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Emilio De Marchi
Oggi si recita in casa dello zio Emilio

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LA FIGLIUOLA DEL DIAVOLO

 

(SCENE IN UN ATTO PER BAMBINI).

 

 

ATTORI.

 

Nonna Teresa.

 

Mariuccia, bambina di 6 anni.

Giulietto, fanciullo di 10 anni, suo fratello.

Battista, figlio del fattore, di 10 anni.

Peppino, altro ragazzo della stessa età.

Tonio, il giardiniere.

Alcuni contadinelli, fra cui Bartolomeo.

 

La scena rappresenta un giardino. Da un lato un

tavolino con libri ed una piccola lavagna.

 

NB. Con poche mutazioni di parola alle parti di Nonna Teresa e di Mariuccia si possono sostituire due personaggi maschi.

Per rappresentare questo scene non è necessario nessun attrezzo o meccanismo teatrale. Un angolo di sala, o meglio di giardino, si presta benissimo.


 

 

 

SCENA PRIMA.

 

 

Mariuccia e Nonna Teresa.

 

Mariuccia.

 

È seduta sopra un tronco, e contempla piangendo una gabbia vuota posta a' suoi piedi.

 

Uh il mio povero canarino! e gli volevo tanto bene.

 

Nonna Teresa.

 

colla conocchia in mano, e una gran cuffia in testa. Viene dal fondo, cercando qualche cosa fra i cespugli.

 

Uh la mia tabacchiera! Pagherei uno scudo chi me la trovasse.

 

Mariuccia.

 

Perchè hai voluto morire, povero canarino?

 

Nonna Teresa.

 

Quando è morto questo tuo uccellino, Mariuccia?

 

Mariuccia.

 

Stanotte, senza dir nulla, nonna Teresa.

 

Nonna Teresa.

 

Questa è una grossa disgrazia per te, se gli volevi bene. Tu l'hai dimenticato fuori della finestra e sarà morto di freddo.

 

Mariuccia.

 

E se l'accostassi al fuoco?

 

Nonna Teresa.

 

Quando sì è morti, cara mia, sì è morti per sempre.

 

Cercando sempre fra i cespugli.

 

E pure mi ricordo di averla avuta fra le mani, passando ieri di qui.

 

Mariuccia.

 

Ieri era vispo, contento e cantava ch'era un gusto. E stamattina uh! uh! era steso nella gabbia.... Gli ho dato zuccaro, biscotto, insalata, nulla ha voluto.... era morto.

 

Nonna Teresa.

 

C'è sempre una ragione di morire, quando è giunta la sua ora. Pensa, Mariuccia, che il tuo canarino ha ricuperato la libertà. Che vita grama era la sua! sempre chiuso tra i ferri di una gabbia! Chi di noi ci potrebbe resistere?

 

Mariuccia.

 

Ma io gli volevo bene come a un fratellino.

 

Nonna Teresa.

 

Tu gli avresti voluto più bene, se una di queste belle mattine di primavera, aprendogli la gabbia, gli avessi detto: Va, va anche tu, piccino, a cantare cogli altri uccellini del bosco. Adesso è felice.

 

Mariuccia.

 

E credi proprio, nonna Teresa, che il mio canarino sia andato a cantare nel bosco?

 

Nonna Teresa.

 

Dove si va quando si muore?

 

Mariuccia.

In paradiso.

 

Nonna Teresa.

 

In paradiso andremo noi. Per gli uccelli il loro paradiso è il bosco.

 

Mariuccia.

 

Dici davvero?

 

Nonna Teresa.

 

guardando fra le piante.

 

Non senti che festa, che allegria fra quelle piante?

 

Mariuccia.

 

guardando pure fra le piante

 

E credi che l'anima del mio canarino sia contenta d'essere nel bosco?

 

Nonna Teresa.

 

Certo che sì! Sta allegra anche tu, e guarda fra questi cespugli se vedi una tabacchiera. Questa so di certo che non è andata in paradiso.

 

Mariuccia va cercando fra l'erba.

 

 

 

SCENA SECONDA.

 

Tonio, giardiniere, con cappello di paglia in testa e l'inaffiatoio in mano, e Teresa.

 

Tonio.

