173. FEGATO DI
MAIALE FRITTO
Gli animali
superiori sono forniti di una glandola biancastra (il pancreas) che,
collocata fra il fegato e la milza, sbocca col suo condotto escretore nel
duodeno. L'umor pancreatico, di natura alcalina, vischioso come l'albumina,
contribuisce con la bile, a sciogliere le sostanze alimentari; ma la sua azione
è più specialmente rivolta a convertire le sostanze grasse in una emulsione che
le rende più digeribili. Codeste secrezioni, i succhi gastrici e la saliva
contribuiscono poi tutti insieme a compiere una digestione perfetta. Per la sua
somiglianza alle glandole salivari (le comuni animelle) e pel suo delicato
sapore, il pancreas è conosciuto da molti col nome di animella del
fegato; in Toscana, quello del maiale, vien chiamato stomachino.
A mio parere,
per sentire il vero gusto del fegato di maiale bisogna friggerlo naturale, a
fette sottili, nel lardo vergine e mescolato collo stomachino a pezzetti. In
questa maniera va levato dalla padella con un poco del suo unto, condito con
sale e pepe e mentre è ancora bollente gli va strizzato sopra un limone, il cui
agro serve a smorzare il grassume. Le fette sottili di fegato si possono anche
infarinare prima di friggerle.
|