Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Vincenzo Padula Persone in Calabria IntraText CT - Lettura del testo |
E il giorno 2 sulle sette e mezzo Bellusci e Pínnolo furono fucilati. Bellusci avea piú sentimento d'uomo; Pínnolo era un bruto. Bellusci era stato soldato borbonico e possedeva una certa educazione. Finanche nella carcere, pel poco tempo che vi ebbe a dimorare, serbò autorità sopra Pínnolo. Chiedeva che gli si facesse il letto, che gli si accendesse il sigaro, che gli si cavassero gli stivali, e Pínnolo obbediva. Era serio e tranquillo, ed aspettava (cosí almeno s'illudeva) la grazia sovrana. Pínnolo fino alla mezzanotte fé lo zanni: rideva, motteggiava, e quando gli si parlava di grazia «Oh sí, — soggiungeva —, domani avremo certo la grazia delle palle». Il confessore avendogli ricordato l'inferno, Pínnolo gli domandò a sua volta: «Chi n'è venuto?» Bellusci gridò allora: «Pínnolo, io ti fui cagione della rovina del corpo; non voglio esserti quella della perdita dell'anima: Dio ci è, Dio ci aspetta; pentiti».
Si chiese a Pínnolo se lasciasse moglie, ed egli rispose: «Io non lascio moglie e perciò muoio tranquillo, perché non corro pericolo di essere cornuto». A queste parole Bellusci mutò colore, e disse: «Con ciò forse intendi dire che il cornuto sarò io? Ma i miei cognati sapranno costringere la loro sorella ad usarmi rispetto».
I due briganti fumarono sette sigari, e dormirono tre ore. Pínnolo si confessò col padre De Vulcanis fratello dei briganti De Vulcanis che si trovano in prigione, ed ai quali egli e Bellusci lasciarono i loro stivaloni, ed i cappotti. Questi si confessò col prete Luigi Santelli. «Padre, — gli disse—; ho trecento locati nascosti nella montagna di Bonifati; ti darò i segnali del luogo, e me ne dirai tante messe». «Non posso accettarli». «Se non volete accettarli voi, distribuiteli agl'infermi dello Spedale di cui siete Cappellano». «Ciò neppure va bene: il denaro rubato deve restituirsi al padrone». «S'è cosí, ti prego a manifestare il luogo del nascondiglio ai sig. Antonucci, Diodati e Romito; perché quel denaro è la quota che a me toccò del loro sequestro». Dopo un lungo silenzio ripigliò a dire: «Padre, voglio morire col lustro: temo che ci fucileranno di notte; ottieni, ti prego, che fossimo uccisi dopo nato il Sole». Entrarono i Carabinieri; uno di questi parve imbarazzato a legare le mani di Bellusci, e questi gli disse: «Passate per di qua la corda, ché stringerete meglio, e piú presto». Quando si avviarono al supplizio la popolazione accorsa era immensa.
Pínnolo e Bellusci non camminavano, ma correano, ed i preti assistenti si stancavano al loro passo. Si giunse presso la Riforma: i soldati, che doveano tirare alle loro spalle erano schierati. Bellusci guardò la Chiesa della Riforma, e disse al prete: «Padre, vorrei essere fucilato presso alle mura di quella Chiesa». «Ciò non si può». «Ma almeno mi facciano prima inginocchiare»., «Ciò non dipende da me». «Dunque raccomandami con Dio». Furono queste l'ultime parole. Dodici fucili si scaricarono alle spalle di Bellusci e Pínnolo. — Bellusci restò morto sul colpo; Pínnolo caduto si dibatteva ancora, ed ebbe il colpo di grazia —. I forastieri non potettero capire perché il popolo corresse a raccogliere le palle, e credettero che il facesse per idea di guadagno. Non è vero: è ubbia popolare in Calabria che la palla, che ha forato il petto d'un condannato a morte, sia un rimedio infallibile a sospenderla sul ventre per guarire le coliche.