Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Errico Malatesta – Francesco Saverio Merlino
Anarchismo e democrazia

IntraText CT - Lettura del testo

Precedente - Successivo

Clicca qui per attivare i link alle concordanze

MERLINO

SI SVILUPPA LA POLEMICA

 

Risposta di Merlino pubblicata dal Messaggero il 10 febbraio 1897. Il titolo dell'articolo è: «Anarchici e socialisti nelle elezioni politiche»

 

 

Signor direttore,

L’amico Malatesta, a nome (pare) di tutti o quasi tutti gli anarchici ha creduto di poter riaffermare in risposta alla mia lettera del 29 gennaio – e sembra che si prepari a riaffermare anche con un altro suo scritto e con un atto collettivo del partito i principii antiparlamentari e la tattica esclusionista (o astensionista? n.d.M.) dei socialisti-anarchici.

Io li invidio, codesti anarchici. Vorrei anch’io poter nutrire l’antica fede ai trionfi avvezza (veramente non so se ai trionfi, ma certo alle battaglie). Vorrei anch’io aver conservato le idee semplici e tutte d’un pezzo di dieci anni fa. Allora anch’io m’illuderei e chiamerei lo stato di disfacimento del partito anarchico uno stato di riorganizzazione incipiente. Anch’io direi di saper di sicuro in qual modo, – e non altrimenti – si attuerà il socialismo. Anche io ripeterei che il governo, ogni governo, non è che l’organizzazione della classe privilegiata che opprime il popolo con le forze del popolo stesso e che il popolo, nominando dei deputati, delega ad essi la conquista e la difesa dei suoi diritti. E quando avessi detto ciò, mi sentirei soddisfatto e aspetterei il gran giorno della grande rivoluzione, che deve cambiare la faccia della terra, ma che ha il torto, secondo me gravissimo, di farsi un po’ troppo aspettare.

Disgraziatamente, lo confesso, son fatto alquanto maturo: e benchè mi tornasse comodo, non voglio buttarmi l’esperienza di dieci o quindici anni dietro le spalle. Son convinto che il partito anarchico abbia sbagliato strada: son convinto che gli anarchici tutti o quasi tutti, hanno lo stesso mio convincimento; e soltanto non osano confessarlo, e non hanno la forza di animo necessaria per staccarsi dal loro passato.

La tattica astensionista ha portato questi due risultati: 1) ci ha separati dalla parte attiva e militante del popolo; 2) ci ha indebolito di fronte al governo.

Si ha un bel dire che per astensione non si vuol intendere inazione, ma bensì partecipazione all’agitazione elettorale con propaganda anti-parlamentare. Da quella logica, che l’amico mio invoca, gli anarchici astensionisti dovevano finire ed hanno finito per starsene addirittura a casa; quando non hanno votato sottomano per qualche candidato del loro cuore (come individui s’intende, non come partito), senza dire di quelli che addirittura hanno passato il Rubicone, e sono andati a schierarsi – per mero desiderio di fare qualcosa – coi socialisti legalitari.

Il governo poi ha profittato del nostro isolamento per darci addosso in tutti i modi, legali e illegali. (Il governo, si vede, non ha gli scrupoli che abbiamo noialtri).

E noi siamo ridotti al punto di non poter fare la menoma propaganda. La polizia può, a suo libito, imprigionarci, farci condannare, mandarci al domicilio coatto. Che resistenza opponiamo noi? Nessuna.

La nostra è la guerra delle braccia incrociate. Fossimo almeno partigiani della non resistenza al male; avremmo di che consolarci. Niente affatto: noi aspettiamo che maturi la rivoluzione. Frattanto noi abbiamo veduto in questi giorni che chi abbia potuto portare una parola di incoraggiamento agli scioperanti di Civitavecchia è stato un deputato socialista. E continuiamo a dire che non serve a nulla la lotta parlamentare!

Malatesta dice:

Se dobbiamo votare pei socialisti o pei repubblicani, tanto varrebbe andare noi medesimi al Parlamento.

