Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Enrico Castelnuovo
Il fallo d'una donna onesta

IntraText CT - Lettura del testo

Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

XXVI.

 

- Che bella sorpresa! - esclamò la Giulia Orfei, scambiando un bacio con l'amica. - Dopo le tue parole di ieri temevo proprio di far fiasco.

- Ho mutato idea, non so nemmen io perchè.

- Ma diamine! Non devi mica restar sempre tappata in casa.... E se vuoi rifar un po' di colore....

La Valdengo abbassò il velo. Alla luce fulgidissima del sole che inondava la Riva degli Schiavoni apparivano assai meglio che nella penombra delle stanze il pallore della sua tinta e i solchi delle sue gote.

Ella domandò: - Dove andiamo?... Ai giardini?

- Ho paura che sia troppo umido. È cascata la brina stanotte. Sarebbe meglio dirigersi verso il Molo.

- Come vuoi.

Dopo pochi passi, accanto al monumento di Vittorio Emanuele, incontrarono il postino, che si toccò il berretto.

- Ha salutato te? - chiese la Giulia.

- Sì.

La Teresa lo seguì con lo sguardo e soggiunse: - Ecco, si ferma alla porta di casa mia.

- Vedrai la tua corrispondenza al ritorno - disse la contessa.

- Già....

- Aspetti lettere sue? - riprese la Orfei.

- Di chi?

- Via... dell'ufficiale.

- Perchè questa domanda?

- Oh Dio.... È una domanda così semplice.

- Non so.... Scriverà forse.... per creanza.

E accompagnò la parola con un sorriso amaro.

- Ci pensi ancora - esclamò la Giulia. - Credi a me, è meglio non pensarci.

- È meglio anche non parlarne.

- Hai ragione. Parliamo di quell'altro.

- Ti prego, non parliamo di nessuno dei due.

Erano già sul Molo, quasi deserto.

- Gondola, gondola! - gridavano i barcaiuoli, come nel pomeriggio in cui di Reana aveva indotto la Teresa a fare una corsa in laguna. Dopo quel giorno ella non era più uscita di casa che per andare alla stazione. Solo adesso ella rivedeva il Molo, rivedeva la Piazzetta e il Palazzo ducale, tanto diversamente illuminati in quell'ora tanto diversa.

- Hai l'aria incantata d'una forestiera - notò la Orfei con tenue ironia.

La Valdengo rispose: - Come li invidio i forestieri che arrivano per la prima volta a Venezia! Come si capisce che debbano andare in visibilio!

- Loro?... È naturale. Per noi è un altro affare. Toujours perdrix, toujours perdrix!

- Oh, quando la pernice è così prelibata!

Giunsero fino al caffè del Giardinetto Reale, ch'era chiuso.

- Non c'è proprio anima viva - disse la contessa. - T'assicuro che potresti senza paura dare una capatina in piazza San Marco.

- Aspetta.... Restiamo un poco sul Molo.

Tornarono sui loro passi, col sole in faccia. Aprendo l'ombrellino la Giulia domandò: - -Tu non l'hai preso?

- Ho il velo e mi basta.... Sole di novembre.

- Però negli occhi noia.... Ecco, con questo tempo la campagna è ancora piacevole.... Ma son giornate a prestito, E non intendo quelli che prolungano la villeggiatura fino a Natale.... È la moda.... Almeno la Marvesi è andata a San Remo.

- Davvero?

- Sì, col marito.... Dopo le nozze d'argento, il viaggio di nozze.... A proposito, m'immagino che tuo zio Venosti Flavi t'avrà descritto per filo e per segno quelle nozze d'argento.

- Mio zio? L'ho visto la sera che ci andava.... Dopo non l'ho visto più.

- Peccato!... Perchè egli era.... come si dice?... uno dei protagonisti - riprese la Orfei. - È stato uno dei mille.

- Andiamo, Giulia.

- Uno dei mille è un'iperbole, lo so.... Ma la frase non è mia. A ogni modo, è noto urbi et orbe che tra Venosti Flavi e la Marvesi ci fu del tenero.

- Sarà.... Per me....

- E il barone - continuò la loquace contessa - ha fatto anch'egli il suo bravo regalo.... un cofano d'ebano con intarsi d'avorio.... bellino tanto.... Tutti i.... soci hanno regalato qualche cosa. Viani un lampadario di Murano, Terenzi un servizio da di porcellana di Sèvres, Faroglio un paravento giapponese, di Frasca una cartella con l'occorrente da scrivere, rilegata in pelle di bulgaro con borchie d'argento, Castellini....

- S'è morto?

- Non conta.... S'è fatto rappresentare da sua moglie.... È un comble.... La vedova Castellini ha creduto d'interpretare il desiderio del suo indimenticabile defunto mandando una lettera patetica e dei fiori.... molti fiori. Figurati i commenti!

