Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Ippolito Nievo Antiafrodisiaco per l'amor platonico IntraText CT - Lettura del testo |
Stracotto solo
(Dopo aver girato per la stanza, e aversi soffiato il naso, e aver sospirato tre ore buone). Decisamente io sono innamorato più di prima! — (Si spalanca improvvisamente la porta ed entra Anonimo).
Anonimo. — Voi qui? correte, volate — ammazzatevi, no anzi cercate di non ammazzarvi per arrivare sano, e salvo a veder quello che ho visto io!
Stracotto. — Cosa, cosa per carità!
Anonimo. — La Signora Teofila a braccietto col Brigadiere degli Sbirri!
Stracotto. — Grazie. Grazie! sono guarito (s'abbottona il soprabito, e balla un galoppo) guarito, guarito! (bussa col capo contro un muro).
Anonimo. — Badate, badate, che a questo modo vi ammalerete gravemente.
Stracotto. — Teofila col Brigadiere degli Sbirri? — Oh baldracca, ah infame io ti detesto, io ti maledico, io ti odio, io ti disprezzo! — Si ti disprezzo, ed è appunto per questo che son guarito! — ma capite, o non capite che son guarito? (dà un pugno nell'occhio di Anonimo).
Anonimo. — Capisco che voi m'accecate! — (si apre precipitosamente la porta: entra col culo avanti il Signor Incognito).
Anonimo. — Oh che simpatica fisonomia hai tu, mio caro Incognito.
Incognito (dopo due colpi di tosse per richiamare l'attenzione). — Sono cose serie.
Stracotto. — Serie, ma serie assai! sono guarito, sono guarito, al diavolo la Teofila!
Incognito (come un Professore). — Effetto de' miei ragionamenti!
Stracotto. — Niente affatto — il merito è del Brigadiere degli Sbirri.
Incognito. — Scusi signore è mio!
Stracotto. — Non è suo!
Incognito. — Come non è mio? Oserebbe contrastare la mia proprietà letteraria? (Il Signor Incognito, e il Signor Stracotto si guardano in cagnesco) - (Anonimo conta sui diti).
Anonimo. — Cinque via cinque venticinque meno tre fanno ventidue — contro ventidue, e mezzo — assolutamente il mio caro Incognito voi siete nella minoranza!
Incognito. — (Pare distratto; tutto in un colpo gli si rizzano i capelli sulla testa, e il beretto gli si innalza due spanne sul cranio come se fosse un marito) — Eccole son esse! — li vedo i fantasimi! Ih — Oh — Eccole.
Stracotto. — Ora tocca a me guarir voi, amico carissimo — e a tal effetto vi racconterò una storiella. V'era una volta...
Incognito. — Tacete, tacete per carità! piuttosto che assorbirmi la vostra insulsa novellaccia voglio sforzarmi a guarire senza medicine!
Stracotto. — Guarite dunque alla spiccia, e raccontatemi come andò la vostra spedizione dalle Signore per sapere di quelle tali lettere.
Incognito. — Ah!... (probabilmente in delirio).
Anonimo. — Oh — oooooooh! (piucché lunghissimo).
Incognito. - Ecco vi dirò — no, sì! anzi andai, e... camminai, e poi mi fermai...
Stracotto. — (Prende pel braccio Incognito, e gli pizzica la polpa).
Incognito. — Ah... diceva che mi fermai, questo non è vero perché io non mi fermai... ma tornai indietro!... quelle Signore sono cause perpetue di repulsione magnetica! E tornato ch'io fui indietro allora sì mi fermai!
Anonimo. — Ma in nome di Dio dove vi siete fermato?
Incognito. — Eh! non lo sapete? al Teatro!
Stracotto. — E cosa vedeste di bello al teatro?
Incognito. — Uh! eccole — mi stanno davanti! placatevi o tre furie, o tre parche arrabbiate, se no vi getto il canocchiale nella testa!
Incognito. — Intendete! se non mi togliete da dosso quelli sguardi di vipere vi slancio il canocchiale nella testa.
Stracotto. — Ma vi pare! in teatro? — nella testa?
Incognito (freddamente, e fra parentesi). — Voi siete i grandi scempiati uditori; non comprendete che per mezzo d'una magnifica apostrofe (figura retorica delle più sfarzose) mi trasporto sul sito?
Incognito. — Eran le tre Signore che vidi in teatro, sedenti (come la Trinità) sopra le nubi, nelle aeree regioni del quart'ordine!
Stracotto. — Lodato sia Iddio.
Incognito (invasato). — Placatevi vi ripeto! — Credete ch'io non sappia che voi aggradite i più temerarii regali che introducono nel vostro tempietto i profani! — o Infernali Divinità!
Incognito. — Credete ch'io non sappia che voi, amabili ragazzine, maneggiate colle vostre mani quei sospirati regali!... e che allargate provvidamente il delubro perché maggior copia ve ne capisca?... Credete ch'io non sappia che voi, Ottavia voi Moros... no! che voi Parche di Plutone avete resistito agli sguardi dei figli di Marte conquistatore una intiera serata, a fianco dell'Infernale Proserpina, e delle Taidi degli abissi!
Stracotto. — Miracolo di Dio! — Che parolaccie, che gusto barocco! — Per carità Incognito!
Incognito. — (fra parentesi) Zitto! vi darò in tre paroline la chiave dell'enigma — Venerdì passato — Accademia del Casino — ed inclita Ufficialità.
Anonimo. — Come, come: le Signore furono a quella Accademia? sfacciate! ma se nessuno vi era? Ah decoro, decoro!!!
