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Errico Malatesta – Francesco Saverio Merlino Anarchismo e democrazia IntraText CT - Lettura del testo |
SULLA LINEA DELL’ANARCHISMO
Continuazione della lettera in parte pubblicata Il 14 marzo 1897, nel numero dell’Agitazione dei 21 marzo 1897. Lo polemica s’allarga.
Osvaldo Gnocchi Viani, parlando nella «Lotta di Classe» della discussione fra me e Merlino a proposito della lotta elettorale, dice che noi, Merlino ed io, «ci siamo staccati dallo stipite anarchico-individualista ed abbiamo fatto un’evoluzione verso il metodo dell’organizzazione e dell’azione politica» e quindi conchiude che Merlino ed io abbiamo fatto un’evoluzione dello stesso genere, e che solo differiamo perchè l’uno ha corso più dell’altro, ed io non so e non voglio «lasciarmi andare fin là» cioè fino ad accettare la tattica elettorale.
Tutti questi spropositi si capirebbero in uno che fosse completamente ignaro della storia del movimento nostro in Italia; ma in Gnocchi Viani fan meraviglia davvero, e fan vedere come il partito preso può ottenebrare il giudizio anche negli uomini meglio informati, e, d’ordinario, più sereni ed equanimi.
Staccati dallo stipite anarchico-indidualista! Ma quando mai Merlino ed io siamo stati individualisti? E che cosa è mai questo stipite anarchico-individualista? In Italia per molto tempo tutti gli anarchici furono socialisti, anzi il socialismo vi è nato anarchico, or sono già quasi trent’anni. Gnocchi Viani se ne deve ricordare. L’individualismo cosiddetto anarchico venne molto più tardi e ci ebbe sempre avversari, tanto Merlino che io.
Evoluzione verso il metodo dell’organizzazione e dell’azione politica! Ma chi di noi ha mai cessato dal riconoscere e propugnare la suprema necessità della organizzazione, e quella della lotta politica? Sulla prima questione noi abbiamo sempre sostenuto che l’abolizione del governo e del capitalismo è possibile solo quando il popolo, organizzandosi, si metta in grado di provvedere a quelle funzioni sociali a cui provvedono oggi, sfruttandole a loro vantaggio, i governanti e i capitalisti. Quindi non volendo governo, noi abbiamo una ragione di più di tutti gli altri per essere caldi partigiani dell’organizzazione.
E sulla seconda questione, chi più di noi ha sostenuto che alla lotta contro il capitalismo bisogna unire la lotta contro lo Stato, vale a dire la lotta politica?
Oggi v’è una scuola che per lotta politica intende la conquista dei pubblici poteri mediante le elezioni; ma Gnocchi Viani non può ignorare che la logica impone altri metodi di combattimento a chi vuole abolire il governo e non già occuparlo.
Merlino ed io ci siamo trovati d’accordo nel segnalare gli errori che, secondo noi, si erano infiltrati nelle teorie anarchiche ed i mali che avevano afflitto il nostro partito, e Merlino ci ha messo, mi compiaccio di riconoscerlo, più attività che non abbia fatto io. Ma, quando i mali da noi lamentati sono già quasi da tutti riconosciuti, quando gli errori incominciano ad essere respinti e l’organizzazione del partito incomincia sul serio, allietandoci di belle speranze, Merlino crede di scorgere la salvezza nella tattica elettorale, che è stata già per lunga esperienza così grande jattura per la causa socialista, e ci lascia. Tanto peggio. Noi continueremo lo stesso senza di lui.
Questo non significa essere andati un po’ più o un po’ meno avanti sulla stessa via, ma aver percorso insieme una certa strada, e poi giunti al bivio, essersi separati, l’uno pigliando da una parte e l’uno dall’altra. Non pare così anche a Gnocchi Viani?