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Giovanni Verga
Teatro

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  • DAL TUO AL MIO
    • ATTO TERZO
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ATTO TERZO

 

Il cortile della casina, di notte. A destra la scala che mette alle stanze di sopra occupate ora da Rametta. Sotto l'arco della scala l'ingresso delle stanzette a terreno dove s'è ridotto il Barone. A sinistra la chiesetta sormontata dal piccolo campanile. In fondo l'abbeveratoio addossato al muro di cinta, e il portone merlato. Al di dal muro le alture brulle della zolfara. Di tanto in tanto si odono latrare dei cani in lontananza per la campagna buia.

 

 

SCENA I

 

Rametta (in maniche di camicia, col cappellaccio di paglia in capo, uscendo sul terrazzino e chiamando verso le stanze di sotto). Ehi? Siete tutti morti laggiù? Don Mondo? Don Raimondo? Barone, voi?... Questa la sentite!

Il Barone (uscendo nel cortile dalle stanze a terreno). Che c'è, Don Nunzio?

Rametta (irritato). Don Nunzio! Don Nunzio! Non sapete dir altro, voi!

Il Barone (mortificato). Che c'è? Che comandate?

Rametta. Comando che è un'ora che chiamo fuori. Siete diventato sordo anche?

Il Barone. Stavo mangiando un boccone, signor Don Nunzio.

Rametta. Benedetto voi! Ve la godete come un principe a tavola? Intanto coi tempi che corrono, nella zolfara non c'è neppure un cane di guardia!

Barone. Se non c'è più nessuno nella zolfara!...

Rametta. Lo so, lo so. Di ciò a voi non importa, perchè il salario corre sempre per voi!... Chiamano di lassù, dalla rocca.

Sidoro (che è uscito anch'esso nel cortile dietro il Barone). A quest'ora?

Il Barone. Che vogliono a quest'ora?

Rametta. Andate a vedere, che vogliono!

 

Gli sbatte l'uscio in faccia e rientra in casa.

 

Sidoro (dopo essere stato in ascolto lui e il Barone). Io non sento niente. Si sarà sognato Don Nunzio nel vino.

 

SCENA II

 

Barbara (dalla stanza a terreno, con voce roca dal sonno al Barone). Signor Barone, dice la signorina...

Barone (interrompendola bruscamente e tendendo l'orecchio). Sss!... Vi caschi la lingua...

Barbara (sorpresa). Perchè?

Barone (vivamente a Sidoro). Gente! C'è gente , nel sentiero!

Sidoro (dopo esser stato ad ascoltare, come prima). Io non sento niente... Ma a buon conto chiudiamo?

Barbara (brontolando quasi fra ). Quella è gente che non ha buone intenzioni, certo!

Il Barone (prendendola per le spalle). Andate a dormire se avete sonno.

Barbara. Veh!... A chi la conta ora lui?

 

Rientra in casa borbottando.

 

Sidoro (premuroso). Chiudiamo, signor Barone?

 

SCENA III

 

D. Rocco (mentre Sidoro stava per chiudere entra trafelato, gridando). Che mi lasciate fuori, perdio!

Il Barone. Ah, siete voi, Don Rocco?

D. Rocco (irritato). Chi volete che sia adesso? Chi avete messo in quest'inferno?

Sidoro. Vossignoria che chiamava di lassù?

D. Rocco (voltandosi contro di lui). Io? per prendermi una schioppettata nella schiena? Fortuna che i cani mi conoscono!

 

Al Barone:

 

Avete voluto lo sciopero?...

Il Barone. Io?

D. Rocco (chiamando di sopra). Don Nunzio? Sarà andato a letto, quell'animale!

 

Al Barone:

 

Avete messo il paese intero sossopra col vostro sciopero!

Sidoro. Saran quelli dello sciopero che si danno la voce per metter mano al sacco e fuoco!

D. Rocco. Avete messo il paese intero a sacco e fuoco, per non crescere le paghe!...

Barone. E i danari?

