517. TINCHE IN
ZIMINO
La tinca disse
al luccio: - Vai più la mia testa che il tuo buccio. - Buccio per
busto, licenza poetica, per far la rima. Poi c'è il proverbio: “Tinca di maggio
e luccio di settembre”.
Fate un
battutino con tutti gli odori, e cioè: cipolla, aglio, prezzemolo, sedano e
carota; mettetelo al fuoco con olio e quando avrà preso colore, versate
le teste delle tinche a pezzettini e conditele con sale e pepe. Fatele cuocer
bene, bagnandole con sugo di pomodoro o conserva sciolta nell'acqua, poi
passate il sugo e mettetelo da parte. Nettate le tinche, tagliate loro le pinne
e la coda e così intere, ponetele al fuoco con olio quando comincia a
soffriggere. Conditele con sale e pepe e tiratele a cottura col detto sugo
versato a poco per volta. Potrete mangiarle così che sono eccellenti; ma
per dare al zimino il suo vero carattere ci vuole un contorno d'erbaggi,
bietola o spinaci a cui, dopo lessati, farete prender sapore nell'intinto di
questo umido. I piselli pure vi stanno bene. Anche il baccalà in zimino va
cucinato così.
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