53. ZUPPA ALLA
STEFANI
L'illustre poeta dott. Olindo Guerrini, essendo bibliotecario
dell'Università di Bologna, ha modo di prendersi il gusto istruttivo, a quanto pare,
di andare scavando le ossa dei Paladini dell'arte culinaria antica per trarne
forse delle illazioni strabilianti a far ridere i cuochi moderni. Si è
compiaciuto perciò di favorirmi la seguente ricetta tolta da un libriccino a
stampa, intitolato: L’arte di ben cucinare, del signor Bartolomeo
Stefani bolognese, cuoco del Serenissimo Duca di Mantova alla metà del 1600,
epoca nella quale si faceva in cucina grande uso ed abuso di tutti gli odori e
sapori, e lo zucchero e la cannella si mettevano nel brodo, nel lesso e
nell'arrosto. Derogando per questa zuppa dai suoi precetti io mi limiterò, in
quanto a odori, a un poco di prezzemolo e di basilico; e se l'antico cuoco
bolognese, incontrandomi all’altro mondo, me ne facesse rimprovero, mi
difenderò col dirgli che i gusti sono cangiati in meglio; ma che, come avviene
in tutte le cose, si passa da un estremo all'altro e si comincia anche in
questa ad esagerare fino al punto di volere escludere gli aromi e gli odori
anche dove sarebbero più opportuni e necessari. E gli dirò altresì che delle
signore alla mia tavola, per un poco di odore di noce moscata, facevano
boccacce da spaventare. Ecco la
RICETTA DI DETTA ZUPPA
PER SEI PERSONE
Cervello di vitella,
o di agnello, o di altra bestia consimile, grammi 120.
Fegatini di pollo, n.
3.
Uova, n. 3.
Un pizzico di
prezzemolo ed uno di basilico.
Il sugo di un quarto di limone.
Scottate il cervello
per poterlo spellare e, tanto questo che i fegatini, soffriggeteli nel burro e
tirateli a cottura col sugo di carne; sale e pepe per condimento.
Ponete
le uova in un pentolo, uniteci il prezzemolo e il basilico tritati, l'agro di
limone, un poco di sale e pepe e frullatele; poi col brodo diaccio, che deve
servire per bagnare la zuppa, diluite il composto poco per volta. Versateci in
ultimo il cervello e i fegatini tagliati a pezzetti, e mettetelo a condensare a
fuoco leggero, muovendolo continuamente col mestolo, ma senza farlo bollire.
Condensato che sia, versatelo nella zuppiera sopra il pane, che già avrete
tagliato a dadi e soffritto nel burro o nell'olio, ma prima spargete sul pane
stesso un pugno di parmigiano grattato.
Questa
minestra riesce delicata e sostanziosa; ma io che coi morbidumi non me la dico
punto, invece del cervello, in questo caso, supplirei con le animelle e in
proposito vi dirò che in certe città, e m'intend'io, dove per ragione del clima
non si può scherzare troppo coi cibi, a forza di mangiar leggero e
preferibilmente cose morbide e liquide, si sono gli abitanti di esse snervato
lo stomaco in modo che questo viscere non può più sopportare alcun nutrimento
un po' grave.
|