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Giorgio Cicogna Canti per i nostri giorni IntraText CT - Lettura del testo |
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I SEPOLTI
sul colmo, passa, la sprofonda frange, contro lo scafo, e sciacqua. un segno... Un segno che forse si fa più vasto — non c’è più... è svanito...
Ecco, salgono e si susseguono giungano su da tutto un messaggio... che chiamano! ci chiamano! Di sotto il gorgo chiamano noi! Sono compagni che non tornano! Sepolti sfréccino, ansando, navi, navi, e corrano che non sia tardi... «Siamo qui, qui, accanto sopra di voi. Non disperate. Abbiamo navi, e mezzi, e soccorsi. Udiamo. Abbiate fede. Non vi lasciamo. Eccoci... Dite...»
Sepolti, sì, sepolti, sommersi che ci porta le loro voci, reca le nostre; le parole sono parole della stessa dolce scende con esse, e accende, al fondo, un tremulo
A voi no, immensa gregge dei senza luce, non c’è raggio di speranza che giunga. A voi no. Vuoto suono v’è ogni linguaggio. racchiusa da quattro alte mura. E ognuno ha un telaio. La vita sta ad esso; e lavora; e il destino che il gioco diverte. Il telaio «Tessa la vita che vuol tessere Questo è il vostro canto — raso o saio frulla, trama! la catena è sul telaio».
Li salveremo. Ma voi no, fratelli murati vivi; ma voi no. La vostra sì ch’è una tomba! Le pareti han nome Credo - Non posso - Così sia - La quarta è la paura; e sale alto alto. Il sole è di là d’essa; e ride luce al mondo. Ma voi cantate; e purchè i licci s’alzino non chiedete altro; e non avrete. Il vostro sì ch’è un sepolcro! Le pareti han nome Credo - Non posso - Così sia - La quarta |
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