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Paolo Valera
Mussolini

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FINALE

 

Ho finito. Meglio non ho finito. Benito Mussolini è una figura statale che ormai non conosce confini. Si spersonalizza, si rinnova, si trasforma direi quasi tutti i giorni. Egli si è impadronito della cronaca nazionale e si è circondato di una moltitudine di ras che gliela inveleniscono e gliela propalano come della turbolenza agitatrice e sovvertitrice. Il ras più agitato del suo momento storico è il cremonese Farinacci, un rappresentante eminente che ha abbassato il Paese a tutte le umiliazioni. Immaginatevi che nella Cremona dove impera egli può pubblicare un quotidiano, costrutto di scemenze e di insolenze sgrammaticate, per imporre ogni giorno al governo le sue più strampalate e mostruose idee liberticide che diventano poi il piatto forte della cronaca politica della stampa nazionale. Il giornale di Frassati ha inaugurato la rubrica "Farinacci". Si fa presto a dire che "non bisogna dargli importanza". Ma quando lo si vede in consultazione con Mussolini — un agitatore di idee che se non altro ha un cervello arroventato e un passato politico di uomo che ha fatto storia — si trasalisce. Già, Benito Mussolini da un po' di tempo è prigioniero di faziosi scriteriati che condurrebbero alla rovina anche un Gladstone. Non si era mai veduto un Presidente del Consiglio che tutti i giorni ha da comunicare alla nazione ordini e contrordini, decreti e controdecreti, modifiche, alterazioni e correzioni istituzionali o statutarie. La stampa non è mai stata bistrattata, imbavagliata, violentata, incatenata come in questi tempi di "legislazione farinacciana". Il neo avvocato di Modena deve essere un charmeur, perché a quest'ora egli sarebbe stato inseguito come il Prina.

In verità la gente che circonda Mussolini quando non è in preda ai furori dei fanatici è in maggioranza costituita da ex rivoluzionari avariati, passati attraverso teorie senza fede. Capirete che nessun Presidente del Consiglio avrebbe saputo tollerare al Viminale e nel suo ambiente governativo tanta geldra censurata dall'opinione pubblica come Cesarino Rossi, Marinelli, Filippelli, Naldi, Dumini, Volpi, ed altre creature spaventose. Tutta zavorra per l'égout sociale! Se i suoi dipendenti o collaboratori non fossero stati degli scalzacani che lo avessero mercanteggiato, Mussolini avrebbe dovuto accorgersi che era circondato da tanta melma umana.

Il fattaccio Matteotti ha sbalordito e turbato i partiti di tutte le nazioni. Neanche sotto la dittatura di Cromwell si era osato tanto. Sgozzare un legislatore per complotto o mandato di altolocati intorno al potere! Si finisce per credere che Mussolini sia stato sopraffatto dai suoi Giuda. Livragato dai suoi collaboratori ha perduto la verità sugli individui e la concezione di libertà che deve regolare l'andamento di una nazione civile. Ha riportato sulla scena dell'orgoglio nazionale una delle più impure e sfottute figure della nostra vita parlamentare. Mentre la Rivoluzione francese aveva snicchiato dal Pantheon Mirabeau per punirlo del suo traffico con Luigi XVI, la rivoluzione di Mussolini ha masturbato Crispi — la figura più porca e più vendereccia dei tempi di Tanlongo — con un tentativo di riabilitazione patriottica.

Molta gente non pensa che Mussolini, in mezzo a tanta oratoria fracassosa, è anche un gourmant della letteratura contemporanea e uno stilista dalla fraseologia tornita. Nessuno ha rilevato, in questi ultimi tempi di veemenza politica, che egli si è pubblicamente manifestato un adoratore manzoniano. Egli ha capito che in questa Italia di moltitudini di sgrammaticati, che incominciano col g di Lanza ed arrivano alla beozia di Farinacci, non c'era che da sostituire alla "indomabile" grammatica il metodo manzoniano del controtesto linguistico ed ha fatto regalare dalla Deputazione Provinciale di Milano ai giovanetti lombardi venticinquemila Promessi Sposi in edizione purgata. Fra gli scrittori francesi il suo preferito è Goncourt.

Mussolini oratore è tutti i giorni sulla piattaforma. Anche in questa settimana che l'opposizione è stata con l'orecchio teso per ascoltare il tonfo della sua caduta, presentita un po' dappertutto, Mussolini non ha ceduto terreno. È stato sfolgorante. Ha avuto un linguaggio tutto tronfio della sua persona. Si è imposto. Lo si è voluto paragonare a Silla, il grande console romano. Forse gli assomiglia. In Mussolini si è sviluppata un'aristocrazia che non si conosceva prima della sua ascesa. Vuole la grandezza imperiale di Roma, caput mundi. Prepara alla sua discesa di domani un bagaglio di romanità spettacolosa.




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