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Francesco Domenico Guerrazzi
Beatrice Cènci

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CAPITOLO XI.

 

LO INCENDIO.

 

Satanasso (perchè altri esser non puote)

Strugge, e ruina la casa infelice.

Volgiti, e mira le fumose ruote

Della rovente fiamma predatrice;

Ascolta il pianto, che nel ciel percuote.

Ariosto.

 

Oh quanto fu gran dolore il caso, che incolse al misero falegname ed alla sua famiglia! - Moglie, marito e pargoletto dormivano tutti insieme nella medesima stanza sopra la bottega.

Dormivano..... ma un sogno spaventoso travagliava la moglie, e le parea che un mostro immane, con occhi infuocati, peloso nel corpo composto di nodi flessibili come il verme, e di ale scure a modo di vipistrello, le tenesse le branche deretane fitte nei fianchi e le anteriori nella gola, affaticandosi di strangolarla: tentava muoversi, la meschina, e non poteva: s'ingegnava gridare, e non le riusciva. In ultimo si voltò con supremo sforzo sopra un fianco: gli occhi sentiva gravi così, da non li potere schiudere; eppure la facoltà visiva l'era assorta dolorosamente da due globi di luce ora violetta, ora cerulea, come fiamma di spirito di vino. Le arterie delle tempie le battevano con ispasimo, non altrimenti che se fossero tese, e un demonio stringendole con pinzette infuocate si dilettasse a farle vibrare di angoscia. Nella gola durava un raschìo acerbo, quasi cagionato da arìsta di grano tranghiottita67: pure finalmente ella giunse a schiudere gli occhi, e vide per terra una rete di fuoco che trapelava fuori dalle commessure dei mattoni, e la stanza tutta appariva ingombra di fumo: insopportabile calore accendeva l'aria; quindi a poco a poco il pavimento si screpola, e dai vani aperti per la caduta dei mattoni ecco sbucar fuori lingue di fiamma, le quali dopo pochi secondi crescono in orribile incendio.

- Al fuoco! al fuoco! - grida la donna, girando attorno gli occhi spaventati; e si precipitava giù dal letto per prendere nella culla il suo figliuolino.

- Al fuoco! - risponde il marito esterrefatto; e così ignudo com'era corse all'uscio della stanza, e lo aperse. Schiuso l'adito, ecco il fuoco allagare la camera: già tutta la casa andava in fiamme: rifece i passi, con un braccio ricinse la vita alla moglie, con l'altro al figliuolo, e via di corsa si tuffa senza rispetto nel fuoco per guadagnare le scale. Le pietre degli scalini arroventate si spaccano strepitosamente: lo incendio nel piano terreno infuriava in vortici a mo' di turbine, e mandava un rombo come di uragano. I pannilini della madre e del figliuolo già avevano preso fuoco; ma la madre, comunque strascinata, tendeva sollecita le mani e andava estinguendolo su le carni del fantolino. I capelli dei miseri fumavano abbronziti; nei piedi, nelle braccia e nel viso essi pativano angosciose scottature. - Avanti! avanti! purchè possano giungere alla porta di casa! - Già vi stanno presso; - anche un passo, e la toccano; - l'hanno toccata...

Oh dolore! non la possono aprire: - la squassano; la scrollano; invano... l'avevano sprangata per di fuori.

Circondato da vortici di fiamma, il misero padre ansante in così orribile guisa, che stava per iscoppiargli il cuore dal petto, riprende fra le braccia il figlio.... la moglie lasciò stare.... si sentiva rifinito di forza.... Mugolando, improvvido di quello che si faccia, gira e rigira per l'andito;... poi, senza consiglio, si prova a risalire le scale.

La moglie gli trae dietro da vicino per modo, che dove egli alza il piede ella mette l'orma; e il marito sentiva dall'alito affannoso di lei rinfrescarsi l'aria infuocata dietro le spalle; - sempre schermendo dalle fiamme il figliuolo, e qualche volta il marito.

