Il nido era soffice e caldo
lassù in vetta all’olmo; sospeso
ma saldo; ricolmo
di nati, gli alati
volastri dell’ultima
cova.
E un dìttero,
un piccolo nulla,
ronzando leggero,
accanto alla pènsile culla
passò; troppo accanto; e lo scorse
e si sporse
ingordo, un dei piccoli, e cadde.
Ora nella polvere della strada
lo scrìcciolo
arrancava arrancava.
Batteva le alucce
e non poteva
alzarsi; e frullava e ricadeva
spaurito, ansante. Dalla strada
un’ombra, un mostro, a gran passi
giungeva; il cielo, gigantesco,
oscurava.
Veniva dalla strada deserta
un vecchio randagio di tutte
le strade del male, segnato
di rughe e di colpe.
Rottame d’ogni umano naufragio
veniva rugumando
i suoi neri
pensieri di lupo e di volpe.
E vide la creatura che annaspava
nella polvere, e un palpito nel
duro
cuore gli corse; e accorse
e la raccolse; e dalla nocchieruta
mano trarre la tremula dolcezza
seppe d’una carezza; ed i due
sguardi
dei due sperduti, il torbido
ed il lìmpido,
un àttimo
s’incontrarono.
Va, va,
vecchio; lascia
l’innocente. Altre mani, altre
incolpevoli
mani, non le grifagne tue,
racchiudano
la dolce preda. Eccolo, viene,
guarda,
un fanciullo. I suoi cèruli occhi
immensi
specchiano il cielo; e supplice
ti tende
le sue piccole mani dalle rosee
dita, simili ai pètali di un
fiore
contro la luce. O vecchio, o
vecchio, e questo
questo che tu sorridi è forse
l’ultimo
dei tuoi sorrisi, l’ultimo fugace
lampo del bene sulla dura scorza
della tua faccia...
E il bimbo
ebbe il suo dono
lieve, e rise felice, e se lo
strinse
al petto. Oh bello, oh morbido
fascio di piume! Palpitava il
piccolo
cuore della creatura nella
tiepida
stretta; ma più che un nido
caldo è il concavo seno delle
tènere
mani d’un bimbo... Il vecchio
era già lungi, via, col suo
destino,
solo, in cammino.
E il bimbo dagli occhi cerulei
rimase, anche solo, al suo gioco.
Si divertì per un poco
assorto; poi, con gli aculei
d’un pruno, attento, — e teneva
il respiro nella fatica — uno ad
uno
gli cavò diligentemente gli
occhi. Oh come
buffo si contorceva ora, oh che
splendidi
guizzi! Battè
le mani il piccolo
e rise. E nella limpida
chiara ignara pupilla era il riverbero
della tua gloria, o pura
santa, cara ai poeti, imperitura
madre, Natura.
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