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Emilio De Marchi
Oggi si recita in casa dello zio Emilio

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GLI ANELLI D'ORO

 

(DRAMMA PER BAMBINI),

 

 

 

PERSONAGGI.

 

Padron Pietro, vecchio burbero, sui 70, orefice.

Angelica, donna ancor giovane, madre di

Teresina, di 12 anni, e di

Giacomino, di 10 anni, ragazzo operaio.

Gervasa, vecchia vicina povera.

 

Una stanza poveramente arredata. In un angolo sopra un cassettone è collocato un piccolo presepio con fronde di lauro. Una tavola, poche sedie di paglia.

 

La scena è a Livorno.

 

 

 

SCENA PRIMA.

 

 

Teresina, indi Gervasa.

 

Teresina.

 

ordinando il presepio.

 

Ecco, il nostro presepio è quasi fatto.... Oh che brutta giornata! Che mare grosso e brontolone! Ora prepariamo un po' di fuoco per quando torna a casa quella povera donna, stanca e bagnata! Povera mamma! tutto il dì in moto per guadagnarsi un poco di cena. Quando sarò più grande andrò io attorno per lei.... Zitto, zitto....

 

Al fratellino che piange nell'altra stanza.

 

Fa la nanna.... Adesso viene mamà.... fa la nanna ninni....

 

Gervasa.

 

È permesso?

 

Teresina.

 

Siete voi, Gervasa? venite avanti. Come va la salute?

 

Gervasa.

 

Si tira là. Son settant'uno....

 

Teresina tra sè.

 

Ogni giorno un anno di più.

 

Gervasa.

 

La tua mamma non c'è, Teresina?

 

Teresina.

 

È uscita a portar della roba.

 

Gervasa.

 

Sempre in moto quella povera donna! Volevo chiederle un tantino di sale, un tantino così.

 

Teresina.

 

Ve lo darò io.

 

Fa.

 

Gervasa.

 

Mi son trovata senza sale in casa.... Oh il bel presepio!....

 

Teresina.

 

È la vigilia di Natale.... un brutto giorno per noi.... Due anni come quest'oggi moriva il nostro povero babbo. Vi basta?

 

Dà il sale.

 

Gervasa.

 

Oh sì, un pizzico. Due anni, dite? Non eravate ancora a Livorno.

 

Teresina.

 

No, eravamo a Napoli.

 

Gervasa.

 

Ed è morto in mare il poverino? anche un mio fratello è morto in mare. La vita del marinaro è il ballo della morte. Si alza col bel tempo e va a dormire colla tempesta.

 

Teresina.

 

Fu per salvare un burchiello che pericolava. Era una giornata torbida come questa, con un gran vento, quando gli vennero a dire che la Santa Maria, un grosso burchiello del suo amico Corazza, stentava a prender riva. La moglie e i figli del pescatore eran sulla riva a piangere e a gridare aiuto. Il babbo senza pensarci due volte salta con due uomini in una barca, porta con sè della corda, e va incontro al burchiello affrontando i pericoli dell'onda e del vento. Nell'atto di gettare la corda al legno, gli scivolò il piede, cadde in mare, mentre un colpo di vento portava via remo e timone.... E ci ha lasciati in questa miseria....

 

Gervasa.

 

Io non sono curiosa; ma di', tuo padre non aveva dei parenti ricchi a Livorno?

 

Teresina.

 

Qualche mistero c'è, ma la mamma non ne parla mai.

 

Gervasa.

 

Da quanto tempo siete in questa città?

 

Teresina.

 

Son quattro mesi.

 

Gervasa.

 

E tuo fratello Giacomino dove va a lavorare?

 

Teresina.

 

Ha trovato un posticino di commesso presso un orefice del corso. Ci hanno raccomandato al curato della parrocchia che si è occupato con molta carità, e gli ha trovato un bel posto.

 

Gervasa.

 

Non per sapere i fatti vostri.... e guadagna qualche cosa?

 

Teresina.

 

Qualche lira la settimana.

 

Gervasa.

 

Quanti anni ha?

 

Teresina.

 

Nove.

 

Gervasa.

 

E tu?

 

Teresina.

 

Dieci.

 

Gervasa.

 

E la mamma che cosa fa?

 

Teresina fra sè.

 

Non è curiosa la vecchietta.

 

Forte.

