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Giovanni Battista Casti Animali parlanti IntraText CT - Lettura del testo |
Oh! se color che siedono sul trono
sapesser quanto ai sudditi infelici
e di quanto gran danno apportatrici,
degli erramenti lor forse corretti
porriano un freno ai smoderati affetti.
Ma chi a capriccio suo governa i regni,
nè ostacol trova a ciò che viengli in mente,
com'è possibil che neppur si degni
portar leggier sguardo oltre al presente?
Troppo basso è il pensier per quei ch'è avvezzo
tutto d'alto a mirar con fier disprezzo.
Poichè pertanto abbandonò la Corte
l'offesa Tigre, e fra i Clubisti venne,
il lor partito più potente e forte
e assai più formidabile divenne;
grande trasse colà seguace schiera.
Molte d'Affrica e America vi trasse
bestie di specie analoghe alla sua;
la Lonza e il Guepar pongo in tal classe,
il Jagar, il Cugar e il Maragua,
che colla Tigre hanno comune il vanto
della ferocia e del pezzato manto.16
Al rubelle partito ardire accrebbe
un così grande e non sperato acquisto;
solo fra tutti il Can dispetto n'ebbe
ed inquieto ne divenne e tristo;
ma cauto più che può, cela al di fuora
l'interna gelosia che lo divora.
La mole colossal dell'Elefante
non gli aveva fin'allora recato ambascia;
che quel lento bestion, non intrigante,
ama starsen tranquillo, e oprar lo lascia;
ma tal non è la Tigre; altrui non cede,
e a chicchesia superior si crede.
E le arti, in cui non v'è chi lo pareggi,
scaltramente colui pon tutte in opra,
onde avanti alla Tigre i suoi maneggi
e la sua vasta ambizion ricopra;
e procurò di star con lei d'accordo:
che cozzar col più forte è da balordo.
Come fanno i ministri anche ai dì nostri,
apparente amistà con lei mantenne;
onde la Tigre, a lui lasciando i rostri,
per se la parte militar ritenne:
ai politici affari il Cane attese,
ed ella diessi alle guerriere imprese.
Tigre, Elefante e Can, fur per ischerno
i tre oligarchi allor denominati,
che componean triumbestial governo:
così spartir ne' due triumvirati
Cesar, Crasso e Pompeo poter sovrano,
e poi Lepido, Antonio ed Ottaviano.
Dacchè unissi la Tigre ai malcontenti
ed acclamata fu generalessa,
guasti, diavolerie, saccheggiamenti
facea fin sotto della reggia stessa;
e sparse lo spavento fra le dame
e i cavalier dell'aulico bestiame.
Che l'antiregie bestie, inver discordi,
al tumulto e alle risse ognor disposte,
in sostener l'impegno eran concordi;
le passion private allor deposte,
le nuove inimicizie e l'odio antico,
tutte s'unian contro il comun nemico.
Ma terminata appena era la zuffa,
appena non avean nemici a fronte,
tornavano tra loro a far baruffa,
ogni ordine, ogni patto a romper pronte;
e l'una all'altra divenendo esosa,
l'anima fra di lor si sarian rosa.
E i contrari interessi e i discordanti
parer vieppiù accrescean gli odj e i rancori;
e allor l'ambizion de' governanti,
l'avidità degli amministratori,
libertà sfigurando, la natia
le togliean natural fisonomia.
non si fosse a far guerra, e guerra a morte,
quella turba scomposta e disunita,
in preda all'anarchia ed al disordine,
sariasi sciolta e rotto avrebbe ogni ordine.
Ma per orgoglio e per capriccio in guerra
la schiava truppa spingono i sovrani;
qual chi per cacce entro un recinto serra
e nutre moltitudine di cani,
onde spingerli poi per suo piacere
ad inseguire e ad affrontar le fere.
Perciò la Volpe, che il real soggiorno
vuol premunir da subita sorpresa,
molta turba adunar fe' d'ogni intorno,
e della reggia posela in difesa;
finchè i rinforzi, d'ogni parte attesi,
all'ordine real non si sian resi.
