRO TEMPO

 

DITE AL DUCE

CHE FRA ME E LUI

C'È DI MEZZO LO STATUTO

 

Neanche Bismarck, ai tempi delle leggi eccezionali, è stato accanitamente in lotta con il giornalismo del suo paese come Benito Mussolini. Avverrà quel che avverrà. Certo avverrà qualche cosa di grave. Tutte le associazioni sono sottosopra. Ogni socio si crede diminuito. È un'autorità che preme sui cervelli degli associati. Il ministro degli Interni ha messo la libertà di stampa sotto i piedi. Addio agli antenati che hanno lottato per l'emancipazione. Addio ai Fortis, ai Giarelli, ai Viollier, ai Dario Papa. Si deve ricominciare.

Un membro della stampa è andato alla direzione del Governo. Molti gli hanno battuto le mani. Alzate di testa orgogliose un po' dappertutto. Più tardi le associazioni non si aspettavano certo delle gentilezze, ma neanche delle sgarbatezze. Si cadde dalle nubi. L'affare del povero Matteotti è divenuto una terribile sorpresa. Gli avversari di Mussolini erano tutti allibiti. Era stato commesso un oltraggio senza nome. Mi passavano per la mente i Gouffè, i Tropmann, i Pommarais, i vampiri più iniqui delle galere mondiali. Chi aveva potuto occuparsi della soppressione di un legislatore? Non si sapeva dove dare della testa. I delinquenti del Viminale sono divenuti a poco a poco una rivelazione raccapricciante. Il pubblico si era raggruppato a una catastrofe spaventosa. A uno a uno sono andati a Regina Coeli. Le supposizioni sono state parecchie. L'uomo era stato trafugato come un sacco di cenci. Tutti erano silenziosi. La fatalità dell'avvenimento infittiva. Gli avventurieri non si facevano vivi. Nessuno di coloro che detenevano il potere nei supremi uffici del Governo veniva sospettato. Si potevano odiare ma non inchiuderli fra i delinquenti famigerati. Pure l'indagine spingeva continuamente verso il Viminale. Fra loro si trovava una morbosa simpatia. Le supposizioni non conducevano che agli orrori. A supporlo cremato, sepolto, annegato. Siccome non si è trovato mai nulla i nemici dello scomparso hanno trovato un'accusa terribile. Hanno messo in circolazione la voce esecranda della speculazione. Si speculava sull'assassinio. Si trafficava sul morto per ammazzare il vivo. Se si fosse potuto trovare degli avvallamenti cutanei nei deputati di opposizione non si sarebbe esitato. La stolta leggenda non durò gran tempo. La popolazione a furia di leggere notizie si è trovata verso il delitto sommario. Avrebbe linciato certi tipi. Dalla sua concezione era solo salvo Mussolini. Nessun sospetto verso di lui. Più si discendeva negli strati sociali e più veniva elevato. Per lui era una disgrazia sociale. Era la guigne o la iettatura di Mussolini. Povero Cristo. Mi pareva di averlo udito scoppiare in un'effusione di dolore:

"Oh, mio dio, quale scandalo!"

Certo il giornalismo aveva diritto alle sue escandescenze, alle sue collere, ai suoi prorompimenti. Non c'era ragione di infuriare. Il Governo ha fatto male a smentire se stesso e a trasportare il giornalismo in piena Stor Chamber dei tempi puritaneschi. La persecuzione non poteva essere più dei nostri tempi, come non è più del nostro tempo il fanatismo politico. È naturale! Non si sopprime un legislatore senza indemoniare un popolo. La persecuzione l'abbiamo veduta in Francia. Neanche Emilio Ollivier è stato capace di ammassare la stampa afflitta dalle lesioni sociali. È precipitato lui e il suo signore.