 

Lavora in biancheria, stira, lava, fa quel che può.

 

Gervasa.

 

E tu che cosa intendi di fare?

 

Teresina.

 

Ora bado alla casa e al piccolo Enrico.... che non si può abbandonare.

 

Gervasa.

 

E poi?

 

Teresina.

 

E poi diventerò vecchia anch'io.... (vecchia e curiosa). Ma sento Enrico che piange.... Scusate, Gervasa.

 

Esce a destra.

 

 

 

SCENA SECONDA.

 

Gervasa, poi Angelica.

 

Gervasa.

 

È una ragazzina svelta e di talento; una donnina. Ero così anch'io alla sua età e forse più svelta ancora. Mi pare ieri il giorno della mia cresima e son settantadue anni sonati! Allora, saltavo, ballavo, cantavo come un usignuolo, adesso stento a muovermi, mangio poco, dormo male, son sorda da un orecchio, quasi cieca da un occhio, mi treman le gambe, mi manca la parola. Uh la vecchiezza!

 

Angelica.

 

con un grosso involto sotto il braccio.

 

Siete voi? Gervasa?

 

Gervasa.

 

Addio, cara Angelica, sempre in moto eh....

 

Angelica.

 

Che si fa? Ho tre figliuoli e il pane non lo si trova sulla via.

 

Gervasa.

 

Ero anch'io come voi quando avevo trent'anni. Sempre in moto, sempre in faccende. Così ho potuto allevare i miei quattro figliuoli che poi mi hanno lasciata qui sola come una vecchia gatta. Avreste, per carità, una goccia di olio?...

 

Leva un ampollino.

 

Mi son trovata senza una goccia d'olio in casa.

 

Angelica.

 

Ora guardo in dispensa.

 

Gervasa.

Jesus per i vostri poveri morti.

 

Angelica.

 

Se non ci si aiuta tra noi poveri....

 

Gervasa.

 

Son sempre stata così anch'io. Fa bene e troverai bene, dice il proverbio.... Una gocciolina, tanto da condire una foglia d'insalata....

 

Angelica versa l'olio nell'ampollino.

 

Angelica.

 

Dite un requiem per l'anima del mio povero marito, Gervasa....

 

Gervasa.

 

Son due anni quest'oggi ch'è morto.

 

Angelica.

 

Oh sì: per noi il Natale è una festa malinconica.

 

Gervasa.

 

E come mai avendo dei parenti agiati in Livorno non andate a chiedere qualche soccorso?

 

Angelica.

 

Non conosco parenti agiati....

 

Gervasa.

 

Voi ne fate sempre un mistero, ma tutti sappiamo che il capitano Morelli, vostro marito, era livornese, e imparentato con molta brava gente di qui.

 

Angelica.

 

La qual brava gente non ha mai potuto perdonare a mio marito il gran delitto di avermi sposata....

 

Gervasa.

 

Oh davvero? perchè?

 

Angelica.

 

Perchè ero una ragazza senza un soldo, figlia di poveri pescatori. Hanno creduto che mio marito si degradasse e degradasse la famiglia. Questa fu la ragione che lo persuase a tentare la sua fortuna in America. Gli affari andarono male; pazienza! Una volta ebbe il coraggio di ricorrere a' suoi parenti ricchi che gli fecero rispondere.... "non vi conosciamo....„

 

Gervasa.

 

Che cose! che cose!

 

Angelica.

 

Ecco perchè io non vado in cerca di loro.... Sono povera, sono figlia di pescatori, ma fin che avrò forza e salute non andrò a mendicare la elemosina da chi mi disprezza....

 

Gervasa.

 

Fate bene, ho sempre fatto anch'io così. Che il Signore benedica voi e i vostri figliuoli.

 

Si avvia per uscire.

 

Angelica.

 

Addio, Gervasa.

 

Gervasa soffermandosi.

 

Ah mi scordavo di un'altra cosa....

 

Angelica.

 

Dite pure.

 

Gervasa.

 

Direte che sono indiscreta....

 

Angelica.

 

Che, che....

 

Gervasa.

 

Potreste offrirmi anche un gocciolino d'aceto?

 

Leva un altro ampollino.

 

Mi son trovata senza una goccia d'aceto in casa.

 

Angelica.

 

E il sale l'avete?

 

Gervasa.

