XXXVII.
Qui finivano le memorie di Fulvia
che ricevetti in un piego da Chamounix il giorno 20 agosto. Ad esse erano aggiunte
le poche righe seguenti in data di Chamounix.
«Dopo averci pensato a lungo, ho
trovato.
«Giunsi a Torino il giorno tre
d'agosto dopo otto mesi di assenza. Avevo il mio progetto già fatto.
«Rividi alcuni conoscenti,
alpinisti valenti ed appassionati.
«Manifestai una smania
irresistibile di salire sul Monte Bianco. Li pregai di trovarmi una compagnia,
di dirigermi nelle spese da farsi, ecc.
«Questa stranezza parve assai
naturale in una signora giunta or ora dall'America, dove gli originali ed i touristes
sono produzioni del suolo.
«Pochi giorni dopo mi annunciarono
che due giovani alpinisti, loro amici, si disponevano a salire sul Monte
Bianco, alla metà d'agosto. Essi erano già nella prossimità di Chamounix.
«Telegrafammo interrogandoli se mi
volessero per compagna. Accettarono. Li raggiunsi qui a Chamounix ieri a sera.
Oggi mi occupai di tutte le provviste necessarie alla salita. Ho degli stivali
con ventisei chiodetti, appuntati come diamanti. Ho dei bastoni ferrati, dei
veli verdi, degli occhiali imbottiti; tutto un carico di roba per preservare la
vita.
«Chi potrebbe dire che io vado a
morire?
«Eppure così è. Troverò un
crepaccio che m'inghiotta, una valanga che mi travolga; ruinerò da un
precipizio; mi getterò a capo fitto in una gola; dove sono tanti i pericoli,
s'incontra la morte ad ogni passo; il suicidio è facile e segreto. Da quella
gita non tornerò.
«Ho domandato di Gualfardo; non è
più a Torino. Dov'è? Non ne so nulla. Non lo vedrò mai più.
«Ho preso meco le sue lettere;
tutte le sue lettere, ed il suo ultimo biglietto che mi annunciava la morte del
babbo. Quelle lettere che mi parevano tanto fredde, e che ora mi sono tanto
care. Esse riscalderanno il mio povero cuore gelato tra le nevi del Monte
Bianco.
«Non imposterò queste carte per voi
se non al momento di partire per la grande ascensione, da cui non tornerò più.
Quando le riceverete avrò già cessato di vivere.
«Cambiate i nomi, e poi pubblicate
le mie memorie. Ma non questa lettera. Non tradite per ora il segreto della mia
morte.»
«Fulvia.»
|