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Ippolito Nievo
Antiafrodisiaco per l'amor platonico

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I

 

Dialogo

del signor Incognito

col signor Stracotto

 

— Cosa diavolo vi è saltato addosso, mio bel Signore Stracotto, che dimenate gambe, e braccia come il Telegrafo?

— Uno sgraziato diavolo in verità! perché jeri sedeva tranquillamente nella mia poltrona, e fumavo un zigaro, e da questa mattina in qua sono in una convulsione uniformemente accelerata. Povera la mia pace! Ah Signor mio, sono innamorato!

— Innamorato! poveretto! innamorato? Lo diceva io, che non eravate del solito umore! Ah ma io possiedo un farmaco eccellente per la vostra malattia. Una storiella amenissima che vi ridurrà in poco tempo al vostro stato normale.

— Davvero, mio caro? Vi prevengo peraltro che il mio stato normale non è la noja.

— Guardate! ed io che credeva di si! Alcuni dicono che la noja ammazza, benché io non lo creda. Però vi giuro di non ammazzarvi, e di sospendere il mio racconto ogni qualvolta vi sorprendano i brividi dell'agonia.

— Grazie, grazie amico! e mi fido della vostra parola d'onore. Fingerò di essere in letto con a fianco un chirurgo indiavolato che faccia delle esperienze sulle mie povere carni.

— Presso a poco: e giacché avete sì buone disposizioni mi arrovescio all'insù dei polsi i manichini della camicia, e mi metto all'opera sul fatto. Comincieremo a piccole dosi, e procederemo colle grosse se però avrete tal gola da farvele passare.

— La parola è al Signor Incognito.




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