 

Il sale c'è. Dio protegga voi, la vostra Teresina, il vostro Giacomino, il vostro Enrichetto ch'è bello come il sole; e fate pure come ho sempre fatto io; patir la fame, ma non mai stendere la mano a nessuno....

 

Va via.

 

 

 

SCENA TERZA.

 

Giacomino e Angelica.

 

Angelica.

 

Che hai? Ti senti male? Sei pallido....

 

Giacomino dissimulando.

 

Fa freddo, mamma....

 

Angelica.

 

Porche sei tornato così presto da bottega?

 

Giacomino.

 

Perchè? È la vigilia di Natale e chiudono prima del solito.

 

Angelica.

 

T'ha pagata la settimana?

 

Giacomino distratto.

 

Chi?

 

Angelica.

 

Padron Pietro....

 

Giacomino esitando.

 

No....

 

Angelica.

 

Perchè?

 

Giacomino.

 

Non so....

 

Passeggia su e giù soprapensiero.

 

Angelica.

 

Questo ragazzo ha qualche cosa sul cuore.

 

Giacomino.

 

Si ferma davanti al presepio voltando lo spalle alla mamma.

 

Angelica tra sè.

 

Viene a somigliare tutto al suo babbo....

Giacomino....

 

Giacomino voltandosi.

 

Che vuoi, mamma?

 

Angelica.

 

Tu sei malinconico....

 

Giacomino.

 

Non possiamo essere allegri in un giorno come questo....

 

Angelica

 

Tuo padre è morto per salvare la vita agli altri; chi muore facendo del bene lascia sempre del bene dietro di sè. Coraggio, egli prega per te e per tutti....

 

Esce a destra.

 

Giacomino.

 

Ah sì padre mio, prega per me perché ne ho proprio bisogno.

 

Siede addolorato davanti al presepio.

 

 

 

SCENA QUARTA.

 

Teresina e Giacomino.

 

Teresina.

 

Sei qui? Che cos'hai? è vero che sei pallido.

 

Giacomino sottovoce.

 

Chiudi l'uscio....

 

Teresina.

 

Eseguisce e torna.

 

Che c'è? tu tremi.

 

Giacomino.

 

Una gran disgrazia. Non ci può sentire la mamma?

 

Teresina.

 

Di' piano....

 

Giacomino.

 

Faremo un brutto Natale, forse più brutto di due anni fa.

 

Teresina.

 

Tu mi spaventi.

 

Giacomino.

 

Certo più brutto se Dio non ci pone un rimedio.

 

Teresina.

 

Conta, per amor di Dio.

 

Giacomino.

 

Padron Pietro mi ha cacciato via.... peggio, mi farà forse arrestare come un ladro.

 

Teresina.

 

Ladro, ladro tu?

 

Giacomino.

 

Tu sai che io non sono un ladro....

 

Teresina.

 

Oh Giacomino!... ma come è accaduto?...

 

Giacomino.

 

T'ho detto che in bottega c'è un nipote di padron Pietro, un ragazzo grande di sedici anni, un certo Beniamino....

 

Teresina.

 

E mi hai detto anche che egli ha il vizio di far scomparire gli anelli di suo zio....

 

Giacomino.

 

Beniamino sa che io mi sono accorto di questo suo vizio e mi ha minacciato bruscamente una volta, se osavo parlare....

 

Teresina.

 

Me l'hai detto. Tu hai anche qualche sua lettera di minaccia....

 

Giacomino.

 

Ora padron Pietro si è accorto e ha aperto gli occhi. Beniamino per sviare i sospetti ha pensato di tendermi una trappola. Stamattina uscivo per una commissione quando sentii chiamarmi nello studio del principale. Entro e lui mi dice: Vien qua.... Mi afferra per un braccio, mi caccia la mano in tutte le tasche del soprabito, e qui, nel taschino di sotto, tira fuori due anelli d'oro....

 

Teresina.

 

Chi? padron Pietro?

 

Giacomino.

 

Sì.

 

Teresina.

 

Che cosa t'ha detto?

 

Giacomino.

 

- ....Ora capisco chi fa scomparire i miei anelli - grida fuori di sè il vecchio furioso. - ....To' questo per ora - e mi dà un gran ceffone. - Va via, e preparati a render conto di tutto davanti alla giustizia....

 

Teresina.

 

Davanti alla giustizia?... e tu che cosa hai detto?

