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Enrico Castelnuovo Il fallo d'una donna onesta IntraText CT - Lettura del testo |
XII.
Pioveva fitto, ciò ch'ebbe almeno il vantaggio che alla stazione di Mogliano, quando la Teresa Valdengo arrivò, non vi fossero i soliti oziosi i quali in autunno assistono al passaggio dei treni. Solo il capo stazione, aiutandola a scendere, le manifestò il dispiacere ch'ella giungesse con un tempo simile. Era stato sino allora un ottobre splendido, una primavera.
Se lo ricordava la Teresa lo splendore di quelle giornate che avevano sorriso alla sua follia. E mentre l'acqua flagellava il finestrino della carrozza che la conduceva alla villa ella pensava che non erano trascorse quarantott'ore da quando sotto un cielo luminoso ella solcava in gondola la laguna insieme a Guido... Anch'egli adesso, perduto nel mare immenso, avrebbe visto il cielo grigio e sentito la pioggia fredda ed uggiosa; anch'egli sarebbe tornato indietro col pensiero... Oh, egli viaggiava verso il mezzodì, viaggiava verso il sole... E poi... egli saliva l'arco della vita... Per lei, per lei non ci sarebbe stato più sole.
Nonostante il tempo, ella volle, avviluppata nel suo impermeabile, far subito un giro in giardino. Andrea, il giardiniere, l'accompagnava desolato. - Almeno fosse stata qui ieri! - egli le diceva. - Era nuvolo, qualche goccia cadeva di tanto in tanto, ma non s'erano aperte le cateratte; gli alberi avevano tutte le loro foglie; quel gelsomino lì era tutto fiorito, quelle aiole eran piene di rose... Fortuna che sin dall'altro dì si sono messe al coperto le piante di limoni!
- E l'orto? - chiese la signora.
- Oh, l'orto non patisce.
- Andiamo a vedere.
- Non la consiglio, perchè affonderebbe a mezza gamba.
Ma l'ortolano, Piero, che lavorava sotto la pioggia, appena udì la voce della padrona, le corse incontro col berretto in mano e l'invitò ad ammirare i sedani tirolesi ch'erano stati seminati quell'anno e ch'erano riusciti di là dall'aspettazione.
Egli non si lagnava della pioggia. Il suo orto ne aveva bisogno. Da ieri a oggi c'era una differenza! E mostrava con tenerezza i cavoli immensi, lustri sotto l'acqua, e le carote, e i ravanelli, e le radici bianche e rosse che facevano pompa dei loro colori e sfidavano allegramente la bufera.
La Teresa s'avanzava con circospezione.
- Badi, badi - ammoniva il giardiniere.
Piero si stringeva nelle spalle. - O che cosa sarà?
Di sotto un pergolato, sbucò, abbaiando festoso, Moro, il vecchio cane da guardia, che s'era ammansato con gli anni e ormai non si teneva più alla catena.
Con l'ombrello il giardiniere difendeva la signora dalle dimostrazioni troppo calorose di quella bestia fradicia e impillaccherata. Ma Moro, sfidando le busse, tornava all'assalto, fin che la Teresa n'ebbe compassione e disse: - Tanto mi devo mutare da capo a piedi. - Indi lisciò con la mano il pelo del povero animale che dopo quella carezza si tirò indietro da sè, tutto contento.
Venne poi il turno delle faraone, dei fagiani e degli altri bipedi da cortile, che vivevano in un loro speciale recinto, diviso in compartimenti minori e protetto da una rete metallica. C'erano i giovani nati negli ultimi mesi, ma c'erano pure gli anziani, che la Teresa aveva nutriti in primavera e che ora al noto richiamo uscivano dalle loro casette di pietre o di legno e si accostavano alla rete di ferro allungando il collo e girando intorno i tardi occhi incantati.