D. Rocco. Mancano danari a quell'usuraio! Quando v'arricchite...

Il Barone (sorridendo amaramente). Io non mi sono arricchito, certo!

D. Rocco. Noi no. Ma intanto chi ne va di mezzo son io!

Il Barone (scaldandosi anche lui). Ed io?

D. Rocco (eccitatissimo, parlandogli colle mani sul viso). Ne avete voi covoni sull'aja, eh? Ne avete roba e bestiame all'aperto che con un fiammifero ve la...

 

Soffiando sul palmo della mano aperta.

 

Così! era un momento!

 

Vedendo Rametta che è affacciato sul terrazzino.

 

Con voi parlo... Don come vi chiamate! Ci avete scatenato addosso un nugolo di affamati, col vostro sciopero! Avete rovinato un paese, per non voler aumentare le paghe!

 

SCENA IV

 

Il Barone. Come si fa ad aumentare le paghe quando gli zolfi ribassano sempre!

D. Rocco (esasperato). Voi siete un minchione! Per questo v'hanno preso la zolfara per nulla!

Il Barone (ironico). Voi, che non siete un minchione però non state meglio di me!

D. Rocco (a Rametta). Minacciano di distruggere ogni cosa! Son giunte notizie d'inferno, al Delegato!

 

Al Barone:

 

E il capoccia, il capobanda, è vostro genero quel viso di forca!

Barone. Io non ho generi!

Rametta. Ci pensi il Delegato. Per questo pago le tasse.

D. Rocco. Andate a contarla alla gente che ha fame, questa delle tasse! Ora parlate così perché siete diventato ricco e avete la pancia piena!

Rametta. E voi parlate così perchè non avete più nulla!

D. Rocco. Fanno bene se vi incendiano la zolfara!

Il Barone. Ma state zitto! Anche voi ci avete la vostra quota... nella zolfara...

D. Rocco (in tono calmo e contratto). Non me ne importa. L'ho venduta a lui... Per un pezzo di pane, è vero!...

 

Salendo di corsa ad investire Rametta.

 

M'avete pignorato fino i peli della barba per quella miseria che vi dovevo!... per ringraziarmi anche per l'ajuto che vi ho dato!... che vi ho tenuto il sacco, ladrone che siete! Non mi rimane se non quel poco di seminato che ci ho

 

accennando di fuori a destra

 

in pericolo! in causa vostra! con quattro figli e la moglie da mantenere, avete capito?

Rametta. A me la contate?

D. Rocco (furioso). A voi! Finiamola con questo sciopero! Pagate meglio la gente!

Barone. Come si fa a pagarla meglio?

D. Rocco. A voi che importa?

 

A Rametta:

 

Sono un nugolo d'affamati! , a Vetrabbia, a Goramorta, alla Salina, tutto intorno! Contentateli per ora; almeno finchè avremo messo al sicuro il raccolto. Dopo rompetevi il collo.

Rametta. Il collo rompetevelo voi. Io mando a chiamare la forza.

D. Rocco. Ma che forza? Non potete mettere un soldato su ogni palmo di terra.

Rametta. Io li metto alla mia zolfara..

 

SCENA V

 

Donna Barbara, accorrendo scalmanata dalla destra e detti.

 

D. Barbara. Signor Barone!... Signori miei!... Laggiù nella valle...! venite a vedere!...

D. Rocco (eccitatissimo, andando addosso a Rametta). No! Finiamola com'è vero Iddio! Vado a prendere un lenzuolo dallo stesso vostro letto e l'appendo alla finestra, com'è vero Dio! Pace, pace, bandiera bianca!

 

A Sidoro:

 

Voi attaccatevi alla campana perchè vengano a vederci...

Rametta (respingendolo). Ma siete ubbriaco, a quest'ora...

D. Barbara. Fuoco! Fuoco! Laggiù... guardate!...

Il Barone. Dove? dove?

Sidoro (indicando un chiarore al di sopra del muro a destra). nella valle si vede anche di qua.