E al partito monarchico per dare
maggior credito, peso ed importanza,
trattati di sussidio e d'alleanza
con altre specie d'animai possenti,
pesci, amfibj, volatili, serpenti.
Ma in Corte avendo il Pappagallo e l'Ibi,
e sopra tutto il reverendo Allocco,
lasciò da banda i rettili e gli amfibi,
e si decise per gli augei di brocco;
persuasa che indarno avria cercato
un più opportuno ed utile alleato.
Mentre però dalla Reggente uscia
piena d'affar, come ogni dì solea,
per ire alla real cancelleria,
e l'alleanza in suo pensier volgea,
a caso s'incontrò nell'intervallo
col maestro di lingue, il Pappagallo.
Pensò allor, lega a far contro i ribelli,
un lionino ambasciador spedire
all'Aquila, regina degli uccelli,
e il Pappagallo all'ambasciata unire
per regal Dragomanno e Segretario,
sendo egli un parlator straordinario.
Infatti, a nome allor delle reali
maestà Lionine, un suo parente,
con gran treno e magnifici regali
ambasciador spedì pomposamente
altro Volpon, politico profondo,
e il Pappagallo diegli per secondo.
Strane bestie con ali e quattro gambe,
la Rossetta, il Vampiro e il Can volante,17
partecipanti delle specie entrambe,
vanno stridendo e svolazzando avante,
e simboleggian nella lor sembianza
l'aligero-quadrupede-alleanza.
Del lago Aral in sulla sponda sorge
immenso masso, che grand'aria ingombra,
curvasi in arco, e sovra il lago sporge
l'eccelsa cima, e le pigre acque adombra,
la curvatura è ruinosa e strana;
il pescator la guarda, e s'allontana.
Quell'arduo scoglio in più e più lati è fesso;
e delle crepature ampie e profonde
bronco o pianta salvatica l'ingresso,
dell'Aquila real la sede è quella,
onde il lago Mar d'Aquile s'appella.
Di sua volatil maestà il soggiorno,
di pittoresco alpestre orror ripieno,
palustri canne e acquosi giunchi ha intorno,
e impraticabil, putrido terreno,
l'Aquila a corteggiar dentro quei fori
abitan Corvi e Girifalchi e Astori.
Di fronte in cima all'Aquilino albergo
ir non speri animal, se non ha l'ali;
havvi però sentier scabroso a tergo
pei bipedi e quadrupedi animali,
ma muover cauto il piè su quei rottami
denno fra sassi ed intralciati rami.
Giunto colà l'ambasciador Volpone,
colla scorta fedel del Pappagallo,
su pel dirupo a inarpicar si pone,
ma guai se il piè pone una volta in fallo:
tombola giù dalla scoscesa balza,
o dall'alto burron nel lago sbalza.
Gli aligero-quadrupedi-animali,
che assegnati gli fur per equipaggio,
sostenendo lo gian coi piè, coll'ali
in ogni più difficile passaggio:
sano e salvo perciò, col loro appoggio,
giunse il Volpone all'Aquilino alloggio.
Stassi l'Aquila in mezzo alla sua Corte
nel maggior della rupe alto crepaccio;
al fianco ha per ministro un fiero e forte
Avvoltojo, grandissimo uccellaccio,
antenato di quel che pasto feo
del fegato del miser Prometeo.
Colei grandeggia, arde il grand'occhio e splende,
coperto il dosso di dorate piume:
se i vanni spiega e sulle nubi ascende,
del vicin Sol fisa lo sguardo al lume;
onde le fole sue Grecia compose,
e nell'unghie la folgore le pose.
Poichè con treno e con pompa solenne
dell'aerea regina alla presenza
il lionino ambasciador pervenne,
fattole una profonda riverenza,
arringa sfoderò faconda tanto,
che Tullio non potea fare altrettanto.