 

Giacomino.

 

Ho protestato ch'ero innocente.... Ma non mi ha lasciato parlare; mi ha cacciato via come un cane. Come può permettere nostro padre questa vergogna?

 

Teresina.

 

Tu non hai detto che Beniamino è il ladro?...

 

Giacomino.

 

Non mi crede, non vuol credere; Beniamino è suo nipote, e ogni mia scusa è un'ingiuria che io faccio alla sua famiglia.

 

Teresina.

 

Eppure è stato lui a nascondere gli anelli nella tasca del tuo soprabito....

 

Giacomino.

 

Certo è stato lui, ma io non posso provarlo. Mi farà arrestare....

 

Teresina.

 

O Madonna addolorata, abbiate compassione di noi....

 

Angelica di dentro.

 

Teresina....

 

Teresina.

 

Zitto, la mamma. Non diciamolo nulla. Sta' su, fingi di accomodare il presepio.... Vengo, mamma.

 

Piano.

 

Se si potesse andare insieme da padron Pietro?...

 

Angelica.

 

Ora, Enrichetto, mi pare addormentato. Io scendo qui sotto dalla signora Bettina e torno subito; tu accendi intanto il fuoco....

 

Esce a sinistra.

 

Teresina.

 

Sì, mamma..... - Se andassimo insieme da padron Pietro, tu potresti dargli le prove della tua innocenza....

 

Giacomino.

 

Quali prove se egli non mi vuol credere? e che servirà la mia innocenza quando io sarò arrestato e condannato? Se io fuggissi?

 

Teresina.

 

No. no, se tu fuggi ti crederanno colpevole. E poi dove vuoi andare? che cosa dire alla povera mamma? noi andremo Insieme dal giudice. Parlerò io per te.

 

Giacomino.

 

Il giudice crederà più a padron Pietro che a te.

 

Teresina.

 

Madonna, mandatemi un buon pensiero. Se tu scrivessi una bella lettera al tuo padrone?

 

Giacomino.

 

Se non crede alle mie parole e alle lagrime, non crederà alla mia lettera.

 

Teresina.

 

Quando tu levi il soprabito dove lo lasci di solito?

 

Giacomino.

 

Nel magazzino cogli altri. Beniamino ha colto il momento In cui ero occupato in bottega e ha nascosto gli anelli. Dopo è andato ad accusarmi allo zio.

 

Teresina.

 

E lo zio vuol bene a questo suo nipote?

 

Giacomino.

 

Più che a me. È un uomo severo e un poco avaro.

 

Teresina.

 

Eppure Dio non può lasciar condannare un innocente!

 

Giacomino.

 

Zitto, hanno bussato alla porta.

 

Teresina.

 

Chi sarà?

 

Giacomino.

 

Se fossero le guardie? se venissero per arrestarmi?

 

Battono.

 

Teresina.

 

Il cuore mi vuol scoppiare....

 

Giacomino.

 

corre a guardare nella serratura.

 

Dio mio, è lui.

 

Teresina.

 

Chi?

 

Giacomino.

 

Padron Pietro.

 

Teresina.

 

Venga pure; gli parlerò io. Non lasciarti vedere; va di là e non uscire se non ti chiamo.

 

Lo manda via.

 

Ora vedremo questa faccia di vecchio tiranno. - Avanti, avanti, signor Pietro riverito....

 

 

 

SCENA QUINTA.

 

Padron Pietro e Teresina.

 

Padron Pietro.

 

Abita qui quel bel mobile che ruba gli anelli? Dov'è tua madre? Chiama subito tuo padre o tua madre, subito, dico adesso....

 

Teresina.

 

Mio padre non c'è più. È morto. Mia madre è uscita. È lei quel che chiamano padron Pietro, orefice all'insegna del pappagallo d'oro?

 

Padron Pietro.

 

Non c'è bisogno di dar tante spiegazioni alla signoria illustrissima. Dov'è tua madre, dico adesso....

 

Teresina.

 

È forse venuto per parlare di Giacomino?

 

Padron Pietro.

 

Sissignora, di Giacomino, orifice all'insegna del gatto ladro.

 

Teresina.

 

Giacomino non fu, non è, e non sarà mai un ladro.

 

Padron Pietro.

 

Taci, linguetta.

 

Teresina.

