648. DOLCE ROMA
Un signore, che
non ho il bene di conoscere, ebbe la gentilezza di mandarmi da Roma questa
ricetta, della quale gli sono grato sì perché trattasi di un dolce di aspetto e
di gusto signorile e sì perché era descritto in maniera da farmi poco impazzire
alla prova. C'era però una lacuna da riempire, e cioè di dargli un nome, ché
non ne aveva; ed io, vista la nobile sua provenienza, ho creduto mio dovere
metterlo in compagnia del Dolce Torino e del Dolce Firenze, dandogli il nome
della città che un giorno riempirà di fama il mondo come in antico. Scegliete mele
di qualità fine, non troppo mature e di media grossezza. Pesatene 600 grammi,
che non potranno essere più di cinque o sei di numero; levate loro il torsolo
col cannello di latta e sbucciatele. Poi mettetele a cuocere con decilitri due
di vino bianco alcoolico e gr. 130 di zucchero, avvertendo che non si rompano
bollendo e voltandole, e che non passino troppo di cottura. Levatele asciutte,
collocatele col foro verticale in un vaso decente da potersi portare in tavola
e che regga al fuoco, e versatevi sopra una crema fatta con:
Latte,
decilitri n. 4.
Rossi d'uovo,
n. 3.
Zucchero,
grammi 70.
Farina, grammi
20.
Odore di
zucchero vanigliato.
Ora montate con
la frusta le tre chiare rimaste, quando saranno ben sode uniteci grammi 20 di zucchero
a velo e con queste coprite la crema; indi ponete il dolce nel forno da
campagna, o soltanto sul fornello del focolare col solo coperchio del medesimo,
con fuoco sopra e poco sotto per rosolare la superficie, e prima di mandarlo in
tavola spalmatelo mediante un pennello col sciroppo ristretto rimasto dalla
cottura delle mele.
Potrà bastare
per sette od otto persone.
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