Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Enrico Castelnuovo
Il fallo d'una donna onesta

IntraText CT - Lettura del testo

Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

IX.

 

- Vuoi? - disse Guido all'amica.

L'orologio della Torre suonò le cinque.

La Teresa accennò di sì col capo. - Per un'ora... Non più. Alle sei o sei e un quarto vorrei essere a casa.

- Comandano due remi? - chiese uno dei barcaiuoli, aiutandoli a montare.

L'ufficiale stava per rispondere affermativamente, ma la Teresa che, veneziana, intendeva meglio la voluttà della gondola, fu pronta a dire: - No, un remo solo. - E ordinò: - Nel canale della Giudecca.

- Brava! - esclamò Guido. - Così non vediamo il Colombo.

- E poi - ella soggiunse con un sorriso fuggevole - accompagniamo il sole.

L'accompagnarono per poco. Per poco la Teresa dovette con l'ombrellino difendersi dai raggi che venivano a batterle in viso; poi il disco luminoso si nascose dietro la linea dell'orizzonte, lasciando dietro di un rosso più intenso che digradava via via nel roseo, nell'arancio, nel bianco, nel verdognolo, nel violetto. L'acqua, piena di fosforescenze, beveva avidamente il gran chiarore diffuso; spinta da un braccio invisibile la gondola sembrava cullarsi in un mondo di sogni. Era uno di quei momenti in cui meglio si svela l'armonia del creato, in cui ogni luce ed ogni ombra, ogni suono ed ogni silenzio paiono cospirare ad un fine. E l'uomo sente i vincoli segreti che l'uniscono a tutte le cose, alle più umili come alle più superbe, alle inanimate come a quelle ove più visibilmente palpita e freme la vita.

Con la testa arrovesciata sulla spalliera del sedile di cuoio, con gli occhi socchiusi, la Teresa aspirava da tutti i pori la dolcezza ineffabile di quell'ora.

Guido le prese la mano. - Se si potesse addormentarsi e morire così!

Ella diede un sussulto. Mai egli non l'aveva indovinata come oggi. A questo appunto ella pensava: Se si potesse morire così!

- Tu hai l'avvenire dinanzi a te - ella disse. - Io, vedi, se potessi morire oggi...

- Cattiva!... E di me che sarebbe?

- Oh! - fec'ella. E soggiunse: - Non è lo stesso?

- Non lo dire.

E rinnovò la promessa di esserle fedele anche lontano, di esserle fedele sempre.

Ella tentennò il capo. - No, Guido... Voglio essere un soave ricordo per te, non una pesante catena.

- Ma io...

- Zitto... Non rompere l'incanto.

Quando furono davanti al Cotonificio, un vaporino che veniva da Fusina passò a breve distanza davanti a loro fischiando e sollevando un po' di maretta.

- Ecco, l'incanto è rotto - sospirò la Teresa. E girandosi con mezza la persona verso il gondoliere, disse: - Voltiamo.

- Che fretta hai? - chiese Guido.

- È tardi - ella rispose.

In fatti scendeva il crepuscolo smorzando le tinte, raddolcendo le linee. All'Oriente, rossa ancora degli ultimi riflessi del sole, appariva la luna. Per diminuir la forza della corrente contraria, il barcaiuolo piegò alquanto verso sinistra, avvicinandosi di più alle Zattere. La gondola rasentava i legni ancorati lungo la banchina, piccoli legni per la massima parte di bandiera austriaca, provenienti dalla Dalmazia e dall'Istria. Qua e un cane, correndo lungo la coperta del bastimento e sporgendosi dalla murata, abbaiava ringhioso, qua e s'issava sull'antenna il fanale, e il lumicino appena visibile in quell'ora  dubbia tra il giorno e la sera, alzandosi in silenzio lungo il canape, dava l'idea di una di quelle fiammelle con cui l'arte ingenua del medio evo raffigurava le anime del Purgatorio.

Una foglia si staccò dalla rosa che la Teresa teneva sul petto e venne a posarsele sul dorso della mano.

- Ah! - diss'ella tirando indietro la mano con un moto istintivo. - Credevo fosse un insetto.

E soffiò via il petalo disperso.

- Anche la mia rosa si sfoglia - notò tristamente Guido.

Chinando il capo ella mormorò: - È così la vita.

Tacquero entrambi.

Di Reana ruppe primo il silenzio. - Dunque ti decidi ad andar dalla mia mamma a Napoli?

Ella fece segno di no.

- Perchè?

- Ho bisogno di quiete, amico mio. Passerò qualche giorno nella mia villa. Il giardiniere mi scrive che i lavori sono quasi terminati.

