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Vincenzo Padula
Persone in Calabria

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STORIE DI BRIGANTI

BRIGANTI E MANUTENGOLI

Non sappiamo se sia maggiore sventura per noi o per i nostri lettori il dovere cacciare sempre le mani nella piaga verminosa del brigantaggio. I nostri briganti, dicemmo in uno dei numeri precedenti, son divenuti guardaboschi: notizie posteriori han confermato l'esattezza di quel titolo cosí strano in apparenza, e ciò che piú sorprende è il vedere che agiscono allo stesso modo i briganti che infestano il catanzarese. Si toglie ai contadini il far carbone, il tagliare legna, il seminare, il raccattare l'olive, l'accudire insomma all'opere campestri. Questi fatti son gravi; e se le autorità vi chiudono gli occhi, la loro è una deplorabile negligenza. Per noi sta che il brigantaggio sia entrato in una nuova fase, e che il suo sia un intendimento politico. I briganti rubano, e non uccidono, ed uccidono quando l'aggredito non si lascia rubare: i briganti non hanno mai osteggiato, né possono osteggiare i contadini dei quali hanno bisogno. Perché ora dunque cangiano stile? Molestando i contadini, ed impedendo i lavori campestri il loro scopo è di generare un malcontento generale, e questo si vuole a preparare una reazione. La cosa è chiara, ed un cieco la vede. Molestando i contadini, dei quali ebbero sempre ed hanno avuto finora mestieri per ottenere viveri, asilo, e notizie, gli è segno che alla protezione dei contadini sia succeduta qualche altra protezione piú forte; e questa è la pura cosa chiara sicché un ceco la vede. Si prepara dunque una reazione.

Ora perché le autorità cessino di vedere tutto a colore di rosa, bisogna che leggano i giornali nemici dell'Italia, e confrontino fatti, che isolati non hanno senso, ed uniti ne hanno uno gravissimo. Mentre l'Italia trasloca la sua capitale, che fa l'Austria, che fa Francesco II? L'Austria sorride e dice: — L'Italia è alla vigilia del suo sfasciamento, l'Italia è un ragazzaccio che ne insulta, perché si vede sotto l'occhio del suo pedagogo, e questo pedagogo è la Francia. — E Francesco II rimanda nel Napoletano tutti i suoi vecchi ex-ministri, tutta la caterva dei nobilucci; che lo aveano seguito nella fuga. I gonzi dicono: — Ciò mostra che il Borbone sia caduto d'ogni speranza, ma noi non siamo gonzi, e gridiamo: Gatta ci cova —. E la gatta che cova è la reazione che si prepara, è la nuova fase in cui è entrato il brigantaggio. Italia è forte, la so; le speranze dei retrivi sono sciocche; ma che si perde a star sull'avviso? Attenzione dunque: noi diamo i primi il grido di allarme, e crediamo di fare il nostro dovere. Lasciate da parte, per amor del cielo, i contadini, che danno ai ricchi il tributo dell'onore, al governo il tributo del sangue, ed alla Polizia la crudele soddisfazione di mostrarsi attiva con arrestare degl'innocenti. I manutengoli ora non sono piú tra quelli; il fatto dei briganti ve lo mostra, ve lo mostra la durata del brigantaggio medesimo che ride in faccia alle milizie, ed alle nostre squadriglie. Pochi mesi or sono noi gridammo ai nostri concittadini: statevi sull'avviso, poiché la compagnia di Pínnolo e Bellusci, dopo il sequestro di Romito e Romualdo, è misteriosamente scomparsa; statevi sull'avviso, e tenete l'occhio sui pressi dei vostri paesi, perché le milizie braccheggiano a destra ed a sinistra e non possono scovarli. Ebbene! Bellusci e Pínnolo erano divenuti cittadini pacifici, e passeggiavano in Rende. Chi li proteggeva? Chi gli ospitava? Su questo fatto enormemente vergognoso si è aperta un'istruzione, e si buccina come manutengolo niente meno che il Giudice di quel mandamento Ferdinando Rossi. Noi non crediamo quel giovane capace di tanta infamia, e n'è prova il nostro silenzio, quando cadutaci, cosí, sott'occhio una lettera del Bellusci, che ringraziava il Rossi, e gli mandava un mastino, noi credemmo opera di onesto uomo il non farne parole. Ma ora l'istruzione si è aperta e non vorremmo che finisse come quella a carico del delegato di Campana; non vorremmo che gl'indizii gravi a carico di qualche individuo della truppa, e sul quale si è aperta ancora una istruzione, malamente abortissero.

