544. POLLO ALLA
RUDINÌ
Questo pollo,
battezzato non si sa perché con tal nome, riesce un piatto semplice, sano e di
sapore delicato, perciò lo descrivo. Prendete un pollastro giovane, levategli
il collo, le punte delle ali, e le zampe tagliatele a due dita dal ginocchio;
poi fatene sei pezzi: due colle ali a ciascuna delle quali lascerete unita la
metà del petto, due colle coscie compresavi l'anca e due col groppone toltane
la parte anteriore. Levate le ossa delle anche e la forcella del petto; i due
pezzi del groppone schiacciateli. Frullate un uovo con acqua quanta ne stia in
un mezzo guscio d'uovo, metteteci in infusione il pollo dopo averlo infarinato
e conditelo col pepe e col sale a buona misura lasciandovelo fino al momento di
cuocerlo. Allora prendete i pezzi a uno per uno, panateli e, messa la sauté o
una teglia di rame al fuoco con gr. 100 di burro, cuoceteli in questa maniera.
Quando comincia a soffriggere il burro collocateci per un momento i pezzi del
pollo dalla parte della pelle, poi rivoltateli, coprite la sauté con un
coperchio e con molto fuoco sopra e poco sotto, lasciateli per circa dieci
minuti. Servitelo con spicchi di limone e sentirete che sarà buono tanto caldo
che freddo.
Per parlare un linguaggio da tutti compreso, la Sacra Scrittura dice che
Giosuè fermò il sole e non la terra e noi si fa lo stesso quando si parla di
polli, perché l'anca dovrebbesi chiamar coscia, la coscia gamba e la gamba
tarso: infatti l'anca ha un osso solo che corrisponde al femore degli uomini,
la coscia ne ha due che corrispondono alla tibia e alla fibula e la zampa
rappresenta il primo osso dei piede, cioè il tarso. Così le ali, per la
conformità delle ossa, corrispondono alle braccia che, dalla spalla al gomito
sono di un sol pezzo (omero) e di due pezzi (radio e ulna) nell'avambraccio; le
punte delle ali poi sono i primi accenni di una mano in via di formazione.
Pare, e se è
vero potete accertarvene alla prova, che il pollo cotto appena ucciso sia più
tenero che quando è sopraggiunta la rigidità cadaverica.
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