Questi rientra in camera... ma qui giunto sente mancarsi la lena ed il coraggio: gli balenano gli occhi nella morte, e barcolla per cadere; pure in quell'ultimo istante gli bastò l'animo di riporre il bambino nelle braccia della madre prima di spirare: - parole non potè profferirne..... solo con lo sguardo, lungo come quello della lampada prima di spengersi, rivelò una desolazione, che labbro non può dire; - una desolazione, che se avesse potuto manifestarsi avrebbe dichiarato così: Io non te lo raccomando, perchè tu non lo puoi salvare! Poi, squilibrato, correndo su le calcagna ei dette indietro quattro passi o sei, e percosse aspramente il muro tentando ghermirlo con le mani pendenti.

La mattina furono viste le impronte nere di sangue delle mani e dei piedi su la parete e sul pavimento.

In mezzo alle strette della necessità così avviene degli appetiti fisici come delle passioni dell'animo, che le più intense divorino le meno profonde; epperò la donna già più non bada all'uomo che le fu sì caro, ma con tutta l'anima circonda il corpo della sua creatura; - apre la finestra, e si affaccia.

I capannelli raccolti per la via videro una figura, in sembianza di Eumenide, disegnarsi in nero sopra un colore di fuoco, e n'ebbero compassione e paura. - Ella spinse fuori dalla gola un grido - uno solo - ma così desolatamente acuto, così stridentemente disperato e selvaggio, che le viscere degli spettatori si sentirono trafitte come da una spada. - Avrebbero voluto aiutarla, e ne consultavano i pratici; ma i vecchi, con la tremenda pacatezza romana, sporto il labbro inferiore, le braccia incrociate sul petto, guardavano obliquamente lo incendio, e dicevano: Non ci possiamo far nulla; acqua non basta; e, a meno di essere diavoli dello inferno, in coteste fiamme non si entra. Sapete, che cosa resta a fare? Vedere spengersi il fuoco da se, e poi suffragare quelle povere anime uscite dal mondo senza sacramenti.

Ora è da sapersi come Luisa Cènci, persuasa dalla gelosia, travestita da uomo erasi aggirata da più notti, ed anche in cotesta si aggirava intorno alla casa del falegname per sorprendere suo marito; ma fino a eranle tornate le speculazioni inutili. Nonostante ciò neppure per ombra piegava la mente al dubbio, che altri l'avesse tratta in inganno; ma sì piuttosto molinava coi suo cervello, che forse Giacomo non vi praticasse di notte, o che gli amanti convenissero altrove, o in quel momento fossero corrucciati: insomma; ingegnosa a trovare mille modi di tormentarsi con lo errore, anzichè consolarsi per la piana via della verità! Condizione tristissima degli uomini in generale, e delle donne in particolare, di compartire facilmente fede al male, e ritenere tenaci i concetti che si sono formati, comunque lesivi della propria dignità, o dannosi alla propria persona.

Ella pertanto accorse, come gli altri, richiamata dagli urli e dal chiarore dello incendio intorno alla casa; - e quando la ravvisò, il suo cuore ne sentì maravigliosa esultanza: - quello che la colpa, ella pensava, la giustizia ritoglie. -

Ella rimase immobile a contemplare il caso; e se col desiderio non attizzò coteste fiamme, nemmeno - sia lode al vero - ella le spense.

Prima che lo incendio si manifestasse nella sua indomita rabbia alcuni borghesi erano andati in traccia di corde e di scale, e già tornavano provveduti di una scala da paratori, trovata nella prossima parrocchia: l'appuntellarono al muro, e poi voltarono la faccia in su senza muoversi, perchè la copia delle fiamme irrompenti di sotto e di sopra chiariva disperata la impresa.

Ma quando la madre, sbucando fuori dal fuoco, e sorreggendo il pargolo con le braccia tese, gridò: salvatemi il figliuolo! - Oh! allora una persona - una persona sola - sentì sciogliersi il cuore, e questa fu Luisa Cènci. Tacque in lei la donna, e favellò la madre: fattasi di un balzo a piè della scala, così parlò con favella spedita:

- Orsù; breve è il tratto, non difficile la impresa; Romani, chi di voi salisce a salvarli avrà cento ducati d'oro.

