87. MACCHERONI
ALLA BOLOGNESE
I Bolognesi, per questa minestra, fanno uso dei così detti denti di
cavallo di mezzana grandezza, e questa pare anche a me la forma che meglio si
presta, se cucinati in tal modo; avvertite però che siano di sfoglia alquanto
grossa, onde nel bollire non si schiaccino; al qual difetto poco si bada in
Toscana ove per la predilezione che sempre si dà ai cibi leggeri vengono
fabbricate certe qualità di paste così dette gentili, a buco largo e a pareti
tanto sottili che non reggono punto alla cottura e si schiacciano bollendo, il
che fa disgusto a vederle non che a mangiarle.
Come ognuno sa, le migliori paste da minestra sono quelle di grano duro,
che si fanno distinguere pel colore naturale di cera. Diffidate di quelle
gialle, di cui si tenta mascherare l'origine ordinaria di grano comune, per
mezzo di una tinta artificiale, che una volta era data almeno con sostanze
innocue, quali lo zafferano o il croco.
Le seguenti proporzioni sono approssimative per condire grammi 500 e più
di minestra:
Carne magra di vitella (meglio se nel filetto), gr. 150.
Carnesecca, grammi 50.
Burro, grammi 40.
Un quarto di una cipolla comune.
Una mezza carota.
Due costole di sedano bianco lunghe un palmo, oppure l'odore del sedano
verde.
Un pizzico di farina, ma scarso assai.
Un pentolino di brodo.
Sale pochissimo o punto, a motivo della carnesecca e del brodo che sono
saporiti.
Pepe e, a chi piace, l'odore della noce moscata.
Tagliate la carne a
piccoli dadi, tritate fine colla lunetta la carnesecca, la cipolla e gli odori,
poi mettete al fuoco ogni cosa insieme, compreso il burro, e quando la carne
avrà preso colore aggiungete il pizzico della farina, bagnando col brodo fino a
cottura intera.
Scolate bene i maccheroni dall'acqua e conditeli col parmigiano e con
questo intingolo, il quale si può rendere anche più grato o con dei pezzetti di
funghi secchi o con qualche fettina di tartufi, o con un fegatino cotto fra la
carne e tagliato a pezzetti; unite, infine, quando è fatto l'intingolo, se
volete renderli anche più delicati, mezzo bicchiere di panna; in ogni modo è
bene che i maccheroni vengano in tavola non asciutti arrabbiati, ma diguazzanti
in un poco di sugo.
Trattandosi di paste asciutte, qui viene a proposito una osservazione, e
cioè che queste minestre è bene cuocerle poco; ma badiamo, modus in rebus. Se
le paste si sentono durettine, riescono più grate al gusto e si digeriscono
meglio. Sembra questo un paradosso, ma pure è così, perché la minestra troppo
cotta, masticandosi poco, scende compatta a pesar sullo stomaco e vi fa palla,
mentre se ha bisogno di essere triturata, la masticazione produce saliva e
questa contiene un fermento detto ptialina che serve a convertire l'amido o la
fecola in zucchero ed in destrina.
L'azione fisiologica della saliva è poi importantissima giacché oltre
all'effetto di ammollire e di sciogliere i cibi, facilitandone
l'inghiottimento, promuove per la sua natura alcalina la secrezione del succo
gastrico allorché i cibi scendono nello stomaco. Per questa ragione le
bambinaie usano a fin di bene un atto schifoso come quello di fare i bocconi e
masticare la pappa ai bambini.
Si dice che i Napoletani, gran mangiatori di paste asciutte, vi bevano
sopra un bicchier d'acqua per digerirle meglio. Io non so se l'acqua, in questo
caso, agisca come dissolvente o piuttosto sia utile perché, prendendo il posto
di un bicchier di vino o di altro alimento, faccia, naturalmente, rimaner lo
stomaco più leggero. I denti di cavallo, quando sono più grossi e più lunghi,
si chiamano in Toscana cannelloni e in altri luoghi d'Italia buconotti o
strozzapreti.
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