I più frenati giornalisti del nostro tempo hanno tirato sulla piattaforma professionale il conte di Cavour. Figura vecchia di uomo di Stato. Scrittore arido. Non ha avuto grandi ideali per la stampa. Il Chiala ha rinunciato a raccoglierlo come giornalista. I suoi biografi non ci hanno rivelato nulla che ci facesse spalancare gli occhi. A noi basterebbe fare un confronto. Paragonare Gladstone a Cavour dello stesso tempo, ministro di Vittorio Emanuele II. Non ci fu uguaglianza né come scrittore, né come statista, né come oratore. Nessuna volontà stilistica in Cavour. A quei tempi imperavano Gioberti e Mazzini. Torreggiavano come scrittori, come oratori, come politici. Erano l'ammirazione del popolo che leggeva. Cavour fu, se fu qualche cosa, un sequestratore di giornali, con tendenza a servirsi dei decreti-legge, in lotta con i partiti avanzati, in urto con gli Albertini del tempo. Cavour avrà fatto nulla di scandaloso ma ha applicato molto stato d'assedio. Non abbiamo dunque bisogno di tirarlo in scena. Stia nella sua atmosfera. Nessuno lo sgretola. Intanto con lui non ci sono stati fatti orribili come con noi. Egli ha fatto caricare le folle nelle piazze e non le ha indennizzate. Questo sì. Lasciamo dunque in pace Cavour e lasciamo gli stati d'assedio. Massimo Rocca è fascista o non è fascista. Gli è contrario Farinacci. Ha dichiarato il decreto sulla stampa "il decreto per la guerra civile". Frase che non deve essere piaciuta al ras cremonese. Secondo Rocca che ha messo in giro delle idee sul fascismo, "il fascismo ha la capacità di rendere giustizia". Sarebbe troppo riottoso.

Lo stesso Mussolini non può essere in pace con tutti i deputati. Alfredo Misuri, fu in rivolta, in opposizione. "Non mancai di compiere un ultimo gesto di devozione e di lealtà", aggiunse il prof. Misuri. "Per mezzo di Finzi scrissi e poi per mezzo di Buttafuochi, feci avvertire Mussolini che avrei tenuto alla Camera un discorso di opposizione fascista che forse non gli sarebbe stato inutile per prendere motivo ad una rettifica di rotta.

"Buttafuochi venne a riferirmi l'ordine presidenziale di non parlare.

"Risposi che avrei parlato ugualmente perché la imminente espulsione mi aveva liberato da ogni vincolo di disciplina.

"Buttafuochi riferì e tornò a me per dirmi con un certo sgomento: «Ha detto il Presidente che se tu parlerai contro il suo ordine ti farà arrestare».

"Risposi in tono reciso: «Quand'è così ti prego di rispondere al Presidente, che tra me e lui, c'è lo Statuto»."

L'on. Misuri ha rivelato che anche in fascismo non c'è libertà parlamentare. Se non avesse pubblicato la sua Rivista Morale non avrei creduto. Il Duce lo ha fatto minacciare di arresto se lui, deputato, avesse osato parlare alla Camera. E siccome il deputato umbro ha fatto rispondere al Duce che fra lui e Mussolini c'era di mezzo lo Statuto, si è veduto, finito di parlare, atteso in un agguato. Forse l'on. Misuri non si è meravigliato. Anche lui fu un bastonatore fra i caporali di Mussolini. Egli era diretto alle 22 per il vicolo dello Sdrucciolo, tra Palazzo Chigi e il Credito Italiano, alla volta della Posta della Camera. Era in funzione all'orinatoio. Lo si raggiunse con un colpo di mazza alla regione parietale destra. Mezzo tramortito dal colpo vide confusamente tre ombre che gli menavano altri colpi di bastone al capo ed in altre parti del corpo, oltre a gratificarlo di un morso all'avambraccio e di una scalfittura di pugnale alla mano sinistra. Benito Mussolini lo aveva fatto avvertire. O tace o lo faccio arrestare. Fra coloro che si sono alzati a congratularsi col dissidente Misuri si è veduto il sottosegretario di Stato Ottavio Corgini, dell'agricoltura, e il deputato fascista Chiostri ed altri quattro o cinque. Gente che non voleva essere vittima delle cabale di palazzo e che per disciplina intendevano di essere tranquilli sulle sacre guarentigie parlamentari. Cesare Rossi finse di essere esasperato contro i bastonatori. Era la solita commedia. Come si è fatto per il Forni e per Amendola. Il Forni fu anche lui un bastonatore prima di essere bastonato. Il rispetto alla persona non c'era. Chi non ubbidiva ciecamente andava a rischio di andare al cimitero o all'ospedale.

"Ma giacché il mio cranio di cemento armato mi ha permesso di sopravvivere a questa prova di collaudo, che, in proporzione di un settimo, uccise il povero parroco di Argenta, valga quanto ho detto ad esemplificare per giungere alla conclusione necessaria. Guardi bene il Capo del Governo attorno a sé: la base della piramide gerarchica da Lui creata è eterogenea, ma è fondamentalmente sana, lungo il tronco cominciano le tare: quanto all'apice occorre smantellarlo e ricostruirlo quasi tutto."




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