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Enrico Castelnuovo Il fallo d'una donna onesta IntraText CT - Lettura del testo |
X.
La Teresa s'era mutata vestito. Allorchè Guido entrò nel suo salottino ella indossava un abito color avana ch'egli non le aveva ancora visto.
- Fa fresco stasera - ella disse.
- Ti pare?
- Fors'è un'impressione mia... O forse avrò preso freddo in gondola.
- Ti senti poco bene? - egli domandò con sollecitudine.
- No... Ho tirato fuori la roba più pesante, ecco tutto.... Siamo alla fine d'ottobre.
La cameriera venne ad annunziare che la minestra era scodellata.
- Andiamo - disse la Teresa. E prese il braccio del suo commensale.
Guido di Reana aveva desinato altre volte in casa Valdengo; una volta in compagnia del barone Venosti e del pittore Massimi; un'altra volta con un tenente di vascello, poi imbarcato sopra una torpediniera, e con la moglie di questi, una milanese che la Teresa aveva conosciuta ai bagni.
Tranne quella mattina a colazione, soli soletti a tavola non erano stati mai. Ora l'intimità era tolta dalla presenza della servitù, e la Teresa e Guido parlavano di cose indifferenti, dandosi del lei. Egli però, col suo appetito di ventidue anni, faceva grande onore al pranzo squisito; ella mangiava pochissimo guardando di tratto in tratto con una gravità malinconica il bello e fatale giovinetto ch'era passato come un turbine nella sua quieta esistenza... Ecco, egli era venuto e partiva; il dramma era giunto all'ultima scena. No, nemmeno potendo, ella non avrebbe voluto ritardar la catastrofe. Ch'egli partisse, ch'egli partisse! Forse, partito lui, ella avrebbe trovato la cara sua pace... Non l'amava dunque più? Poche ore addietro l'aveva tenuto fra le sue braccia, e adesso non l'amava più, e le pareva che lo avrebbe lasciato andar via senza lacrime.... Era possibile?... Con desiderio ardente, con tenerezza profonda il suo pensiero correva all'amico lontano, al vero amico suo, al conte Mario Vergalli, al quale ella avrebbe confessato il suo fallo, supplicandolo di perdonarle, di non privarla della sua stima. Ed egli le avrebbe perdonato, egli l'avrebbe compatita, avrebbe seguitato a volerle bene... ella n'era sicura; ma nello stesso tempo era sicura che s'egli l'avesse di nuovo richiesta della sua mano, ella, adesso più che mai, avrebbe risposto di no...
Passarono nel salottino verde a prendere il caffè. Appena la cameriera fu uscita riportando il vassoio, Guido di Reana s'avvicinò: - Ebbene, Teresa?
Con un sorriso triste ella ripetè a mezza voce: - Ebbene, Guido?
- Quando ci rivedremo? - egli riprese.
- Chi legge nell'avvenire? - ella disse.
Il giovine le si accostò fino a toccarla; ne' suoi occhi guizzò il lampo d'un desiderio.
Ella si alzò, rigida, e aperse la finestra.
- Non dicevi prima che fa fresco?
- Non tanto... E poi son coperta... Tu a ogni modo non dovresti aver paura... Farà ben altro fresco sulla coperta dei vostri bastimenti.
Il cielo era limpidissimo, la luna brillava su San Giorgio, segnava d'una tremula striscia d'argento la superficie dell'acqua. Di fronte alla Veneta Marina si profilava con netti contorni il Colombo. La caminiera fumava. Il lume acceso da poppa aveva sembianza d'una stella bassa e solitaria.
- A che ora devi essere a bordo?
- Un po' prima di mezzanotte. Fino alle undici e mezzo c'è la lancia che aspetta nel Rio dell'Arsenale.
- Oh, basta alle undici e un quarto.
- No, non devi rischiare di far tardi.
Dopo aver richiuso la finestra senza però abbassar la tendina, ella tirò il discorso sui luoghi ch'egli avrebbe visitati, sulle cognizioni che avrebbe acquistate senza fatica, col veder paesi e uomini nuovi, sulla sua promozione che questo lungo viaggio avrebbe affrettata, sulla gioia che la sua mamma avrebbe avuta di lì a due anni e mezzo o tre anni ritrovandolo più forte, più bello e con un gallone di più... Povera mamma!
E continuò: - Che brava e savia donna dev'essere!... Perchè quando è rimasta vedova qualcheduno dei figliuoli era proprio bambino, non è vero?
- Eh sì - disse Guido. - La Matilde era appena svezzata, e Cecchino portava ancora le gonnelle.
- Ed ella - ripigliò la Teresa - non s'è sgomentata della responsabilità che le cascava addosso... Ha preso coraggiosamente le redini della casa, ha educato i ragazzi... Brava, brava!
Indi ella volle che l'ufficiale le parlasse dei suoi due fratelli e delle sorelle; tutti minori di lui.... Che temperamento avevano? Che inclinazioni? Gli somigliavano? I maschi erano studiosi? Che scuole frequentavano?