 

Non l'avete più trovata, nonna Teresa?

 

Nonna Teresa.

 

Io penso l'abbia portata via il diavolo.

 

Tonio.

 

Che volete che ne faccia il diavolo d'una tabacchiera. Porterà via l'anima di un signore, se può.... il diavolo!

 

Nonna Teresa.

 

Ben', non dite eresie, Tonio.

 

Tonio.

 

Saranno stati, non il diavolo, ma quei diavolini di ragazzi, il sor Giulietto, mio padroncino, o quel vostro Battista, a cui non mancano che le corna. Questi sono la mia gragnuola: e se possono tempestare un pratello, alleggerire una pianta di prugne, rompere un filare o commettere qualche altra ladreria, diventano più grassi di prima. Ma un giorno o l'altro mi cascherà nelle unghie quel vostro Battista, e allora....

 

Nonna Teresa.

 

Non è soltanto lui, avete detto.

 

Tonio.

 

Ma con lui posso dire le mie ragioni. I padroni, si sa, hanno sempre ragione, specialmente quando hanno torto.

 

Nonna Teresa.

 

Non è giusto nemmeno che i poveri paghino per loro, come volete voi. Tutti vogliamo essere un po' prepotenti alla nostra maniera.

 

Tonio.

 

Ah nonna Teresa, ci vuol altro che proverbi a questo mondo. Ci vogliono anche dei pugni....

 

Nonna Teresa.

 

Buon pro' vi facciano. Intanto guardate se vien fatto di trovare quella mia tabacchiera. Io l'avevo cara, perchè Carliseppo il mio povero marito me l'ha gettata in grembo il giorno che ci siamo fidanzati.

 

Tonio.

 

Quanti anni sono?

 

Nonna Teresa.

 

Uh.... fate il conto: ho settant'anni e ne avevo allora diciotto.

 

Tonio.

 

Nespoline! ne avete fiutato del tabacco da quel .... Ce ne sarebbe da fare un giardinetto.

 

Nonna Teresa.

 

E coi bicchieri che vuotate voi non ci sarebbe da muovere un molino?

 

Esce dalla destra.

 

Tonio.

 

Eh! Eh! nonna Teresa, con voi è un brutto giocare a parole. Botta e risposta, la ragione è sempre vostra,

 

Esce dalla sinistra.

 

 

 

SCENA TERZA.

 

Giulietto e Mariuccia.

 

 

Giulietto.

 

Vieni, Mariuccia, che gli faremo un bel funerale. Ho fatto chiamare Battista del Fattore e gli altri ragazzi della Cascina Rossa: vedrai, sarà un funerale coi fiocchi, da far ridere anche il signor Curato.

 

Mariuccia.

 

Benissimo; ci divertiremo.

 

Giulietto.

 

Tu farai la vedova, la signora Canarina, e seguirai il feretro, piangendo, con un velo nero In testa. Io gli farò un bel discorso. Ma prima bisogna che studi la mia lezione, perchè il babbo ha detto che se non la so, non vado in carrozza....

 

Studiando.

 

"Bisogna distinguere le isole, dalle penisole, dai promontori: dicesi isola - - " vediamo, Mariuccia, sai tu che cosa è un'isola?

 

Mariuccia.

 

Io no.

 

Giulietto.

 

Babbo ha detto che chi non sa che cosa è un'isola non ha diritto di andare in carrozza.

 

Mariuccia.

 

Dillo anche a me.

 

Giulietto.

 

Dicesi isola un tratto di terra tutto circondato dall'acqua.

 

Mariuccia.

 

E come si fa per andare in carrozza?

 

Giulietto.

 

Come si fa? si piglia una barca. Ecco se babbo ti dimanda che cos'è un'isola, che risponderai? sentiamo.

 

Mariuccia con franchezza.

 

Per isola s'intende un paese dove per andare in carrozza si piglia la barca.

 

Giulietto.

 

Brava! ci si va anche coi bastimenti.

 

Mariuccia.

 

E i bastimenti che cosa sono?

 

Giulietto.

 

Un bastimento è una specie di barca, ma grande assai, alta come una casa, colle finestre, con stanze da dormire, sale da pranzo, cucina e cuoco.

