XVIII.
Il giorno dopo andai a prendere
Fulvia per accompagnarla allo scalo. Sapevo che altri ammiratori sarebbero
stati pronti all'ora della partenza per accompagnarla anch'essi. E, per evitare
d'averli in carrozza in quegli ultimi momenti, uscii io stesso per ordinare ad
un fiaccherajo di venirci a prendere. Gli diedi uno scudo di mancia, e gli
ordinai di prendere il suo brougham più stretto, e di levarne la
panchetta dinanzi.
Quando vennero ad avvertirci che la
carrozza ci aspettava, scendemmo tutti; ma, naturalmente, a nostro grande
rincrescimento, soltanto Fulvia ed io potemmo capire nell'angusto veicolo.
Dissi agli amici che ci raggiungessero alla stazione, e via!... Mancava un'ora
alla partenza.
In quell'ora di corsa Fulvia non
fece che piangere. Io le promisi di raggiungerla il giorno dopo a Reggio. Nulla
mi sorrideva di più che quella scappata. Correrle dietro segretamente,
rivederla con mistero dopo averla tanto veduta ed accompagnata ostensibilmente.
Tutto ciò aveva una tinta d'amore
che mi agitava e mi faceva prevedere la fine di quell'assurda commedia di
platonismo e d'amicizia, dietro la quale tenevamo malamente inceppati i nostri
veri sentimenti, le nostre vere aspirazioni, la nostra doppia libertà.
Fulvia seppe riprendere il suo
piglio franco ed un po' mefistofelico nel salutarmi allo scalo alla presenza di
Giorgio; ma dietro le sue parole acremente scherzose, io sentivo sgocciolare le
lagrime che le ricadevano sul cuore.
Ella doveva arrivare a Reggio la
stessa sera; ed io dovevo raggiungerla la mattina seguente colla prima corsa.
Come lo feci? Come tenni la mia
promessa?
Sento che non avrei bel gioco
narrando io stesso le mie gesta da questo punto innanzi.
Più tardi, molto più tardi, il caso
mi pose tra le mani il giornale di Fulvia.
Se qualcuno può dare un giudizio
vero, equo, delle azioni d'un uomo e de' suoi sentimenti, è la donna che lo
ama.
Io lascerò dunque che d'ora innanzi
il lettore mi giudichi traverso le opinioni di lei, dietro il suo esame
psicologico. Essa mi scruta l'anima, mette spesso a nudo i miei pensieri un po'
egoistici, il mio cuore arido; ma, sommato tutto, nel suo esame vi sarà sempre
più indulgenza per me che non ne sento in me stesso.
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