E siccome nessuno mostrava muoversi, ella dinuovo:

- Cristiani... animo... via... a cui gli salva duecento ducati....

anche questo premio bastò a scuoterli; chè la paura del pericolo superava la cupidigia. Luisa si trattenne un momento a pensare come non le rimanessero a disporre che altri cento ducati, i quali spesi non ne avanzava pure uno per suoi figliuoli; dal suocero forse avrebbe potuto per allora ottenere altro soccorso. Non importa, pensò il momento dopo; e con voce più forte, quasi volesse rimettere il tempo perduto, con raddoppiata prestezza gridò:

- Trecento ducati a cui gli salvi... trecento ducati d'oro, dico... trecento ducati servono per maritare due figliuole... Romani! - Nessuno si allenta? Sgombratemi davanti... davanti, dico... Cristo mi aiuti!

E leggiera come un uccello salì su per la scala, mentre le stanghe, appoggiate al muro su in cima, già abbronzite fumavano. Arrivata in prossimità della finestra, nel medesimo punto ella disse:

- Datemi... e le fu risposto:

- Eccovi il figlio.

Si erano indovinate. Madri entrambi, sapevano come supremo anelito pel cuore materno sia la salvezza della sua creatura. Scese. Un giovane popolano, vergognando che altri non si fosse mosso, si attentò a salire fino a mezza scala, raccolse il pargolo, e lo portò in luogo di salvazione.

E Luisa risalì mentre su per le stanghe delle scale scorreva la fiamma come lingua di vipera; cessava dove poneva la mano, ritornava più vivida appena levata. Giunta faccia a faccia della donna, che supponeva le avesse tolto lo amore del suo marito, tese valorosamente le braccia... le braccia a lei, che aveva stretto nelle sue il padre dei suoi figliuoli... l'altra vi si gittò delirante di affanno.

La Madre di Cristo contemplò dall'alto dei cieli cotesto amplesso, e si compiacque essere donna. Certo, non occhi umani celesti avevano veduto da secoli un tanto prodigio di carità.

Luisa stringe di forza la cintura della rivale, e scende...

- Presto, Luisa, chè la scala arde;... presto, Luisa, chè crepitano carbonizzati le stanghe, e i piuoli della scala. Oh Santa Vergine! perchè si ferma ella? Un secondo è funesto. - Immemore di se, immemore del pericolo imminente, immemore di tutto, non potè resistere alla cupidità immensa, che sentiva di guardare in volto la sua rivale al chiarore dello incendio, e conoscere se la superasse in bellezza. - Cuore di donna!

Quantunque ella apparisse stravolta orrendamente dal dolore e dallo spavento, i capelli avesse in parte bruciati e la pelle offesa da disoneste scottature, pure le sembrò, com'era, leggiadrissima.

- Ah, gridò, come è bella! - e vacillò su la scala.

Era giunta vicina a terra tre scalini, quando con orribile fracasso sprofondò giù il pavimento; le fiamme scomparvero, globi di fumo mescolati a miriadi di faville avvolsero la casa, la scala e le donne. Un urlo spaventoso echeggiò fino all'altra sponda del Tevere, chè reputarono coteste creature spente dal fuoco e dalla rovina.

Indi a breve ecco lo incendio, come l'orgoglio un momento umiliato, divampare più terribile di prima, e di mezzo alle fiamme uscire Luisa incolume con la donna nelle braccia.

Gridi di giubbilo, acclamazioni frenetiche ferirono il cielo: - chi è l'animoso giovane? - Non lo so. - Ricordati averlo visto mai? - Mai. - E sì che non ha barba in viso, e per uomo da tali fatti è piuttosto scarso di vita, che no. Viva il valente giovane, vero sangue latino. - E più alti sorgevano lo entusiasmo e gli applausi.

Il Signore ebbe misericordia della moglie del falegname, la quale tratta fuori di se non conobbe il fato lacrimevole del marito. Luisa sempre più infervorandosi nella sua generosità, siccome avviene ai buoni, non patì che la donna salvata fosse tratta all'ospedale; e risovvenendole di certa vedova sua casigliana, che le aveva raccomandato, capitando, di appigionarle due stanze, fece conto di accomodarla dentro: molto più, che essendosi messa a risico di spendere per cotesta famiglia fino a trecento ducati, e trovandosi adesso ad averli risparmiati, pensava, che quando anche per condurre a fine la opera buona avesse dovuto impegnarcene attorno un centocinquanta, le ne avanzava l'altra metà pei fatti suoi.