 

Mariuccia.

 

Ne hai veduti di bastimenti?

 

Giulietto.

 

Molti a Genova, quando ci fui pei bagni.

 

Mariuccia.

 

E Genova dov'è?

 

Giulietto.

 

In Italia.

 

Mariuccia.

 

E l'Italia?

 

Giulietto.

 

Non sai nulla, proprio nulla?

 

Mariuccia.

 

Io no.

 

Giulietto.

 

Non impari a leggere?

 

Mariuccia.

 

Io no.

 

Giulietto.

 

Che cosa fai?

 

Mariuccia.

 

Faccio la Mariuccia.

 

Giulietto.

 

Ebbene, ascolta che t'insegnerò la Geografia. Vedi questo sasso?

 

Colloca un sasso in mezzo al viale.

 

Mariuccia.

 

Lo vedo.

 

Giulietto.

 

Pensa che siano le Alpi.

 

Mariuccia.

 

Ho pensato.

 

Giulietto.

 

segnando in terra con un altro sasso.

 

Qui è Milano.

 

Mariuccia.

 

Dov'è il Duomo?

 

Giulietto.

 

Adesso non sì vede: c'è la nebbia. Qui è il Po, un gran fiume, questo l'Appennino: nel mezzo Roma capitale d'Italia.

 

Mariuccia.

 

Dove va sempre il papà a fare il deputato e da dove non mi porta mai una bambola.

 

Giulietto.

 

Roma, sede del sommo pontefice....

 

Mariuccia.

 

Che cosa fanno i deputati?

 

Giulietto.

 

I deputati sono quei signori che stabiliscono i giorni delle vacanze.

 

Mariuccia.

 

Che brava gente! Così tu non vai a scuola e stai un poco in compagnia della tua sorellina a giuocare e a fare dei funerali. Ma sento la mamma che mi chiama. Aspetta, dimmi ancora.... Un'isola è....

 

Giulietto.

 

Un tratto di terra....

 

Mariuccia.

 

Ah sì, mi ricordo: dove chi vuole andare in carrozza bisogna che pigli una barca....

 

Esce.

 

Giulietto.

 

Povera canarina! È ignorante come una pecorella, ma buona e amorosa come un gattino. Ma ora bisogna che io pensi a questo funerale. E l'iscrizione?

 

Non muore un asino

Che sia padrone

D'andare al diavolo

Senza iscrizione....

 

Questa volta l'asino è un canarino! Quali furono le sue virtù? Mangiare, dormire, cantare.... ecco tutto.

 

Prende la piccola lavagna d'in sulla tavola e scrive.

 

Qui giace Canarino Canterello

Cantante....

 

Pensa profondamente a ciò che deve scrivere.

 

 

 

SCENA QUARTA.

 

Battista e Giulietto.

 

Battista.

 

nell’entrare passa fra due cespugli, e vede in terra sotto l'erba la tabacchiera di nonna Teresa. La raccoglie.

 

To', la tabacchiera di nonna Teresa. Meno si cerca e più si trova. Buon giorno, Giulietto.

 

Giulietto gravemente.

 

Taci, non rompere il filo delle mie meditazioni. Sto scrivendo l'epitaffio del morto.

 

Battista.

 

Ho avvertito Peppino del fornaio, Bartolomeo della Vela e gli altri della Cascina Rossa, che saranno qui fra poco colla banda da morto.

 

Giulietto.

 

E i preti?

 

Battista.

 

Il prete lo farò io.

 

Giulietto scherzando.

 

Riverisco sor curato. Io farò il maestro del villaggio e leggerò un discorso.

 

Giulietto.

 

Riverisco sor maestro.

 

Con voce e movimenti adatti ai personaggi che rappresentano continuano:

 

Giulietto.

 

Poichè ho avuto la buona ventura d'incontrarla, sor curato, senta che cosa avrei preparato per l'epitaffio, conciossiachè non vi può esser un morto senza epitaffio, epitaffio senza morto.

 

Battista pigliando tabacco.

 

Sentiamo, sentiamo, sor maestro.

 

Giulietto.

 

Qui giace Canarino Canterello

Cantante.

 

Battista.

 

"Uomo probo onesto."

 

Giulietto.