Benchè diguazzasse nella mota, la Teresa passò in giardino oltre un'ora, e fu l'ora più lieta delle giornata. Ben altra tristezza l'invase nel suo salottino, davanti al caminetto acceso, mentre la luce si faceva sempre più scarsa e di là dalle portiere la pioggia insistente cadeva, rimbalzando; sul selciato del marciapiede.... Due volte prese un libro, due volte lo rinchiuse svogliata sulle ginocchia... E si pentiva di aver lasciato la città... Poichè v'era rimasta tanto, poteva ben rassegnarsi a rimanervi anche per quello scorcio d'autunno. Non doveva a ogni modo mettersi in viaggio con un tempo simile... E come non aveva pensato a invitar qualcheduno che le tenesse compagnia? Mai, dalla morte di suo marito in poi, mai non era stata così sola in villa. Ella passò in rassegna rapidamente le amiche, le parenti a cui avrebbe potuto scrivere... Due figliuole d'una sua cugina di Vicenza s'erano sposate da pochi mesi ed erano andate ad abitare lontano... Un'altra discepola, ch'era caduta in basso stato dopo un matrimonio infelice e vegetava tristamente in un paesetto del Polesine, era cagionevole di salute, e aveva la cattiva abitudine di ammalarsi di bronchite ogni anno ai primi freddi; a chiamarla adesso c'era il pericolo di vederla infermare in casa... Di qualche altra si sapeva che in quella stagione avanzata non sarebbe venuta... E in fine, riflettendoci, dal momento che la Teresa voleva rimaner pochi giorni soltanto, era inutile aver ospiti. A non averne, c'era il vantaggio di poter a proprio talento prendere il treno di ritorno. E così realmente ella decise di fare se il domani era pari all'oggi.
La sera capitarono il medico, il segretario comunale, l'organista, che suonava abbastanza bene il pianoforte e col quale ella ripassava talvolta un po' di musica. Esprimevano tutti il rammarico ch'ell'avesse tardato così a lungo a venire, perdendo un seguito di belle giornate come non se n'erano viste da un pezzo. E mancando lei era mancato molto al paese.... Sì, la sua casa era il luogo di riunione preferito dei villeggianti; vi si era ricevuti con tanta cordialità; si facevano alle volte quattro salti in famiglia... oh, ell'avrebbe sentito domani le querimonie della Gebaldi, della d'Antoni, della Miliotti per non aver potuto ballare in quell'anno in causa dell'assenza della signora contessa.... Come se la prendevano con quei malaugurati ristauri della villa!
Alla Teresa, ch'era naturalmente in sospetto, pareva che nel linguaggio de' suoi interlocutori vi fossero dei sottintesi, delle reticenze: le pareva che le loro labbra si atteggiassero a un sorriso malizioso, quasi a dire: - Lo sappiamo che i ristauri non erano che una scusa, lo sappiamo per quali ragioni vi siete trattenuta a Venezia.
E invero, non era da presumersi che in un centro di villeggianti, ove le disposizioni al pettegolezzo sono alimentate dall'ozio, non si fossero ricamati dei commenti allegri sulla sua intimità con l'ufficialetto di marina... Purtroppo ella non aveva diritto di esigere che la si trattasse meglio delle donne le quali avevano o si supponeva avessero un'avventura galante.
- Del resto, la trovo bene, proprio bene - ripeteva Sauri, il medico, valendosi dei suoi titoli professionali per fissarla con maggiore intensità. - È guarita della sua insonnia?
- No, di quella non guarisco mai!
- Non prende più il cloralio?
- Qualche volta - ella rispose brevemente. E cercò di sviare il discorso, domandando conto dell'esito della fiera di beneficenza che s'era tenuta ai primi d'ottobre, e per la quale, fra parentesi, ell'aveva spedito da Venezia alcuni bellissimi regali.
Il segretario tentennò il capo. Erano anni cattivi. Tutte le borse erano asciutte. A eccezione di lei, che, pur da lontano, aveva trattato da pari sua, nessun altro s'era mostrato generoso. Già bisognava esser giusti. Ogni giorno ce n'era una di nuova. E come se non bastassero le disgrazie nostre, c'eran quelle degli altri. La fame in Sicilia, i terremoti in Calabria, eccetera, eccetera. La gente non ne poteva più.
Indi il segretario assurse a considerazioni d'alta politica; biasimò i metodi di governo, l'accentramento amministrativo, l'espansione coloniale, le spese per l'esercito e per la marina, e dichiarò che dal 1870 in poi s'era sbagliato strada, e che per rimetter le cose in carreggiata ci volevano uomini nuovi. Non lo disse, ma lasciò intendere che uno di quegli uomini nuovi sarebbe stato lui.
La dotta dissertazione fu interrotta dall'arrivo del marsala e dei biscottini, dopodichè i tre visitatori se ne andarono promettendo di tornar quanto prima. Nell'uscire si scambiarono le loro impressioni.
- È distratta.
- Non è più quella d'una volta.
- Non ci ha nemmeno invitati a pranzo.
- E sì ch'essendo così sola!...
- Soletta in compagnia de' suoi pensieri! - borbottò il medico che aveva le sue pretensioni letterarie.
E aggiunse una sguaiataggine che fece rider i compagni.
- To', non piove più - osservò l'organista chiudendo l'ombrello e guardando in alto.
- E lassù c'è qualche stella - disse il segretario comunale. - Sta a vedere che torna il bel tempo.