Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Alberto Cantoni Un re umorista IntraText CT - Lettura del testo |
|
|
Re BargelloAltro che baleno! Ma procediamo con ordine. Bisogna sapere che io ho un gran bisogno di silenzio per lavorare, e che lo sciame dei miei servitori non osa mai di varcare senza necessità la decina di anticamere che stanno fra il mio gabinetto e il rimanente del mondo abitato. Non posso raccogliermi bene che a questa maniera, e meglio mi raccoglierei, se potessi, tra il frastuono di una osteria di villaggio, in tempo di fiera, dove cinquanta persone mi urlassero dintorno a perdifiato. Così non udirei veramente nulla, mentre invece, nel mio stanzino, mi capitano talvolta dei piccoli rumoretti, che non valgo a sopprimere, e che mi fanno saltare come se fossero cannonate. — Shakespeare ha scritto «Molto rumore per nulla» e voi pensate invece «Molto silenzio per ancora meno». Pazienza. Ora ho bastantemente da pensare io medesimo a quel che mi ha fatto la lettrice, per suo trattenimento, e non mi posso occupare di quel che pensino gli altri di me. Udite. Una ventina di giorni fa il mio secondo figliuolo si è sentito improvvisamente assai male, e mia moglie mi mandò a chiamare in furia, servendosi appunto della russa, come della persona che in quel momento aveva più appresso. La messaggiera non era stata scelta bene, è vero, ma se non ci aveva badato la regina, ci aveva a badar io, colla confusione di un figlio in pericolo? Nemmen per sogno, e non si parlò più di quella imbasciata, nemmeno poi, quando cioè il ragazzo, per fortuna, si riebbe del tutto in pochissimo tempo. Ieri sera me la vedo apparire di nuovo. Domando subito, scattando in piedi e correndole incontro, se ci fossero altri guai, ed essa. — No, Maestà. La regina desidera di parlarle subito di non so che cosa. Nient'altro. Accenno a Katie di andarsene che l'avrei seguita e vedo, con mia grandissima maraviglia, che essa si ferma a lato dell'uscio, trinciando una riverenza come per mandarmi fuori il primo. La tracotanza era grande, ed io la guardo subito da capo a piedi, come si meritava. Allora ella si smarrisce, fa un passo laterale verso l'uscio come trasognata, poi scopre un gingillo particolare che aveva in mano, me lo appunta contro, e fa fuoco. Fa fuoco e non mi prende, così a bruciapelo. Le strappo l'arma di mano, gliela getto a terra, e subito: — Ah è per questo che ti ho scoperta quel giorno a guardarmi... così come mi guardi ora? Essa volge gli occhi altrove e non risponde nulla. — Ed io che ti credeva l'anima così bene equilibrata! Bell'equilibrio! E bell'osservatore! Che fare? Chiamar gente? C'era sempre tempo. Lasciarla lì sola? Si poteva gettare dalla finestra. Il colpo era stato così secco e pur così lieve che assai difficilmente aveva potuto essere udito. Conveniva di profittarne.. — Ora ti accomodo io, — pensai ad alta voce per poi eseguire quello che andava dicendo. — Guardarti in tasca per vedere se ci hai altre galanterie, mi ripugna; lasciarti libera di castigarti da te, non voglio; dunque non mi rimane che di impedirti di nuocere. Ecco qua. Prima ti lego le mani con questo fazzoletto, ma così, senza tanti riguardi, strette bene... poi te le attacco forte alla colonnina di questo forziere... poi ci faccio sopra il gruppo alla marinara... poi ti lascio in libertà. La libertà che si conviene pei pari tuoi. Essa non fece la menoma resistenza ed io indietreggiai d'un passo per tornare a guardarla da capo a piedi. Gran cosa il senso del convenevole! Pareva che quella fosse sempre stata la sua posizione naturale, tanto sapeva atteggiarvisi garbatamente. Nemmeno Arianna legata allo scoglio avrebbe potuto mostrarvi maggiore grazia, maggior decoro. — Ora, seguitai, — aspetteremo cinque minuti. Se non apparirà nessuno, vorrà dire che la regina non si è nemmeno sognata di mandarmi a chiamare e che voi avete mentito. Sarà tanto di guadagnato. Così potrò pensare con più agio a quel che mi rimane a fare. Vediamo intanto dove è andata la vostra palla. Ha deviato su questo povero Sèvres e l'ha