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Vincenzo Padula Persone in Calabria IntraText CT - Lettura del testo |
Egli è certo un cattivo figliuolo chi ignora i debiti, i crediti, il numero, la natura e il prodotto dei fondi appartenenti alla sua famiglia; ed è un cattivo cittadino chi trascura di conoscere i beni, i bisogni, ed i pesi dello Stato, ond'è parte.
Ma chiedere che il nostro popolo abbia, come sarebbe diritto che fosse, la lodevole vaghezza di sapere i particolari dell'amministrazione dello Stato, è un'assurda pretensione, perché nei nostri luoghi ti abbatti in mille valentuomini, cui intelligenza non manca, i quali, non che essere forniti delle piú elementari notizie che concernono le condizioni economiche ed amministrative della propria provincia, quelle non posseggono neppure che toccano il Comune dove son nati.
Egli è questo un gran male; poiché s'è vero che nulla può amarsi quando prima non si conosca, come si può che gli uomini nostri amino daddovero la patria, e da un amore sollevandosi ad altro amore piú nobile vagheggino la prosperità della provincia, e la floridezza dello Stato? Amiamo la patria, e chi lo nega? Ma il nostro è amore poetico, mette radice nelle memorie dell'infanzia, negli amori della giovinezza, ha per obbiettivo la natura fisica del luogo natale, i monti, le vie, gli alberi, le fontane, segretarie dei nostri primi pensieri, testimoni dei nostri primi sollazzi, è un istinto insomma simile a quello che riconduce la rondine al medesimo nido, e la lepre ferita al covo insanguinato, ma non è virtú, non è amore politico, non è amore razionale, che guarda il decoro, la gloria, l'immegliamento morale ed economico del paese nativo.
Questo amore razionale pel paese è impossibile a nascere finché le condizioni del paese durano ad esserci ignorate. E ci sono ignorate perché l'educazione ricevuta in famiglia, nelle scuole e nel vivere sociale ci hanno snaturato in uomini solitarii, impettiti ed egoisti, ci han fatto il cuore piccolo, la vista miope che nulla vede al di là delle domestiche pareti, nulla al di là dei congiunti di terzo grado, e, solo che sul nostro focolare non piova, non ci diamo veruno pensiero se il Proteo oraziano meni le sue foche sui monti. Ci sono ignorate, perché l'insegnamento scolastico fuorviò le vergini forze della nostra intelligenza in studii morti, che alimentano una curiosità puerile, un orgoglio ridicolo, e tu ti abbatti in persone che conoscitrici del valore dell'attica mina e del sesterzio romano non possono ancora, e siamo a tre anni, comprendere il nuovo sistema metrico. Ci sono ignorate, perché la borbonica signoría coprí d'un funebre panno la macchina governativa, e togliendoci la vita pubblica spense negli animi nostri l'amore del pubblico bene. Oh sí! tutto allora era mistero: gli impiegati erano i sacerdoti di Samotracia, la porta del tempio era coverta d'un velo, perché dentro vi si adorava il Vitello di oro; e non diciamo la cognizione degli affari dello Stato, ma quella degli affari comunali era una specie di scienza occulta; pochi adepti ne sapevano qualche cosa, e l'ignoranza degli altri cittadini agevolò i furti e le usurpazioni, e tolse via la possibilità di denunciare quelle usurpazioni, e di rivendicarle.
Tale mancanza di studii pratici, e di cognizioni di fatto nuoce all'attuale organamento dei comuni, ai quali la nuova legge comunale non ha recato quei frutti, che applicata da abili mani deve immancabilmente produrre. In molti luoghi i nuovi Sindaci sono imbarazzati e confusi come gli abitanti di vecchio edifizio, che al tempo stesso si demolisca, e si restauri. Il polverio dei calcinacci gli acceca, il rumore delle travi corrose che cadono gli stordisce, e vanno e vengono indarno, trovando sempre l'uscita chiusa o da una tegola o da una pietra. Ignorano il numero, la natura, e i limiti dei fondi del Comune, ne ignorano i crediti e li lasciano inesatti, i dritti e non li fanno valere; e nel redigere un contratto di fitto son costretti ad invocare l'aiuto di qualche ex-sindaco barbogio dei tempi beati.
