145. FRITTATE
DIVERSE
Chi è che non
sappia far le frittate? E chi è nel mondo che in vita sua non abbia fatta una
qualche frittata? Pure non sarà del tutto superfluo il dirne due parole.
Le uova per le
frittate non è bene frullarle troppo: disfatele in una scodella colla forchetta
e quando vedrete le chiare sciolte e immedesimate col torlo, smettete. Le
frittate si fanno semplici e composte; semplice, per esempio, è quella in
foglio alla fiorentina che quando un tale l'ebbe attorcigliata tutta sulla
forchetta e fattone un boccone, si dice ne chiedesse una risma. Però riesce
molto buona nell'eccellente olio toscano, anche perché non si cuoce che da una
sola parte, il qual uso è sempre da preferirsi in quasi tutte. Quando è
assodata la parte disotto, si rovescia la padella sopra un piatto sostenuto
colla mano e si manda in tavola.
Ogni erbaggio o
semplicemente lessato o tirato a sapore col burro, serve per le frittate, come
può servire un pizzico di parmigiano solo o mescolato con prezzemolo. Se non
fosse indigesta, grata è la frittata colle cipolle. Due delle più delicate, a
gusto mio, sono quelle di sparagi e di zucchini. Se di sparagi, lessateli e
tirate a sapore la parte verde con un poco di burro, mescolando un pizzico di
parmigiano nelle uova; se di zucchini, servitevi di quelli piccoli e lunghi,
tagliateli a fette rotonde, salateli alquanto e quando avranno buttato l'acqua
infarinateli e friggeteli nel lardo o nell'olio, aspettando che sieno rosolati
per versare le uova. Anche i piselli del n. 427, mescolati tra le uova, si
prestano per un'eccellente frittata.
Si fanno anche
frittate alla confettura, spargendovi sopra della conserva di frutta
qualsiasi, ridotta liquida, quando la frittata è cotta. Esse saranno buone, ma
non mi garbano; e vi dirò che quando le vedo segnate sole fra i piatti dolci di
una trattoria, comincio a prendere cattivo concetto della medesima.
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