forato netto. Che peccato. E che po' di forza! Vuol dire che un'altra volta sarete più cauta. Veramente non l'avevate mica pensata male, se vi fosse andata bene. Voi volevate mandarmi fuori il primo, per colpirmi nella schiena, come l'ultimo dei marrani. Invece il vostro balocco si è inciampato qui, di sbieco, sopra la mostra della mia giubba aperta, ed il lieve intoppo ha bastato per fargli mutare indirizzo. Come non sapevate che i tiri a bruciapelo fanno spesso di queste birichinate? Bisogna tirare a segno, sul consistente. Qui la russa, che aveva sempre seguitato a tenere gli occhi bassi, agitò un momento le labbra, come per reprimere uno sbadiglio. Uno sbadiglio a quei lumi di luna? O essa doveva avere del matto, o quello non poteva essere che un moto convulsivo, come dire la prefazione di uno svenimento. Pensai però di abbreviare più che potessi la sua cattività, e traversai tutte le mie anticamere per mandare a chiamare per telegrafo la persona sulla quale aveva già fermato la mente, nello stringere i ceppi, vale a dire il mio attuale e focoso Presidente del Consiglio, che fa anche da ministro degli esteri: una testa bruciata che è arrivata in alto spropositando bene ed a tempo debito. Poi mi venne ripensato a quel tale sbadiglio e lo pregai di venire a coppia con un bravo e pacatissimo dottore, proprietario della più famosa «casa di salute» che abbiamo intorno. Fra tutti due non basteranno forse per far rinsavire un solo pazzo, ma ce n'è più del bisogno per far ammattire una decina di savi. E ordinai che si lasciassero passare entrambi, senza punto annunciarmeli, allo stesso modo (pur troppo) come era passata la lettrice, «per espresso ordine di S.M. la regina». Tornai alla russa dopo pochi minuti di assenza e le dissi nello slegarla: — Vedo con dolore che avete dato più di uno strappo, per liberarvi da voi, ma questo nodo me lo ha insegnato a bordo un capitano inglese, ed ha tenuto bene. Io stesso metto più tempo a scioglierlo che non ne abbia messo a stringerlo, poco fa. Sarà anche merito dei vostri strappi, forse. Ecco fatto. Poniamoci qui, l'una accanto all'altro, come due... dico due persone per bene. Basta che siate così gentile da lasciare le vostre mani nelle mie. Che belle mani morbide e fresche! Accomodatevi. E ci sedemmo come due innamorati sopra due sedie vicine. Il contatto già di per sé stesso pericoloso di quelle sue mani che non tremavano niente, mi faceva un certo effetto, molto disadatto alla circostanza, che mi toglieva poi del tutto la voglia di guardarla in viso, per paura di peggio. Che dilettevole quarticello d'ora! E dove dar di capo per passare il tempo? L'unica era di alternare un po' di silenzio e un po' di monologo a voce alta come prima, esprimendo ripetutamente le mie particolari impressioni intorno all'amico a sei colpi che si trovava ancora a terra, e che io vedeva benissimo lì, da star seduto. Un bell'amico, a impugnatura d'avorio. — Avanti, avanti! — sclamai, quando finalmente l'Eccellenza ed il dottore picchiarono discretamente alla mia porta. — Non vi maravigliate del gruppo affettuoso. Favorite anzi di prendere il mio posto accanto alla signorina, uno di qua e uno di là, con occhio alle mani, che le prudono. Io starò qui davanti per tenerla ferma, se vi scappa. Ho già fatto esercizio. I due sedettero a posto, ed io sciorinai loro in poche parole come qualmente fossi stato lì lì per andare di là dal fosso. E conclusi: — Se fiuto questo rewolverino, ancora tepido, ci sento un odor di setta che consola, e mi vien voglia di ricorrere ai tribunali, senza punto curare lo scandalo; se invece guardo la signorina, e ripenso al suo contegno dopo del misfatto, torno subito colla mente a voi, caro dottore, e mi domando se prima di parlarne in pubblico non sia più conveniente di affidarla per ora alle vostre indagini. Saranno un po' lunghe e difficili, perché pare che essa abbia preso il partito di non dir più nulla, come vedete. L'istruzione si potrebbe fare egualmente alla sordina e quando voi vi foste espresso bene sulla convenienza o meno di sfornare