369. ÀRISTA
Si chiama
àrista in Toscana la schiena di maiale cotta arrosto o in forno, e si usa
mangiarla fredda, essendo assai migliore che calda. Per schiena di maiale
s'intende, in questo caso, quel pezzo della lombata che conserva le costole, e
che può pesare anche 3 o 4 chilogrammi.
Steccatela con
aglio, ciocche di ramerino e qualche chiodo di garofano, ma con parsimonia,
essendo odori che tornano facilmente a gola, e conditela con sale e pepe.
Cuocetela arrosto
allo spiede, che è meglio, o mandatela al forno senz'altro, e servitevi
dell'unto che butta per rosolar patate o per rifare erbaggi.
È un piatto che
può far comodo nelle famiglie, perché d'inverno si conserva a lungo.
Durante il
Concilio del 1430, convocato in Firenze onde appianare alcune differenze tra la
Chiesa romana e la greca, fu ai vescovi e al loro seguito imbandita questa
pietanza conosciuta allora con altro nome. Trovatala di loro gusto cominciarono
a dire: àrista, àrista (buona, buona!), e quella parola greca serve
ancora, dopo quattro secoli e mezzo a significare la parte di costato del
maiale cucinato in quel modo.
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