- E non c'erano altri regali?

- Sì, sì.... una quantità.... Il marito, i figliuoli, gli amici.... E poi una poesia dell'abate Visiani.... degna di lui.... E tanto basta.

- Quella Marvesi è nata sotto una buona stella - notò la Valdengo.

- È un fatto.... Per lei c'è indulgenza plenaria.... Io non ho sulla coscienza la metà di quello che ha lei, e nondimeno ho un'assai peggiore riputazione.... Non dico di mio marito ch'è un angelo....

La Orfei inviò con la mano un bacio all'indirizzo dell'angelo e proseguì: - Non dico di mio marito, ma mia suocera, fin ch'è vissuta, e le mie cognate e tante mie carissime amiche mi han tagliato i panni addosso senza misericordia.... Perchè questa ingiustizia?... E anche tu, povera santa, per un'unica leggerezza, rischi di trovar dei giudici arcigni.... Ma coraggio, sai.... Io ti difenderò sempre.

- Grazie - mormorò la Teresa. Ma era stanca di questi discorsi, e propose alla Giulia di tornare a casa traversando la Piazza e voltando poi dalla parte della Canonica.

Neanche in piazza la Valdengo era più stata dopo quel giorno con di Reana. Si ricordava la basilica fiammeggiante nel tramonto; ora il tempio era avvolto da una luce discreta; il sole batteva invece sulle Procuratie vecchie, facendone spiccare il fine trapunto marmoreo, lambiva la facciata bianca, ahi troppo bianca, di quel lato della piazza che gli architetti del primo Regno d'Italia rifabbricarono, male imitando le linee della vicina fabbrica di Vincenzo Scamozzi. Il campanile gettava attraverso la piazza come una gran fascia d'ombra.

Le porte della chiesa erano spalancate. - Entriamo un momento - disse la Orfei.

- Perchè no?

In chiesa la Valdengo andava di rado e la sua intimità con Mario Vergalli ch'era in voce di libero pensatore l'aveva allontanata ancor più dalle pratiche esteriori del culto; tuttavia San Marco non poteva non esercitare un fascino sulla sua anima meditativa e poetica, e le accadeva talora di entrarvi con religioso raccoglimento, di soffermarsi qualche minuto davanti a un altare,  non biascicando orazioni imparate a memoria, ma sollevando lo spirito in alto, compresa del mistero dell'infinito.

- C'è una messa alla cappella del Sacramento - disse piano la Orfei. E precedendo l'amica s'inginocchiò in prima fila. La Teresa rimase indietro. Due popolane si ristrinsero per farle posto su una delle ultime panche; una signora di mezza età, che aveva l'aria di un pinzochera, disturbata da quel movimento, le lanciò uno sguardo ostile; una vecchia dall'aspetto ignobile si chinò per susurrare qualche parola all'orecchio della vicina. Quelle donne allineate richiamarono alla mente della Valdengo un bel quadro di Cesare Laurenti, ammirato all'Esposizione artistica del 1887, Frons animi interpres, ed ella tremò all'idea che si potesse leggerle in fronte ciò che le passava nell'anima. Sedeva col viso nascosto fra le mani, le piccole mani di cui un raggio di sole, scendente dal finestrone circolare che illumina la crociera, faceva risaltar la purezza e il candore. Di quando in quando ella udiva come in un sogno la cadenza dei versetti latini recitati dal prete con voce nasale, udiva il borbottio monotono della pinzochera, e il fruscio dei foglietti voltati dei libri di divozione. Intanto a lei saliva dal cuore un'altra preghiera: «O Signore che tutti invocano, che tutti cercano per vie diverse, vi vedrò io dunque fra poco? Vi vedrò corrucciato o benigno? E comparendovi innanzi così, avrò io veramente infranto i vostri decreti, mi sarò meritata i vostri castighi? O Signore, Signore, se a Voi nulla sfugge, se d'ogni creatura umana Voi conoscete gli atti e i pensieri, sarò io per Voi una tal peccatrice che non mi possa arridere la vostra clemenza? Io non mi son prosternata spesso, lo so, ai piedi dei vostri altari, ma ho sempre procurato di seguire la vostra legge d'amore e di carità; ho sempre procurato di fare il bene, di accostarmi agl'infelici ed agli umili; ho compatito agli errori, ho perdonato alle offese; deh, perdonatemi Voi!... Se ho errato credendomi superiore alla fragilità del mio sesso ne fui crudelmente punita. Sono caduta, ho perduto il diritto alla stima di me stessa e all'altrui. Ma avrei sopportato coraggiosamente l'umiliazione; ciò che mi spinge al passo estremo Voi non lo ignorate, o Signore. Io non mi sento la forza di gettare nel mondo un innocente che mi chiamerebbe responsabile de' suoi dolori.... La vita è triste per tutti, o Signore; che sarà per quelli che portano seco una debolezza di più?... Perdonatemi, Signore, perdonatemi».

