118. BACCALÀ
MONTEBIANCO
Com'è bizzarra
la nomenclatura della cucina! Perché montebianco e non montegiallo, come apparisce
dal suo colore quando questo piatto è formato? E i Francesi come hanno potuto,
facendosi belli di un traslato de' più arditi, stiracchiare il vocabolo
corrispondente in Brandade de morue? Brandade, dicono essi, deriva da brandir,
muovere, scuotere, vibrare una spada, un'alabarda, una lancia ed armi
simili, e infatti qui si brandisce; ma che cosa? Un povero mestolo di legno.
Non si può negare che i Francesi non sieno ingegnosi in tutto!
Comunque sia, è
un piatto che merita tutta la vostra attenzione, perché il baccalà così
trattato perde la sua natura triviale e diventa gentile in modo da poter
figurare, come principio o tramesso, in una tavola signorile.
Baccalà
polputo, ammollito, grammi 500.
Olio
sopraffino, grammi 200.
Panna o latte
eccellente, decilitri l.
La detta quantità nettata
dalla spina, dalle lische, dalla pelle e dai nerbetti, che si presentano come
fili, rimarrà al pulito grammi 340 circa.
Dopo averlo
così curato, pestatelo nel mortaio e poi ponetelo in una cazzaruola, insieme
con la panna, sopra a un fuoco non troppo ardente, rimestando continuamente.
Quando avrà assorbito la panna, o latte che sia, cominciate a versar l'olio a
centellini per volta, come fareste per la maionese, sempre lavorandolo molto
con l'arma brandita, cioè col mestolo, onde si affini e non impazzisca.
Levatelo quando vi parrà cotto al punto e servitelo freddo con un contorno di
tartufi crudi tagliati a fette sottilissime, oppure con crostini di pane
fritto, o crostini di caviale. Se è venuto bene non deve ributtar l'olio quando
è nel piatto.
Questa quantità
potrà bastare per otto persone.
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