O regio Augel, che col sublime volo
dell'aere trascorri i spazj immensi,
e ti sollevi altissimo dal suolo
sopra il fulmine e il tuon, che fai? che pensi?
Prepara il rostro ed il possente artiglio
contro il tuo proprio ed il comun periglio.
In gran periglio è lo splendor del soglio,
in periglio è l'onor delle corone;
se unita forza all'insensato orgoglio
di temerarie bestie argin non pone,
tosto saran, non dubitarne, tutte
le animalesche monarchie distrutte.
Se il quadrupede impero abbatter tenta
ciurma di traditori e di ribelli,
tu l'esempio epidemico paventa;
tosto avverrà lo stesso anche agli Uccelli:
dell'impunita reità gli esempi
spesso accrescono il numero degli empi.
Pertanto dal mio re spedito io sono
alleanza reciproca a proporti,
per sostener la dignità del trono,
e vendicar d'ambo gl'imperi i torti;
che se una volta un re mandasi al diavolo,
più gli altri re non stimeransi un cavolo.
Ma se con istrettissima alleanza
insieme unita si vedrà la doppia
quadrupede e volatile possanza,
l'altera testa alla terribil coppia
piegheran tutti; e regneran sicuri
con l'aquile i Lion nei dì futuri.
Per darti prova di sua buona fede,
il benigno mio re, possente e grande,
a te fin da quest'oggi e ai tuoi concede
sudditi augei carnivori vivande
di squisito sapor, tutto il carname
dell'ucciso quadrupede bestiame.
Ciò che dico del grande e del possente
adorabil mio re, lo dico ancora
dell'adorabilissima Reggente,
Ambo (ve' s'aver puoi sorte più bella!)
t'accettan per amica e per sorella.
Intanto degli augei colà venuti
per udir l'orator, lo stuol selvaggio
ridea, perchè fra gli animai pennuti
s'ignorava il quadrupede linguaggio;
poichè ogni specie animalesca avea
un suo linguaggio in cui parlar solea.
Non potendo però nulla capire,
ciascuno all'altro, ch'è più presso a lui,
dicea: Deh, in grazia, mi sapresti dire
cosa mai dice e cosa vuol colui?
Non so, l'altro risponde, e se non fallo,
quei che a noi parlar sembra, ei neppur sallo.
Ma il Pappagallo, che, come s'è detto,
il Dragomanno a far dell'ambasciata
dal lionino minister fu eletto,
tradusse così ben quella parlata,
che della version non so se il testo,
o se quella miglior fosse di questo.
Per lo canal dell'Avoltor risposta
a quell'ambasciador l'Aquila dette,
e la lega accettò da lui proposta;
quegli allor colle solite etichette
parte; e di quanto oprò di quanto ottenne,
il ministero ad informar sen venne.
dopo d'abilità sì grandi prove,
un tanto e tal negoziator felice
onde fu con real dispaccio eletto
supremo Direttor di gabinetto.
L'orgoglio e il mal umor dei cortigiani
che mormorar dell'ascendente preso
su Lion Primo, un tempo fa, dai cani,
pensate voi s'or non fu punto e offeso,
vedendo la peggior genia volpina
sull'animo influir della regina.
Che giova a noi dicean sempre i voleri
di questi venerar padroni ingrati,
l'onte, i sgarbi soffrirne e i spregi alteri,
se, per esser distinti ed onorati,
o bisogna esser Cane od esser Volpe?
Sono l'ossa per noi, per lor le polpe.
Anzi molti, che fur del Can nemici
quando ebbe in man le facoltà sovrane,
quelli chiamaron poi tempi felici
in cui gli affari regolava il Cane;
che ben sovente, nel cangiar di stato,
siam ridotti a bramare il mal passato.
Se vogliam però dir le cose schiette,
e di ministro e di sovran cangiando
vie più di giorno in giorno ir peggiorando;
e, a deplorar la lor condizione
quelle povere bestie avean ragione.