E per mandare subito ad effetto la presa determinazione ordinò che stendessero la donna sopra un lenzuolo tratto fortemente dai lati da quattro uomini robusti, i quali si prestarono volonterosi a cotesto ufficio. Ella si recò in collo il bambino sorreggendolo col braccio destro, e chiese di alcuno che caritatevolmente sostenesse anche lei; però che le girasse il capo, e le paresse che di sotto i piedi le venisse meno la terra. Dalla folla stipata intorno a lei uscì un uomo membruto, ed aiutante della persona, coperto il capo, il collo e il viso di copia grande di capelli e di barba, vestito a mo' dei ciociari dei contorni di Roma.

- Prendete su! - egli disse profferendole il braccio con voce assai più commossa, che non lasciassero sperare le sue sembianze dure, e bronzate. - Appoggiatevi pur sopra, che reggerebbe la colonna trajana. Se non vi da fastidio, mi basta l'animo di portare voi e il putto ad un tempo.

- Lo credo. Dio ve ne renda merito. Basta così. Ora voi altri avviatevi pian piano in via san Lorenzo Panisperna a casa Cènci.

- Casa Cènci! - dando di un passo indietro esclamava il ciociaro.

- In che trovate motivo di maravigliarvi? Forse credete voi tanto straniera da casa mia la carità, da levarne stupore? - Che cosa vi , in grazia, diritto di pensare così, villano?

E siccome il ciociaro tentennava il capo e non rispondeva, donna Luisa, come punta sul vivo, aggiunse:

- E se volete sapere chi fu che ardì salire la scala, mentre voi uomini rimanevate tutti immobili dalla paura, - io vi dirò che fu una donna; però che in me vediate la moglie di don Giacomo Cènci, e nuora del Conte don Francesco.

Il ciociaro adesso traballò visibilmente: con la manca si Strinse forte la fronte tenendovela per un pezzo, quasi volesse costringere le sensazioni e i pensieri a non prorompere fuori della testa.

Io non vi farò mistero dello essere di questo ciociaro. Voi, lettori miei, avete potuto chiarirvi a prova come io non ami la maniera sospensiva del raccontare; però, continuando a procedere per la via piana vi dirò a un tratto che il ciociaro era Olimpio, e i quattro pietosi reggitori i lembi del lenzuolo erano suoi compagni, e complici dell'orribile incendio. E non crediate già che sentimento alcuno d'ipocrisia gli sospingesse a cotesti atti, o astutezza per celarsi meglio; conciosiachè avessero commesso il delitto con tale accorgimento, da non lasciare luogo a sospetto che fosse avvenuto piuttosto per malizia, che per fortuna; ma proprio sinceri essi erano, ed esaltati dallo esempio magnanimo di Luisa. L'uomo, per quanto tristo egli sia, contiene sempre qualche parte di buono; e fra persone da arti lodevoli, o triste non assuefatte a contenersi, o a fingere, il trapasso dal male al bene, e ai modi di significarli avviene inopinato ed improvviso. Io non so se l'uomo nasca con anima prava. Questo si trova nelle Sacre carte, e santi Dottori della Chiesa lo hanno approvato; ma io ne dubito, e affermarlo decisamente non potrei. Solo parmi che dentro noi di queste due cose succeda l'una: o la bontà ricama sopra un velo di scelleraggine, o la scelleraggine ricama sopra un velo di bontà. Chi meno ha pratica di fare i conti con la sua anima, e si lascia più trasportare dai subiti moti del sangue forse sarebbe il migliore, se o la ignoranza troppa, o le abitudini inique, o gli stimoli altrui non gli chiudessero la via a ben fare, o in quella del male nol sospingessero.

Veramente, per sostenere questa sentenza, in me fa mestieri fede di bronzo; perchè uomo al mondo, io penso che non fosse mai scorticato vivo come me dal Popolo, il quale appunto argomenta poco, e sente molto.