È tempo di farla finita con codesta ignoranza. Non ci stancheremo di esortare i nostri concittadini ad intervenire alle votazioni, e alle discussioni del Municipio: è solo in questa guisa che potranno conoscere le bisogne di casa loro. Non ci stancheremo di dire ai membri del Municipio: Non siete piú macchine, come una volta, fatte per apporre la firma ad atti ignorati e non letti; non siete piú mobili-semoventi ad altro non buoni che a compiere il numero legale delle sedute. Ma studiate, ma riflettete, ma entrate bene con la mente nei bisogni presenti ed anticipate i compensi agli avvenire. Deh! quando avverrà mai che vedremo sparire la vita sciupata, senza serietà, senza scopo, senza dignità morale della presente generazione? Quando vedremo i giovani raccolti nelle farmacie, nei caffè, nelle sale di bigliardo, invece di occuparsi di novellette che alimentano la curiosità, l'invidia, la maldicenza, quanto insomma vi ha di pessimo nel cuore umano, discutere le necessità della patria, e veder modo di migliorarla? Solo allora, e non prima di allora avremo liberi cittadini degni di libere istituzioni.
Ora non abbiamo altro che buoni padri di famiglia, buoni figli di famiglia, ma cittadini no. Nessuno di noi trascura la politezza della sua casa; ma quanti curano quella del paese? Il bene pubblico non s'intende, se non è accompagnato dal privato: la strada non è buona se non passa pel mio fondo, se giova al vicino e non a me, se mi toglie due pollici di terreno. Foste mai a Paola? Vedeste quella strada che, nel mettervi il paese sotto mano, tutto ad un tratto se ne dilunga? Ne soffre lo stanco viaggiatore, che già pensava all'albergo, ne soffrono le vetture alle cui nari già giungeva l'odore del fieno delle stalle vicine. Or come avvenne che quella strada mentisca come una meretrice, e dia a Paola l'aspetto di una città inospitale, che ritira la mano quando tu eri per stringerla? Il Sindaco di quel tempo volle che gli passasse d'innanzi all'abitazione, e la costrinse a quella giravolta.
Gli esempi mi si moltiplicano sotto la penna. Nei nostri paesi si rovina una strada per ampliare d'un palmo la nostra casa e il nostro orticello, si manda a male una fontana pubblica per avere un fil di acqua per innaffiare il nostro feudo di venticinque lattughe, tre cavoli e cinque ravanelli, e il Sindaco imprende a costruire una strada per manomettere il fondo di un suo nemico. E pensando che siffatto egoismo e grettezza di pensiero invade l'animo non solo del volgo, che ha il cappello conico, ma del volgo ancora che ha il cappello a cilindro, noi incrociamo dolorosamente le braccia, e disperiamo dei fati della nostra patria.
A codesto egoismo poltrone, che mette l'anima dell'uomo due punti sotto quella del bruto, noi faremo ognor guerra. Convertire i vecchi ne pare ed è impossibile: Cristo solo poté resuscitare Lazzaro morto da quattro giorni; ma cessare che, voi giovani, siate fuorviati dagli esempi paterni, il possiamo. Finora, vi diremo, il vostro cuore è stato assai piccolo; dilatatelo! Avete avuto un palpito solo pel bene del vostro focolare; abbiatene un altro pel Comune, un altro ancora per la provincia, un altro ancora per lo Stato; e quando le sventure del Messico vi faranno fremere, e l'eroismo dei polacchi vi trarrà di bocca l'involontario: Bravo! fratelli, continuate, — allora solo voi sarete degni del nome di uomini, degni del nome di cittadini, e possederete la grandezza morale, la quale non è altro che un felice aneurisma di cuore.