Ma come mai sperar che inetto e nullo
prence, che il caso collocò sul soglio,
o capricciosa femmina o fanciullo,
in cui non trovi che ignoranza e orgoglio,
possa gli affari regolar dei regni,
se ministri non ha, scorte e sostegni?
Ma quai sostegni trovar può? Quai scorte?
Il savio ognor da cabale lontano
stassi tranquillo e non si mostra in Corte;
e solo l'intrigante e il cortigiano
briga cariche e onori: e chi comanda
li dispensa a chi adula e a chi domanda.
Del carpito poter costoro abuso
indegno fan, senza trovarvi ostacoli;
e quei che follemente abbiamo in uso
riguardar come numi e come oracoli,
abbandonan lo stato alla balia
di rei ministri; e chi sta mal, vi stia.
E mentre, intenti ai massimi doveri,
star li credi al timon dei grand'affari,
torpon nell'ozio imbelle e fra i piaceri,
della calamità pubblica ignari:
soffoga intanto il cortigiano infido
d'umanitade il lamentevol grido.
Ah! che vizio e sciocchezza è assisa in trono,
e virtù serve e l'avvilito merto;
quindi i mortali abbandonati sono
al disordine cieco, al caso incerto:
chi vuol che in ciò mente e consiglio io scorga,
il suo di grazia cannocchial mi porga.
Dalle due corti e lor ministri attivi
intanto opra ed ardor non si sparagna
i necessari a far preparativi,
e concertati piani di campagna,
e mezzi ad impiegar li più efficaci
contro i ribelli e contro i pertinaci.
L'Aquila un manifesto alli primari
magnati indirizzò del regno aligero,
struzzi, Astori, Avoltoi e Casoari,
e a qualunque altro augel possente armigero,
sì delle specie note e conosciute,
come di quelle che si son perdute;
acciò faccian sapere ai lor compagni,
dell'impero volatile campioni,
che i gran rostri preparino e gli unghioni
a far stragi di bestie in abbondanza,
per gloria e per onor dell'alleanza.
Poichè, più che si estermina e si ammazza
per lo comune animalesco bene,
vie più l'amor della volatil razza,
cui l'aquiline viscere son piene,
occasion d'esercitarsi avrà.
Anzi l'Aquila (almen così fu detto)
per formar seco vincolo più stretto;
e come in quell'età credette il mondo,
nacque da quella visita il Grifone,
che fu aquila metà, metà Lione.
Così, ai tempi d'Astolfo e di Ruggiero,
visita fece alla Cavalla il Grifo,
da cui, secondo il ferrarese Omero,
il volator quadrupede Ippogrifo
nacque, strano animal, che della madre
metà partecipò, metà del padre.
L'origin del Grifon, so che per favola
viene riguardo al Lioncin tenuta,
fin da quei tempi d'avola in bisavola
per femminil tradizion venuta,
e adottata dal credulo bestiame
senza criterio alcuno e senza esame.
Ma i critici, che fer studio profondo
sopra materie tai, concordemente
credetter poi che Lioncin Secondo,
fra gli altri pregi suoi, fosse impotente;
e se schietto dir deggio il parer mio,
fra me talor l'ho sospettato anch'io.
L'Ajo si sa però che tutto fece;
mezzi non trascurò nè diligenza:
ma il principin, d'avvantaggiar invece,
parea progressi far nell'impotenza,
e chi sul punto tal di mal accorto
tacciar volesse l'Ajo, avrebbe torto.
Pertanto, dalle cronache brutali
di quegli antichi tempi, si raccoglie
che quel secondo re degli animali
nè concubina ebb'egli mai, nè moglie;
nè lo fornì di sua feconda aspergine
la madrigna natura, e morì vergine.
Che del Grifone un'aquila sia madre,
e un Lion genitor ne sia, convengo;
ma che il nostro Lion ne fosse il padre,
esser cosa impossibile sostengo,
per la ragion da me poc'anzi addotta,
dal volgo ammessa e dalla gente dotta.