D. Rocco. Sarà il fienile che ha preso fuoco.

Sidoro. No, è dietro il casamento vecchio.

D. Barbara. Sarà la legna della zolfara.

Il Barone (sconvolto). La zolfara! la zolfara!

Rametta (che è salito a vedere dal terrazzino). Ma che zolfara! Son quattro covoni laggiù...

D. Rocco (cacciandosi le mani nei capelli). Ah! i miei covoni!

 

Parte correndo.

 

Rametta (dal terrazzino, al Barone e a Sidoro). Andate al paese a chiamare la forza. A voi dico! Correte!

Sidoro. Correte! Chi ha da correre ora?

Rametta. Devo andarci io a chiamare i soldati?

Il Barone (eccitatissimo). Io!... Vado io!...

D. Barbara (facendo per trattenerlo). No, signor Barone!

Il Barone. Devo aspettare che vengano a metter fuoco alla zolfara? A mia figlia non dite niente. In mezz'ora vado e torno.

Sidoro. Aspettate!...

Il Barone. Aspettate un corno!

 

Parte correndo a sinistra.

 

D. Barbara (a Rametta). In causa vostra!... Un padre di famiglia!...

Rametta. Chiudete il portone, e non aprite neanche a Domeneddio!

Sidoro. Sì, Sì...

 

Va a chiudere.

 

D. Barbara. Lo dissero e la fecero di mettere a sacco e fuoco!

Sidoro. Tre settimane che non si lavora! La gente muore di fame. Comare Grazia ha chiuso bottega per non far più credito.

 

SCENA VI

 

Nina (accorrendo dalle stanzette a destra mezzo discinta, e tutta sottosopra). Papà?... Cosa avviene laggiù nella valle?... Dov'è mio padre? Dov'è?

Rametta. L'ho mandato a chiamare la forza, per Bacco!

 

Le volta le spalle bruscamente e rientra in casa sua.

 

Nina (smarrita, facendo per correre). Ah!

D. Barbara (trattenendola). Ma dove andate? Siete pazza?

Nina (imprecando dietro a Rametta). Assassino!

Sidoro. Or ora il padrone è qui coi soldati.

Nina (smaniando). Ah, Signore!... Accompagnatelo voi, Signore...

 

Cade ginocchioni e colle mani giunte dinanzi alla cappelletta,

balbettando sconnessamente le parole dell'Avemaria.

 

Dio vi salvi o Maria... o Maria... Dio vi salvi o Maria...

D. Barbara (inginocchiata, e pregando lei pure). Santa Maria, Madre di Dio... Ci ammazzano tutti quanti!

Sidoro (a Nina). Non temete. Siamo qui noi.

Nina (vivamente). Sss! Sentite!

Sidoro. Non sento niente.

D. Barbara. Chiamano! Chiamano!

Sidoro. Non apro neanche a Domeneddio!... E quel poltrone di Don Nunzio che si è chiuso dentro! Che ci lasciate in ballo noi soli, Don Nunzio?

Lisa (tornando a bussare). Aprite! Aprite!

D. Barbara. La voce di donna Lisa! È donna Lisa!

Nina. Lisa! Lisa!

 

Apre.

 

SCENA VII

 

Lisa (entrando, pallida e trafelata). Papà!... Dov'è il papà?

Nina (abbracciandola con impeto di tenerezza). Lisa! Lisa mia!

 

Scoppia a piangere.

 

D. Barbara. Donna Lisa! Qui! A quest'ora!

Lisa (ancora ansante). Quelli dello sciopero!... si sono ribellati!... Vogliono distruggere ogni cosa!... Dov'è il papà? Dov'è?

D. Barbara. Non c'è. È andato al paese.

Lisa (cadendo a sedere sugli scalini della casa, come le mancassero le forze). Signore, Vi ringrazio! Come ho fatto quella strada... dal casamento vecchio fin qui... col fiato ai denti! Non sentono più nessuno, neanche mio marito! Hanno quasi ammazzato il soprastante perchè mandò a chiamare la forza...

