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Paolo Valera Mussolini IntraText CT - Lettura del testo |
Io mi ricordo dei primi anni di lettura. Il '52 aveva sollevato intorno a Napoleone III diverse tempeste. Era stato amante di donne come la Cora Pearl. I morti del Due Dicembre lo avevano portato in piazza con il suo passato di ex mantenuto, di ex policeman, di ex spiantato. La penna di Victor Hugo aveva contribuito a dargli una fama infame per tutta la vita. La cosa più vituperevole che faceva circolare il sire come un ribaldo, erano i deputati puniti nelle vie dai soldati del colpo di Stato. Erano comandati dai loro generali e dai loro cani poliziotti come il De Maupas. Victor Hugo li ha celebrati canagliescamente tutti. La pubblica opinione si è conservata per la magna charta. Ha portato il suo lutto per i caduti. Ha fatto trionfare il diritto parlamentare. De Maupas li aveva chiamati rivoluzionari di mestiere, frutti secchi delle grandi città, demagoghi che tentano di provare le loro forze. Il massacro dei deputati fu il cri cri di Parigi.
Il partito socialista italiano ha lasciato passare quasi in silenzio il primo onorevole stato vilmente massacrato dai "ricostruttori". Non si capisce perché non ha fatto lo scalpore dei grossi delitti. Si chiamava Giuseppe Di Vagno. Era avvocato, deputato socialista. Un omone. Un atleta. Aveva 34 anni. È stato sorpreso in una piazza di Mola di Bari, in una domenica soleggiata. Aveva parlato a un comizio. Pareva aspettasse i suoi comizianti. Gli organizzatori del delitto erano tutti giovani tra i diciotto e i vent'anni. Un testimonio oculare ha fatto questa dichiarazione. Ero amico del Di Vagno. I fascisti giunsero a Mola trafelati per impedirgli di parlare. Saputo dove si trovava in quel momento gli tesero l'agguato e compirono la terribile missione. Dico missione, aggiungeva, perché non era possibile supporre odii in persone così giovani. Non è stato assicurato il numero degli assassini. Forse erano diciotto. Erano tutti o quasi tutti studenti di Conversano e fascisti di quel paese. A Mola vi erano andati con due vetture. L'on. Di Vagno non aveva più via di fuga. Era circondato dalla morte. Le canaglie lo avevano mafiosamente raggiunto. Venne aggredito alla schiena. Non ebbe che pochi minuti. Dodici assassini gli furono sopra con la violenza dei revolvers. L'Avanti! ha scritto: "I sicari vili e feroci che hanno assassinato la fiorente giovinezza di Giuseppe Di Vagno non hanno e non meritano attenuanti".
I 30 arrestati di Conversano, focolare del fascismo sanguinario, sono tutti studenti di buona famiglia. Gli ultimi tre sono stati agguantati a Brindisi, in fuga. Vale la pena di citare i nomi di alcuni. È della documentazione. Cassano Tommaso, di Paolo, di anni 19, di Gioia del Colle, studente, appartenente a cospicua famiglia. Lorusso Luigi, di Arcangelo, studente, di 16 anni, e Lorenzo Luigi, di Giuseppe, maestro di scuola primaria, di anni 37. Costui era il più anziano. Per il povero Di Vagno non ci fu che il funerale. Folla di devoti grandiosa fino a Conversano, dove fu tumulato.
Questa carneficina venne consumata sotto la dominazione di Ivanoe Bonomi, il presidente del Consiglio d'allora. Il grande uomo si era fatto rappresentare dal prefetto di Bari, un altro fascista che teneva bordone ai loro delitti. Egli avrebbe dovuto sfollare l'ambiente e proteggere il deputato. Ma anche lui era un odiatore del Di Vagno. Gli agenti governativi erano della sua risma. In un'altra giornata un delegato o un commissario aveva schiaffeggiato e malmenato un altro deputato. In quei giorni in Barletta imperava un certo Mumeo, capo-squadra della malavita locale, un gaglioffo stato in galera più di venti volte per furti, grassazioni, rapine, ferimenti, omicidi e misfatti della peggiore specie.
Ivanoe Bonomi meritava di essere almeno fischiato. Sapeva che in una notte nella stessa Barletta, si erano radunati i camorristi, i mafiosi, i malandrini, i mazzieri dei dintorni con scariche di fucili e incendi e getti di bombe e non ha fatto niente. Non ha salvato nulla. La Camera del Lavoro è stata preda delle fiamme. Pareva una città irlandese di quest'ultime stragi compiute dalla Grande Bretagna. Una città di 50.000 abitanti abbandonata al saccheggio e al fuoco senza che le autorità bonomiane si siano allarmate o difese! Su per giù lo stesso era avvenuto a Milano. A queste Assise si è svolto un dramma con la stessa assoluzione. Tre delinquenti avevano invaso in una domenica un circolo socialista di Foro Bonaparte. Uccisero un povero vecchio, certo Inversetti. C'era Volpi, ora a Regina Coeli. Oltre l'omicidio si erano distribuite molte legnate ai rossi che non avevano che la colpa di essere tesserati. La magistratura non ne ha processati che due. Il terzo è rimasto latitante. Ai due si spalancarono le porte come innocenti. Al terzo si diedero 14 anni e mesi. Il terzo si chiamava Volpi. È ora uno dei sicari del Matteotti. In appello è stato poi assolto anche lui. In quei giorni non si andava in prigione per degli omicidi.
Il funerale del povero Di Vagno è riuscito grandioso. Intorno alla sua bara c'era tutto il sovversivismo barese. Mentre il convoglio funebre passava per Conversano, avviato al cimitero, in via S. Benedetto, si è sentito il fragore di una rivoltellata. È nato lo scompiglio. Ci furono pochi minuti di panico e di sbandamento. La pallottola è stata raccolta. Era uscita dalla casa del fascista Ferrari. Avvenne un'invasione tumultuaria. Lo sparatore era fuggito. Non si trovarono che armi e munizioni.