Il cortile della casina, di
notte. A destra la scala che mette alle stanze di sopra occupate ora da
Rametta. Sotto l'arco della scala l'ingresso delle stanzette a terreno dove s'è
ridotto il Barone. A sinistra la chiesetta sormontata dal piccolo campanile. In
fondo l'abbeveratoio addossato al muro di cinta, e il portone merlato. Al di là
dal muro le alture brulle della zolfara. Di tanto in tanto si odono latrare dei
cani in lontananza per la campagna buia.
SCENA
I
Rametta (in maniche di camicia, col
cappellaccio di paglia in capo, uscendo sul terrazzino e chiamando verso le
stanze di sotto). Ehi? Siete tutti morti laggiù? Don Mondo? Don Raimondo?
Barone, voi?... Questa la sentite!
Il Barone (uscendo nel cortile dalle
stanze a terreno). Che c'è, Don Nunzio?
Rametta (irritato). Don Nunzio!
Don Nunzio! Non sapete dir altro, voi!
Il Barone (mortificato). Che c'è?
Che comandate?
Rametta. Comando che è un'ora che chiamo
lì fuori. Siete diventato sordo anche?
Il Barone. Stavo mangiando un boccone,
signor Don Nunzio.
Rametta. Benedetto voi! Ve la godete
come un principe a tavola? Intanto coi tempi che corrono, nella zolfara non c'è
neppure un cane di guardia!
Barone. Se non c'è più nessuno nella
zolfara!...
Rametta. Lo so, lo so. Di ciò a voi non
importa, perchè il salario corre sempre per voi!... Chiamano di lassù, dalla
rocca.
Sidoro (che è uscito anch'esso nel
cortile dietro il Barone). A quest'ora?
Il Barone. Che vogliono a quest'ora?
Rametta. Andate a vedere, che vogliono!
Gli
sbatte l'uscio in faccia e rientra in casa.
Sidoro (dopo essere stato in ascolto
lui e il Barone). Io non sento niente. Si sarà sognato Don Nunzio nel vino.
SCENA
II
Barbara (dalla stanza a terreno, con
voce roca dal sonno al Barone). Signor Barone, dice la signorina...
Barone (interrompendola bruscamente e
tendendo l'orecchio). Sss!... Vi caschi la lingua...
Barbara (sorpresa). Perchè?
Barone (vivamente a Sidoro).
Gente! C'è gente là, nel sentiero!
Sidoro (dopo esser stato ad
ascoltare, come prima). Io non sento niente... Ma a buon conto chiudiamo?
Barbara (brontolando quasi fra sè).
Quella è gente che non ha buone intenzioni, certo!
Il Barone (prendendola per le spalle).
Andate a dormire se avete sonno.
Barbara. Veh!... A chi la conta ora lui?
Rientra
in casa borbottando.
Sidoro (premuroso). Chiudiamo,
signor Barone?
SCENA
III
D. Rocco (mentre Sidoro stava per
chiudere entra trafelato, gridando). Che mi lasciate fuori, perdio!
Il Barone. Ah, siete voi, Don Rocco?
D. Rocco (irritato). Chi volete
che sia adesso? Chi avete messo in quest'inferno?
Sidoro. Vossignoria che chiamava di
lassù?
D. Rocco (voltandosi contro di lui).
Io? per prendermi una schioppettata nella schiena? Fortuna che i cani mi
conoscono!
Al
Barone:
Avete voluto
lo sciopero?...
Il Barone. Io?
D. Rocco (chiamando di sopra).
Don Nunzio? Sarà andato a letto, quell'animale!
Al
Barone:
Avete messo il
paese intero sossopra col vostro sciopero!
Sidoro. Saran quelli dello sciopero che
si danno la voce per metter mano al sacco e fuoco!
D. Rocco. Avete messo il paese intero a
sacco e fuoco, per non crescere le paghe!...
Barone. E i danari?
D. Rocco. Mancano danari a
quell'usuraio! Quando v'arricchite...
