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Enrico Castelnuovo Il fallo d'una donna onesta IntraText CT - Lettura del testo |
XXIV.
Uno di quei giorni, poco dopo che Mario Vergalli era uscito, la Teresa si vide comparir dinanzi la sua amica Giulia Orfei, la stessa che un paio di settimane addietro le aveva scritto dai colli Berici. La contessa Giulia entrò come un uragano, gettando le braccia al collo della Valdengo e sprigionando da tutta la persona un acuto profumo d'ireos.
- Lo so, lo so che non vuoi ricever nessuno... Me l'ha detto la tua cameriera... Ma non la strapazzare... Io le ho risposto: Rompo la consegna e assumo io l'intera responsabilità... Se mi scaccierà via, pazienza... Mi scacci?
- No; ma, veramente, potevi avvertirmi con una riga.
- Chè?... Quello non era il modo di riuscire... Avresti trovato una scusa... E io ci tenevo a darti un bacio... Dopo tanto tempo!... Perchè sono quattro mesi, lo sai?
- Eh sicuro... Da quando sei andata a Aix-les-Bains.
- Una stagione brillantissima... Ti racconterò, ti racconterò... Ma dimmi di te adesso... Ho sentito che non istai bene... Infatti hai l'aria sofferente...
- Oh! - interruppe la Teresa - Cominci anche tu?...
- Sfido io!... Sei pallida... Hai certe occhiaie... Ti curerai almeno. Chi è il tuo medico dopo la morte di Pozzi? Vuoi il mio?
- Ma lasciatemi in pace... Mi curerei se stessi peggio. Invece sono stata poco bene e sto meglio.
- Che male hai avuto?
- Ma niente... ma inezie.
La Orfei sorrise maliziosamente. - Capisco...
- Che cosa capisci? - saltò su la Valdengo, imporporandosi in viso.
- Eh, patèmi d'animo - disse l'altra. E soggiunse carezzevole: - Via, con me non dovresti avere segreti?.... Ne ho mai avuti io per te?
In realtà non ne aveva avuti mai nè per lei, nè per nessuno; non aveva mai nè voluto, nè saputo nascondere le sue avventure galanti. Già suo marito chiudeva gli occhi e le orecchie. Ciò non toglie che la Giulia Orfei, se quello che le si era riferito era vero, giudicasse alquanto imprudente la condotta della sua amica. E non glielo dissimulò. In autunno nella sua villeggiatura di Colle Berico, l'era giunta notizia della simpatia della Teresa pel sottotenentino di vascello, Reana, il figliuolo della Maria Scotti ch'era stata con loro in collegio... Niente di male. Anzi era sempre parso assai strano che una donnina bella come la Valdengo dovess'essere inaccessibile alle debolezze umane, e la sua austerità le aveva fatto più torto che no nella buona società... Ma forse ci voleva un po' più di politica...
La Teresa la lasciava dire, sorridendo d'un suo sorriso triste ed ironico. - Eh, cara mia - soggiunse la contessa Giulia - tu puoi sorridere fin che ti piace, ma in queste cose devi prender lezione da me. Una donna che non ha marito è tenuta ad aver maggiori riguardi di una donna che lo ha... Non ci vuol molto ad intenderlo... Se c'è il marito, è lui la bandiera che copre il contrabbando... Contento lui, contenti tutti... Se non c'è lui, tutti fanno i dottori... E, vedi, uno dei grandi benefizi del marito è questo. Fin che c'è lui non si può mutar di punto in bianco le proprie abitudini... seppellirsi vive, chiuder la porta alle amiche, ecc., ecc... Fossimo pure innamorate come Didone...
- Appunto anche lei era vedova - interruppe la Teresa.
- Per sua disgrazia - ribattè la Giulia Orfei. - Se viveva il marito, non avrebbe fatto la bestialità di gettarsi sul rogo dopo la partenza di Enea... Insomma, se c'è il marito, per quanto spleen si abbia addosso, si fa uno sforzo in riguardo a quel pover'uomo, che ha il diritto di non avere un mortorio in casa... E allora, poichè ogni cosa seguita ad andar co' suoi piedi, la gente smette presto di malignare.
- Tu parli su per giù come mio zio - osservò la Valdengo.
- Il barone Venosti Flavi? Tanto meglio. Ho piacere d'esser d'accordo col tuo più stretto congiunto, un uomo che t'è sinceramente devoto e a cui sta a cuore la tua riputazione.
- Figuriamoci! - esclamò in tono ironico la Teresa. - Non gli era, anni fa, saltato il grillo di sposarmi?
- Mi ricordo. E non sarebbe poi successo un cataclisma se tu avessi accettato.
- Secondo te avrei fatto bene ad accettare?
- Ma sì.... Tu dovevi rimaritarti. Del resto non dico che il prescelto avesse a esser lui.... Dico che ti occorreva un marito.... E non mi son mai potuta capacitare perchè tu abbia fatto languire inutilmente quel povero conte Vergalli.
- Ma, Giulia, non discorrere con leggerezza. Io non ho fatto languire il conte Mario Vergalli. Gli ho detto sempre che non avevo intenzione di passare a seconde nozze.... Egli mi rispettava troppo da chiedermi d'esser la sua amante. Si contentò di quello che gli offrivo... un'amicizia schietta, profonda, un'affezione fraterna.... O che non vi possa essere tra uomo e donna una di queste affezioni?