Uno stropiccio di piedi, un concerto di gole raschiate e di nasi soffiati con forza avvertì la Teresa che la messa era terminata. Le sue vicine uscirono dall'altra parte della panca. Ritta presso a lei, la Giulia Orfei le toccò leggermente la spalla. - Non vieni?

La Valdengo si scosse. - Hai fretta?

- Che vuoi restare?

- No vengo.... or ora.

- Ebbene resta fin tanto ch'io saluto Wolff, il pittore tedesco. Torno subito a prenderti.

E s'avvicinò a un artista che addossato a uno dei pilastri dell'intercolunnio centrale copiava l'ambone e la Vergine col bambino che lo sormonta.

La Teresa Valdengo non pregava più. Con le mani intrecciate sulle ginocchia ella guardava intorno a , di sotto il velo abbassato. Dinanzi all'altare da cui il prete era sceso ardeva qualche candelabro, qualche fiammella solitaria tremolava nelle lampade massiccie d'argento pendenti dal sommo degli archetti. Gruppi di forestieri giravano qua e levando gli occhi verso i mosaici delle cupole, procedendo guardinghi sul pavimento liscio e ondulato. Bella come un'apparizione, una coppia di sposi dal tipo anglosassone saliva i cinque gradini del presbiterio; egli spirante dalla fisonomia la calma leonina dei forti, ella appoggiata al braccio di lui, stretta alla vigorosa persona come l'edera al tronco; saliva lenta la fulgida coppia sui gradini marmorei e pareva lasciar dietro a un solco d'amore e di giovinezza.... Dalla parte opposta della crociera un'altra messa cominciava; le panche si empivano di fedeli; per l'aria tiepida e grave errava un profumo d'incenso; dalla nicchia d'un confessionale spuntava il lembo d'un vestito di seta. Di quali colpe s'accusava quella donna sconosciuta? A quali pene cercava un conforto?...

- Eccomi - disse la Giulia Orfei che s'era congedata dal pittore.

La Teresa sorse in piedi e si mise a fianco della sua compagna. Questa, presso alla porta, bagnò le dita nella pila dell'acqua santa e si fece il segno della croce; indi ripigliò: - Io, vedi, quasi ogni mattina la mia messa l'ascolto. Se ne faccio a meno sento che mi manca qualcosa.

- Parli della messa come parleresti del caffè che si prende appena alzate - osservò la Valdengo.

- Non scherzare, Teresa.... Mi conosci da bambina. Ho sempre avuto religione, io.

L'altra sospirò. - E credi che io non ne abbia?

- Oh, lo so.... La vostra religione fumosa, vaporosa.... Tant'è non averne.

- Ti pare?

- Ma sì.... Che cos'è la religione senza preti, senza chiese, senza cerimonie?... Però oggi hai rotto il ghiaccio, e ci verremo ancora insieme a San Marco.... Ah se tu mi permettessi di presentarti un sacerdote di mia conoscenza.... un teologo....

- Per amor del cielo! Ieri il medico, oggi il prete. Mi consideri bell'e spacciata.

- Dio me ne guardi.... T'ho consigliato anche un marito.... Dunque....

- Troppa roba in una volta - rispose la Teresa, sforzandosi di celiare. E soggiunse: - Grazie a ogni modo, cara Giulia, delle tue premure, grazie dell'amicizia che mi dimostri.

Erano uscite dalla basilica, avevano svoltato per la piazzetta dei Leoncini, prendendo poi la strada del ponte di Canonica e di San Filippo Giacomo.

- Uno di questi giorni potremo fare una passeggiata più lunga - propose la Orfei. - Domattina aspetto la sarta.... ma doman l'altro....

Poichè la Valdengo non rispondeva, l'amica la urtò col gomito. - Oh, sei nelle nuvole?

- Scusa, non ho sentito.

La Orfei rinnovò la sua proposta.

- Doman l'altro? - ripetè macchinalmente la Teresa. - Che serve impegnarsi per doman l'altro? Tante cose possono succedere....

- Mi fai ridere.... Che vuoi che succeda? Tutt'al più può cambiare il tempo.

- Appunto.

- E allora, festa.... O preferisci ch'io salga da te domani a qualche ora per combinare?

- Domani! - pensò la Valdengo. - Ma domani io sarò morta!

Alla Giulia disse però: - Fa come ti piace... Ma smemorata ch'io sono!... Perchè ti lascio venir fin qui?....Tu ti svii.

- Oh, importa molto! - esclamò la Orfei.

E insistè per accompagnar la Teresa sino alla porta di casa.


 

 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License