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Modesto Rastrelli
Fatti attinenti all'Inquisizione e sua istoria generale e particolare di Toscana

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INTRODUZIONE

(A cura del Redattore dell’edizione elettronica Manuzio)

L’Autore 1

Francesco Becattini nasce a Firenze il 26 gennaio 1743, figlio di Michele e di Lucrezia da Galasso. A vent’anni soffre la morte del padre ed eredita il negozio di famiglia, una grosseria (attività mista di setaiolo e di merciaio) di cui tuttavia per volontà testamentaria non potrà disporre prima di aver compiuto i trentasei anni. La motivazione addotta dal padre nel testamento è che l’«unico figliolo amatissimo» non è «bastantemente istruito per la retta amministrazione del suo negozio di setaiolo, e grossieria». La vera passione di Francesco è infatti per i libri e la stampa, per la storia, per il teatro e la poesia, insomma, egli ha una gran voglia di scrivere e di creare e ciò lo porta a frequentare l’Accademia degli Apatisti2. Nello stesso anno della morte del padre, nel 1763, Francesco sposa una brava giovane di onorata famiglia, Anna Maria Ostili che gli darà un erede maschio, lo sfortunato e malaticcio Stefano.

 

Purtroppo i timori del padre vengono confermati quando, verso la metà del 1771, lo scapestrato Francesco deve fuggire da Firenze, riparando a Napoli, per non poter far fronte ai debiti contratti. Durante il soggiorno napoletano Becattini riesce a pubblicare presso il Gravier gli Annali d’Italia dall’anno di Cristo 1750 fino all’anno 1770, che considera, poco modestamente, la continuazione degli Annali del Muratori. Autorizzato, all’inizio del 1772, a rientrare a Firenze, egli si dedica in particolare al teatro, componendo e facendo rappresentare alcune sue tragedie, senza tuttavia trascurare la pubblicazione di nuovi lavori e l’attività di “gazzettiere” per la Gazzetta Toscana e la Gazzetta universale. La vita dispersiva tra donne, caffè e teatri, il millantarsi di amicizie alto locate e il palesarsi un delatore inattendibile, lo conducono inevitabilmente ad essere pubblicamente ammonito il 3 maggio 1783, per ordine del sovrano, dal Supremo Tribunale di Giustizia.

 

Screditato da questo pubblico provvedimento, il poligrafo perde l’impiego di estensore delle Gazzette ed ignorando quanto la moglie e il figlio Stefano malato abbiano bisogno del suo sostegno morale e materiale, non trova di meglio che sottrarsi alle proprie responsabilità fuggendo da Firenze per riparare di nuovo a Napoli. Durante questo soggiorno, tra il 1783 e il 1784, il Becattini si dedica alla pubblicazione di nuovi lavori e alla seconda edizione della sua Istoria dell’Inquisizione.

 

Da Napoli si trasferisce a Roma assumendo dapprima l’incarico di estensore del Giornale delle Belle Arti e della Incisione Antiquaria, Musica, e Poesia, e quindi, cessate le pubblicazioni di questo periodico nel 1788, si dedica alla redazione del bisettimanale Notizie politiche. Sarà proprio questa collaborazione che porterà il poligrafo, nel 1790, ad una nuova espulsione, questa volta dallo Stato Pontificio. Anche se i motivi ufficiali della carcerazione di Francesco, e della sua conseguente espulsione, sono le accuse di aver diffamato la Chiesa in alcuni suoi libri, la verità si deve ricercare negli articoli pubblicati dalle Notizie politiche. Per alcuni mesi il bisettimanale pubblica metodicamente resoconti e articoli sulle sommosse che si verificano in varie località della Toscana. Indicate come conseguenza delle riforme Leopoldine in materia religiosa, in realtà sono dovute alla difficile situazione economica che soffre la popolazione del Granducato.

Questo atteggiamento viene considerato, dalla Reggenza Toscana, come sostegno politico e incitazione ai rivoltosi. Pietro Leopoldo, avute le informazioni che quanto pubblicato era da imputarsi ad un preordinato ed interessato disegno della Segreteria di Stato Pontificia, impone un deciso passo ufficiale al fine di troncare questi pericolosi ed inaccettabili interventi, minacciando la rottura dei rapporti diplomatici con la Santa Sede. Il Becattini, dopo una detenzione di qualche mese come capo espiatorio, deve lasciare Roma accompagnato, secondo le sue parole, «dalla comprensione papale che lo fornisce di raccomandazioni ed attestati, perché potesse procacciarsi altrove miglior fortuna»3.

Partito da Roma, dopo un breve ed illogico tentativo di rientrare nel Granducato, trova rifugio nella Repubblica di Venezia. Qui si dedica, oltre alla pubblicazione di nuovi libri e alla riedizione di alcuni suoi precedenti lavori, anche alla gestione di una stamperia.

 

L’occupazione francese e la nascita della Repubblica Cisalpina lo portano nel 1796 a Milano, nella speranza di nuove possibilità per giungere a una posizione economica e sociale migliore. A Milano viene pubblicata, nel 1797, la terza edizione dell’Istoria dell’Inquisizione. Contemporaneamente, Becattini si dedica alla pubblicazione di due edizioni della Vita di Pietro Leopoldo e sarà proprio l’uscita della seconda edizione di questo lavoro che indurrà le autorità della Cisalpina a espellerlo.

Ritornato a Venezia, rientrerà a Milano alla caduta della Cisalpina, per mettersi al servizio degli austriaci con la delazione4 e la penna. Ma, come scaltro opportunista, non appena l’Austria soccombe nella terza coalizione, ecco che Becattini abbraccia la Francia Napoleonica e pubblica il Commentario sulle imprese di guerra di Napoleone il Grande. Quest’opera, uscita a Firenze, ottiene un notevole successo tanto da indurre il suo autore a rientrare nel 1808 in Toscana, dove il clima politico è ormai del tutto diverso da quello lasciato a suo tempo. Dopo un breve soggiorno a Firenze per sistemare alcuni aspetti economici che riguardano la moglie e il figlio sempre più malato, l’autore del primo libro italiano sull’Inquisizione decide di sistemarsi a Livorno e qui conclude la propria esistenza avventurosa, «infelice e tanto travagliata», l’8 marzo 1813, ormai settantenne.




1 Le notizie biografiche qui riportate sono state, in buona parte, attinte dai risultati delle recenti ricerche di Maria Augusta Morelli Timpanaro, pubblicate nel suo pregevole volume: Autori, stampatori, librai per una storia dell’editoria in Firenze nel secolo XVIII, Firenze, Olschki, 1999.



2 L’Accademia degli Apatisti era stata fondata nel XVII secolo come palestra per quei giovani che intendevano percorrere «la carriera delle lettere e del buon gusto». L’Accademia fu soppressa nel 1783 unitamente a quella della Crusca e della Fiorentina.



3 Cfr. Storia di Pio VI



4 Ne sperimentò gli effetti, come vittima dell’«infame ab. Becattini, domestica abitudine», anche lo scrittore Francesco Apostoli.






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