Vi è stato, e vi è in Italia un pregiudizio balordo, a cui non sarebbe esagerazione l'attribuire tutte le nostre calamità. Quel pregiudizio è espresso in que ste parole. Si deve rispettare il bottone. Succede uno scandalo nel clero? I parrochi, i vescovi dicono «si deve rispettare il bottone», e dei colpevoli non si parla. Succede uno scandalo nella magistratura? I procuratori generali soggiungono: «Si deve rispettare il bottone», e le cancrene si coprono. Oh no! non è il bottone, ma è la virtú, ma è l'innocenza, ma il merito che debbono rispettarsi. Se attaccate un magistrato, ei ti risponde: — Zitto! la magistratura è l'onoratezza in persona —. Se attaccate un militare, questi pone mano alla squarcina e ti gridaMilizia ed onore sono sinonimi —. E questo è vero; ma si attribuisce all'individuo ciò che conviene al corpo; e ciò è contrario alla logica. Fra dodici apostoli si ebbe un Giuda, e tra mille galantuomini possono trovarsi venti furfanti; oppure la virtú è una divisa, che si taglia sopra un solo modello e si dispensa a tutti coloro, che se ne vestono? Il militare, accennato di sopra su cui cade il sospetto di manutengolo, sarà innocente, e noi bramiamo che il sia, e lo bramiamo per l'onor nostro, per l'onore del prode esercito, per l'onore dell'Italia. Ma che importa? Noi gridiamo all'autorità militari: — Aprite gli occhi —. Il giudice Rossi sarà innocente, e noi bramiamo svisceratamente che il sia: ma che importa? Noi gridiamo alle autorità: — Aprite gli occhi —. Quando un dubbio è sorto, bisogna che si vada a fondo. Quanti ufficiali non conosciamo che darebbero volentieri la vita per distruggere il brigantaggio? Quant'impiegati civili che ne gemono? Ora perché i loro sforzi falliscono, e abortiscono i loro consigli? È necessario che tra loro vi abbia chi sia indegno di loro, e che li tradisca. Il vino, le donne ed il denaro fanno prevaricare i sapienti; e disgraziatamente in Calabria si trovano magnifici vini, magnifiche donne, e denari sonanti. Aprite dunque gli occhi; o per dir meglio, apriamo noi tutti gli occhi. Garibaldi venne tra noi: disse agl'impiegati: — Vi serberò negl'impieghi, vi crescerò i soldi —, e subito per incantesimo la rivoluzione fu fatta, e il Borbone parti. — Non potrebbe ora il Borbone ripetere la lezione imparata? Quanti impiegati siamo noi a credere, ed amare sinceramente l'Italia? Cercate dunque, e troverete: i briganti fan guerra ai contadini; chi dunque li protegge? Cercate e troverete. I briganti intendono a promuovere una reazione chi ne tiene le fila? Cercate e troverete. I borbonici ritornano da Roma; hanno qui amicizie, parentele, efficacia, ed autorità: a chi potranno rivolgersi? Cercate negli archivii, e troverete. Animo dunque, o magistrati: se vi hanno perversi tra voi, ardete di santo zelo, e levatevi questo bottone, che vi deturpa l'abito. Animo, o prode, o glorioso esercito nostro se vi han tristi tra voi, levatevi questi bottoni, che vi deturpano la divisa. Quando il ministero prende la misura superlativamente sciocca di accordare un congedo illimitato a tutti i militari del Napoletano dell'anno (notate bene!) '59, noi, tra tanti borbonici che vengono a Roma, tra tanti briganti che ci molestano fuori, tra tanti manutengoli che c'insidiano dentro, se non apriamo gli occhi siamo talpe.

30 novembre 1864.




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