Il Barone (sorridendo amaramente).
Io non mi sono arricchito, certo!
D. Rocco. Noi no. Ma intanto chi ne va
di mezzo son io!
Il Barone (scaldandosi anche lui).
Ed io?
D. Rocco (eccitatissimo, parlandogli
colle mani sul viso). Ne avete voi covoni sull'aja, eh? Ne avete roba e
bestiame all'aperto che con un fiammifero ve la...
Soffiando
sul palmo della mano aperta.
Così! era un
momento!
Vedendo
Rametta che è affacciato sul terrazzino.
Con voi
parlo... Don come vi chiamate! Ci avete scatenato addosso un nugolo di
affamati, col vostro sciopero! Avete rovinato un paese, per non voler aumentare
le paghe!
SCENA
IV
Il Barone. Come si fa ad aumentare le
paghe quando gli zolfi ribassano sempre!
D. Rocco (esasperato). Voi siete
un minchione! Per questo v'hanno preso la zolfara per nulla!
Il Barone (ironico). Voi, che non
siete un minchione però non state meglio di me!
D. Rocco (a Rametta). Minacciano
di distruggere ogni cosa! Son giunte notizie d'inferno, al Delegato!
Al
Barone:
E il capoccia,
il capobanda, è vostro genero quel viso di forca!
Barone. Io non ho generi!
Rametta. Ci pensi il Delegato. Per
questo pago le tasse.
D. Rocco. Andate a contarla alla gente
che ha fame, questa delle tasse! Ora parlate così perché siete diventato ricco
e avete la pancia piena!
Rametta. E voi parlate così perchè non
avete più nulla!
D. Rocco. Fanno bene se vi incendiano la
zolfara!
Il Barone. Ma state zitto! Anche voi ci
avete la vostra quota... nella zolfara...
D. Rocco (in tono calmo e contratto).
Non me ne importa. L'ho venduta a lui... Per un pezzo di pane, è vero!...
Salendo
di corsa ad investire Rametta.
M'avete
pignorato fino i peli della barba per quella miseria che vi dovevo!... per
ringraziarmi anche per l'ajuto che vi ho dato!... che vi ho tenuto il sacco,
ladrone che siete! Non mi rimane se non quel poco di seminato che ci ho là
accennando
di fuori a destra
in pericolo!
in causa vostra! con quattro figli e la moglie da mantenere, avete capito?
Rametta. A me la contate?
D. Rocco (furioso). A voi!
Finiamola con questo sciopero! Pagate meglio la gente!
Barone. Come si fa a pagarla meglio?
D. Rocco. A voi che importa?
A
Rametta:
Sono un nugolo
d'affamati! Là, a Vetrabbia, a Goramorta, alla Salina, tutto intorno!
Contentateli per ora; almeno finchè avremo messo al sicuro il raccolto. Dopo
rompetevi il collo.
Rametta. Il collo rompetevelo voi. Io
mando a chiamare la forza.
D. Rocco. Ma che forza? Non potete
mettere un soldato su ogni palmo di terra.
Rametta. Io li metto alla mia zolfara..
SCENA
V
Donna
Barbara, accorrendo scalmanata dalla destra e detti.
D. Barbara. Signor Barone!... Signori
miei!... Laggiù nella valle...! venite a vedere!...
D. Rocco (eccitatissimo, andando
addosso a Rametta). No! Finiamola com'è vero Iddio! Vado a prendere un
lenzuolo dallo stesso vostro letto e l'appendo alla finestra, com'è vero Dio!
Pace, pace, bandiera bianca!
A
Sidoro:
Voi
attaccatevi alla campana perchè vengano a vederci...
Rametta (respingendolo). Ma siete
ubbriaco, a quest'ora...
D. Barbara. Fuoco! Fuoco! Laggiù...
guardate!...
Il Barone. Dove? dove?
Sidoro (indicando un chiarore al di
sopra del muro a destra). Lì nella valle si vede anche di qua.
D. Rocco. Sarà il fienile che ha preso
fuoco.