Il Popolo, dopo avermi salutato amico e padre, ad un tratto mi disse vituperio; mi caricò di catene, e mi chiamò a morte! Con questi miei orecchi udii i figli del Popolo, che io mi studiai sempre, come potei meglio, onorare e avvantaggiare, allagando il Palazzo della Signoria spartirsi poca moneta al lume dei lampioni, e dire l'uno all'altro: «A te si perviene meno, perchè sei piccolo; ti è bastato il fiato a urlare quanto me MORTE! MORTE

Giuoco Roma contro uno scudo, che cotesta moneta e coteste istruzioni vennero da tali, che saranno stati a un punto fratelli della misericordia, guardie civiche, membri di mutuo insegnamento, e degli asili infantili... Oh come si allarga l'albero della ipocrisia sopra la terra, e l'aduggia tutta con l'ombra maledetta!

Avete ammazzato il cane - sussurroni! - Godetevi i lupi.

Povero Popolo! Tu hai perseguitato ben altri uomini, che non sono io. Dove giacciono le ossa di Giano della Bella e di Benedetto Alberti? Io non lo so: quelle dei Medici hanno sepolcro reale in san Lorenzo. - Dove riposeranno le mie? Chi può saperlo? Pure non ti chiamerò ingrato, maligno, come Dante; sebbene tu abbia perpetuata la voce, che correva ai suoi tempi:

 

Vecchia fama nel mondo ti chiama orbo,

 

Sarebbe carità percuotere il fratello perchè giace infermo? Questo argomento venne adoperato un giorno, e con ottimo successo; ma da un Russo, e con Russi68: ed io, per la grazia di Dio, nacqui italiano. Malattia d'ignoranza è più grave di malattia di corpo; e i popoli si hanno da sanare, non già maledire e percuotere.

Chiunque si apparecchia a travagliarsi pei suoi simili sappia che non riceverà altra mercede, che d'affanni. Prima assai di Prometeo lo avvoltoio divorava il cuore degli amici della umanità. Il destino dei mortali progredisce lento rotando come una macina immensa, e nel passare frange intelligenze e vite, lasciando dietro a se una traccia di polvere d'uomini. Cemento tremendo composto di particelle di cuore, di sangue e di lacrime, che vince in durezza lo stesso granito.

E se la morte fisica arriva precoce per gli anni, anche troppo tarda sopraggiunge per le cure rodenti, per le passioni che limano, e per gli occhi diventati ciechi nel contemplare una luce che consuma. Quando poi l'uomo sopravvive a se stesso, che cosa attende dal suo cervello e dal suo cuore? Ahimè! Una congestione, od uno aneurisma.

Noi siamo morti; ma dentro al nido composto d'odio, di vendetta e di vergogna mette l'ale adesso una generazione di aquile, destinate forse alla vittoria.

Invero la parola ha seminato abbastanza; ora tocca mietere, alla forza. Il pensiero può dare l'albero della scienza, ma l'albero della vita è per le mani gagliarde; e la libertà è la vita. Cessi una volta la generazione dei sofisti, e sorga la generazione dei guerrieri. I retori non hanno mai combattuto una battaglia. Maledetta la civiltà, che insegna a portare le catene come i monili da eunuchi. Bolzari, Odisseo, Colocotroni, ed altri molti eroi, che strapparono un lembo di terra dalle mani sanguinose del Turco, erano klefti. - Io ritorno alla storia.

La sconsolata vedova era tratta molto soavemente a casa di donna Luisa Cènci, la quale aveala preceduta insieme ad Olimpio; e con la sagace sollecitudine di cui le donne sole possiedono il tesoro, aveva già fatto apparecchiare il letto, e cera, e olio, e cotone sodo, e altri tali rimedii, che a quei tempi, e forse anche ai nostri, si reputano meglio efficaci per le scottature: mandò eziandio pel cerusico, e per una balia. Questa, per buona ventura, fu rinvenuta nella contrada, e venne subito. Udito il caso, e interrogata se si sentisse capace ad allattare la creaturina finchè la madre fosse risanata, la buona popolana rispose «magari!»; e senza altro invito prese il pargolo nelle braccia, e trattasi in disparte se lo recò alle mammelle.

La madre delirò tutta la notte ora piangendo sommessa, ora gridando disperatamente, secondochè alla sconvolta fantasia si affacciavano immagini pietose, o terribili. Il giorno appresso non istette meglio; il sopravvegnente ricuperò alquanto delle sue facoltà mentali, e subito cercò il figlio. Risposerle che le dormiva al fianco; volle muoversi, ma non potè, e con voce languida favellò di nuovo:

- Per amore della gran Madre di Dio non m'ingannate!