Sidoro. La testa dovrebbero averla tagliata quelli che hanno soffiato nel fuoco prima!

Lisa (cogli occhi accesi). Dite bene, voi che non vi manca nulla, qui, nella casa di mio padre!

Nina. Ah, povera sorella! Come sei ridotta!

D. Barbara (a Sidoro). Non ci manca nulla! Sentite?

Nina (mettendole una mano sulla bocca). Tacete! Tacete!

Rametta (uscendo di nuovo, pallido, col fucile in mano). Il portone! Chiudete il portone!

Sidoro. Eccoli! Vengono!

D.. Barbara. Chiudete! Chiudete!

 

Si ode avvicinare un rumore di folla in tumulto.

 

Lisa (correndo verso il portone). Luciano!... Luciano!...

D. Barbara. Il padrone! la voce del padrone!

Nina. Papà! Papà!

 

SCENA VIII

 

Rametta. Signori miei! Badate a quello che fate! C'è la legge! C'è la giustizia!

Il Barone (si scioglie bruscamente dalle braccia di Nina, guardando Lisa che rimane tutta tremante dinanzi a lui, senza trovar parola; fa per borbottare qualche cosa, a un tratto se la piglia infuriato con Nardo che è entrato anche lui). Prima lévati il berretto quando entri in casa mia!

Nardo (cavandosi il berretto). Sissignore, ma sentite...

Barone (eccitatissimo, guardando ora Lisa e ora gli operai affollati all'uscio). Entra chi vuole in casa mia! Come fosse una piazza!

Nardo. Siamo colle spalle al muro, Vossignoria! Siamo come quelli che succede quel che succede!...

Matteo (vociando più di tutti, e gesticolando colle mani giunte). Ma che si deve andare davvero in galera, sangue di Giuda ladro?... Ma che s'ha a morir di fame o andare in galera?

Nardo. Pelle per pelle, meglio la galera!

Il Barone (gridandogli sul muso). L'avrai questa soddisfazione, l'avrai!

Matteo. Ma dunque per forza s'ha a morir di fame, cristiani del mondo!

Nardo. Ci siamo mangiata sino la camicia! Tre settimane che non si lavora!...

Il Barone (sarcastico). Meglio. Vi riposate.

Lisa (giungendo le mani). Papà! Papà!

Il Barone (la guarda irato e poi scatta a sfogarsi contro gli altri colla schiuma alla bocca). Il fegato dovete mangiarvi! il fegato!

Nina (supplichevole). Ah no! no!

Rametta (facendo uno sforzo per frenarsi, parlando agli operai con un sorrisetto ironico). Scusate, perdonate, signori miei... Potete comandare... quel che volete...

Gli Altri (che sono fuori, gridando). Vogliamo quello ch'è giusto! Ecco!

Matteo. O ce lo pigliamo noi!

Rametta (che è stato a guardare or l'uno or l'altro colle braccia incrociate). Servitevi. Padroni!

Nardo. Così non possiamo andare avanti. Vogliamo cresciuta la paga.

Il Barone. Anche noi qui non andiamo avanti!...

Rametta. Facciamo crescere anche il prezzo degli zolfi per aumentare le paghe!

Matteo. A questo dovete pensarci voi.

Il Barone (ironico). È vero. Devo pensarci io ai denari.

Nardo. Per questo siete il padrone.

Bellomo. Ma non vedete come sono ridotto? Ve l'ho dato il mio lavoro e la mia salute!...

Matteo. Vent'anni che scavo zolfo sotto terra!

Il Barone. Se non c'è denaro!

Nardo. C'è lo zolfo, se non c'è denari.

Rametta. Vendetelo se vi riesce.

Matteo (inferocito). Se non si può vendere lo bruceremo. Bruciamo la zolfara! io tu!

Altri (urlano). Finiamola! Finiamola!