La Orfei si strinse nelle spalle. - Sarà... È una stranezza, ma sarà.... E nel caso vostro il mondo ci credeva. Sono due originali, si diceva, superiori alle passioni umane.... Sta a vedere quel che si dirà adesso....
La Valdengo non rispose. Forse la Giulia aveva ragione, forse adesso non si crederebbe più alla purezza de' suoi rapporti con Mario Vergalli.... Ma che andava ella almanaccando, ella che fra due o tre giorni sarebbe morta? Il mondo non aveva più nulla da credere o da non credere sul conto suo.
Posandole una mano sulla spalla, la Giulia riprese a bassa voce: - E pure io scommetterei che, se vuoi, il conte Vergalli ti sposa ancora.
- Non era lui, non era Vergalli che usciva di qui poco fa?
- Sì. Che importa?
- Ci siamo quasi urtati col gomito a due passi dalla tua porta. Egli non mi ha riconosciuta... Già è miope, ed è un orso. E poi ha ben altro pel capo che salutar le signore... Quello è sempre un uomo innamorato cotto... Gli si legge in viso... e io me ne intendo.
- Ma Giulia...
- Tanto ci tieni a quel di Reana?
La Teresa scattò. - Che c'entra di Reana?... Pensa quel che ti pare delle mie relazioni passate con lui, ma lévati dalla mente che ci sia oggi tra noi nulla di comune.
- In nome del cielo! - esclamò la Orfei. - Così mi piace. Che avresti da sperare da quel ragazzo?... Scusa però... Dal momento che confessi di non aver più nulla di comune con lui, perchè esiti a sposar Vergalli?
Visibilmente infastidita, la Teresa si alzò dalla seggiola. - Ancora una volta, Giulia, ti prego di non tirar in campo l'argomento del matrimonio... Tu hai le migliori intenzioni del mondo, ma mi fai molto male.
- Sei un enigma ambulante - disse la Orfei alzandosi anch'ella.
La Teresa allargò le braccia. - Sono così.
La Giulia Orfei che aveva qualche cos'altro sulla punta della lingua non seppe trattenersi dal soggiungere: - Però la gente se ne inventa di belle.
- Cioè?
- No... Spiegati.
- Si sono inventati che circa una settimana fa eri a Milano col conte Mario.
La Valdengo impallidì. Era dunque vana la speranza che il segreto di quel viaggio non fosse divulgato?
- Giurano d'averti vista - riprese la Orfei.
- D'avermi vista con Vergalli? - esclamò la Teresa. - È impossibile.
- Questo non l'ho inteso... Giurano d'aver visto te e lui nel medesimo giorno.
- Ebbene, sì - rispose la Teresa, convinta ormai dell'impossibilità di negar tutto. - -Siamo stati a Milano a poche ore d'intervallo, ma senza saper niente l'uno dell'altra. E non solo non ci siamo incontrati ma non potevamo incontrarci, perchè quando il conte Mario arrivò io ero già partita.
- Sai che mi racconti una di quelle storie!...
- Cara mia, è la verità pura e semplice.
- È curiosa... fosti a Milano sola?
- Ti pare ch'io debba aver paura?
- No.... ma tu che non viaggi mai...
- Auff!... Avevo da parlare con la mia sarta... Ti basta?
Quantunque poco persuasa, la Giulia Orfei non insistette più oltre. E, sempre sul punto di congedarsi - Oh - disse - ora che il primo passo è fatto, ci rivedremo.
- Sì, sì, fra tre o quattro giorni.
- Fra tre o quattro giorni?.... È troppo lunga... Permettimi di venir domani.
La Teresa accennò negativamente col capo. - No, domani non posso...
- Dio, che donna occupata! Non puoi?... Perchè?... Ah, un'idea!
E la Giulia Orfei battè l'una contro l'altra le sue manine inguantate. - Di' la verità; dacchè hai fatto quartiere d'inverno non hai neanche messo il piede fuori di casa?
- No certo... Ero indisposta.
- Ora assicuri di star meglio, e l'aria non può che giovarti... E poichè il tempo è bello...
- No, non esco.
- Aspetta un momento... Senti... domattina alle nove suono il tuo campanello, tu scendi, e facciamo due passi sulla Riva al sole...
- Grazie, no.
- Come sei caparbia!... No... sempre no... Ci penserai su... Io sarò qui lo stesso... Se assolutamente non vorrai scendere, se non vorrai ricevermi un minuto, mi farai licenziare dalla Luisa... E intanto addio... È quasi notte e ho ancora da far qualche spesa... Vengo proprio, sai, alle nove.... Oh sono mattiniera, io.
- Bada, Giulia. Sarà una strada gettata.
- Disgrazia piccola... Addio, addio.
Escì com'era entrata, vispa, saltellante, ridente.
- Che creatura felice!... - pensò la Valdengo. - È ricca, è piacente, non s'avvede degli anni che passano, fa una vita allegra, ha un marito filosofo... tutti l'accolgono a braccia aperte... È vero che di cuore è buona, e nonostante la sua leggerezza ha molta facilità ad affezionarsi... A me vuol bene... Forse però è venuta qui per curiosità... Sì, anche per curiosità, ma non soltanto per questo... M'ha mostrato sempre molta simpatia. Ho piacere d'averla vista ancora una volta... Non la vedrò più... Domani le farò dire che non posso... Darò ordini precisi alla cameriera... Non vedrò più nessuno, tranne Vergalli... Già si tratta di poco...