Per altro certe qualità i sovrani
dalla natura parzial sortiscono,
imperscrutabilissime ai profani,
e incomprensibil cosa è come agiscono.
stiam forti al fatto e non andiam più in là;
e al luogo suo lasciam la verità.
Or siccome ogni re per singolare
privilegio al real grado inerente,
forma una specie sua particolare
da ogni altra regia specie differente,
perciò mischianza di due regie tempre
procrea mostro real, ma mostro sempre.
E veggiam che, pur anche ai tempi nostri,
de' monarchi i congressi ognor son critici;
non nascon da tai visite che mostri
dei fisici peggior, cioè politici;
come union di due malefici astri
alla terra minaccia ognor disastri.
Spogli, division di stati altrui,
stragi, saccheggi e peste e fame e guerra,
e quante Averno dagli abissi sui
versa calamità sopra la terra,
sovente origin trassero da queste
Lo spettator volgo profan, che mai
le cose, come in fatti son, non vede,
dell'universo le vicende e i guai
d'un vasto combinar opra sol crede;
e l'ascosa cagion di tali effetti
suol nel buio cercar de' gabinetti;
e lungi dal pensar che avvenimenti,
tanto al riposo pubblico sinistri,
provengan da privati irritamenti,
o da rivalità di due ministri,
o da crudele pertinace orgoglio
di chi comanda o di chi siede in soglio;
ricerca fra i politici misteri,
o del destin nel baratro profondo,
le vicende dei regni e degl'imperi,
e le grandi catastrofi del mondo;
e pascendosi ognor di tai chimere
Di forza intanto e numero cresciuti
gli Aligero-quadrupedi alleati
tai stragi fean dei malcontenti bruti,
che questi furo alfin necessitati,
per non restar vinti del tutto e oppressi,
a ricercar qualche alleanza anch'essi.
Il Can, che per li suoi talenti rari
divenut'era ancor fra gli clubisti
primo ministro degli esterni affari,
come un tempo lo fu fra i realisti,
col capo pien di tai pensieri si stese
sul suo covile, ov'alto sonno il prese.
Levasi un vento allor che fa paura;
spessissimi baleni empion la grotta
di tetra luce in mezzo a notte oscura,
e s'ode il tuon che da lontan borbotta,
quando uno spettro al Can nel sonno appare
che di Lion Primier l'ombra a lui pare.
Ma quanto, oh quanto agli atti ed all'aspetto
diverso er'ei, da quel che apparve allora
che prence dei quadrupedi fu eletto!
quanto da quel Lion diverso ancora
cui, fra solenni applausi ed in gran festa,
posta fu la real corona in testa!
Nella pupilla spaventosa e fiera
arde luce sanguigna, e dalle spalle
la rabbuffata ed ispida criniera
giù pel collo gli scende, e in bave gialle
orribilmente s'impiastriccia e inzuppa,
e al petto se gli appiccica e raggruppa.
Torbido in pria stassi alcun tempo e muto,
sulle anche si divincola e contorce,
come chi punto è da dolore acuto,
e al Can di tratto in tratto il guardo torce;
apre la bocca e le zanne percuote,
qual chi parlar vorria nè parlar puote.
Alfin, spingendo fuor terribil voce:
Cane grida mugghiando o Can, tu dormi?
E al tradito tuo re spasimo atroce
rode e trincia le viscere, e d'enormi
iniquità la sua mogliera indegna
il frutto gode impunemente, e regna?
Nè regna sol (oh tormentosa idea,
idea che il cor più che velen mi strazia),
non regna sol la perfida, ma rea
di mille infamità, stanca e non sazia,
in braccio a vili adulteri si corca,
e il talamo reale infama e sporca.
Dunque un re dei quadrupedi animali
forza è che pera invendicato e deggia
soffrir un Mulo e un Asino rivali?
Oh eterno obbrobrio! oh profanata reggia?
Nè il Can di tanta indegnità si cruccia,
e stassene tranquillo in sulla cuccia?
Ah se l'insulto atroce e l'assassinio
commesso sulla mia real persona
a scuoterti non val, mira il dominio
ch'eserce da dispotica padrona
la Volpe ria, la tua crudel nemica,
che a terra ti balzò dall'auge antica.
