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Alberto Cantoni
Un re umorista

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  • Le caricature
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Le caricature

Ma che ho certi giorni per anima io? Una squadra, un archipenzolo? E che è questa frega di regolarità e di simetria che mi ha penetrato le ossa fin da quando è morto mio padre e ho dovuto mettermi in giro a cercarmi la sposa? Cosa avrei dovuto trovare per contentarmi bene? Una bilancia in bilico? Una meridiana a mezzodì?

Buono che pizzico di fatalista talvolta, come la più parte di coloro che nascono a piè del trono, colla dolce prospettiva di montarci sopra quando che sia, altrimenti se ne sarebbero viste delle belline. Avrei voluto scegliere... ma che può scegliere chi viaggia con tanto seguito dietro, e con la ragion di stato e gli interessi dinastici dentro le valigie? Sono i piccini, i modesti, gli inconcludenti che scelgono, per lagnarsene... poveretti.

Io ho dovuto correre su e giù in mezzo a quel biondo vivaio di principesse che è la Europa centrale, ma i migliori momenti me li son vissuti da me, quando mi riusciva di rimanere solo solo, a guardare il cielo per la finestra. Quella almeno era ad angolo retto; e tanto meglio se le nuvole, randagie e capricciose di giorno, ovvero se le stelle, una a destra e centomila a sinistra di notte, mi ricorrevano agli occhi dentro del quadrato. Le so capire anch'io le cose irregolari, quando sono di quelle che arrivano all'anima e mi ci dicono qualche cosa.

Ciò che non capisco è la faccia dei miei simili, quando esce di squadra e non accozza bene. Un altro, con più tempo di me e più fortuna assai, avrebbe tirato fuori i più carini fra i gran maestri di cerimonie che mi sono venuti fra i piedi in questo viaggio, e poi, o a memoria in casa sua, o rannicchiato in un cantuccio in casa altrui, se li sarebbe tirati giù alla brava, in bella schiera. Io invece non ho nessun bisogno di ricorrere alla matita per farmi le caricature; io le vedo da me, senza disegnarle. Basta che un naso tiri un po' troppo in giù, o una bazza volga un pochino in su, perché è finita, seguitano, seguitano per le loro vie, e come riderebbero gli sfaccendati se potessero vedere i mascheroni ambulanti che io vedo di quando in quando, senza punto trovarci da ridere.

Ma tutto ciò che si può misurare a vista è ancora il più tollerabile; la peggio è quando si tratta, non già di aspetto e di lineamenti, ma di espressione, di fisonomie.

Ho in mente per esempio che il tale voglia parermi molto affezionato e che invece non lo sia punto, fra carne e pelle, ovvero che il tal altro faccia il Catone a viso aperto, per non cederla a nessuno in riposata cortigianeria; non ho che a farmi questo doppio concetto perché tutto quello che dovrebbe stare ben sotto, nell'imo fondo delle anime loro, non mi apparisca a torto od a ragione di sopra, con un effetto incrociato di ottica morale, che farebbe perdere la pazienza anche a Galileo. Che farci? Sono gli incerti del trono, come questo mio affrettato matrimonio, con altrettanta voglia di prender moglie quanto.. vediamo di non esagerare, quanto di non prenderla punto. Ma oramai ci si sposa presto e non ci si pensi più.

Ora penso alla misera fortuna di coloro che aspettavano il mio ritorno pei decreti di nomina e di pensione. N'è morto il tre per cento, in due mesi. Se avessi potuto vagabondare tre anni, morivan tutti, ed io, non più tardi di ieri, avrei risparmiato una buona mezza giornata di firme. Anzi questa mattina, mentre aspettava malinconicamente che mi portassero una tazza di the, ho osservato che non mi poteva tener ferma la mano, benché l'avessi posata sopra il bracciale della poltrona. Ho creduto sulle prime che fosse un po' di nervoso, ma poi ci ho guardato meglio. Io seguitava a firmare ancora, macchinalmente, senza penna in mano, come se avessi avuto innanzi un'altra montagna di decreti, e il mio segretario me li avesse fatti scivolare sotto uno per uno dicendo:

Pazienza, Maestà. La Madonna ha aiutato e ne avremo per mezz'ora di meno.

Che brutto viso avrebbero fatto quei tali del tre per cento se fossero stati lì in ispirito a guardarci!

Verrà giorno in cui la mia mano non firmerà più nulla, nè davvero, nè macchinalmente, e sarà il preciso, l'identico giorno di tutti gli altri... a meno che esso non ispunti innanzi tempo, e non mi levino la penna dalle dita anche prima d'imbalsamar la mano. Se il mio popolo mi darà il buon viaggio, me ne anderò, ma son sicuro che o non me lo darà, o la prima cosa che guarderò quando me lo avrà dato sarà il viso del Presidente, del mio successore. Guai se non accozza bene! Guai se sarà uno di coloro che più mi fanno gli svenevoli adesso! Voglio ridere tanto che deve passarne la voglia a lui.

Dopo, Sua Eccellenza continuerà a firmare in mia vece, e più assai, più assai di me. C'è una corte di meno nelle nuove repubbliche, è vero, ma ci sono tanti cortigiani di più! E bisogna propiziarseli tutti, principiando da quelli di prima, i quali non si contentano mica di poco, ordinariamente.




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