 

Ho diritto di parlare.... Giacomino è mio fratello....

 

Padron Pietro.

 

Non farmi arrabbiare, dico adesso.... Dov'è tua madre?

 

Teresina.

 

La madre, dico adesso, sono io, sor padron Pietro. La prego d'accomodarsi.

 

Dà una sedia.

 

Padron Pietro tra sè.

 

Hum! La sorella è degna del fratello.

 

Siede.

 

Che cosa comanda la signora padrona?

 

Teresina.

 

Non comando nulla. Dico soltanto che è un tradimento, un'infamia accusare un povero ragazzo d'una colpa che non ha commesso.

 

Padron Pietro.

 

È ciò che tuo fratello dimostrerà al giudice, non a me che gli ho trovato gli anelli in tasca.

 

Fa vedere due anelli d'oro.

 

Teresina.

 

Gli anelli li ha messi apposta Beniamino suo nipote, per gettare la colpa addosso a Giacomino. Quello è il ladro.... e non soltanto di anelli....

 

Padron Pietro.

 

Se non fossi una bambina t'insegnerei a rispettare la mia famiglia....

 

Teresina.

 

È così. Ma senta, signore, noi non vogliamo far del male a nessuno, quantunque non ci manchino le prove per dimostrare che il ladro è il sor Beniamino....

 

Padron Pietro.

 

Quali prove? che prove avete voi?

 

Teresina.

 

Giacomino le darà al giudice....

 

Padron Pietro tra sè.

 

Cospetto.... questa franchezza mi impensierisce un poco.

 

Forte.

 

Senti, ragazza, mi piace che tu difenda tuo fratello.... ma tu butti fuori delle brutte accuse....

 

Teresina.

 

Mio fratello non ha bisogno di difensori. Darà le prove al giudice. Tutti sanno che bel mobile è il signor Beniamino: non è la prima volta che allunga lo zampino sulla roba degli altri.

 

Padron Pietro.

 

Se tuo fratello aveva queste prove perché non ha parlato stamattina?...

 

Teresina.

 

Perchè aveva promesso a me di non dir nulla. Il signor Beniamino è suo nipote, è forte, è prepotente, e Giacomino è un povero ragazzo. Ma ora che si accusa un innocente, non gli useremo più riguardi. Suvvia, padron Pietro, non mi faccia il viso scuro. Io vedo che in fondo Lei è un uomo di cuore e non vorrà rovinare una povera famiglia e disonorare suo nipote. La mamma non sa ancor niente di questa faccenda; guai! ne morrebbe di dolore. Giacomino è venuto a casa più morto che vivo, e mi ha giurato davanti al ritratto di nostro padre

 

prende il ritratto

 

e davanti al presepio che lui gli anelli non li ha presi. Siam povera gente ma onorata; viviamo di pane e di minestra in due stanzucole sopra i tetti, mentre la mamma potrebbe invocare l'aiuto dei parenti ricchi. Se Giacomino avesse rubato me lo avrebbe detto; o lo glielo leggerei negli occhi. Via, sia buono, vediamo di aggiustare la cosa tra noi....

 

Gli siede su un ginocchio, e furtivamente lascia cadere in una tasca del soprabito le forbici, il gomitolo, e in un'altra il ritratto del padre.

 

Padron Pietro tra sè.

 

Come son furbi questi straccioni!

 

Si alza.

 

Non carezzarmi, dico adesso, che io non cerco le tue carezze. Tuo fratello confessi il suo fallo e io potrò forse perdonargli.... Ma badi a non lasciarsi più vedere in negozio.

 

Teresina.

 

Questo non si chiama perdonare. Lei deve credere anche alla sua innocenza.

 

Padron Pietro.

 

Tu non darmela ad intendere, vecchia zingara; ma quando io trovo la roba mia nella tasca degli altri....

 

Teresina.

 

Faccia come crede.... Vedremo chi sarà il ladro più grosso....

 

Padron Pietro.

 

Voi mi mettete in puntiglio. Siete ladri e superbi.

 

Teresina.

 

Sissignore: ladri e ostinati....

 

Chiamando.

 

Giacomino, vieni fuori; tu non devi avere paura di un ladro, zio di ladri....

 

Giacomino esce sulla scena.

 

Torno a ripeterle che sono innocente.

 

Padron Pietro.