D. Barbara. Sparano! Sono armati!

Nina (strillando). Ah!

Lisa. Sparano, papà!

Il Barone. Via di qua! Vuoi farti ammazzare per giunta?

Nina (al barone). Ma dategli quel che vogliono!

Il Barone (pallidissimo, colla schiuma alla bocca). Che debbo dargli? Non ho nulla da dargli!

Urli di fuori. Alla zolfara!

Luciano (facendosi largo fra la folla). Un momento, signori miei, un momento!

Il Barone (sorpreso alla prima, vedendo comparire Luciano, gli volta poi subito sdegnosamente le spalle). Sembra una piazza, la mia casa, oggi!

Luciano. Lasciatemi capacitarli, signor Barone.

Il Barone (senza voler rispondere a lui, rivolto agli ammutinati). Ora vengono i soldati a capacitarvi! Aspettate!

Matteo e gli altri della folla. Non ce ne importa! Non abbiamo paura!

Luciano. Neanche del cannone abbiamo paura!

 

Volgendosi poi in tono diverso ai compagni che vociano tutti insieme.

 

Ma signori miei, qui parlate a un muro. Il padrone non è lui. La zolfara adesso se la gode Rametta. Deve pagare Rametta.

Il Barone (furioso, voltandosi in ). Vengono i capopopolo a dettar legge in casa mia!

Luciano (al Barone). Rametta ci mangia vivi tutti quanti, Vossignoria!

Il Barone (c. s. ma gridando la stessa cosa sul muso a Luciano). Vengono a dettar legge; se mi piace farmi mangiare da chi mi pare...

Luciano (riscaldandosi anche lui). Buonprò vi faccia! Ma anche la roba di vostra figlia s'ha da mangiare quel ladro?

Rametta (irritatissimo, agli operai). Che pretendete? Che m'andate cantando? Sono stato operaio anch'io, come voi... Ho lavorato tutta la vita, sino a vecchio... Un soldo per un sigaro non l'ho speso! all'osteria non m'hanno visto... Ho lavorato come un cane nella miniera, sottoterra, a scavar zolfo!... E ora perchè so il fatto mio, e voi no...

Matteo. Basta colle chiacchiere!

 

Tutti gridano e Rametta è travolto nel parapiglia.

 

Luciano (al Barone). Badate! Badate! Ora succede quel che succede. Danno fuoco alla zolfara. Mi dispiace per voi!... per le vostre figlie!...

Il Barone (furioso, prendendo Nardo per le spalle e respingendolo insieme agli altri). Vattene ora vattene! Fuori di casa mia!

Urli di fuori. Alla zolfara! Alla zolfara!

 

Il tumulto cresce di fuori. A un tratto si vede comparire nella folla, una fiaccola accesa.

 

Matteo. Bravo! Date qua!

Luciano (afferrandolo pel petto). Ehi! Che fai? Dici sul serio?

Matteo. Come, sul serio? L'hai detto tu stesso!

Luciano. T'ho detto di dar fuoco alla zolfara di mia moglie?

Nardo. Volti faccia anche tu! Tradisci i tuoi fratelli!

Il Barone. Luciano!

Lisa (facendo per corrergli dietro anche lei, come una pazza). Luciano! Luciano!

Il Barone (fermandola). Tu no! Bada!

Lisa (smaniando). Non m'importa! È mio marito.

Luciano (torna pallido e stravolto, colle mani nei capelli). Cosa hanno fatto! cosa hanno fatto! Datemi un fucile!

 

Afferra il fucile di Rametta e corre all'uscio.

 

Il Barone. Vuoi farti ammazzare anche tu?

 

Facendo per tranquillarlo.

 

Luciano (senza dargli retta e portandosi al portone, risoluto, col fucile spianato). Devono passare di qui per la zolfara!...

Il Barone (gli strappa il fucile di mano e lo caccia dentro fra le braccia sue e di Lisa). Pensa a tua moglie ora!

 

Squilli di tromba all'interno.

 

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