L'assicurarono con giuramento. Allora pianse: poi domandò del marito, e le dissero, con pietosa menzogna, giacersi malconcio assai della persona nell'ospedale, ma non senza speranza di guarigione.

Luisa, che travestita da uomo la vegliava del continuo, la confortò a tacersi, e a starsi di buono animo; avvegnadio da cotesto smaniarsi non gliene potesse venire se non che aumento di male, e ritardo del giorno desiderato di stringersi al collo il figliuoletto; ed ella allora non flato più.

Luisa aveva posto maraviglioso affetto alla desolata vedova, la qual cosa non ha da parere strana; chè siccome la offesa pei petti mortali somministra ragione per offendere, così il benefizio antico persuade il nuovo; e noi amiamo altrui meno pel bene che ci fa, che per le cure che ci costa. Se poi questo muova da costanza o da presunzione, o da altre buone o cattive qualità, io non saprei affermare: bene io so, che quantunque riesca arduo, più che altri non pensa, rinvenire la origine vera delle nostre azioni, il motivo non è quasi mai solo, ma complesso e attorto di fili forniti in parte dagli Angioli, e in parte dai demonii. Quale poi fosse la proporzione di questi fili nell'animo di donna Luisa non è dato giudicare; giova credere fossero angelici tutti; a me basti accertare, che ella amava cordialmente la vedova.

Se forte pungesse la donna il desiderio di conoscere i particolari del commercio, ch'ella supponeva avesse mantenuto seco lei il suo marito, non è da dire; ma la trattenevano dall'appagarlo molte considerazioni. E prima di tutto non le pareva onesto prevalersi dello stato di cotesta misera per istrapparle il segreto: poco cristiano, e meno che consentaneo alla generosità fin dimostrata da lei, tribolare, forse non senza danno della sua guarigione, la inferma per farla parlare; e finalmente avendo accolto un dubbio, comunque debolissimo, intorno alla verità dei suoi sospetti, amò piuttosto oscillare in cotesta incertezza, che disperarsi nella odiata realtà.

Ma non vi è misura che tanto presto si colmi, quanto quella della impazienza. Certo giorno ella sedeva accanto al letto della vedova. Angiolina, che tale parmi aver detto si chiamasse la vedova, contemplava il volto di Luisa con l'adorazione dei devoti verso le immagini miracolose, e mormorava per lei benedizioni e preghiere. Luisa la guardò fisso a sua volta; vide che le tornavano i floridi colori della salute per la faccia, le scottature non lasciavano segno veruno, e la donna ridiveniva bella più che mai fosse stata. Il cuore palpitò alla gelosa impetuosamente nel seno, e sorridendo un cotal suo riso amaro la interrogò:

- Ma sono io l'unico vostro protettore davvero?

- E chi volete che si prenda cura di una povera femmina come sono io, se non voi per vostra carità?

- E sì.... e sì che la memoria, io credo, non vi aiuta a rammentar bene le cose.... in questo momento.

- Ah! voi dite la verità, esclamò Angiolina, facendosi vermiglia come per vergogna di fallo commesso. Signore! O come possiamo, senza volerlo, diventare ingrati?

- Dunque.... tu hai un altro protettore?

- Un altro protettore, come voi dite, il quale ci ha beneficato assai....

- Sì, eh! E come si chiama egli?

- Egli? - Il Conte Cènci.

- Cènci? Cènci hai tu detto? Cènci? - gridò Luisa come se l'aspide l'avesse morsa nel cuore, e si tacque. Ma l'altra, secondo che la consiglia affetto, e il desiderio di ammendare il fallo involontario, aggiungeva appassionata:

- Cavaliere sopra quanti altri conobbi, eccetto voi, compitissimo e gentile. Per lui ci venne restaurata la casa, che, guasta prima dall'acqua, adesso ha distrutto il fuoco: - egli volle che io mi comprassi vesti sfoggiate, - orgoglio di una ora; - ed ebbi a toccare da lui solenne rimprovero perchè non lo scelsi compare del mio figliuolo.

