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Paolo Valera Mussolini IntraText CT - Lettura del testo |
Enrico Ferri è sempre stato un buffone. I suoi avvenimenti personali non hanno mai dato che pagliacciate. Quando il socialismo era avviato alla conquista della borghesia, il Ferri si è scaraventato fino in fondo ai segreti della Marina ed è venuto alla superficie con un sacco di limaccio. Iniziava la campagna contro l'ammiraglio Bettolo e lasciava supporre a tutti che l'uomo di mare fosse nelle sue mani. Traversava Montecitorio seguito dai sottovoci che vedevano in lui l'affondatore dei "succhioni". All'Avanti! aveva assunto un'aria minacciosa. I quotidiani della borghesia lo seguivano pavidi, aspettando ogni mattina uno dei suoi siluri. Venne la querela dei trentacinque ufficiali di marina. Fu il primo pallore dell'istrione. Il Ferri era sulla tolda sbuffante, con la sua zazzera al vento. Aveva dato ordine all'Orano — che non era ancora un bagasciere della stampa politica — di allargare la zona degli scandali borghesi con la scarnificazione degli "onorevoli" avariati. Mare in tempesta. Ferri tuonava dal giornale e dalla piattaforma orale. Si aspettavano rivelazioni di succhionismo. Mucchi di mangerie. Il risultato? Una catastrofe. Il mare flagellava l'istrione. Si è poi saputo che ha dovuto mendicare la pietà di Bettolo. È venuta in scena la dote della moglie. Accusava il socialismo di averlo spinto alla volatizzazione delle centomila lire famigliari. Ci è voluto l'America del Sud. Il Walter Mocchi era diventato un grosso impresario teatrale dell'Argentina. Lo ha fatto scritturare per un giro di conferenze. Ferri ha preso il piroscafo ed è arrivato al nuovo mondo con i suoi forti polmoni e con la sua bella voce squillante di oratore da palcoscenico. Fece denari a cappellate. I suoi grossi volumi di Antropologia e di Socialismo apparvero in tutte le vetrine. Coloro che lo avevano fatto circolare come uno stitico cerebrale rimasero smagati.
L'America ce lo ha restituito carico di oro e di borghesia. Il buffone si è smascherato. Incominciò il suo sogno di tradurre la vigoria dei suoi polmoni davanti al re. Ha portato in giro per la Penisola il suo cliché conferenziale di nazionalista rifatto. Altri trionfi finanziari. Ha fatto il librettista di films patriottiche associato a Pietro Mascagni, reduce anche lui dalle tournées argentine che gli avevano gonfiato la borsa.
Ferri era venuto a noi cortigiano perfetto. Si è avvicinato alla reggia. Ha trovato un'atmosfera fredda. Scoppiata la guerra europea si è ributtato nelle braccia del socialismo e ha cercato il collaborazionismo giolittiano. Sognava un portafoglio ministeriale. Quello della Giustizia. Mussolini fu il suo guastamestieri. Lo conosceva per un ciarlatano di fiera. Lo ha subito additato per un istrione di tutti gli ambienti e lo ha fatto rincorrere dagli "interventisti" come un ambizioso, un esibizionista e un avviso sesquipedale di vigliaccheria neutralista. Giolitti è stato fatto stramazzare e con lui il Ferri che gli teneva dietro come un pezzente.
Finita la guerra è rimasto un fanfarone. Indeciso se accomodarsi un'altra volta con la "bestia trionfante" o se aspettare l'avvenimento reale della chiamata al Quirinale. Anche il Facta lo ha lasciato postulante. La Marcia su Roma gli ha ravvivato i desideri. Lo ha fatto di nuovo un aspirante al portafoglio. Mascheratosi da "girondino" credeva che la sua testa lombrosiana fosse una necessità per i ricostruttori del Codice. Invece Mussolini aveva ministri da buttar via. Lo ha lasciato agli ozi di Rocca di Papa. Non lo ha voluto nemmeno nel listone di tutta la baraonda. A vederlo, adesso, si sente un po' di emozione anche per l'istrione. Dopo tante legislature, Ferri — che agognava la feluca — non è più nemmeno deputato. Mussolini, dategli un posto al gerontocomio! È un uomo finito.
"Rabagas ondeggiante fra la piazza e l'anticamera regia, arrivista che non arriverà mai, uomo fallito in tutti i campi, rivenditore di scientismo all'ingrosso e al minuto, trafficante e imbroglione, intrigante e istrione: ecco l'uomo.
"L'ultimo atto di questo arlecchino lo si è avuto recentemente alla Camera ove, facendo la spola fra il genero di Giolitti e la banda socialista-ufficiale, si dava l'aria di direttore della manovra antiministeriale. Poi all'ultimo momento il pagliaccio si è squagliato, dando testimonianza pubblica del suo animo conigliesco.
