732. CONSERVA
DI POMODORO SENZA SALE
Se questo
prezioso frutto della famiglia delle solanacee (Solanum Lycopersicum),
originario dell'America meridionale, fosse più raro, costerebbe quanto e più
dei tartufi. Il suo sugo si marita con tante vivande e fa ad esse così ottima
compagnia, che merita conto di spendere qualche fatica per ottenerne una buona
conserva. Molti sono i metodi per farla ed ognuno dà la preferenza al suo: io
vi descriverò quello da me adottato e che seguo da molti anni perché me ne
trovo bene.
Prendete
pomodori di campo, perché quelli d'orto sono più acquosi, e preferite i piccoli
ai grossi. Stiacciateli così all'ingrosso e metteteli al fuoco di legna in una
caldaia di rame non stagnata e non abbiate paura perché l'acido non attacca il
rame se non quando è fuori dal fuoco e perde il calore dell'ebollizione. Se non
fosse così, io avrei sentito i sintomi del veleno almeno un centinaio di volte.
Quando saranno cotti disfatti versateli in un sacco a spina ben fitto tenuto
sospeso e gettata che abbiano l'acqua passateli per istaccio onde nettarli dai
semi e dalle bucce strizzandoli bene.
Lavate con
accuratezza la caldaia e rimetteteli al fuoco per restringerli quanto basta, e
per conoscere poi il punto preciso della consistenza che deve avere la conserva
(e qui sta la difficoltà) versatene qualche goccia in un piatto e se vedrete
che non iscorre e non presenta sierosità acquosa all'intorno, vorrà dire che
codesto è il punto giusto della cottura. Allora imbottigliatela e anche qui
avrete un'altra prova della sua sufficiente densità, se la vedrete scendere con
difficoltà per l'imbuto.
Per avere una
conserva con meno cottura, e quindi più liquida e naturale, viene usato l'acido
salicilico che nella proporzione di grammi 3 ogni litri 2,1/3 di sugo, si dice
innocuo, ma io finora mi ero astenuto dal farne uso, sapendo che il Governo,
per misura igienica, ne aveva vietato lo smercio. Facendone uso quotidiano
prudenza vorrebbe di non usarlo.
Le bottiglie
preferitele piccole per consumarle presto; ma possono star manomesse anche 12 o
13 giorni senza che la conserva ne soffra. Io mi servo di quelle bianche che
vengono in commercio coll'acqua di Recoaro e in mancanza di queste, di mezze
bottiglie nere da birra. Turatele con tappi di sughero messi a mano, ma che
sigillino bene e legateli con lo spago, avvertendo di lasciare un po' d'aria
fra il tappo e il liquido. Qui l'operazione sembrerebbe finita, ma c'è
un'appendice la quale benché breve è pur necessaria. Collocate le dette bottiglie
in una caldaia framezzo a fieno, a cenci o ad altre cose simili, onde stiano
strette fra loro, e versate nella caldaia tanta acqua che arrivi fino al collo
delle bottiglie e fatele fuoco sotto. State osservando che presto il tappo
delle bottiglie darà cenno di alzare e di schizzar via se non fosse legato e
allora cessate il fuoco, ché l'operazione è davvero finita. Levate le bottiglie
quando l'acqua è diaccia o anche prima, ripigiate con un dito i tappi smossi
per rimetterli al posto e conservate le bottiglie in cantina. Non hanno bisogno
di essere incatramate perché se la conserva è fatta bene non fermenta; ma se
fermentasse e le bottiglie scoppiassero, dite pure che vi è rimasta tropp'acqua
per poca cottura.
Ho sentito dire
che mettendo a riscaldare le bottiglie vuote entro a una stufa e riempiendole
quando sono ben calde non occorre far bollire la conserva nelle bottiglie; ma
questa prova io non l'ho fatta.
Vi raccomando
molto la conserva di pomodoro fatta in questa maniera, perché vi sarà di gran
vantaggio nella cucina; però meglio di questo è il sistema detto
preparazione nel vuoto, mediante il quale si conservano freschi ed interi i
pomodori in vasi di latta. A questa piccola industria, che dava saggio di buona
riuscita in Forlì, ove erasi iniziata, auguravo prospera sorte; ma ohimé che
nacque un guaio! Il Fisco le saltò subito addosso con una tassa, e il povero
industriale mi disse che pensava di smettere.
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