 

Son cose che aggiusteremo poi.... Ora dico a te e a questa pettegola che non sono disposto a sopportare i suoi insulti. Pezzenti sfacciati, figli di pezzenti; la vedremo tra poco....

 

Fa per andar via.

 

Teresina grida.

 

Al ladro, al ladro.... gente, olà!

 

Gridando verso l'uscio.

 

Ladri in casa....

 

Padron Pietro furioso.

 

Che scena è questa? brutta strega, ora ti rompo il bastone sul capo.

 

Teresina grida.

 

Ladri in casa....

 

 

 

SCENA SESTA.

 

Angelica, Gervasa, Padron Pietro, Teresina, Giacomino.

 

Angelica.

 

Che c'è?

 

Gervasa.

 

Gesummaria, che spavento!

 

Teresina.

 

Arrestatelo....

 

Angelica.

Si può sapere?

 

Padron Pietro.

 

Parlerò io. Siete voi la madre di questo signorino? Ebbene sappiate che da qualche tempo vanno scomparendo dalla mia bottega degli oggetti preziosi, senza che si potesse mai scoprire lo zampino del ladro. Finalmente stamattina frugando nelle tasche di questo caro ragazzo ho trovato due anelli miei coi quali forse questo bel giojello cercava fare un corredo di nozze a questo bel bijou di sorella....

 

Angelica.

 

Non è vero, non è possibile. Vieni, Giacomino, di' che non è vero,...

 

Giacomino sicuro.

 

Non è vero mamma.

 

Angelica.

 

Oh lo sapevo già; Dio ti benedica, figliuolo....

 

Lo bacia.

 

Padron Pietro tra sè.

 

Che commedianti! Che commedianti - Che non sia vero dovrà dimostrarlo al giudice. Gli anelli li ho trovati io colle mie mani nelle sue tasche.... In quanto a lei, signorina, le perdono poichè è una pettegola.

 

Teresina.

 

Se lei fa un passo ancora, io grido al ladro alla finestra, e faccio venir le guardie....

 

Padron Pietro.

 

Che vuoi dire, scioccherella?

 

Teresina.

 

Arrestatelo! egli ha rubato le mie forbici.

 

Padron Pietro.

 

Di che forbici vai tu forbiciando?

 

Teresina.

 

Frugategli nelle tasche....

 

Padron Pietro.

 

Fruga e trova le forbici.

 

Dico adesso, che roba è questa?

 

Teresina.

 

Mi ha rubato il mio gomitolo....

 

Padron Pietro.

 

È un giuoco di bussolotti.

 

Leva il gomitolo.

 

Teresina.

 

Quando io trovo la roba mia nella tasca degli altri posso ben gridare al ladro.... - Ha rubato perfino il ritratto di nostro padre....

 

Padron Pietro.

 

Oh dico adesso.... È uno stregamento.

 

Leva un ritratto, lo guarda, e trasalisce.

 

Chi vedo? Come si trova qui questo ritratto? - Arnaldo!...

 

Angelica inginocchiandosi.

 

Arnaldo Morelli, mio marito, suo nipote, signor Pietro, il padre di questi poveri figliuoli....

 

Padron Pietro.

 

Voi siete quella donna....

 

Angelica.

 

Sì, io sono quella povera donna ch'egli ha voluto sposare contro la volontà de' suoi parenti, e che rimasta vedova d'un uomo onesto e valoroso, cerco d'educare i miei figli nel sentimento dell’onore e della giustizia. - Non perdoni a me, perdoni a un povero morto....

 

Padron Pietro.

 

Da quanto tempo siete in Livorno?

 

Angelica.

 

Da quattro mesi per assistere il mio vecchio padre.

 

Padron Pietro.

 

E perchè non vi siete fatta conoscere?

 

Angelica.

 

Per non farmi respingere....

 

Padron Pietro.

 

Non dico adesso che abbiate fatto bene.... Io non sapevo che fosse vostro figlio.... Povero Arnaldo, ha avuto i suoi torti, ma.... se fosse stato meno orgoglioso.... Di che cosa vivete ora?

 

Angelica.

 

Lavorando, signore....

 

Padron Pietro.

 

Siete in uno stato... veramente... Ebbene... Giacomino? Avrei dovuto riconoscerti agli occhi che eri della nostra famiglia. Lasciatemi sedere. Se mi aveste avvisato a tempo avrei risparmiato a me e a voi questo dolore.... Venite qui, Angelica, forse anche noi abbiamo avuto dei torti con voi.... Domani è Natale, giorno di perdono e di pace....