tutta la verità, si farebbe naturalmente secondo gli ordini vostri. Rimane a sapere se la signorina si possa rinchiudere come alienata, senza rischiare intanto degli impicci fuori. — Di dov'è? — domandò il ministro. — Russa. — Allora niente di male. Se fosse stata una repubblicana di Andorra, ovvero una cittadina del Lussemburgo o di Lichtenstein, c'era abbastanza di che levare un tramestio da non finirne più, ma una russa! Ce n'è tante. Anzi credo meglio di avvisare segretamente quella cancelleria, perché ci aiuti a ricostruire il suo passato, tanto per vedere se quest'arma, sparata qui, non fosse stata per avventura caricata là. È molto tempo che manca di casa sua? — Mi pare che ci sia stata l'autunno scorso in vacanza per un par di mesi. — Vedete! Così lo studio delle sue condizioni morali potrà andare di pari passo con una specie di istruttoria segreta, e il nostro guardasigilli, che è stato del mestiere, potrà5 incaricarsene ben volentieri... tanto poco gli piacciono le belle donne. — Adagio, adagio. Non precipitiamo, — diss'io. — Se costei si fosse divertita a dar fuoco alle mie scuderie, non ci sarebbe niente di male a fare come facciamo, ma siccome sono stato lì lì per andarci di mezzo io, ed io conto di più, così bisogna avere maggior riguardo anche a lei. Poniamo che si finisca tutti per non dire mai nulla pubblicamente, e che ci si accusi intanto di soppressione di persona, che cosa diremo per discolparci? — Mostreremo questo vaso. Tanto è già forato. — E voi volete che si creda che essa sia venuta nel mio gabinetto per pigliarsela col vaso e non con me? — Perché no? Se è matta. — E se non fosse? — Diremo la verità. — Oh cosa mi capita! — sclamai, ponendo le mani nei capelli. — Dire, disdire, arbitrii, pasticci! — E allora affidiamola ai tribunali subito. Badate però che il primo favore si farebbe ai suoi complici, se ne ha. Un po' lo scandalo, un po' lo stupore del pubblico, c'è tutto quel che ci vuole per aiutarli a salvarsi. Invece così si principia intanto a condurla subito qui dal professore, e poi domani... dopo domani... diremo quel che vorremo. — Oibò! — interruppi un po' severamente. — Ho troppo rispetto della regina per non raccontarle subito ogni cosa. — Ben inteso! — rispose l'altro. — Io mi riferiva alle persone del contorno, quando faranno le maraviglie per non vedere più la lettrice. Che se poi la sottile disciplina delle corti non dovesse nemmeno condurre i cortigiani a far le mostre di credere vero ciò che forse ritengono falso, allora a cosa servirebbe, domando io? Ecc. Ecc. Ho lasciato la casta Susanna in consegna ai due vegliardi, e son disceso io medesimo per una scala appartata a far preparare la carrozza al mio fidato e solito palafreniere. Chi ha fatto il birro può ben fare il galoppino, come feci più tardi il battistrada, allorché, i tre a braccetto dietro ed io davanti, ci avviammo in comitiva alla carrozza. Una figura dei Lancieri in movimento.
Quando, poco dopo e con moltissime precauzioni, dovetti pure arrivare con mia moglie al punto topico del colpo di fuoco, essa, che era seduta e che mi guardava ferma negli occhi, saltò subito in piedi a prendermi per la vita e a farmi scudo della sua persona, e lì, dopo di essersi voltata istintivamente indietro come se avesse già avuto un'altra lettrice accanto, mi posò il capo tramortito sopra la spalla e si mise a piangere senza dir nulla. Non disse nulla colla bocca, ma se il suo core avesse potuto parlare, so bene che avrebbe detto così: — Vai ora a fare il giacobino sul trono. Perché ti ritengano giustamente ben più pericoloso dei re codini, e ti spazzino via il primo. A chi mi chiedesse come faccio a sapere quel che pensava mia moglie in quel momento: — Sfido — risponderei. — Me lo aveva già detto, così in discorso, poche ore prima, come se avesse presagito ogni cosa. L'altra almeno, mirando su di me, aveva còlto il vaso, ma questa... oh questa aveva mirato meglio! |
5 Nel testo abbiamo: "potrò" [Nota per l'edizione elettronica Manuzio] |
Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License |