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Enrico Castelnuovo Il fallo d'una donna onesta IntraText CT - Lettura del testo |
XX.
Era Venosti Flavi. Non erano amici, tutt'altro; non avevano forse un'idea, un'opinione comune; ma si vedevano spesso al club, s'incontravano di tratto in tratto dalla Valdengo, e mantenevano fra loro quelle relazioni di buona società che possono assumere perfino le apparenze d'una cordiale dimestichezza. Convien aggiungere che il barone Amedeo, dopo che gli era passato lo strano ghiribizzo di sposar la nipote, aveva espresso il parere ch'ella dovesse almeno accettar l'offerta di Mario Vergalli. Egli non capiva che gusto ci trovasse la Teresa a tenersi attorno quell'adoratore platonico invece di farsene un marito che le avrebbe dato una posizione nel mondo.
È vero che non capiva nemmeno il gusto che aveva Vergalli a filare il sentimento... alla sua tenera età.
Comunque sia, quella sera il conte Mario dissimulò a fatica la noia che gli recava l'incontro.
L'altro non se ne diede per inteso.
- Grazie.
- E... da quando?
- Da stamattina all'alba.
- È vero... Da stamattina...
- Lo sapevate?
- Sì.
- Come?
- Vengo da casa di mia nipote - soggiunse il barone.
- Ah! - fece Vergalli imporporandosi in viso.
- È molto deperita - riprese Venosti Flavi.
- Sì... forse... - balbettò il conte.
E si ricordò che al primo momento era parsa tanto deperita anche a lui, si ricordò che l'aveva supplicata di chiamare un medico. Poi non aveva insistito, assorto com'era nelle proprie sofferenze, nel proprio dolore.
- A me non dà retta. Ma io le dissi: Ti persuaderà Vergalli a curarti... Sapete quel che mi ha risposto?... «Oh, Vergalli riparte. Non lo vedrò più...» È possibile?
- Non capisco perchè dica questo - borbottò Mario con manifesto imbarazzo.
- È assurdo, non è vero? Perchè, fra vecchi amici, se pur vi sono dei malintesi...
Mario Vergalli era sulle spine. Il barone parlava per conto proprio, o per incarico della Teresa? E come mai la Teresa si sarebbe confidata a un parente del quale non aveva nessuna stima, avrebbe scelto lui a intermediario d'una riconciliazione col suo amico più caro?... A ogni modo, poichè Venosti Flavi parlava del solo argomento che potesse interessare Vergalli, questi stava tutt'orecchi a sentirlo.
- Quella benedetta donna - proseguì l'amorevole zio - ha qualità eccezionali di cuore e d'ingegno, ma talvolta è aspra, tagliente...
- Non mi sembra - ribattè Mario, già disposto a difenderla.
- Sì, sì, anche contro sè stessa... Abbiate pazienza, Vergalli, io la conosco fin da bambina... Per una bravata, invece di chieder scusa d'un piccolo fallo, era capace di esagerarlo ad arte, era capace perfino d'accusarsi di colpe non commesse... E non si è corretta con gli anni... Ultimamente...
Qui Venosti si guardò intorno, abbassò la voce, e passò il braccio sotto quello del suo interlocutore.
- Ultimamente... non è un segreto per nessuno, nemmeno per voi ch'eravate lontano... mi disse lei che sapete tutto... ultimamente ell'ebbe il torto di lasciarsi far la corte da quell'ufficialetto di marina... quel di Reana... figliuolo di un'antica compagna di collegio, un ragazzo.
- In fin dei conti - insinuò Vergalli con uno sforzo - la signora Valdengo è padrona di sè... non ha obblighi verso nessuno...
- Sì e no... Verso di voi, per esempio...
- Nè verso di me, nè verso altri - replicò Mario Vergalli in tono reciso.
Il barone si strinse nelle spalle.
- Sarà come vi piace... Voglio dire soltanto che novantanove donne su cento si sarebbero lasciate far la corte quanto lei e più di lei, ma tutte avrebbero avuto certi riguardi, certe cautele... Nessuna avrebbe messo il suo amor proprio a sfidare l'opinione pubblica.
Il conte Mario s'agitava, cercava interrompere.
- Tollera tanto l'opinione pubblica, ma non vuol essere sfidata... E badate che in questo caso io credo in coscienza che non ci sia stato nulla di grave... Senonchè mia nipote, mi par di sentirla, alla minima osservazione avrà preso fuoco e avrà ammesso il peggio.