 

Che c'entra il probo e l'onesto?

 

Battista.

 

C'è in tutte le iscrizioni del cimitero. Io sono il sor curato e devo saperlo perchè le ho scritte io.

 

Giulietto.

 

Vuol insegnare a me che sono il maestro?

 

Battista.

 

Io so il latino et trappola trappolorum gamberellis.

 

Fiuta il tabacco.

 

Giulietto.

 

Dove hai trovato quella scatola?

 

Battista.

 

Zitto, è una scatola che mia nonna Teresa cerca da iersera. Questa può servire per il cataletto.

 

Giulietto.

 

Che cosa dirà la nonna?

 

Battista.

 

Dirà nulla, perchè non saprà nulla. Un cataletto d'osso di tartaruga non l'hanno nemmeno i principi. Sentiamo il resto dell'epitaffio.

 

Giulietto.

 

Qui giace

Canarino Canterello

Cantante

Nato in gabbia, morto in gabbia.

 

Battista.

 

Io aggiungerei: "Inferocendo orrido morbo".

 

Giulietto.

 

Che cosa vuol dire "inferocendo orrido morbo"?

 

Battista.

 

Non lo so, ma mi pare che suoni bene all'orecchio, "Inferocendo orrido morbo"; non pare anche a Lei?

 

Giulietto.

 

Non è brutto, è scritto anche su una lapide del cimitero. Dove lo metto?

 

Battista.

 

Dove vuol Lei, sor maestro. Le cose belle stanno bene dappertutto.

 

Giulietto.

 

Zitto, viene la banda. È Peppino del fornaio che la dirige.

 

 

 

SCENA QUINTA.

 

Alcuni contadinelli condotti da Peppino entrano a passo lento in fila, suonando una marcia funebre sui pezzi di legno. In testa hanno dei cappelli di carta con mortella dentro. Entrano e fauno il giro della scena, sempre suonando, finchè vanno a schierarsi nel fondo. L'ultimo della fila è Bartolomeo, un coso lungo e magro, con aria di gaglioffo, che suona fuor di tempo in un imbuto. Segue poi Mariuccia. Durante la sfilata Giulietto e Battista. affettano d'essere l'uno il maestro e l'altro il curato e fanno una controscena comica.

 

Battista.

 

Suonano bene, non o vero, signor Conciossiachè?

 

Giulietto.

 

Per essere villani suonano benone, caro don Abbondio.

 

Peppino.

 

Alt! tirate il fiato e tenete riparati i vostri strumenti dall'umidità.

 

Battista.

 

 

Venga, sor maestro della banda, io sono il signor Curato.

 

Giulietto.

 

Ed io il Maestro del villaggio.

 

Peppino.

 

Che cosa ne dicono della marcia funebre?

 

Battista.

 

 

Non c'è male, è una musica che fa proprio morire.

 

Peppino.

 

Solamente quell'ultimo piffero

 

segna Bartolomeo

 

stenta a stare cogli altri.

 

Battista.

 

Ci vuol pazienza. Non si diventa pifferi tutto in un tratto. Signori suonatori, dopo il funerale vi daremo da bere acqua fresca appena attinta dal pozzo e vi procureremo una tavola pulita. Procurate d'andare d'accordo, almeno nel passo, quando suonate.

 

A Bartolomeo.

 

Come ti chiami, giovinotto?

 

Bartolomeo.

 

Barto, Bartolo, Barlolome...meo...

 

Battista.

 

Si vede che sei un uomo di talento. Tu riescirai un celebre suonatore di campane.

 

Viene in scena Mariuccia coperta da un ampio velo nero, con una corona e un mazzo di fiori in mano.

 

Giulietto

 

Silenzio, rispetto al dolore. C'è qui la signora Canarina, la povera vedovella.

 

Battista con comica gravità.

 

Venga avanti, donna Canarina, e asciughi le sue lagrime. Certamente fu una grande disgrazia. S'egli non fosse morto forse vivrebbe ancora, ma egli ha avuta almeno la consolazione di morire noi suo letto. Pensi invece a tanti poveri uccellini che muoiono fritti in una padella o infilzati sopra uno stecco o in bocca al gatto.

 

Mariuccia.