Non già dorm'ella, no: ma ognor combina
nuove alleanze; e immense forze aduna
per ingrandirsi colla tua ruina,
ned incontrar più resistenza alcuna;
complice e rea, par che non cerchi e brami
che in trionfo portar l'opre più infami.
Scuotiti dunque, e alla comun vendetta
tutti i tuoi sforzi e le tue cure impiega;
nuove offese prepara, ed in istretta
messi al gran Drago invia re de serpenti,
e soccorsi ne avrai grandi e possenti.
Disse lo spettro, e in un balen disparve,
qual soglion l'ombre all'apparir del sole,
e i notturni sparir fantasmi e larve;
abbajando arrestare il Can lo vuole,
in sogno ancor; ma sorse allor l'aurora,
e il Can destossi ed abbajava ancora.
Pien di stupor su quanto ha visto e inteso,
non sa se illusion, se fatto sia;
bensì si sente internamente acceso
di rabbia e di furor più assai che pria:
Placati grida ascolta, ombra sdegnosa;
vendetta avrai; sopra di me riposa.
Or quanto a me, sebben sia noto omai
che a spettri, ombre, fantasmi io credo poco,
pur se il fatto, tal qual ve lo narrai,
a stretto esame critico rivoco,
più assai che in altri, per parlar sincero,
vi ritrovo il carattere di vero.
Comunque sia però, se giusto io stimo,
la maniera e l'autor chiaro si vede
che la morte affrettò di Lion Primo;
or va, critica poi chi facil crede,
datti tuon di filosofo e di scaltro,
quello ch'è vero, è ver; non v'è a dir altro.
Intanto il Can gia ruminando in mente
le parole, i consigli, anzi i comandi
dello spettro real che ha ognor presente,
e divisando in suo pensier chi mandi
ambasciador al Drago, acciò la cruda
alleanza coi rettili concluda.
Vede i vantaggi che può trar da quelli,
e molestare e danneggiar gli uccelli
molto più che i quadrupedi potria:
e all'alleato che acquistò la Corte
alleato opponeva ancor più forte.
Avvi bruto in cui par segni natura
da quadrupede a rettile il passaggio,
che di rettil non solo ha la figura,
ma balbetta dei rettili il linguaggio;
acuto il suon, l'espression feroce.
Se lo rincontra il passeggier, lo crede
lucertolon lungo oltremodo e grosso;
lunghissima ha la coda e corto il piede,
bislungo il muso, e tutto quando il dosso
coperto di tagliente e dura squama,
e Pangolin dall'Indian si chiama.
Quando in se si ravvolge e si raggruppa,
l'impenetrabil giaco onde arma il dorso,
e il codon che lo accerchia e l'inviluppa,
fa che non tema unghia feroce o morso;
la scaglia, che il ricopre e lo difende,
l'assalitore a un tempo stesso offende.
All'Europa è stranier, ma nasce e vive
il Pangolin nell'Indico paese;
e leggasi Buffon che lo descrive.
Fra' malcontenti allor partito prese;
il Cane dunque gli propone e il prega
d'ir de' serpenti a negoziar la lega.
Accettò l'onorevole incumbenza
il Pangolin, e il grand'impiego assunse;
e il Cane, con brutal magnificenza,
secondo inoltre ambasciador gli aggiunse,
il Patagin che al Pangolin somiglia.
Sieguon altri animai di simil razza,
tatù, Dassipi, Manidi, Armadilli18
cui la natura armò d'ossea corazza
di che coprensi coda e dorso e testa,
onde unghia o zanna ostil non li molesta.
Bestie al Drago mandò di cotal genere
l'accorto Can, perchè color che inerme
il corpo e il muso, e non difese e tenere
avean l'esterne parti e l'epiderme,
espor non volle a impreveduta insidia
della solita rettile perfidia.
