RIFREDDI
360. LINGUA
ALLA SCARLATTA
Alla
scarlatta perché prende un bel color rosso; ed è, per aspetto e gusto, un
piatto ben indovinato.
Dovendovi
parlar di lingua, mi sono venuti alla memoria questi versi del Leopardi:
Il cor di tutte
Cose alfin
sente sazietà, del sonno,
Della danza,
del canto e dell'amore,
Piacer più cari
che il parlar di lingua,
Ma sazietà di
lingua il cor non sente.
È vero, il prurito della loquacità non si sazia cogli anni, anzi cresce in
proporzione, come cresce il desiderio di una buona tavola, unico conforto ai
vecchi, ai quali però le inesorabili leggi della natura impongono di non
abusarne sotto pena di gravi malanni; l'uomo nella vecchiaia consuma meno e
l'azione degli organi facendosi via via meno attiva e le secrezioni imperfette,
si generano nel corpo umano umori superflui e malefici, quindi dolori
reumatici, gotta, colpi apoplettici e simile progenie uscita dal vaso di
madonna Pandora.
Tornando alla
lingua, di cui devo parlarvi, prendetene una di bestia grossa, cioè di vitella
o di manzo, e con grammi 20 o 30 di salnitro, a seconda del volume,
strofinatela tutta finché l'abbia tirato a sé. Dopo ventiquattr'ore lavatela
con acqua fredda diverse volte e così umida strofinatela con molto sale e
lasciatela sul medesimo otto giorni, avvertendo di voltarla ogni mattina sulla
sua salamoia, prodotta dal sale che si scioglie in acqua. Il modo migliore di
cucinarla essendo di farla lessa, mettetela al fuoco con acqua diaccia, la sua
salamoia naturale, un mazzetto guarnito e mezza cipolla steccata con due chiodi
di garofani, facendola bollire per tre o quattro ore. Spellatela quando è
ancora a bollore, lasciatela freddare e mandatela in tavola; sarà poi un
rifreddo eccellente e signorile se la contornerete con la gelatina n. 3.
Si può servire
anche calda, o sola, o accompagnata da patate oppure da spinaci.
È un piatto da
non tentarsi nei grandi calori estivi perché c'è il caso che il sale non basti
per conservarla.
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