MINESTRE
IN BRODO
7. CAPPELLETTI
ALL’USO DI ROMAGNA
Sono così chiamati per la loro forma a cappello. Ecco il modo
più semplice di farli onde riescano meno gravi allo stomaco.
Ricotta, oppure metà ricotta e metà cacio raviggiolo, grammi
180.
Mezzo petto di cappone cotto nel burro, condito con sale e
pepe, e tritato fine fine colla lunetta.
Parmigiano grattato, grammi 30.
Uova, uno intero e un rosso.
Odore di noce moscata, poche spezie, scorza di limone a chi
piace.
Un pizzico di sale.
Assaggiate il composto per poterlo al caso correggere, perché
gl'ingredienti non corrispondono sempre a un modo. Mancando il petto di
cappone, supplite con grammi 100 di magro di maiale nella lombata, cotto e
condizionato nella stessa maniera.
Se la ricotta o il raviggiolo fossero troppo morbidi, lasciate addietro la
chiara d'uovo oppure aggiungete un altro rosso se il composto riescisse troppo
sodo. Per chiuderlo fate una sfoglia piuttosto tenera di farina spenta con sole
uova servendovi anche di qualche chiara rimasta, e tagliatela con un disco
rotondo della grandezza come quello segnato. Ponete il composto in mezzo ai
dischi e piegateli in due formando così una mezza luna; poi prendete le due
estremità della medesima, riunitele insieme ed avrete il cappelletto compito.
Se la sfoglia vi si risecca fra mano, bagnate, con un dito
intinto nell'acqua, gli orli dei dischi. Questa minestra per rendersi più grata
al gusto richiede il brodo di cappone; di quel rimminchionito animale che per
sua bontà si offre nella solennità di Natale in olocausto agli uomini. Cuocete
dunque i cappelletti nel suo brodo come si usa in Romagna, ove
trovereste nel citato giorno degli eroi che si vantano di averne mangiati
cento; ma c'è il caso però di crepare, come avvenne ad un mio conoscente. A un
mangiatore discreto bastano due dozzine.
A proposito di questa minestra vi narrerò un fatterello, se
vogliamo di poca importanza, ma che può dare argomento a riflettere.
Avete dunque a sapere che di lambiccarsi il cervello su'
libri i signori di Romagna non ne vogliono saper buccicata, forse perché fino
dall'infanzia i figli si avvezzano a vedere i genitori a tutt'altro intenti che
a sfogliar libri e fors’anche perché, essendo paese ove si può far vita
gaudente con poco, non si crede necessaria tanta istruzione; quindi il novanta
per cento, a dir poco, dei giovanetti, quando hanno fatto le ginnasiali, si
buttano sull'imbraca, e avete un bel tirare per la cavezza ché non si muovono.
Fino a questo punto arrivarono col figlio Carlino, marito e moglie, in un
villaggio della bassa Romagna; ma il padre che la pretendeva a progressista,
benché potesse lasciare il figliuolo a sufficienza provvisto avrebbe pur
desiderato di farne un avvocato e, chi sa, fors'anche un deputato, perché da
quello a questo è breve il passo. Dopo molti discorsi, consigli e contrasti in
famiglia fu deciso il gran distacco per mandar Carlino a proseguire gli studi
in una grande città, e siccome Ferrara era la più vicina per questo fu
preferita. Il padre ve lo condusse, ma col cuore gonfio di duolo avendolo
dovuto strappare dal seno della tenera mamma che lo bagnava di pianto. Non era
anco scorsa intera la settimana quando i genitori si erano messi a tavola sopra
una minestra di cappelletti, e dopo un lungo silenzio e qualche sospiro
la buona madre proruppe:
- Oh se ci fosse stato
il nostro Carlino cui i cappelletti piacevano tanto! - Erano appena
proferite queste parole che si sente picchiare all'uscio di strada, e dopo un
momento, ecco Carlino slanciarsi tutto festevole in mezzo alla sala.
- Oh! cavallo di ritorno, esclama il
babbo, cos'è stato? - È stato, risponde Carlino, che il marcire sui libri non è
affare per me e che mi farò tagliare a pezzi piuttosto che ritornare in quella
galera. - La buona mamma gongolante di gioia corse ad abbracciare il figliuolo
e rivolta al marito: - Lascialo fare, disse, meglio un asino vivo che un
dottore morto; avrà abbastanza di che occuparsi co' suoi interessi. - Infatti,
d'allora in poi gl'interessi di Carlino furono un fucile e un cane da caccia,
un focoso cavallo attaccato a un bel baroccino e continui assalti alle giovani
contadine.
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