 

in uno scoppio di risa e si copre il volto col fazzoletto

 

Giulietto.

 

Queste lagrime sono il giorno più doloroso della mia vita. Chiamato dal mio dovere di maestro a parlare dello virtù di Canarino Canterello, Che fu mio diletto scolaro, che cosa dirò io? Chi potrà descrivere con acconcie parole la virtù o la modestia dell'estinto defunto? Chi potrà ripetere i suoi dolci gorgheggi coi quali soleva rallegrare la casa, la corte, il giardino, l'aja o la cascina? Chi meglio di lui sapeva pigliare una pinocchia dalle dita, o divorare una foglia d'insalata? O amici, impariamo da lui a non essere merli ed allocchi, imperocchè come dice il poeta

 

a egregie cose il forte animo accendono

l'urne dei forti, o mammalucchi,

 

A me pare di sentire ch'egli aleggi ancora intorno a noi ripetendo:

 

Piangi piangi, in tua favella

Canarina vedovella.

 

Peppino.

 

Dopo le elette parole dell'illustre Maestro permetta, nobile signora, che io esprima anche a nome dei miei pifferi il mio profondo dolore.

 

I ragazzi ripigliano la marcia funebre. Giulietta e Battista con atti comicamente solenni continuano a consolare Mariuccia. La marcia funebre finisce con tre cadenze l'una più bassa dell'altra sopra un trillo acuto di Bartolomeo. Peppino si avanza e dice:

 

Peppino.

 

Dove lo si seppellisce questo morto?

 

Giulietto.

 

Io direi di scavare una fossa sotto il pino.

 

Battista.

 

mostrando la tabacchiera,

 

Ecco la cassa.

 

Peppino.

 

È la tabacchiera di nonna Teresa.

 

Battista.

 

Zitto, non vogliamo mica rubarla. Finito il funerale, andremo tutti colla banda a portargliela: c'è da guadagnare un soldo e un pezzo di torta,

 

Tutti.

 

Viva la torta.

Battista.

 

 

Adesso siete andati tutti d'accordo. Meritate che io vi offra un pizzico di questo tabacco. A lei, signor maestro, provi, è vera foglia....

 

Giulietto.

 

Foglia di fico?

 

Piglia un po' di tabacco.

 

Battista a Peppino.

 

E voi ne pigliate, Peppino?

 

Peppino.

 

Uno spolvero non si rifiuta mai.

 

Come sopra.

 

Battista.

 

 

E voi, giovinetti?

 

Tutti ne pigliano un poco.

 

Misericordia! vien la nonna Teresa.

 

Battista.

 

 

Ragazzi, silenzio. Voi non avete veduto nulla.

 

Nasconde la tabacchiera in tasca.

 

 

 

SCENA SESTA.

 

Nonna Teresa e I Ragazzi.

 

Nonna Teresa.

 

Figliuoli, avreste mai veduta la mia tabacchiera di tartaruga....

 

Tutti.

 

Io no.

 

NONNA TERESA.

 

Che peccato!

 

Tutti.

 

Starnutano insieme.

 

Nonna Teresa.

 

che stava per andarsene, si ferma, capisce, e ripete con malizia.

 

Che peccato mortale!

 

Piano a parte.

 

La bugia questa volta ha il raffreddore.

 

Ai ragazzi.

 

Anche tu, Battista, dici di non averla veduta sulla strada del camposanto?

 

Battista.

 

 

No.

 

Starnuta e subito dopo il no è costretto a dire quasi di sì....

 

Cii....

 

Nonna Teresa con malizia.

 

Salute.

 

Giulietto starnuta.

 

Cii....

 

Nonna Teresa come sopra.

 

Evviva!

 

Peppino.

 

Starnuta.

 

Nonna Teresa.

 

Cent'anni.

 

Tutti gli altri insieme.

 

Cii....

 

Nonna Teresa.

 

Dio vi salvi, ragazzi miei, ciò che mi rende inquieta non è tanto il valore della scatola, quanto il pericolo che alcuno possa toccare quella polvere che c'è dentro.

 

Tutti i ragazzi

 

fanno un movimento d'attenzione.

 

Nonna Teresa.