- Se accettavi l'invito, facevi ampia conoscenza con l'intera famiglia - osservò di Reana.
- No, no, non mi movo dal Veneto per quest'anno.
- La mamma avrebbe avuto tanto piacere di vederti...
- Anch'io di veder lei. Ma sarà per un'altra volta... E chi sa ch'ella stessa non abbia occasione di venir nell'Alta Italia.
- Ah, non è probabile... Troppi doveri la tengono laggiù... E poi è invecchiata... Mostra più della sua età.
La Teresa, sospirando, rifletteva che fors'era meglio così. Meglio la vecchiaia precoce che la gioventù prolungata oltre il tempo... Quella almeno ci difende delle tentazioni... E i figli, che àncora di salvezza!
Guardando, di là dai vetri, la luna che discendeva sull'orizzonte, la Teresa pensava che anch'ella avrebbe potuto avere un figliuolo di poco minore di Guido di Reana... avviato forse nella stessa carriera, imbarcato forse sullo stesso legno col grado di guardia marina. Ah se quel figliuolo ci fosse stato, come diversamente sarebbero andate le cose!
- Teresa! - susurrò Guido interpretando male quel turbamento dell'amica. E le sfiorò con le labbra la nuca.
Ella si ritrasse vivamente, aggrottando le ciglia. E gli additò la sedia. - Sta tranquillo, torna al tuo posto.
Guido non osò contraddirla, non osò tentar più nessuna carezza. La sentiva, benchè a due passi da lui, tanto, tanto lontana.
Alle dieci e mezzo ella gli chiese: - Desideri una tazza di tè prima di partire?
- No - egli rispose. - Abbiamo bevuto il caffè così tardi.
- Un bicchierino di marsala?
- Neppure.
- Una chartreuse allora?
- Venga la chartreuse.
Prendendo la bottiglia dal portaliquori ch'era sulla mensola, ella gli mescette un bicchierino.
- E tu?
- No... Lo sai che non amo i liquori.
- Almeno posa la bocca sul mio bicchierino.
Per compiacerlo ella accostò il bicchierino alle labbra e glielo restituì subito.
- Lo hai appena lambito - egli susurrò vuotandolo d'un tratto. E soggiunse: - Come sei fredda! Come sei indifferente!
L'ufficiale proseguì: Mancano pochi minuti a una separazione che potrebb'essere eterna, e tu sei lì calma, composta... I tuoi occhi sono asciutti, la tua mano è sicura, la tua voce non trema... Oh, se ti pesasse di perdermi!...
- Che dovrei fare, mio Dio? - ella esclamò, punta dall'ingiustizia del rimprovero, ferita dall'egoismo che si rivelava in quest'ultima frase... Dunque egli non capiva che chi aveva sacrificato di più era lei, ch'era lei che avrebbe sofferto di più?... E pretendeva ch'ella ostentasse rumorosamente il proprio dolore, che desse questo nuovo pascolo alla sua vanità!
Tuttavia ella non manifestò alcun risentimento, e ripetè con dolcezza: - Che dovrei fare? Dovrei turbarti con lo spettacolo della mia disperazione?
Diceva così, pur sapendo che lo spettacolo della sua disperazione l'avrebbe lusingato assai più che turbato; diceva così per un bisogno irresistibile di esprimer sempre il pensiero più indulgente con la forma più mite.
E continuava: - Non è meglio lasciarci senza spasimi, come due che piegano il capo dinanzi al destino?... Addio, Guido, sii felice...
- Mi congedi... già?
Ella gli mostrò l'orologio che segnava le undici. E infatti dai campanili di San Marco, di San Zaccaria, di San Giorgio gli undici rintocchi vibravano, si rispondevano nel silenzio della sera.
- Oh Teresa mia! - proruppe Guido, vinto da un'emozione sincera. E se la strinse al petto.
La Teresa appoggiò un istante la testa sulla spalla di lui; quindi svincolandosi si passò la mano sugli occhi e mormorò con un mesto sorriso: - Vedi che i miei occhi non sono asciutti.
- E i miei? - egli disse, reprimendo un singhiozzo.
Tentò nuovamente di attirarla a sè; ella lo tenne lontano. - Addio... Ricordati...
- Sempre, sempre... Ti scriverò...
Con un movimento subitaneo ella corse al campanello e premette il bottone.
- Perchè ti facciano lume... A che ora parte domani il Colombo?
- Alle sei... Sarai alla finestra?
- Io guarderò da questa parte - egli disse.
La Luisa, la cameriera, comparve sulla soglia.
Guido dovette contentarsi d'afferrare la mano della Teresa e di coprirla di baci.
- Buon viaggio! - ella balbettò.
Ritta in mezzo alla stanza, lo risalutò con un cenno, mentre egli dall'uscio si voltava ancora verso di lei. Poi si portò la destra al cuore e si lasciò cader sopra una poltrona.