Sidoro. No, è dietro il casamento
vecchio.
D. Barbara. Sarà la legna della zolfara.
Il Barone (sconvolto). La zolfara! la zolfara!
Rametta (che è salito a vedere dal
terrazzino). Ma che zolfara! Son quattro covoni laggiù...
D. Rocco (cacciandosi le mani nei capelli).
Ah! i miei covoni!
Parte
correndo.
Rametta (dal terrazzino, al Barone e
a Sidoro). Andate al paese a chiamare la forza. A voi dico! Correte!
Sidoro. Correte! Chi ha da correre ora?
Rametta. Devo andarci io a chiamare i
soldati?
Il Barone (eccitatissimo). Io!...
Vado io!...
D. Barbara (facendo per trattenerlo).
No, signor Barone!
Il Barone. Devo aspettare che vengano a
metter fuoco alla zolfara? A mia figlia non dite niente. In mezz'ora vado e
torno.
Sidoro. Aspettate!...
Il Barone. Aspettate un corno!
Parte
correndo a sinistra.
D. Barbara (a Rametta). In causa
vostra!... Un padre di famiglia!...
Rametta. Chiudete il portone, e non
aprite neanche a Domeneddio!
Sidoro. Sì, Sì...
Va
a chiudere.
D. Barbara. Lo dissero e la fecero di
mettere a sacco e fuoco!
Sidoro. Tre settimane che non si lavora!
La gente muore di fame. Comare Grazia ha chiuso bottega per non far più
credito.
SCENA
VI
Nina (accorrendo dalle stanzette a
destra mezzo discinta, e tutta sottosopra). Papà?... Cosa avviene laggiù
nella valle?... Dov'è mio padre? Dov'è?
Rametta. L'ho mandato a chiamare la
forza, per Bacco!
Le
volta le spalle bruscamente e rientra in casa sua.
Nina (smarrita, facendo per correre).
Ah!
D. Barbara (trattenendola). Ma
dove andate? Siete pazza?
Nina (imprecando dietro a Rametta).
Assassino!
Sidoro. Or ora il padrone è qui coi
soldati.
Nina (smaniando). Ah, Signore!...
Accompagnatelo voi, Signore...
Cade
ginocchioni e colle mani giunte dinanzi alla cappelletta,
balbettando
sconnessamente le parole dell'Avemaria.
Dio vi salvi o Maria... o Maria... Dio vi
salvi o Maria...
D. Barbara (inginocchiata, e pregando
lei pure). Santa Maria, Madre di Dio... Ci ammazzano tutti quanti!
Sidoro (a Nina). Non temete.
Siamo qui noi.
Nina (vivamente). Sss! Sentite!
Sidoro. Non sento niente.
D. Barbara. Chiamano! Chiamano!
Sidoro. Non apro neanche a
Domeneddio!... E quel poltrone di Don Nunzio che si è chiuso dentro! Che ci
lasciate in ballo noi soli, Don Nunzio?
Lisa (tornando a bussare). Aprite!
Aprite!
D. Barbara. La voce di donna Lisa! È
donna Lisa!
Nina. Lisa! Lisa!
Apre.
SCENA
VII
Lisa (entrando, pallida e trafelata).
Papà!... Dov'è il papà?
Nina (abbracciandola con impeto di
tenerezza). Lisa! Lisa mia!
Scoppia
a piangere.
D. Barbara. Donna Lisa! Qui! A
quest'ora!
Lisa (ancora ansante). Quelli
dello sciopero!... si sono ribellati!... Vogliono distruggere ogni cosa!...
Dov'è il papà? Dov'è?
D. Barbara. Non c'è. È andato al paese.
Lisa (cadendo a sedere sugli scalini della
casa, come le mancassero le forze). Signore, Vi ringrazio! Come ho fatto
quella strada... dal casamento vecchio fin qui... col fiato ai denti! Non
sentono più nessuno, neanche mio marito! Hanno quasi ammazzato il soprastante
perchè mandò a chiamare la forza...
