...Qualche volta, sì, quando le
stelle in cielo chiamano
e l’oceano,
stanco, le rispecchia,
quando, labili inseguendosi l’un
l’altro argentei
guizzi d’onda in onda, par
risponda
l’acqua in ritmo arguto al muto
invito della luce
e giochino d’enigmi, nel
silenzio, il raggio
e l’ombra,
scende giù dal cielo o affiora su
dalla profonda
quiete, lene, melodia che corre
il sangue vena a vena
la canzone piena
di dolcezza, bella
come il sogno, quella
che ci dice: non soffrire, fin che
puoi dormire; che sussurra: azzurra
come il cielo come il mare
— anima — è la sorte se saprai
sognare, se saprai
sperare!
Melodìa, melodìa
del cuore, nostalgia
d’amore, desideri di pensieri
d’ieri
che la vita ha spenti;
riemergenti echi di canzoni care da
riudir cantare
se nell’anima il ricordo di un
accordo al ritmo par che in ogni
ammulinar
di sogni
dal profondo affiori;
melodìa,
melodìa, rimpianto
d’una via smarrita rifiorita per malía d’incanto, melodìa, tremore
d’una lacrima che brilla a fior di
ciglia, odore
che riporta, d’un incendio
spento, il vento,
tu sei triste, e piangi
troppo! e tempo è d’inni, melodìa! Il silenzio
ti riassorbe, se tu taci!
Piangi pure le tue lacrime e i tuoi
baci!
Fonda è l’ombra, buio il cielo,
grande il mondo, melodìa,
la tua voce è troppo breve!
lieve lieve
fiocco a fiocco, aereo, — guarda —,
pappo di soffiòlo
vola via il dolore, solo
che un mio alito lo sfiori...
Pena e pianto, pianto e pena,
— soffio appena —
nevica nevica
tutt’intorno
nudo è lo stelo, il calice è
vuoto,
non c’è più il fiore del
meliloto,
c’è un altro fiore, rosso
scarlatto,
c’è un’altra voce, voce di gioia,
sentila! ascoltala! Pare un
richiamo,
ma di campane! Squillano a festa!
La tua canzone — dicono — è questa:
Limpido è il
mattino
Fresca è la
rugiada
Va pel tuo
destino che fiorita è la tua strada.
Vento non si
leva
Nube non
minaccia
Va pel tuo
cammino col bastone e la bisaccia.
Nella bisaccia
metti il tuo pane
Con il bastone
scansa gli sterpi
Solo di quello
ti pasci se hai fame
Solo con
quello allontana le serpi.
Per monti e valli
cammina cammina
fino a che l’arco
del sole declina.
Poi la sera
va nel bosco
va nel folto
più odoroso,
poi la sera
va sul mare
va ove l’acque
son più chiare;
E coi rami
della selva
fatti un letto
per riposare;
e coi giunchi
della riva
fatti un’àmaca per sognare;
E quando viene
la notte stellata
canta, canta,
ma a voce spiegata!
Dì: Penso agli
occhi
che mi
sorrisero.
Dì: Penso ai
labbri
che mi
baciarono.
Penso ai
capelli che ai miei si confusero
penso alle
braccia che mi s’allacciarono.
Ma non per gli
occhi,
ma non pei
labbri,
sì per la
spola che tesse e ritesse
sottile sottile
per me questa
trama di raggi d’aprile,
sì per il dono
tuo,
dell’amore,
canto,
Signore,
così:
Amore
amore
il nido che le accoglie,
le tue rondini, non è
di foglie!
Nido è grande, d’aquila,
sta su in alto, è impervio,
vi si guarda nei meriggi ardenti
tra le rupi aeree
Te
ed il Sole.
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