E chi meglio di lui la mala fede
potea conoscer della serpe infida,
ond'è che, quando men talun sel crede,
furtiva morda ed avveleni e uccida?
E guai a quei, che credulo v'intoppa!
Precauzion però non è mai troppa.
E pel pubblico ben l'antipatia
che fra la Serpe e il Can sussiste ancora
vinse, ed al Drago ambasciador gl'invia,
che de' serpenti principe s'onora;
e le opportune instruzion lor diè
per cattivarsi quel terribil re.
Che cal, se men terribile all'amico
che al nemico non è la rettil schiera?
Purchè total s'apporti all'inimico
strage, distruzion, l'amico pera:
che di nuocer la smania in talun spesso
più può che amor di conservar se stesso.
Chi non sa che il malefico talento
e l'insano desio della vendetta,
finchè non giunga a conseguir l'intento,
ogni altra passion vince e assoggetta?
Ed a quella che più domina e ferve,
ogni altra passion si presta e serve?
Ma più il Can dal comando imperioso
dello spettro mosso era al disperato
partito, sì crudel, sì periglioso,
d'unirsi al formidabile alleato;
perciò dovette a quel tremendo sire
i loricati ambasciador spedire.
Fra sterposi pantani, o dentro vaste
sotterranee caverne ha il suo soggiorno
l'orribil Drago, ed Aspidi e Ceraste,
spaventoso corteggio, ha ognor d'intorno:
ivi l'atroce, formidabil angue
d'infrante membra pascesi e di sangue.
Sui rettili un terribile Dragone19
regnava allor, da cui per linea retta
discese il famosissimo Pitone,
ch'estinto giacque a un colpo di saetta
che contro scaricogli il dio di Cirra,
vivendo ancor Deucalione e Pirra.
Fassi incontro a introdur gli ambasciadori
il rilucente Boiga20, in cui miri
brillar su squama d'oro i bei colori
dei rubin, dei smeraldi e dei zaffiri;
soavemente avanti a lor serpeggia,
e gl'introduce nell'opaca reggia.
Così le ninfe, seducenti e vaghe,
coi vezzi lor, coi lor soavi canti,
introducean gl'incauti all'empie maghe,
operatrici di tremendi incanti;
e così sfingi di dolce sembianza
all'ingresso d'Averno han la lor stanza.
Con gran precauzion color sen vanno
appresso alla gentil fulgida guida,
che con quai bestie essi han da far ben sanno,
e sciocco è ben colui che a lor si fida;
onde guardinghi ognor stansi, e in difesa
contro l'insidia e l'improvvisa offesa.
Infatti la quadrupede ambasciata
nello speco entra appena si presenta,
l'atroce del Dragon Corte spietata
fischiando su di lei corre e s'avventa;
quei se ne avvider, nè fur lenti mica
a raggrupparsi entro la lor lorica.
vibran la lingua e i denti acuti appuntano;
ma sopra il duro inespugnabil giaco
si rintuzzan, si frangono, si spuntano;
allora il Drago li richiama, e il tetro
gruppo s'arresta e si ritira indietro.
E ciò chiaro mostrò quanto eran stati
savi del Can gli avvedimenti e sperti,
avendo al Drago ambasciador mandati
di squama impenetrabile coperti;
se non eran sì provvidi ed accorti
sarian rimasti avvelenati e morti.
Sgruppansi allora i messi, e arditamente
propongon l'alleanza al gran Serpente
che lor dà favorevole risposta.
Poichè chi 'l Drago invita a infande e sozze
spietate atrocità, lo invita a nozze.
Dei malcontenti al Club poi ritornaro
gli ambasciador del fatto a render conto.
Quindi del Drago gli ordini emanaro,
che ciascun angue a guerreggiar sia pronto;
tosto obbedisce a quel comando atroce.
A teste ritte e con tremendi sibili
di cavernose rupi uscì dal seno
innumerabil stuol di mostri orribili
a sparger lo spavento ed il veleno;
l'aere intorbidossi, e per paura
il sol s'ascose e inorridì natura.