Come Venosti s'ingannava! Come aveva torto di dire che conosceva sua nipote! Sì, forse con lui, con lo zio, nauseata di quella morale tutta di convenzione, la Teresa poteva aver ceduto ad un impeto subitaneo, aver risposto con l'alterezza di chi crede il suo fallo meno spregevole di certe virtù di parata. Ma non a quel modo aveva risposto a Vergalli; nel sì che con voce languida, quasi morente, ell'aveva lasciato cader dalle labbra, non c'era il vanto spavaldo di una colpa non commessa; c'era la confessione umile e penosa della caduta profonda e irreparabile.
Pure al conte Mario non era lecito di mostrarsi meno convinto dell'innocenza della Valdengo di quello che se ne mostrasse Venosti.
- Voi fantasticate - egli disse, e ogni parola gli costava una fatica immensa - donna Teresa non aveva niente da ammettere, e... almeno con me... non ha ammesso niente... Del resto, io son convinto al pari di voi ch'ella non abbia da rimproverarsi colpa alcuna.
- Tanto meglio - replicò il barone con aria un po' scettica, - Allora non sarà neanche difficile che facciate la pace.
- Non c'è da far pace quando non c'è stata guerra - osservò Vergalli.
- Meglio, meglio - ripetè Venosti Flavi, - Ma quest'è un'altra prova che mia nipote è un po' squilibrata e ha bisogno più che mai dell'indulgenza de' suoi amici. Se ne avesse perduto uno come voi, sarebbe una gran disgrazia.
Mario Vergalli taceva, smarrito dietro mille congetture. Perchè il barone Amedeo lo adulava in tal maniera? Che pretendeva da lui? Egli, il vero tipo dell'egoista volgare, poteva esser mosso da un affetto sincero verso la Teresa, poteva agire senza secondi fini?
- Non tocca a me a darvi consigli - riprese untuosamente il barone. - Fate quello che il cuore v'inspira... Nessuno ha sull'animo di mia nipote l'ascendente che avete voi... Se, imponendo silenzio anche alle vostre giuste suscettività, tornerete da lei, se le parlerete da amico, se le raccomanderete la calma, farete un'opera buona... Che non commetta pazzie, che non si condanni da sè... che non si isoli come uno che abbia la lebbra addosso. Io l'ho detto sempre che quella non era donna da viver sola... Perchè non s'è rimaritata? Le occasioni non le sarebbero mancate... Che non abbia voluto sposar me, transeat... Non eravamo adattati l'uno per l'altra, e anzi, io devo ringraziarla d'avermi risparmiato un solenne sproposito. Ma perchè non ha sposato voi?
- Son discorsi vani, caro Venosti - interruppe il conte Mario.
- D'accordo... forse oggi non la sposereste più, nemmeno se fosse lei a pregarvene... Credo tuttavia ch'ella non durerebbe fatica a trovare un marito... È ricca, è piacente, ha trentott'anni... figuriamoci se non troverebbe...
- E perchè no il sottotenentino di vascello? - saltò su il Vergalli con amara ironia. L'idea del matrimonio della Teresa gli faceva perdere il lume della ragione.
- Volete scherzare? - ripigliò Venosti. - Il sottotenentino di vascello!... Un fanciullo!... Un bel partito sarebbe!... No, no, a mia nipote conviene un uomo serio, posato, maturo...
- E affidereste a me l'ufficio di cercarlo?
- Nemmen per sogno... Si parla accademicamente, per l'interesse che portiamo tutti e due alla Teresa Valdengo... Dicevo quale sarebbe, secondo me, la linea di condotta ch'ella dovrebbe tenere.
- Donna Teresa non è una bambina - -notò il conte Mario. - Sa regolarsi da sè.
- Bene, bene - fece Venosti a modo di conclusione. - Se ve ne lavate le mani voi, tanto più posso lavarmele io. E sarà quel che sarà... Davvero partite?
- È probabilissimo.
- Allora buon viaggio, e grazie d'esser venuto fin qui.
Senza porvi mente Mario Vergalli aveva accompagnato il barone Amedeo alla porta di casa.
- Vado a far toilette - disse questi. - Sono a cena dai Marvesi che festeggiano le loro nozze d'argento... Gran brava donna quella contessa Silvia! Ha saputo conservarsi il marito e gli amanti.
Il barone, ch'era d'umore espansivo, soggiunse, con un sorriso fatuo e misterioso:
- Saremo in cinque stasera, e se non fosse morto il povero Castellini si farebbe la mezza dozzina.
- Senza.