 

Vi ricordate di que' zingari che avevano poste lo tende sul sagrato della nostra parrocchia?

 

Battista.

 

Gente brutta e nera come il diavolo.

 

Nonna Teresa.

 

C'è qualche cosa ancor più di brutto del diavolo, ed è la sua figliuola.... Ma parliamo di quegli zingari. Voi sapete che quei vagabondi sono anche stregoni e vendono certe polveri per lucidare il rame, per dar l'argento alle cose di stagno, per falsificare le monete. Si dice che tengano anche dei veleni.

 

Nuovo movimento dei ragazzi,

 

Nonna Teresa.

Ora statemi a sentire.

 

Tutti i ragazzi fanno cerchio alla Nonna che comincia a raccontare con molta evidenza,

 

Uscivo una sera dall'aver risposto al Rosario e fra li chiaro e il fosco mi avviavo a casa, quando sull'angolo della cappelletta, dovo c'è quell'ossario, e quella morta in piedi, vedo seduta una vecchia zingara, che la più brutta creatura non conobbi mai, Aveva i capelli irti, lo unghie lunghe così, certo era una strega dello più cattive. Vedo che fa per toccarmi o io grido; State via.... che cosa volete? «Voglio vendere questa polvere che ha la virtù di uccidere le pulci. - - Bene, dico io, aspettate..... - - E siccome non volevo toccare quella polvere, piglio la mia tabacchiera, ne verso il tabacco in terra, ci metto alcuni soldi, e dico alla zingara: - . To', versate qua dentro la vostra polvere e andate in pace. Così ha fatto la donna, e se ne andò contenta co' suoi denari. Ma prima mi disse - - Guardate, buona donna, di non fiutare questa polvere per carità! C'è dentro un estratto distillato di diamante misto alla polvere malabarbarica, che è fatta colla radice del tassobarbasso.... tutti veleni potenti, che corrodono o potrebbero in due o tre giorni far cadere il naso di chi lo fiutasse. - - (Così dicendo, la vecchia megera scomparve nel buio dietro l'ossario, mormorando malabalech folcitt o altre parole in lingua gotica. Io feci a buon conto il segno della croce e tornai a casa coll'intenzione di buttare la maledetta polvere dove si buttano le cose pericolose. Ma il diavolo ci volle mettere la coda. Giunta in casa, cerco di qua, cerco di la mia tabacchiera: frugo nelle tasche, guardo in terra, non c'è più. L'avevo perduta? era anche questa una stregoneria? Non c'è più, non ci fu più e io sono sulle spine, perchè non vorrei che uno la trovasse e credendola tabacco, fiutasse di quella polvere. A buon conto siete avvisati anche voi.... Uomo avvisato, dice il proverbio, mezzo salvato.... State allegri, bambini.

 

Esce

 

I ragazzi si guardano un poco in viso spaventati. Segue un istante di silenzio,

 

Battista.

 

Credete voi a questa storia della polvere malabarbarica?

 

Giulietto.

 

E tu ci credi?

 

Peppino.

 

Non vorrei ch'ella dicesse davvero.

 

Battista.

 

È una favola della nonna.

 

Giulietto.

 

Io mi sento un certo pizzico al naso....

 

Peppino.

 

Taci, anch'io.... un certo formicolìo.

 

Battista.

 

È certo un tabacco rabbioso.

 

Giulietto.

 

Se noi fossimo avvelenati!

 

Bartolomeo piangendo.

 

Uh, uh, uh.

 

Peppino.

 

Che hai tu da piangere, babbuino?

 

Bartolomeo c. s.

 

Uh, uh, uh!

 

Battista.

 

Vuoi tu dire perchè piangi?

 

Bartolomeo.

 

Sono avvelenato, sono morto.

 

Battista.

 

 

Non gli credete a questo sciocco.... Eccola qui la tabacchiera. Vi pare polvere malabarbarica quest....

 

la parola gli è tagliata in bocca da un potente starnuto.

 

Peppino.

 

La colpa è tua Battis....

 

Starnuta.

 

Tutti piangendo.

 

Uh, uh, uh!

 

 

 

SCENA SETTIMA

 

Tonio e i Ragazzi, poi Nonna Teresa,

 

Tonio.