Incognito (impassibile). — Si, voi eravate, o Furie o Grazie di Messer Belbezubbe in mezzo ai vostri adoratori!!! Ah, ah... perché mi guardate con quelli occhi così severi? vorreste rimproverarmi? Voi, ragazze da vetrina, messe in mostra per chi le domanda, voi rimproverar me? e con qual diritto? — Tu Morosina sequestrataria degli scritti altrui, tu Ottavia schernitrice di ogni più santo sentimento, tu Egiva che non sai infilzar tre parole, vorreste rimproverarmi? — Ah, Ah, vi getto il cannocchiale nella testa. Tenete. Eccovelo! Prendete! vi ho rotto, o care, ah! il naso! — siete contente!
Anonimo. — Ma per carità, Incognito, torna in te — vuoi far impazzire anche me!
Incognito. — Hai ragione; hai fatto tanta fatica quest'estate a evitar l'Ospitale, che sarebbe un vero peccato che non lo potessi schivare adesso che il maggior rischio è passato.
Stracotto. — Ora farai la gentilezza di tradurre nel linguaggio dei savii quello che hai spifferato nella favella degli ubbriachi!
Incognito. — Tutto si riduce a questo. Le Signore erano in Teatro, e mi han guardato la schiena tutta la sera.
Anonimo. — E cosa guardarono?
Incognito. — Non te lo dissi? la mia schiena!
Anonimo. — E tu hai guardato loro!
Anonimo. — E non hai fatto nessun moto, nessun gesto (con compassione).
Incognito. — Ho fatto ad esse l'atto che più si meritano mostrando loro tutta sera il mio deretano.
Incognito (torna ad invasarsi). — Oh scritti, o scritti vergati col sangue e contaminati dagli sguardi...
Anonimo. — Vuoi che ti bastoniamo!
Incognito (si rappacifica)... — Le lettere le lascio alla Signora perché ne faccia buon uso ne' suoi bisogni...
Stracotto. — Materiali, o spirituali?
Incognito. — Oh sciocco, oh sciocco, credete che abbia bisogni spirituali la Morosina?
Anonimo. — Ma le lettere non sono abbrucciate?
Incognito. — Oh sciocco, oh sciocco! credete che dica la verità la Morosina?
Stracotto. — Ma insomma, che cosa è questa Signora Morosina?
Incognito. — Il mondo dice, che è una ragazza belloccia, alquanto piccina, e con poca dote.
Anonimo. — Era allegra, o afflitta questa sera?
Incognito. — Aveva gli occhi lucidi lucidi, e un po' torbidetti secondo il solito... e de' bei segni d'inchiostro sotto gli occhi!...
Stracotto. — Poveretta, aveva pianto!
Incognito. — Quelli sono sintomi di un'operazione più allegra che non è il pianto, e insieme molto più adatta al carattere, ed agli usi della cara Morosina...
Si aprono le imposte entra il Professore, Grisostomo, Baritola, che cantano in coro: — Oi la lela, oi lalà!
Grisostomo (alza le mani al cielo, e poi si tappa le orecchie).
Incognito. — Come va Grisostomo?
Grisostomo. — (Fa il viso tenero, e poi mettendosi l'indice in bocca scocca sorridendo un bacio).
Baritola. — Bene — Benone, immenso! — Viva Grisostomo, viva la Veronica, viva la Teresina — viva la Melliflua — viva la Rosalia, viva.
Baritola. — Canto le lodi delle mie corteggiate.
Anonimo. — Eh! — manda una volta al diavolo le donne!
Incognito. — Eh! mandale ad Anonimo che gli farai sempre piacere. Immaginati che jeri entrai in sua camera senza picchiare, e trovai il predicatore contro il sesso femminile che si acconciava i calzoni, e la serva di casa che s'era imbarazzata con una sottana nel cavalletto del letto!
Professore. — Io Ingegnere Perito dichiaro che è lecito ad ogni uomo racconciarsi i calzoni, ed ad ogni donna l'imbarazzarsi colle sottane nei chiodi e nei cavalletti!
Incognito. — È quello che dico anch'io — aggiungendo la postilla — che tali inconvenienti succedono spessamente nei colloqui amorosi in cui la forza dei sentimenti fa negligere la toletta in modo, che alle volte si veggono delle donne in certe positure — ... immaginatevi poi le serve...
Professore. — Non serve che me le immagini (sentenziosamente). Ho anch'io noleggiato una servotta... eh.
Baritola. — Sì sì... macchina pneumatica; agitando la pompa... mi ricordo perfettamente la lezione.
Grisostomo. (il quale ha meditato profondamente) — Io vado subito a sposare la mia Melliflua!
Stracotto. — Ti raccomando di sposarla bene.
Grisostomo. — Inutili esortazioni! ah se sentissi (corre a rompicollo giù per le scale) (silenzio universale di due minuti).
Baritola. — Viva la Fiorentina, viva la Margherita!
Incognito. — Maledetto l'amor platonico!
Anonimo. — Maledetti i dolori di pancia!
Professore. — Viva la macchina pracmatica!
Stracotto. — Viva l'amore senz'astrazione!
Incognito. — Viva la guarigione dello stracottissimo Signor Stracotto.
Stracotto. (punto sul vivo, e rosso come un gambero). — Viva la ricuperata salute dello stracottissimo, del fritto, e rifritto Signor Anonimo e del lessato Signor Incognito!
Professore. — E qui chiudiamo la seduta col dimostrarvi colle prove di fatto, che l'astuto Signor Grisostomo è il vero felice fra tutti noi. Egli piglia l'amore senza astrazione. Egli sposa la sua Melliflua, perché è un bel tocco di carne, e se succedesse qualche inconveniente alla simmetria della sua fronte che male ne avverrà a lui? che male agli altri? Celibi, nubili, e maritati! Amore ci vuole come lo intendeva il buon padre Adamo, e non come...