— Per noi non si tratta, come pei socialisti, di riuscire noi, e andare ad attuare il nostro programma in pieno Parlamento, al cospetto del colto e dell’inclita; ma si tratta di aiutare a riuscire quanto più oppositori sinceri ed energici del governo è possibile – trecento Imbriani, per così dire – ma degli Imbriani che non si contentino di bombardare d’interpellanze al Parlamento i ministri, ma muovano una guerra seria e continua al governo nel paese, giovandosi anche, finchè non ne siano privati, delle prerogative parlamentari.

Malatesta afferma che la lotta extra-parlamentare per la libertà non si possa fare, quando si fa la lotta elettorale. Io penso precisamente il contrario.

Quello poi che non posso concedergli a nessun patto è che la tattica parlamentare lungi dal favorire lo sviluppo della coscienza popolare, tende a disabituare il popolo dalla cura diretta dei propri interessi.

Questo è dottrinarismo schietto. L’agitazione elettorale socialista strappa le moltitudini dalla loro indifferenza ereditaria per le pubbliche faccende: in Italia essa ha conquistato alla nostra causa regioni, che si erano addimostrate e sono tuttavia refrattarie alla propaganda anarchica.

Il parlamentarismo ha i suoi inconvenienti: ma che cosa non ne ha? Quale tattica, o agitazione, o azione, potrebbe consigliare il Malatesta, la quale non presenti inconvenienti uguali, se non maggiori? Alcuni nostri amici si sono dati ad organizzare cooperative: lavoro utilissimo anche questo: ma non è il nostro lavoro.

Nè i soci delle cooperative possono essere tutti socialisti e anarchici: nè il governo tollererebbe cooperative cosiffatte. Senza dire che non poche cooperative diventano, via facendo, intraprese capitalistiche: talune nascono addirittura tali.

Che fare dunque? organizzare società operaie di resistenza? Ma appena queste cominciano ad essere numerose e potenti (come le Unioni inglesi) ecco sorgere uno stato maggiore di presidenti, vice presidenti, segretari e cassieri – insomma un parlamentarismo da degradare... quell’altro.

Il parlamentarismo non è un principio, è un mezzo: sbagliano quelli che ne fanno una panacea, ma sbagliano anche quelli che lo guardano con sacro orrore, come se fosse la peste bubbonica.

E non è poi vero che il parlamentarismo sia destinato a sparire interamente. Qualcosa ne rimarrà anche nella società che noi vagheggiamo. Io ricordo uno scritto che Malatesta inviò alla conferenza di Chicago del 1893: dove egli sosteneva che per talune cose il parere della maggioranza dovrà necessariamente prevalere su quello della minoranza.

Ma a parte ciò, anche data l’unanimità, non tutti quelli che hanno deliberato si porranno ad eseguire in massa le loro deliberazioni. A meno di non ammettere quest’aforisma, che io ho ragione di credere che il Malatesta con me ripudi, bisognerà distribuire gli incarichi affidandoli ai più capaci.

Ed ecco questi incaricati formeranno un governo o un’amministrazione... per carità non sofistichiamo sulle parole. Un minimo di governo o di amministrazione ci sarà anche nella società meglio organizzata: solo dobbiamo studiare i modi di renderlo innocuo, di impedire che i pochi si arroghino un potere sulle moltitudini, di ottenere che il popolo eserciti un sindacato continuo ed effettivo sui suoi amministratori o delegati.

Io riconosco gl’inconvenienti del sistema parlamentare e desidero eliminarli, ma non già tornare al dispotismo.

Riconosco pessimo l’ordinamento attuale della giustizia, ma non vedrei volentieri un ritorno alla legge di Lynch, nè al sistema della vendetta privata – come riconosco i torti della giuria ma non vorrei rimettere la mia libertà nelle mani del giudice togato.

Riconosco l’ingiustizia delle leggi: ma non vorrei tornare al tempo in cui la volontà del principe era legge.

Voglio insomma progredire da buon positivista, che crede la società si perfeziona, non si rifonde e rimodella, nè si rifà con una ricetta di principi astratti. Son convinto che i socialisti, tutti – anarchici marxisti e repubblicani – hanno a un dipresso le stesse aspirazioni; e vorrei vederli tutti lottare insieme: e francamente vorrei vedere qualche risultato. Mi rincrescerebbe morire nell’aspettativa in cui vivo da parecchi anni.

 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License