 

Che musica è questa? Siete voi, bricconi, che ogni giorno, sconquassate lo mie siepi?

 

A Battista.

 

Eccolo qui il capo della masnada. Ma che hai tu, ragazzo, che hai il viso stravolto? che avete voi tutti da piangere? Io dico sempre che dovrete un giorno o l'altro finir male. Avete tutti un naso rosso che pare fregato nelle ortiche.... Costui

 

seguendo Battista

 

più degli altri, perchè e il capo del ladri, Tu devi medicare quel naso che diventa rosso come un cocomero.... E, tu, Peppino, hai litigato col gatto? e anche lei, signorino, che peperone! Che diavoleria è questa? voi siete stregati, ragazzi. Guarda qua, Bartolomeo, che proboscide! Oh noi poveretti! presto un dottore.... ehi di casa! presto della malva e del burro fresco.... correte.

 

I Ragazzi

 

toccandosi e soffiandosi il naso corrono per la scena in preda a una grande disperazione.

 

È la polvere della zingara - - Siamo avvelenati. - - Ohi! ohi!

 

Bartolomeo.

 

più forte degli altri.

 

Uh! uh! uuu.... e ciunfeta!

 

Starnuta in un cespuglio, porta la mano alla faccia e come si sentisse perduto il naso si abbassa a cercarlo nell'erba.

 

Nonna Teresa.

 

Ah disgraziati, è vero quel che sento? avete fiutata la polvere della zingara? Presto, Tonio, non lasciate che il veleno penetri nel sangue. Eccovi un bastone, e fateli correre per il giardino. Guai se li piglia il sonno!

 

Con malizia.

 

La bugia è un gran veleno, la bugia è figliuola del diavolo.

 

I ragazzi circondano la nonna.

 

Tutti.

 

La bugia, dite....

 

Nonna Teresa.

 

Dov'è questa tabacchiera?

 

Battista.

 

Eccola....

 

Nonna Teresa.

 

guardando nel fondo della scatola.

 

Eccola qua in fondo la bugia. Siete ancora fortunati, ragazzi, che la storia della vecchia zingara è una mia favola, inventata per castigarvi. Ma voi meritereste bene di perdere il naso per avere negata la verità alla nonna Teresa.

 

Giulietto.

 

Non è vera la storia della zingara?

 

Nonna Teresa.

 

No.

 

Peppino.

 

E non esiste la polvere malabarbarica?

 

Nonna Teresa.

 

Come vi può essere un estratto di diamante?

 

Battista. con solennità.

 

Ragazzi, se noi abbiamo detto una bugia, nonna Teresa ha dotta una bugiona,

 

Tutti.

 

È vero, è vero. Guarda che naso nonna nonna Teresa!

 

Nonna Teresa.

 

Sì, io ho detto una bugia, perchè son come lo ciliegie. Una ne tira seco una dozzina. Ma se la mia bugia fu uno scherzo per castigare un branco di bugiardi, la vostra fu una bugia maliziosa, senza motivo ed anche cattiva, perchè ai vecchi bisogna usare cortesia e risparmiare loro anche i piccoli dispiaceri. E poi io sono vecchia vecchia, e ho poco tempo di dir bugie, ma voi siete giovani e se cominciate ora a spacciarle per sì poco, prima di morire ne avrete i sacchi pieni. Per questa volta, amen, vi perdono e non dirò nulla ai vostri genitori, ma prima giurate una guerra spietata alla figliuola del diavolo.

 

Tutti.

Guerra!

 

Nonna Teresa.

 

Bravi, e consacriamo questa promessa con una presa in compagnia.

 

Tonio.

 

Anche a me, nonna Teresa.

 

Nonna Teresa.

 

offrendo tabacco a tutti.

 

È un tabacco sincero che fa sempre dir di sì.

 

Tutti starnutando.

 

!

 

Nonna Teresa.

 

Libera la testa dai cattivi pensieri e mantiene allegri e schietti.

 

Tutti c. s.

 

Scett....

 

Nonna Teresa.

 

Giocate, divertitevi e ricordatevi che nel male non si trova mai la vera fe....fe....li....ci....

 

Starnuta.

 

Tutti c. s.

 

.


 

 

 




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