 

Gervasa.

 

Oh che bella scena, oh che bella scena! Posso testimoniare che questa donna è la perla della sua casa, e che questi cari figliuoli meritano proprio d'essere benedetti. In settantaquattro anni che sono al mondo non ho mai assistito a una scena più commovente.

 

Angelica.

 

Signor Pietro, se la prova d'una madre può avere qualche valore posso giurare che Giacomino non ha toccata la roba non sua....

 

Padron Pietro.

 

Non parliamone più....

 

Teresina.

 

Allora perdono anch'io..., e credo che il signor zio non è capace di rubare la roba non sua....

 

Padron Pietro.

 

Ben dovevo capire al tuo scilinguagnolo che tu eri una pitocchella diversa dalle altre. Come ti chiami?

 

Teresina.

 

Teresina.

 

Padron Pietro.

 

Ebbene, Teresina, vuoi venire a far Natale con me?

 

Teresina.

 

Se vien la mamma? Dove non può andare la mamma non va nemmeno Teresina.

 

Padron Pietro.

 

Venite tutti.... e cercate di farvi voler bene da un vecchio parente ruvido, brontolone e senza figliuoli.

 

Tutti.

 

Grazie.... Grazie....

 

Gervasa.

 

Tutti son contenti, tranne la vecchia Gervasa, che passerà il suo settantacinquesimo Natale sola come una gatta sul solajo. Se avessi almeno i denari di andare fino a Chiavari in casa di mia figlia Nunziadina....

 

Padron Pietro.

 

Ho capito.... Vi bastano cinque lire?

 

Gervasa.

 

Che cosa dice? Son quasi troppe.... Per me viaggio con pochi centesimi nella barca di Gian Andrea; ma non si vuol andare da quei bambini a mani vuote.

 

Padron Pietro.

 

Allora ve ne darò sei.

 

Gervasa.

 

In settantasei anni che sono al mondo non ho mai visto tanta bontà.

 

Padron Pietro.

 

E di questi due anelli ora che si fa?

 

Contempla gli anelli; tutti tacciono ed aspettano. Gervasa allunga il collo.

 

Iddio ha voluto servirsi di questo mezzo per compiere un atto di riparazione. Sian gli anelli della pace come furono gli anelli della discordia. Questo a voi, Angelica.... e questo a te, caro scilinguagnolo, che mostri di voler bene a tuo fratello. - In quanto a te, Giacomino, basti per ora una stretta di mano, io penserò al tuo avvenire.

 

Gli stringe la mano.

 

Giacomino.

 

Grazie, zio.

 

Gervasa.

 

Oh che bella scena!

 

Allunga la mano.

 

Teresina.

 

In compenso tu devi consegnare a padron Pietro la lettera che volevi consegnare al giudice....

 

Giacomino.

 

A un patto!... che lo zio perdoni anche a Beniamino come gli perdono io.

 

Dà una lettera allo zio

 

Padron Pietro.

 

Contemplando la lettera, fa un atto di dispetto, quindi cedendo lacera il foglio.

 

Giacomino e Teresina.

 

Sia giorno di Natale per tutti.

 

Padron Pietro.

 

DI questo affare parleremo più tardi. Cara Angelica, spero vedervi presto a casa mia. Giacomino sa dove abito.

 

Teresina.

 

All'insegna del pappagallo d'oro....

 

Angelica.

 

Accompagnatelo fin dabasso, figliuoli!

 

 

 

SCENA SETTIMA.

 

Gervasa e Angelica.

 

Gervasa.

 

E poi si nega la Provvidenza! In questa storia curiosa degli anelli, vedo quasi la mano del vostro povero marito. Ora per voi, è cessato lo stento, cara vicina.... Andrete in una bella casa, e vedrete i vostri figliuoli viaggiare in carrozza. Io resterò sempre co' miei settantotto anni.... in questa stamberga, finchè la morte verrà a portarmi via....

 

Angelica.

 

Dio c'è per tutti, buona Gervasa.... e voi camperete fino ai cent'anni.

 

Gervasa.

 

Cent'anni?!..., Questo è impossibile, ne ho appena settantanove....


 

 

 




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