Sidoro. La testa dovrebbero averla
tagliata quelli che hanno soffiato nel fuoco prima!
Lisa (cogli occhi accesi). Dite
bene, voi che non vi manca nulla, qui, nella casa di mio padre!
Nina. Ah, povera sorella! Come sei
ridotta!
D. Barbara (a Sidoro). Non ci manca
nulla! Sentite?
Nina (mettendole una mano sulla bocca).
Tacete! Tacete!
Rametta (uscendo di nuovo, pallido,
col fucile in mano). Il portone! Chiudete il portone!
Sidoro. Eccoli! Vengono!
D.. Barbara. Chiudete! Chiudete!
Si
ode avvicinare un rumore di folla in tumulto.
Lisa (correndo verso il portone).
Luciano!... Luciano!...
D. Barbara. Il padrone! la voce del
padrone!
Nina. Papà! Papà!
SCENA
VIII
Rametta. Signori miei! Badate a quello
che fate! C'è la legge! C'è la giustizia!
Il Barone (si scioglie bruscamente
dalle braccia di Nina, guardando Lisa che rimane tutta tremante dinanzi a lui,
senza trovar parola; fa per borbottare qualche cosa, a un tratto se la piglia
infuriato con Nardo che è entrato anche lui). Prima lévati il berretto quando
entri in casa mia!
Nardo (cavandosi il berretto).
Sissignore, ma sentite...
Barone (eccitatissimo, guardando ora
Lisa e ora gli operai affollati all'uscio). Entra chi vuole in casa mia!
Come fosse una piazza!
Nardo. Siamo colle spalle al muro,
Vossignoria! Siamo come quelli che succede quel che succede!...
Matteo (vociando più di tutti, e
gesticolando colle mani giunte). Ma che si deve andare davvero in galera,
sangue di Giuda ladro?... Ma che s'ha a morir di fame o andare in galera?
Nardo. Pelle per pelle, meglio la
galera!
Il Barone (gridandogli sul muso).
L'avrai questa soddisfazione, l'avrai!
Matteo. Ma dunque per forza s'ha a morir
di fame, cristiani del mondo!
Nardo. Ci siamo mangiata sino la camicia!
Tre settimane che non si lavora!...
Il Barone (sarcastico). Meglio.
Vi riposate.
Lisa (giungendo le mani). Papà!
Papà!
Il Barone (la guarda irato e poi
scatta a sfogarsi contro gli altri colla schiuma alla bocca). Il fegato
dovete mangiarvi! il fegato!
Nina (supplichevole). Ah no! no!
Rametta (facendo uno sforzo per
frenarsi, parlando agli operai con un sorrisetto ironico). Scusate,
perdonate, signori miei... Potete comandare... quel che volete...
Gli Altri (che sono fuori, gridando).
Vogliamo quello ch'è giusto! Ecco!
Matteo. O ce lo pigliamo noi!
Rametta (che è stato a guardare or
l'uno or l'altro colle braccia incrociate). Servitevi. Padroni!
Nardo. Così non possiamo andare avanti.
Vogliamo cresciuta la paga.
Il Barone. Anche noi qui non andiamo avanti!...
Rametta. Facciamo crescere anche il
prezzo degli zolfi per aumentare le paghe!
Matteo. A questo dovete pensarci voi.
Il Barone (ironico). È vero. Devo
pensarci io ai denari.
Nardo. Per questo siete il padrone.
Bellomo. Ma non vedete come sono ridotto?
Ve l'ho dato il mio lavoro e la mia salute!...
Matteo. Vent'anni che scavo zolfo sotto
terra!
Il Barone. Se non c'è denaro!
Nardo. C'è lo zolfo, se non c'è denari.
Rametta. Vendetelo se vi riesce.
Matteo (inferocito). Se non si
può vendere lo bruceremo. Bruciamo la zolfara! Nè io nè tu!
Altri (urlano). Finiamola!
Finiamola!
D. Barbara. Sparano! Sono armati!
Nina (strillando). Ah!