Luisa si morse le labbra in modo che spicciarono sangue, e la interruppe con aspra voce dicendo:

- Basta!

E mentre per non tradirsi si allontanava a precipizio, combattuta da passioni diverse mormorava:

- Sfacciata! E nemmeno si rattiene da palesare la propria vergogna. Signore! Ma tu veramente comandi di allevare le serpi che ci mordono il cuore?


 

 

 




67 Questi sintomi angosciosi dell'asfissia io descrivo non già per sentito dire, bensì per averli provati. Ciò avvenne quando il signor marchese Cosimo Ridolfi, iniziatore in Toscana del reggimento costituzionale, investito di pieni poteri per sedare in Livorno una cospirazione, che non era mai stata, ordinò mi traessero a Portoferrajo con le mani incatenate nella notte dell'8 al 9 gennaio 1818, e quivi mi gittassero entro un sotterraneo del forte Falcone. Il sotterraneo era umido e freddo: io poi infermo gravemente di male d'intestini, ed estenuato di forze; sicchè mi lasciai andare semivivo sopra un lurido letto da soldato, che rinvenni in cotesta lurida buca. Il carceriere, o di proprio moto o per commissione altrui, mi portò un focone di brace accesa, ed uscì chiudendo la porta del sotterraneo, e la finestra munita di due inferriate, due graticole ed una impannata. Appena chiusi gli occhi incominciarono a travagliarmi i sintomi descritti nel testo: allora con ineffabili sforzi scesi dal letto, e strascinandomi carpone giunsi alla finestra, apersi la impannata, e sporsi la bocca tra i ferri per bere un sorso di aria pura... cioè quale poteva aversi traverso due inferriate e due graticole e piovuta dentro una chiostruccia che mi stava davanti. E poichè i posteri sappiano chente si fossero i Conti, i Baroni, e i Marchesi promotori delle libertà politiche in Toscana, e giudichino, dirò (cosa incredibile, e non pertanto vera): quattordici dei miei compagni d'infortunio furono gli uni sopra gli altri accatastati dentro un altro sotterraneo sterrato, che prendeva aria da un pertugio nel soffitto; un altro certa notte gridava dal sotterraneo, dov'era stato posto solo, lo salvassero perchè in procinto di affogare a cagione dei torrenti di pioggia che colà rovesciavansi; quinci venne remosso se prima il suo corpo non gli si gonfiò mostruosamente. Tale provai il signor Marchese Ridolfi: qual egli provasse me quando il popolo, contro lui infellonito, lo vituperava con ogni maniera di oltraggi, tentava appiccargli fuoco alla casa, e lo minacciava di peggio, ne porgono testimonianza i documenti ricavati dagli archivii dello Stato, e che appartengono al mio ministero. Io li ho pubblicati, e chi ne avesse talento può consultarli: a me basti dirne questo, che seppi e volli, assumendo il maestrato, attaccare qualunque passione privata al cappellinaio, e procedere con tutti imparziale; anzi se taluna parzialità mostrai, fu nel difendere coloro che più mi avevano offeso in generale, e il signor Marchese Ridolfi in particolare. Se io mi sia stato degnamente corrisposto, i discreti decidano. Piacemi unicamente avvertire, come allorquando i Signori del Municipio fiorentino, e la Commissione aggiunta si posero a capo della reazione, che confidarono governare, il mentovato signor Marchese scriveva lettere dalla Spezia, che intercettate furono rese pubbliche a Livorno, con le quali egli reputava onesto aizzarli contro di me; e quivi notai, tra le altre, queste espressioni: «non crediate «a b... f... galantuominiConcetto, e modo, ch'io ricisamente sostengo non degni di lui: di lui, che si diceva innamorato così della civiltà del Popolo toscano da anteporla alla virtù militare, per la quale avrebbe potuto rivendicarsi dal servaggio, e sostenere la sua libertà.



68 Il Cantu, nella Storia di cento anni, narra di Souwarow il quale di tanto in tanto visitava gl'infermi soldati, e li curava così: se gli parea che fingessero, ordinava li bastonassero; se li reputava ammalati davvero, faceva amministrare loro sale, aceto, e non ricordo quale altra sostanza. In questa guisa i suoi ospedali militari stavano sempre vuoti.






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