- Mi sarebbe così caro saperti ospite nostra - riprese Guido. - Ti farebbero tanta festa... non solo la mamma, che ti vuol bene da un pezzo, ma le mie sorelle, i miei fratelli che non ti conoscono...

Ecco, adesso, senza volerlo, egli feriva i suoi sentimenti più intimi. Come non capiva che, dopo quanto era avvenuto, la Teresa si sarebbe trovata a disagio nella casa di lui? Che se avesse tradito il suo segreto sarebbe stata un'impudente, se l'avesse dissimulato sarebbe stata un'ipocrita?

- Scriverò io alla tua mamma, domani o dopo domani - ella soggiunse. E mutò discorso.

La gondola era sboccata nel bacino di San Marco.

- Al Molo - ordinò la Teresa.

E discesero al Molo, dalla parte del ponte della Paglia.

Di Reana, smontato pel primo, pagò il barcaiuolo e offerse la mano alla Valdengo, che sfiorandola appena con la punta delle dita saltò a terra con una mossa svelta ed elegante.

- A fra poco - diss'ella tendendogli la destra.

Egli fece un gesto di meraviglia. - Come? Non vengo da te?

- Verrai - ella rispose - -di qui a un'ora, di qui a tre quarti d'ora... Ho da dar parecchi ordini, anche pel nostro pranzo... Non vedendo capitar più la padrona chi sa la mia cuoca quel che avrà fatto?... Anche tu dovrai sbrigare qualche faccenda... Arrivederci, alle sette o sette un quarto al più tardi.

E si diresse verso il ponte della Paglia.

Evidentemente ella non voleva essere accompagnata ed egli dovette ubbidire. Del resto, la Teresa aveva ragione; anch'egli aveva qualche coserella da sbrigare. S'avviò quindi dalla parte opposta con l'idea di traversar la Piazza e salire un momento al suo alloggio. All'angolo del Palazzo ducale si pentì. Perchè la Teresa aveva voluto rimaner sola?... Con un impeto irriflessivo ritornò sui suoi passi, corse fino al ponte. Senonchè, sul punto di mettere il piede sul primo scalino, ebbe vergogna di ... Come? Quella donna aveva immolato a lui la sua riputazione, la sua dignità, la sua pace, ed egli, egli che partiva domani, egli che l'avrebbe dimenticata (poichè adesso sentiva che l'avrebbe dimenticata), osava insozzarla de' suoi sospetti, osava spiarla?... Oh, miserabile!

Rifece in fretta il cammino, andò effettivamente a casa sua, ove Gaetano, il fido marinaio, aveva finito allora di rimettere in ordine le stanze. La roba dell'ufficiale era stata portata a bordo sin dalla mattina; le stoviglie, il cristallame, le posate che avevano servito alla colazione erano state riconsegnate alla padrona con cui di Reana aveva liquidato anticipatamente i suoi conti. Tuttavia la padrona, la signora Felicita, che abitava al secondo piano, scese col lume per prendere le chiavi e dare un altro saluto al suo inquilino.

- Buon viaggio, signor tenente... E se torna a Venezia si ricordi di questa casa...

- Grazie... Non dubiti.

Nel richiuder per l'ultima volta la porta di strada, Guido di Reana si stupì di non provar un'emozione più forte. E lungo la via che pure per l'ultima volta lo conduceva dalla Teresa Valdengo, egli non poteva a meno di chiedere a stesso se fosse veramente quello di poco fa. Aveva i sensi tranquilli, lo spirito calmo; non avvertiva i segni precursori di nessuna tempesta all'idea della separazione imminente. Alla Teresa pensava con benevolenza affettuosa, con gratitudine anche; ma nulla più. Non lo turbava il rimorso; perchè doveva averne? Aveva forse sedotto una fanciulla inesperta? E di fronte al dolore ch'egli recava oggi a quella donna partendo non le aveva forse dato qualche dolcezza? Non l'aveva inebbriata di voluttà? Non aveva fatto rifiorire per poco la sua gioventù?... E poi, ell'era tanta ragionevole. Non s'era mai illusa sulla durata della loro relazione, nemmeno quando s'illudeva lui... Che differenza dall'altra! L'altra era una mala femmina, non paragonabile a questa; ma che affar serio era stato per lui lo staccarsene! Quante minacce, quante preghiere, quante lacrime! È vero che poi s'era quetata.... a forza di danaro; ma Guido di Reana rammentava i gran brutti momenti passati sotto l'incubo di uno sproposito, di una disgrazia... Ed egli stesso doveva convenire che l'addio supremo gli era costato molto più di quello che non fosse per costargli l'addio di questa sera.


 

 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License