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Errico Malatesta – Francesco Saverio Merlino
Anarchismo e democrazia

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MERLINO

TRA DUE FUOCHI

 

Insiste il Merlino con un articolo pubblicato dallo Avanti! il 24 novembre 1897 dal titolo: «Tra due fuochi».

 

Ad un mio articolo: Il pericolo, inserito nell’Italia del 5 novembre – ha risposto da una parte Luigi Minuti (Italia del Popolo, 11 novembre) dall’altra il mio amico Malatesta (Agitazione di Ancona, n. 35).

Non so resistere alla tentazione di far gustare al lettore il confronto, che è molto istruttivo, di queste due risposte.

Il fatto da me messo in rilievo nell’articolo Il pericolo è che la crociata contro il parlamentarismo, che un tempo facevano gli anarchici e qualche volta anche i socialisti, oggi la fanno i Seghele, i Cesana e altre persone rispettabilissime, ma che per rimedio al mali del parlamentarismo propongono di mutilare il parlamentarismo, di tornare indietro.

Non vorrei, dicevo io, che la gente abboccasse all’amo e che, perduta ogni fiducia nel sistema parlamentare, si riconciliasse col despotismo. Un Boulanger non è possibile in Italia. Al colpo di stato io non ci credo. Ma di fatto il governo, avendo gettato il discredito sul Parlamento, fa il comodo suo; e il paese quasi gli batte le mani, come le battè (come tutti ricordano) al Crispi.

Questo il fatto, che il Malatesta riconosce per vero e il Minuti non smentisce.

Dinanzi a questo fatto il repubblicano intransigente dice:

Può darsi che la gente diventi repubblicana.

L’anarchico‑astensionista dice:

Può darsi che diventino tutti anarchici.

Ed entrambi si fregano le mani dalla contentezza.

E se la gente diventasse partigiana del governo assoluto? O se divenisse ogni giorno più indifferente alla propria libertà (je m’en foutise, dicono i francesi con una parola intraducibile) e incapace ad esercitarle?

Qui sta la questione. I miei contraddittori avrebbero dovuto esaminare il fatto da me rilevato e dimostrare che la propaganda reazionaria che si va facendo contro il sistema parlamentare, non costituisce un pericolo, perchè il popolo è pronto a fare la repubblica o l’anarchia.

Il Minuti ragiona così:

Il popolo è disgustato del sistema parlamentare. Facciamo la repubblica.

Bravo, e come farla se il popolo non si cura neppure di quella poca libertà che potrebbe avere m monarchia?

È proprio il caso di ricordare il detto di Maria Antonietta: Manca il pane: distribuite delle brioches.

Ma non sa il Minuti che con un po’ d’energia questo popolo potrebbe ottenere in monarchia almeno nove decimi delle libertà che gli prometterebbe – e che non sa se gliele darebbe poi – la repubblica? Che un popolo risoluto, attivo, esperto nelle pubbliche agitazioni imporrebbe oggi al governo l’abolizione completa del domicilio coatto, il rispetto dei diritti di riunione e di associazione, il diritto di sciopero e molte altre cose?

Il Parlamento non è già che possa funzionare bene nel sistema attuale; purtroppo io credo che non possa neppure funzionare bene in una repubblica capitalistica, vale a dire dove ci fossero poveri e ricchi.

Ma il principio della sovranità del popolo, del diritto del popolo ad avere una volontà e a farla valere, lo si può e deve affermare fin d’ora, in tutti i modi, senza aspettare la proclamazione della repubblica.

Errico Malatesta fa un ragionamento analogo a quello del Minuti.

Il popolo si mostra indifferente al governo parlamentare, non si vale dei diritti che ha e potrebbe far valere verso il governo. Dunque, propugnamo l’abolizione del governo.

Ecco testualmente le sue parole:

«I reazionari profittano della corruzione e dell’impotenza parlamentare per risollevare la bandiera del clericalismo e dell’assolutismo: è vero.

Ma vorrebbe per questo il Merlino che ci mettessimo a tentare quest’opera tanto impossibile quanto contraria alle nostre condizioni e ai nostri interessi di partito, di salvare il Parlamento dal disprezzo e dall’odio popolare?

Allora sì che il popolo, vedendo che il Parlamento non ha altri nemici che i reazionari, si getterebbe tutt’intero nelle loro braccia. Se Boulanger in Francia potè divenire un pericolo serio, fu perchè gli anarchici erano pochi, e la massa dei socialisti, essendo parlamentaristi, partecipavano del discredito in cui il parlamentarismo è giustamente caduto».

La verità è che parecchi anarchici passarono a militare nelle file dei boulangisti, appunto perchè fuorviati dalla propaganda contro il sistema parlamentare, propaganda puramente negativa. Abolire il Parlamento, abolire il governo, e poi? E poi ognuno farà quel che vuole, e si vivrà nel migliore dei mondi possibili.

«La nostra missione (degli anarchici) è quella di mostrare al popolo che, poichè il governo parlamentare, così malefico com’è, è pur tuttavia la meno cattiva delle forme possibili di governo, il rimedio non sta nel cambiar il governo, ma nell’abolire il governo».

Questo lo dite voi: ma il popolo crede che il governo di uno solo val meglio del governo di pochi, e non concepisce affatto (di questo potete star sicuri) uno stato di cose senza governo di sorta. Il popolo non è convinto che il sistema parlamentare sia la meno cattiva delle forme possibili di governo, e se non ci fosse altro argomento per farlo dubitare di ciò che voi dite, ci sarebbe la propaganda repubblicana, la quale gli suggerisce, a dire del Minuti, «un concetto di governo ove il Parlamento avrà la sua ragione di essere nel suffragio popolare, e la sua esplicazione in un’assemblea legittima, rappresentante della sovranità popolare».

Un uomo o un partito può trincerarsi dietro una frase: «Abolizione del governo». Ma il popolo vuole sapere come si farà a vivere, a intendersi nelle cose d’interesse comune. Abolito che sia il Municipio (che è un piccolo governo), chi penserà alle strade, all’illuminazione, all’arginatura di un fiume come il Tevere e a tante altre cose d’interesse comune?

Vi penseranno tutti? Ciascuno a modo suo? O non vi penserà nessuno? O si incaricheranno alcuni di provvedere a questi pubblici servizi nel pubblico interesse? E saranno questi incaricati arbitri di agire a loro posta, o saranno sottoposti al volere della popolazione? E la popolazione avrà un volere unico, o possono sorgere fra essa pareri diversi? E in questo caso si dovrà scegliere fra l’uno e l’altro? E come? Si riunirà il popolo in massa per deliberare su ciascuna questione che si presenti? Ovvero si riuniranno soltanto i rappresentanti o delegati dei vari gruppi?

Malatesta non è anarchico individualista o amorfista. Egli ammette la necessità della rappresentanza e del voto di maggioranza in talune cose d’interesse comune indivisibile. Ora che cosa è questo se non il sistema parlamentare corretto e migliorato, non già abolito?

Io ho un dubbio: che tutta questa guerra che si muove al parlamentarismo, sia fatta alla parola. In questo caso essa sarebbe lecita, se non fosse pericolosa. Cominciamo dal dire al popolo che si faccia vivo, che si serva dei diritti che ha (come del resto fa la Agitazione, meno non so perchè, per il diritto elettorale), che ne domandi altri, che lotti, che cominci... per finire dove e come meglio si potrà.

 

 




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