"Miserie e vergogne.
"Quelli che temperarono la propria anima alla pura fiamma dell'ideale nel periodo d'oro del socialismo italiano, ricorderanno con qual fine arte istrionica Enrico Ferri si fece largo fra le moltitudini.
"Con la chioma imponente, la barbetta mefistofelica, la cravatta svolazzante al vuoto, egli compariva sui palcoscenici, nei comizi, nei tribunali, nei congressi.
"Era il tribuno del popolo. Novello Gracco, egli dichiarava di voler dedicare tutta la sua vita al bene della plebe oppressa.
"Nelle fotografie che questo agitator di popolo faceva smerciare d'ufficio, appariva la scritta: Enrico Ferri, fustigatore della camorra.
"Egli era il santone della scienza, il gran marabutto dell'antropologia. Naturalmente rivendeva roba altrui. Era il manipolatore, il mercante di teorie che altri avevano meditato ed elaborato prima di lui.
"Il suo amore per il popolo era falso come era falsa la sua fama di scienziato. Egli ricercava il favor delle folle per crearsi un nome. Il popolo doveva prestargli il dorso per salire. Egli non aveva né un carattere, né una fede. Era il Rabagas. Dalla piazza tendeva verso la reggia.
"Poi, a volta a volta, scoprì la sua viltà, rivelò le turpitudini innominabili della sua anima e si tradì irreparabilmente, da se stesso.
"Il processo Bettolo fu la prima rivelazione di Ferri. L'istrione aveva attaccato con virulenza l'ammiraglio. Si era scagliato contro i succhioni della marina, aveva sollevato con impeto di sdegno il fascio di verghe sui parassiti che ingrassavano beatamente col sangue di Pantalone.
"Ma il processo andò male e Ferri ebbe una grave condanna. Allora il fustigatore della camorra voltò casacca. Tutta la campagna che egli aveva voluta, organizzata e diretta, egli la ripudiò, come non sua. Pur essendo intimamente persuaso di aver condotta una giusta battaglia, egli abiurò con spudorata menzogna alle sue idee. Terminò col tessere l'apologia di Bettolo! Questa la prima miserevole rivelazione dell'uomo versipelle.
"In quel tempo, e a causa delle sue escandescenze, il venditore di scienza non riusciva ad ottenere dal Governo la cattedra universitaria. Ferri non celava la sua aspirazione che era più che legittimata dallo stipendio annesso alla cattedra. Ed allora l'uomo politico ebbe nuovi ondeggiamenti, dalla folla accostandosi al Governo. Da tribuno irruente e tempestoso divenire a poco a poco uomo quasi ministeriale.
"Nello stesso tempo egli preparava una gran tournée di conferenze argentine. Il falso scienziato dava un altro esempio di intelligente trasformismo, e valicava l'oceano per presentarsi nei teatri del Sud-America, scritturato a un tanto per sera, come un numero di music-hall.
"Se ne ritornò, — lo sdegnoso tribuno, —— col portafoglio rigonfio di banconote transatlantiche. Allora, assicurata la pancia, egli iniziò una nuova trasformazione per aprirsi la via verso il banco del Governo.
"E alla sua rentrée parlamentare, egli si presentò con un nuovo abito, apertamente nazionalista.
"Ma il camaleonte politico altri miserevoli aspetti doveva rivelare. Poiché il re aveva chiamato a palazzo Bissolati, Ferri era sulle spine.
"«Se il re mi facesse l'onore di consultarmi... » Furono sue parole. Ma l'invito non venne.
"E non venne nemmeno il portafoglio ministeriale. Il saltimbanco non si dava pace, e in un discorso giunse ad affermare coram populo: «Io voglio diventare ministro!» Incredibile, meraviglioso, storico.
"Ma gli anni passavano e il caleidoscopico Ferri vedeva succedersi l'un dopo l'altro i ministeri... La chiamata non veniva!
"Il pagliaccio allora abbandonò ogni ritegno e si fece ascaro di Giolitti.
"Mentre l'Italia nuova combatteva la santa battaglia per l'intervento, l'istrione vide nella congiura di Bülow e Giolitti il mezzo per afferrare alfine uno scanno nel Governo.
"E salì nelle anticamere della reggia, si abboccò col generale Brusati, fece la spola fra i diversi congiurati.
"La rivoluzione antigiolittiana spazzò via anche lui.
"E vano è riuscito l'ultimo suo tentativo alla Camera.
"L'uomo politico è liquidato.
"L'apostolo, il tribuno, lo scienziato, pur essi sono in liquidazione. La bancarotta è completa.