644. TORTA DI
PANE BRUNO ALLA TEDESCA
Una torta che
merita e vi consiglio a provarla.
Mandorle dolci,
grammi 125.
Zucchero, grammi
125.
Cognac,
cucchiaiate n. 4.
Corteccia di
pane di segala grattato, cucchiaiate colme n. 3.
Uova, n. 5.
Prima lavorate
lo zucchero con due delle dette uova intere, poi aggiungete le mandorle
sbucciate e pestate fini con una cucchiaiata del detto zucchero; tornate a
lavorare il composto, indi versate il pangrattato e tre rossi, in ultimo il
cognac. Montate le tre chiare rimaste ed unitele. Preparate una teglia
proporzionata, ungetela col burro e aspergetela di zucchero a velo e farina.
Dopo averla cotta al forno o al forno da campagna copritela con una crosta
tenera come quella del n. 645, oppure con un intonaco di cioccolata in questa
maniera:
Mettete al
fuoco grammi 30 di burro e grammi 100 di cioccolata a pezzetti e quando sarà
bene sciolta aggiungete grammi 30 di zucchero a velo e distendete il composto
sul dolce quando non sarà più a bollore.
Se non temessi
di seccare il lettore, qui verrebbe opportuna un'altra digressione sulla cucina
tedesca.
Mi resterà
memorabile finché vivo il trattamento della tavola rotonda di un grande albergo
ai bagni di Levico. Cominciando dal fritto o dal lesso fino all'arrosto
inclusivo tutti i piatti nuotavano in un abbondante sugo sempre eguale, dello
stesso gusto e sapore, con qual delizia dello stomaco potete immaginarlo e,
come se ciò fosse poco al suo tormento, quei piatti spesso spesso venivano in
tavola accompagnati da un timballo di capellini, - di capellini, capite! - che
in questo modo devono sottostare a doppia e lunga cottura: un vero impiastro.
Quanta differenza
dal gusto nostro! Ai capellini in brodo il mio cuoco ha l'ordine di far alzare
appena il bollore, ed io li prevengo aspettandoli in tavola.
La cucina
italiana, che può rivaleggiare con la francese, e in qualche punto la supera,
per la grande affluenza oggigiorno di forestieri in Italia che, si vuole, vi
lascino da trecento milioni all'anno e, secondo calcoli approssimativi, con un
crescendo eccezionale di altri duecento milioni in oro nell'anno santo 1900, va
a perdere, a poco a poco, in questo miscuglio turbinoso di popoli viaggianti,
il suo carattere particolare e questa modificazione nel vitto già è cominciata
a manifestarsi più specialmente nelle grandi città e nei luoghi più battuti dai
forestieri. Ebbi a persuadermene di recente a Pompei, ove, entrato con un mio
compagno di viaggio in un ristoratore in cui ci aveva preceduto una comitiva di
tedeschi, uomini e donne, ci fu servito il medesimo trattamento di loro. Venuto
poi il padrone a chiederci gentilmente se noi eravamo rimasti contenti, io mi permisi
di fargli qualche osservazione, sullo sbrodolo nauseoso dei condimenti ed ei mi
rispose: “Bisogna bene che la nostra cucina appaghi il gusto di questi signori
forestieri, essendo quelli che ci danno il guadagno”. Forse per la stessa
ragione, sento dire che la cucina bolognese ha subíto delle variazioni e non è
più quella famosa di una volta.
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