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Vincenzo Padula
Persone in Calabria

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RISPOSTA ALLA LETTERA DEL CAPOBRIGANTE PIETRO BIANCO

Caro Pietro,

ho ricevuto la tua lettera, che mi ha messo le lacrime. Hai confidato in me, e ti ringrazio della buona opinione che ti sei formata dell'animo mio; mi hai creduto incapace di tradirti, e non ti tradirò. Tu non eri nato per fare il brigante, per morire sul patibolo, o dietro un pino per un colpo di moschetto, e restare senza sepoltura, pasto dei cani e degli uccelli. Tu sei nato buono, perché Dio ti ha dato un'anima battezzata, come l'ha data a me, come l'ha data a Garibaldi. Tu hai veduto Garibaldi sotto le mura di Capua, e dimmi: — Non era bello quell'uomo? Che bontà non era pinta nei suoi occhi e nella sua fronte! Pure, nulla differenza passa tra l'anima sua e la tua; l'una e l'altra furono create da Dio, l'una e l'altra sono immortali; e s'egli è un eroe ed un angelo, e tu sei un brigante, la colpa, caro Pietro, non è la tua, ma è della miseria, in cui vivevi, è dell'ingiustizie che hai sofferto. Pietro, io ti stendo la mano, e non mi vergogno di chiamarti fratello. Sei caduto in un fosso, e voglio aiutarti ad uscirne. Tu vuoi salva la pelle, tu mi confessi di aver consumato diciassette omicidii, e temi di morire o fucilato dietro un pino, o sulla forca. Ora senti, Pietro, quello che io ti dico. Io non ho avuto altri oggetti sacri che Dio, e mio padre, ch'è morto; ed io ti giuro solennemente, ed alzando le mani, nel santo nome

di Dio, e sull'adorata memoria di mio padre, che io non solo ti salverò la pelle, ma ti salverò anche l'anima. Voglio che tu resti vivo, voglio che tu possa vivere onorato e stimato nel paese dove nascesti, sederti al focolare della tua povera casa coi figli e con la moglie, se l'hai; voglio che tu possa dire: — Sono stato brigante, è vero; ma ora mi sono corretto: per cadere non ci vuole niente, per alzarsi ci vuole assai, ed io mi sono alzato. Caro Pietro, non ricordi tu la nostra canzone popolare che dice:

 

Nun ci sia nullu, chi si fazzi mastru,

ugnunu lu po' pàtari (patire) n'erruri;

fozi (fu) Bajalardu 26 magu e mastru,

E puru restò mpintu a nu rituni 27.

 

E il tuo fu un errore quando ti gittasti alla campagna; ma ora te ne penti, e del passato non se ne parlerà piú. Alzati dunque, mio caro Pietro; afferra la mano che io ti stendo, e pensa che la nostra bell'Italia è una buona madre, una generosa e santa signora, e che il nostro Sovrano è un re galantuomo.

Io non pretendo che tu mi creda ciecamente; ma voglio darti prima una prova. Facciamo dunque cosí. Io abito in Cosenza nel palazzo Telesio di rimpetto alla Chiesa di S. Francesco d'Assisi, e mi vi trovo dopo mezzogiorno, ed alle 24 ore. Orbene mandami un uomo, o una donna di tua piena fiducia, ed io parlerò con lui, e ti farò sapere a voce ciò che non posso dirti con questa lettera. Pietro, mio caro Pietro, non farti sfuggire quest'occasione: ti amo come fratello, ho pietà della tua povera vita, ho pietà della tua famiglia, e voglio salvarti. E ti salverò: te lo giuro sull'anima mia, te lo giuro sull'ostia dell'altare. Mandami per ora e subito una persona, con cui io possa abboccarmi e non temere né per te, né per lei.

Non vedi che questa promessa io te la fo per le stampe, e al cospetto di tutta la provincia? È una promessa solenne, a cui, anche volendo, non posso mancare per non essere gridato vile e traditore da tutta la provincia. O Pietro, tu puoi dormire sulle mie ginocchia con la stessa sicurezza, onde un bambino di cinque mesi riposa sul seno della madre. Ti scrivo questa lettera dal Vico, dove son venuto per la festa della Assunta. È una bella statua questa della Madonna, ed io l'ho pregata per te, e le ho detto: — Regina del Cielo, accordami la grazia di potere salvare quel poverello di Pietro Bianco, perché è pure tuo figlio.

E poi vedendo i pastori che suonavano la zampogna appresso la Madonna, mi son ricordato nuovamente di te, che sei stato pure pastore, e son tornato a dirle: -— O Santa Vergine, grazia per Pietro Bianco! grazia! E una voce secreta del cuore mi ha risposto: — L'avrà.

Ora addio, e credimi Tuo affezionatissimo

PROF. VINCENZO PADULA.

17 agosto 1864.




26 Pietro Abelardo, il famoso mistico medioevale, divenne oggetto di leggende popolari e fu considerato anche mago.



27 «Impaniato a una grossa rete».






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