Lisa. Sparano, papà!
Il Barone. Via di qua! Vuoi farti
ammazzare per giunta?
Nina (al barone). Ma dategli quel
che vogliono!
Il Barone (pallidissimo, colla
schiuma alla bocca). Che debbo dargli? Non ho nulla da dargli!
Urli di fuori. Alla zolfara!
Luciano (facendosi largo fra la folla).
Un momento, signori miei, un momento!
Il Barone (sorpreso alla prima, vedendo
comparire Luciano, gli volta poi subito sdegnosamente le spalle). Sembra
una piazza, la mia casa, oggi!
Luciano. Lasciatemi capacitarli, signor
Barone.
Il Barone (senza voler rispondere a
lui, rivolto agli ammutinati). Ora vengono i soldati a capacitarvi!
Aspettate!
Matteo e
gli altri della folla. Non ce ne importa! Non abbiamo paura!
Luciano. Neanche del cannone abbiamo
paura!
Volgendosi
poi in tono diverso ai compagni che vociano tutti insieme.
Ma signori
miei, qui parlate a un muro. Il padrone non è lui. La zolfara adesso se la gode
Rametta. Deve pagare Rametta.
Il Barone (furioso, voltandosi in là).
Vengono i capopopolo a dettar legge in casa mia!
Luciano (al Barone). Rametta ci
mangia vivi tutti quanti, Vossignoria!
Il Barone (c. s. ma gridando la
stessa cosa sul muso a Luciano). Vengono a dettar legge; se mi piace farmi
mangiare da chi mi pare...
Luciano (riscaldandosi anche lui).
Buonprò vi faccia! Ma anche la roba di vostra figlia s'ha da mangiare quel
ladro?
Rametta (irritatissimo, agli operai).
Che pretendete? Che m'andate cantando? Sono stato operaio anch'io, come voi...
Ho lavorato tutta la vita, sino a vecchio... Un soldo per un sigaro non l'ho
speso! all'osteria non m'hanno visto... Ho lavorato come un cane nella miniera,
sottoterra, a scavar zolfo!... E ora perchè so il fatto mio, e voi no...
Matteo. Basta colle chiacchiere!
Tutti
gridano e Rametta è travolto nel parapiglia.
Luciano (al Barone). Badate!
Badate! Ora succede quel che succede. Danno fuoco alla zolfara. Mi dispiace per
voi!... per le vostre figlie!...
Il Barone (furioso, prendendo Nardo
per le spalle e respingendolo insieme agli altri). Vattene ora vattene!
Fuori di casa mia!
Urli di fuori. Alla zolfara! Alla
zolfara!
Il
tumulto cresce di fuori. A un tratto si vede comparire nella folla, una
fiaccola accesa.
Matteo. Bravo! Date qua!
Luciano (afferrandolo pel petto).
Ehi! Che fai? Dici sul serio?
Matteo. Come, sul serio? L'hai detto tu
stesso!
Luciano. T'ho detto di dar fuoco alla
zolfara di mia moglie?
Nardo. Volti faccia anche tu! Tradisci i
tuoi fratelli!
Il Barone. Luciano!
Lisa (facendo per corrergli dietro
anche lei, come una pazza). Luciano! Luciano!
Il Barone (fermandola). Tu no! Bada!
Lisa (smaniando). Non m'importa!
È mio marito.
Luciano (torna pallido e stravolto,
colle mani nei capelli). Cosa hanno fatto! cosa hanno fatto! Datemi un
fucile!
Afferra
il fucile di Rametta e corre all'uscio.
Il Barone. Vuoi farti ammazzare anche
tu?
Facendo
per tranquillarlo.
Luciano (senza dargli retta e
portandosi al portone, risoluto, col fucile spianato). Devono passare di
qui per la zolfara!...
Il Barone (gli strappa il fucile di
mano e lo caccia dentro fra le braccia sue e di Lisa). Pensa a tua moglie
ora!
Squilli
di tromba all'interno.
TELA
|